Anno | 2024 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Paolo Virzì |
Attori | Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Christian De Sica, Laura Morante, Andrea Carpenzano Vinicio Marchioni, Anna Ferraioli Ravel, Emanuela Fanelli, Rocco Papaleo, Raffaele Vannoli, Lorenzo Fantastichini, Claudia Della Seta, Silvio Vannucci. |
Uscita | giovedì 7 marzo 2024 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 3,15 su 26 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 7 marzo 2024
Il seguito dell'acclamato Ferie d'Agosto del 1996, film cult che valse a Paolo Virzì il David di Donatello come Miglior Film. Il film ha ottenuto 3 candidature ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office Un altro ferragosto ha incassato 1,8 milioni di euro .
CONSIGLIATO SÌ
|
Sono passati quasi trent'anni da quando Sandro Molino e la sua famiglia sono approdati a Ventotene per trascorrere sull'isola le ferie d'agosto e sostenere i loro principi e stile di vita "di sinistra" contro l'arroganza da "nuovi barbari" Mazzalupi, i vicini freschi di vittoria berlusconiana. Il ritorno di entrambi i clan sull'isola è l'occasione per un nuovo confronto e per il ritrovamento di vecchi e nuovi personaggi: Sandro, ora in fin di vita, attaccato a ricordi che di molto lo precedono mentre fa pipì ovunque e non sa più come si chiama il mare; sua moglie Cecilia, che cerca ancora disperatamente l'attenzione del marito; Marisa e Luciana Mazzalupi, ora vedove, che si concentrano l'una sul nuovo compagno Pierluigi, sedicente imprenditore che ha promesso di portarla a Dubai, l'altra sulla figlia Agnese che è diventata l'influencer Sabbry e sta per sposarsi con Cesare, un arrivista con tatuata sul braccio la scritta "Memento audere sempre".
Tornano sull'isola anche i figli di Cecilia: Martina con il piccolo Tito che pende dalle labbra di nonno Sandro, e Altiero, concepito proprio a Ventotene con Sandro di cui è diventato la nemesi, perché vive in America ed è diventato ricchissimo grazie ad un'app che oscura i dati sensibili di chi la usa.
Non mancano altri reduci della vacanza precedente: la coppia gay Betta e Graziella, il provolone alternativo Roberto, lo scanzonato Ivan, il figlio di Luciana Massimo (nella realtà figlio di Ennio Fantastichini) e il cinefilo Mauro, l'unico rimasto a Ventotene per quasi trent'anni.
Più che ripresi dal film precedente, questi personaggi sono riesumati, in un film che si confronta continuamente con il tema della morte: quella fisica di Ruggero e Marcello e dei loro indimenticabili interpreti Ennio Fantastichini e Piero Natoli; quella politica delle ideologie; e soprattutto quella semantica delle parole: perché in Un altro Ferragosto le parole sono importanti, tanto quelle rimosse, come "fascista", quanto quelle che scivolano via dalla memoria di Sandro per fare posto ai ricordi, i neologismi inglesi che affollano i discorsi vuoti dell'entourage di Sabbry quanto i nomi dati ai figli per mantenere vivo il ricordo di una stagione tramontata, e infine la colata di veleno che uscirà dalla bocca di Daniela, ex moglie di Cesare, coro delfico che accompagna una varia umanità meritevole solo dell'estinzione.
Non è un caso dunque che Un altro Ferragosto inizi con l'audio delle conversazioni celebri del film di cui è il seguito, concludendo con la più memorabile: "Non ce state a capì più un cazzo, ma da mo'", che allora si riferiva alla sinistra, e oggi si è allargata a tutti.
Un altro Ferragosto è un film di parole, in una sceneggiatura (di Francesco Bruni e Paolo e Carlo Virzì) tracimante dialoghi che si sovrappongono e rimbalzano l'uno sull'altro, creando una confusione che non diventa mai fuoco d'artificio (quelli sono appannaggio delle celebrazioni kitch degli influencer) e che ripropone un continuo stop and go drammaturgico, riflesso del meccanismo irrimediabilmente inceppato di un "Paese senza": senza vergogna, prospettive, crescita economica e politica, senza più Storia e senza grandi alternative alla ripetizione coatta di una danza macabra e inconcludente (il che spiega i finali abbozzati e irrisolti del film).
Diretto da Paolo Virzì con il suo classico piglio a metà fra il rabbioso e il rassegnato, Un altro Ferragosto è parente stretto di almeno altri due film: Il sol dell'avvenire di Nanni Moretti e quell'Ovosodo che non andava né in su né in giù partorito dal team Virzì-Bruni un anno dopo Ferie d'agosto. Del primo ha il disorientamento personale e politico, il ballo solipsistico, l'alterità (non a caso il nome chiave di Un altro Ferragosto è Altiero) rispetto al presente, e la tentazione di rifugiarsi nell'amore muliebre come unica realtà sensata. Del secondo ha lo shadowing (per dirla come Sabbry) di alcuni personaggi: Altiero, interpretato da Andrea Carpenzano, incrocio fra il dolente Piero e il "venduto" Tommaso; Daniela, una Lisa per il Ventunesimo secolo; la moglie di Mauro, che fa al marito un discorso analogamente consolatorio a quello che Susy faceva a Piero nel finale di Ovosodo, e lui quasi quasi ci credeva (ma l'ovosodo sta proprio in quel "quasi quasi").
Ferie d'agosto aveva intuito la deriva che stava prendendo l'Italia berlusconiana e l'incapacità di farle argine di coloro cui non sarebbe piaciuta l'etichetta di radical chic, ma se la sarebbero ampiamente meritata. Un altro Ferragosto è invece una decalcomania popolata da nostalgici di un passato irripetibile, scommettitori su un'alternativa irrealistica (il similgrillino Roberto), cinici profittatori di una svolta destrorsa senza idee, e turbocapitalisti che utilizzano le nuove tecnologie, il cui linguaggio si basa su un banale on e off che toglie significato alla parola, per accumulare profitti senza sostanza e irretire generazioni senza radici.
Se Un altro Ferragosto appare slegato e inconcludente è perché questa è la "realtà" che rappresenta: un ibrido guazzabuglio da operetta, un pollaio ricostruito ad arte, una collezione di frammenti che non potranno mai ammontare a una figura intera, e soprattutto una cacofonia di parole "senza igiene", in una comunicazione in cui "metti er core e via" e sposti perennemente il discorso in modo che non se ne possa afferrare la vacuità, né riconoscere l'inadeguatezza esistenziale.
In una sera d'agosto del 1996, nella casa di Ventotene dove il giornalista Sandro Molino trascorreva le vacanze, la sua compagna Cecilia gli rivelò di essere incinta.
Oggi Altiero Molino è un ventiseienne imprenditore digitale e torna a Ventotene col marito fotomodello per radunare i vecchi amici intorno al padre malato, per regalargli un'ultima vacanza in quel luogo per lui così caro. Non si aspettava di trovare l'isola in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi col suo fidanzato Cesare: la ragazzina goffa figlia del bottegaio romano Ruggero, è diventata una celebrità del web e le sue nozze sono un evento mondano che attira i media e anche misteriosi emissari del nuovo potere politico.
Due tribù di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, destinate ad incontrarsi di nuovo a Ferragosto, per una sfida stavolta definitiva.
Sequel e aggiornamento di Ferie d'agosto, uno dei primi successi di Paolo Virzì che risale ormai a 27 anni fa, vede il ritorno di buona parte del cast originale (con Silvio Orlando, Sabrina Ferilli e Laura Morante) e l'arrivo di una nuova generazione di attori (Vinicio Marchioni, Lorenzo Fantastichini ed Emanuela Fanelli). La più netta sostituzione rispetto all'originale è quella del compianto Ennio Fantastichini, a capo della famiglia Mazzalupi, che ora ha un nuovo "patriarca" interpretato da Christian De Sica. Inoltre appaiono, in un dialogo immaginario, personaggi storici come Sandro Pertini, Eugenio Colorni, Altiero Spinelli e Ursula Hirschmann.
Il tempo che scorre implacabile, nel suo alternarsi di nascita e morte. Due famiglie dai credi politici contrastanti: destra e la sinistra trent'anni dopo "Ferie d'agosto". In breve questa l'ultima fatica di Virzì, ieri come oggi ambientata a Ventotene, emblema dell'Italia antifascista Radic chic stile "Un altro ferragosto?" Si, come l'intellettuale [...] Vai alla recensione »
Dopo oltre 20 anni due famiglie, dagli ideali sociali e politici diversi, si rincontrano nel paese di Ventotene, nel Lazio per trascorrere le ferie estive di agosto in questo piccolo angolo di Paradiso terrestre. Inevitabilmente si susseguiranno a catena contrasti, manovre sotto banco e altre discordanze relazionali scaturite senza dubbio dalle loro diverse vedute sulla vita.
Con "Un altro ferragosto" Virzì racconta la contemporaneità con cinismo e ironia, regalandoci un film che mescola intelligentemente commedia e dramma in maniera originale e sapiente. Ventotto anni dopo, Ventotene non è più mèta esclusiva e quasi inospitale. Il turismo di massa ha sfigurato l'isoletta.
Virzì torna a Ventotene e con lui le due famiglie Molino e Mazzalupi. Tornano, dunque, ad incontrarsi e scontrarsi due diverse famiglie e due diverse "Italie", anche se sono passati ventisei anni e ciò non può essere irrilevante. La famiglia Molino vi torna per stare al fianco del malato Sandro, il giornalista dell'Unità interpretato da Silvio Orlando, mentre [...] Vai alla recensione »
E' la vita che passa, per chi non è più tanto giovane la nostra vita, un una società che cambia (in peggio) di giorno in giorno. Un libro bianco che Paolo Virzì analizza anche con una certa dose di disgusto per come si è ridotta questa"Italietta", scegliendo due campioni di gruppi sociali contrapposti : nel 96 con Fantastichini che capeggiava una [...] Vai alla recensione »
Ero molto scettico di fronte alla prospettiva di un sequel, genere che aborro quasi quanto le cover. Poi però mi sono dovuto ricredere: "Un altro ferragosto" non è per niente un sequel nel senso proprio del termine. “Ferie d’agosto” era semplicemente un’altra cosa, anche se a contrapporsi ci sono le stesse tribù: quella istruita, minoritaria, [...] Vai alla recensione »
Il film vuole avere una valenza decisamente politica in riferimento o meglio contro l'attuale governo di destra-centro (c'è anche una evidente sosia della Meloni che si arrabatta a reclutare inesperti candidati) e contro l'insulsaggine della sinistra (giudizio richiesto sulla "Elly" volutamente omesso dal protagonista che risponde con un clamoroso silenzio): anche questa [...] Vai alla recensione »
Fatica molto a prendere quota nella prima parte. Prevale la noia nel rappresentare una moltitudine di invitati non identificabili che si muovono in modo confuso. E' strano, perchè la trdizione della commedia all'italiana è lontana anni luce dalla noia. Si riprende nella scena del matrimonio dove Virzì lancia il suo grido di dolore e il livello di [...] Vai alla recensione »
Amaro come sempre Virzì ritrova la sua mano felice, insieme ai suoi attori prediletti.In un caleidoscopio di cialtronaggini assortite ci regala una potente metafora dell'oggi dei patrioti, dello ieri dei sessantottini falliti e delusi e dell' altro ieri antifascista da tutti ormai dimenticato. Sempre attratto dal rapporto genitori figli e dalle modernità che dovrebbero allargare [...] Vai alla recensione »
Parabola amara della società post-berlusconiana, in cui il neoliberismo sfrenato raccontato ne “Ferie d’agosto” lascia spazio alla volgarità della nuova destra, dove il profitto scavalca ogni sentimento. Chiaro esempio è il matrimonio fasullo, voluto da Cesare (un gretto scopritore di talenti) con la non bella influencer Sabrina Mazzalupi.
Virzì disegna questo film ricopiando i clichè del periodo. Vediamo gente di "sinistra" ormai anziana, legata a ideali lontani, proiettata in un futuro troppo calmo. A "destra" di contrappeso emerge un certo machismo, una scontentezza che sfocia nel vittimismo, una maleducazione caciarona. Fortunatamente non tutti siamo così e la speranza sta nella curiosit&agra [...] Vai alla recensione »
Dunque si ritorna sull'isola di Ventotene, un distanza siderale, non tanto la distanza marittima ma quella che c'è tra i personaggi del film precedente con l'attuale. Il più deludente certamente Teresa "Paola Tiziana Cruciani" che nel film attuale sembra affetta da demenza senile, frasi sconnesse, rimasta con il solo pensiero ferma a Ruggero morto anni fa e che ancora pensava alla Ferilli.
Un dipinto a quattro dimensioni di questa italia che non ha saputo minimamente gestire l'eredità dell'antifascismo, nonostante i tanti cervelli illuminati di Ventotene e le speranze di "C'è ancora domani".....Grande tristezza, grande film .........
Virzì propone il sequel del suo “Ferie di agosto” e tutti sono invecchiati. Le due famiglie protagoniste del film, gli attori e, chiaramente, anche gli spettatori. E, diciamocela tutta, anche l’Italia, sempre più chiusa nei suoi antagonismi, nei suoi dualismi. La famiglia di Sandro Molino è arrivata a Ventotene per l’ultima vacanza dell’ormai anziano [...] Vai alla recensione »
Mi impressiona più volte - lungo la proiezione - quanto tanto sia cambiato, a cominciare dall'aspetto degli interpreti, grazie anche ai frequenti flashback, dagli anni '90. Questa volta il regista é meno categorico nella contrapposizione destra sinistra, con un De Sica - suo il personaggio più divertente - in stato di grazia che sta ambiguamente sul confine, come una Meloni in versione nazionale ed [...] Vai alla recensione »
Una chiusura emozionante, quella che vede Pertini, Altieri e Hirschmann lasciare Ventotene assieme a Sergio, per rifare l'Italia e creare l'Europa. In fondo Sandro questo voleva, fin dal 1996, rifare l'Italia, contrastare l'imbarbarimento e la perdita dei valori. Non ci riesce, ma lascia alla giovane speranza, suo figlio Altiero, il compito di provarci ancora.
A distanza di 30 anni da "𝐅𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐝'𝐚𝐠𝐨𝐬𝐭𝐨", il sequel "𝐔𝐧 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐟𝐞𝐫𝐫𝐚𝐠𝐨𝐬𝐭𝐨", girato sempre da 𝐏𝐚𝐨𝐥𝐨 𝐕Ү [...] Vai alla recensione »
Ieri sera ho visto questo film di Virzì, che dire se non che quest'uomo è riuscito con questa pellicola a fare una "risonanza magnetica" del nostro paese. Ventotene, emblema dell'Italia antifascista oramai dimenticata. Due famiglie di ceti diversi con idee politiche ben distanti. Uno spaccato amaro di questa Italia che ti lascia l'amaro in bocca.....
Finalmente un film italiano ben scritto e ben diretto in una stagione disastrosa per il nostro cinema. L'apporto di Francesco Bruni alla sceneggiatura è sempre garanzia di qualità e Un altro Ferragosto lo conferma. Ma anche la regia di Virzì riprende piglio, nerbo, incisività. Ottime tutte le prove attoriali. Meno male, dai.
Il film mi e' piaciuto. In siccita' e' stato frettoloso,non pensato fino in fondo. Qui ritrova i suoi meccanismo oliati alla perfezione. Buon De Sica,attore auto sottovalutato.
"Un altro Ferragosto". Paolo Virzì ripresenta le vicende delle due famiglie Molino e Mazzalupi sull isola di Ventotene. Dopo le vacanze del 1996 della prima pellicola si rincontrano nell estate 2023. Tante cose sono cambiate nelle famiglie in questione come nell Italia dopo quasi 40 anni. Si trattava di uno scontro sociale, culturale e politico profondo ma anche godibile.
Da come eravamo a come siamo. Sempre uno schifo, a distanza di 28 anni. A destra, soprattutto, quella destra che vediamo tutti i giorni, alla sinistra, radicalchic o non chic che sia. Non so se questo film sia fotografia, radiografia, risonanza o tac dell'Italia attuale. So solo che gli unici due spettatori che in una serata di lunedì hanno visto il film, si sono annoiati.
Già il riproporre un sequel dopo 28 anni, con gli attori superstiti e le stesse dinamiche del 1996, corre il rischio di diventare patetico, farlo descrivendo la divisione destra-sinistra e presente-passato con personaggi eccessivi, poco lucidi mentalmente e completamente negativi, lo rende sterile e privo di originalità. Passi l'idea di voler rappresentare la mediocrità [...] Vai alla recensione »
Di un'altro Ferragosto non ce n'era bisogno se il risultato è questo. Confusionario, scordinato, senza una vera trama, il film riporta al giorno d'oggi i personaggi di vent'anni fa, che ovviamente sono molto peggiorati. Ma lo è anche il film. Nell'originale c'era un contrasto fra due sistemi di visione della vita che appassionavano e tenevano vivo l'interesse [...] Vai alla recensione »
E'un film che merita, di rara sensibilità. Graffiante, drammatico, ma al tempo stesso poetico, di grande messaggio sociale, culturale e politico. Paolo Virzì è sempre un grande regista. Bravi anche tutti gli attori ?? spero che piaccia anche a voi come ha emozionato anche me
Un altro ferragosto non mi è piaciuto. È stata una delusione perchè adoro il regista Virzì e gli attori Orlando, Morante, Marchioni, Fanelli. Fatta la dovuta eccezione per il finale, un film ridondante che mi ha annoiato.
fa venire i brividi pensare dove vanno a finire i soldi che siamo obbligati a pagare alla rai e alla regione lazio per propinarci ciofeche del genere Trent'anni dopo l'uscita di "Ferie d’agosto", Paolo Virzì tenta di riportare in vita la magia di quel Ferragosto del 1996 con "Un altro Ferragosto".
Il sequel è chiaramente solo una scusa per partorire un film che ha l'unico scopo di esprimere il proprio pensiero politico. Il regista teme fortemente il ritorno dei "vecchi tempi" al punto da sentire il bisogno di cacciare un prodotto abborracciato, noioso e slegato, che si regge su alcune (presunte) battute e che ovviamente è infarcito dei migliori stereotipi del caso. [...] Vai alla recensione »
Caro Enrico Danelli, della "sosia" mi ero accorto pure io ma non mi sarei sognato di farne cenno. Certo, si tratta di un'infiltrazione ancor più becera dell'umanita ivi descritta e che ignobilita una decente opera d'arte. Virzì, come Allen, deve avere un mutuo in sospeso. Vogliamo infierire? Comunque, sto prendendo nota di tutti gli "spavaldi". Vai alla recensione »
Virzì non mi ha mai deluso è un regista sensibile e molto attuale nelle sue rivisitazioni, in questo film oltre ad una prova di autore, abbiamo una grande prova attoriale degli ormai consolidati Orlando, Ferilli, De Sica, Morante, di cui abbiamo avuto modo molte volte la possibilità di godere della loro bravura; ma vogliamo parlare degli altri? La giovane bruttina è fantastica, [...] Vai alla recensione »
Paolo Virzì è in sala col suo nuovo film Un altro ferragosto. È una sorta di sequel di Ferie d’agosto, del 1996. Allora, all’isola di Ventotene, arrivavano due gruppi. Il primo fatto da alternativi, verdi e comunisti: chi suonava canzoni rivoluzionarie, chi faceva nudismo, chi si faceva una “canna”. Arrivava un secondo gruppo, superborghese: insomma, idee e ideologie opposte. La sera di ferragosto si scontravano le due mentalità: discorsi sociali, politici, luoghi comuni a non finire. Virzì, tanti anni dopo riporta i due gruppi, quel che ne è rimasto, laggiù. Il confronto è più difficile. Hanno fatto irruzione i social, gli influencer, i talk esasperati. L’Italia è cambiata e Virzì possiede talento e cultura per darne un’istantanea credibile, divertente, e… messa male.
A Virzì appartiene una qualità molto rara, rispetto a quasi tutti i colleghi italiani: sa scrivere. La sua storia va illustrata perché coinvolge gente dalla penna straordinaria. Per cominciare Furio Scarpelli che con Agenore Incrocci, meglio conosciuto come Age, ha firmato alcuni dei più importanti film italiani della cosiddetta Commedia, siamo nell’età dell’oro. Virzì sta molto attento alle indicazioni e alla storia di Scarpelli. La loro collaborazione si sublima attraverso il film Tempo di uccidere, e non è casuale che l’ispirazione derivi da un’altra penna autorevole, Ennio Flaiano. Ma non è finita: ci sono altri due nomi nobili connessi a Virzì, Raffaele La Capria, col quale scrive Una questione privata (guarda la video recensione), dal romanzo di Beppe Fenoglio, altro maestro allineato ai nomi fatti. E così Paolo Virzì, dopo cotanti rapporti era pronto per il suo destino di autore di vertice. Naturalmente alla scrittura ha saputo far aderire la qualità dell’immagine, la regia.
Classe 1964, Paolo è in pieno possesso della sua energia e della capacità di inventare oltre il convenzionale. È sempre stato così. Negli anni meno… ricordabili del cinema italiano dei penultimi decenni Virzì si è sempre posto come talento sicuro e garante. Andavi al cinema e sapevi che ne valeva la pena. Certo siamo italiani, l’arte ci appartiene per storia e non è possibile che, anche in epoche meno fortunate, qualche eccezione, qualche picco, non si palesasse. E così evoco gli Oscar di Salvatores, Benigni e Tornatore. Virzì, anche in quegli anni, come detto, era una qualità trasversale. Non ha vinto l’Oscar ma non importa. E comunque i suoi premi li ha raccolti: il Leone d’argento a Venezia per Ovosodo, molti David di Donatello e Nastri d’argento.
Rivedi Ferie d’agosto di Paolo Virzì, il film del 1996. E scopri delle cose che, quando lo hai visto ventotto anni fa, non avevi notato. Forse, non potevi notare.
La storia la ricordavi vagamente: due gruppi di amici prendono due case in affitto, l’una vicina all’altra, nell’isola di Ventotene. Un gruppo di amici – Silvio Orlando, la sua compagna Laura Morante, il naturista anarchico Gigio Alberti, Antonella Ponziani, Raffaella Lebboroni e altri – sono democratici, progressisti, intellettuali. Insomma, “di sinistra”. I vicini – Ennio Fantastichini, Piero Natoli, Sabrina Ferilli, Paola Tiziana Cruciani – sono burini, qualunquisti, volgari. Disinteressati alla politica, in quel modo che è già un prendere posizione.
Ovviamente, sono scintille, dissapori, tensioni, provocazioni. Ci scapperanno anche un colpo di Beretta calibro 9 e un paio di amori incrociati, con incroci al chiaro di luna fra Capuleti e Montecchi balneari. Perché l’insoddisfazione, personale e sentimentale, regna, equamente distribuita fra i due campi.
Beh, che cos’è che noti, che appare visibile adesso, come le cose che ti colpiscono in una vecchia fotografia? Beh, ti rendi conto che Ferie d’agosto era una delle ultime commedie all’italiana, e forse ne era anche un po’ un riassunto. Già da quel titolo, che evoca il film di Luciano Emmer, Una domenica d’agosto, che nel 1950 raccontava gli italiani che andavano al mare, cercando di ritagliarsi un metro quadro di felicità sulla sabbia popolare del lido di Ostia. E si scrollava di dosso, cinematograficamente, la miseria della guerra, la corsa della Magnani, il volto triste di Lamberto Maggiorani e della sua bicicletta, il neorealismo.
Trentadue anni dopo Paolo Virzì torna a raccontare nel film Un altro Ferragosto la polarizzazione politica, culturale, antropologica della gente italica. E lo fa con analoga accortezza e maestria. Non è cambiato Virzi ma i suoi protagonisti. Non solo annebbiati nella loro anzianità ma fondamentalmente tristi, rassegnati e disperati allo stesso tempo.
Cosa resta dello scontro delle ideologie, delle macerie culturali post berlusconiane, della memoria che scolora, dei social media che hanno irrimediabilmente inglobato corpi e desideri? Trent'anni dopo Ferie d'agosto, Paolo Virzì, da sceneggiatore intelligente e regista sempre più raffinato, scrive e dirige Un altro ferragosto, il sequel. Una tragicommedia amara, aspra, non accomodante.
«Finora ci avevo pensato solo per scherzo, tante volte, quasi tutte le volte che finivo un film, "Adesso torniamo a Ventotene e diamo un seguito alla commedia di quelle due famiglie". Scrivevo nuovi copioni che poi buttavo, o mettevo da parte. Tante cose mi trattenevano ed ero giunto alla conclusione che a Ventotene ci sarei tornato solo in gita. Invece stavolta sta succedendo davvero, chissà perché [...] Vai alla recensione »
Quasi trent'anni dopo, i Molino (di sinistra) e i Mazzalupi (di destra) di nuovo in vacanza a Ventotene. Manca qualcuno perché qualche attore è morto, c'è un matrimonio trash da celebrare, c'è che il vecchio Molino (Silvio Orlando) sta morendo, c'è che l'Italia, dice Virzì, è cambiata e in peggio, a destra come a sinistra. E però anche Virzì non è più, non del tutto almeno, quello di una volta.
Nel 1996, «Ferie d'agosto» accreditò Paolo Virzì come il più efficace erede della (migliore) commedia all'italiana: era il racconto esemplare di una vacanza sull'isola di Ventotene, prima parallela e poi convergente, da parte di due clan familiari di sentimenti (politici) opposti, che ruotavano rispettivamente attorno allo sdegnoso intellettuale di sinistra Sandro Molino (Silvio Orlando) e all'arricchito [...] Vai alla recensione »
Sono passati esattamente ben ventotto anni da Ferie d'agosto, il secondo lungometraggio di Paolo Virzì. Quest'ultimo, esordì, per esattezza, come regista cinematografico nel 1994 con La bella vita. Non si può che gioire nel vedere Un altro Ferragosto, atteso e gradito sequel del celebre film campione di incassi, che segnò una svolta definitiva nella carriera del regista livornese, all'epoca trentaduenne. [...] Vai alla recensione »
Operazione complessa perché a elevato rischio derivativo, Un altro Ferragosto (in sala) segnala invece una delle migliori prove ideative degli ultimi anni di Paolo Virzì, un film in cui la propria regia e soprattutto scrittura accanto al fratello Carlo e al sodale Francesco Bruni impreziosiscono i "27 anni dopo" delle osannate Ferie d'Agosto. Sulla selvaggia Ventotene ritroviamo le "tribù" degli intellettu [...] Vai alla recensione »
È vero, «Un altro Ferragosto» esce a trent'anni di distanza da «Ferie d'agosto»: ventotto per la precisione. Esce, però, anche a un anno e mezzo di distanza dalla vittoria di Giorgia Meloni, così come il primo usciva a due anni dalla discesa in campo di Berlusconi. Che cosa è cambiato da allora? Niente, per molti versi. Tanto, per Paolo Virzì ed il suo cosceneggiatore Francesco Bruni, coadiuvati da [...] Vai alla recensione »
A furor di popolo, sostiene Paolo Virzì. Stanco di sentire spettatori che chiedevano conto dei Molino e dei Mazzalupi. Gli intellettuali Molino e i volgari Mazzalupi. I Molino che mai avrebbero visto le televisioni di Berlusconi. E i Mazzalupi che sul tetto della loro casa - erano vicini di vacanza a Ventotene - trafficavano con l'antenna. I Molino leggevano sullo scoglio, i Mazzalupi turbavano la [...] Vai alla recensione »
Nel 1996 c'erano pochi registi italiani in grado di elevarsi al di sopra della mediocrità (purtroppo oggi la situazione non è molto cambiata) e Paolo Virzì era sicuramente uno di quelli. Nel corso degli anni si è molto parlato di "Ferie d'Agosto" come di un film quasi profetico, anticipatore di un cambiamento socio-politico nel nostro paese dopo l'avvento in politica di Berlusconi.
Sembra che dopo quasi 30 anni, tornando a Ventotene in quel chiasso corale ferragostano che era la contrapposizione tra i Molino e i Mazzalupi, diversi come estrazione sociale, culturale e politica, per Virzì l'Italia non sia poi cambiata molto. E nemmeno il suo cinema. Un po' peggiorati sicuramente entrambi, specie in quella rappresentazione che si vorrebbe icastica in personaggi estremizzati nei [...] Vai alla recensione »
A distanza di ventotto anni dal ruggente "Ferie d'agosto", capostipite della commedia incattivita dell'Italia pro o contro Berlusconi, Virzì è tornato sull'isola di Ventotene per tentare di tramandare sulla base del copione scritto insieme al fratello Carlo e Francesco Bruni una contingenza storica che è molto più difficile circoscrivere con la stessa beffarda e mordace cognizione di causa.
Se siamo d'accordo che viviamo nell'epoca della polarità così dissennata da risultare, prima che stupida, comica (e tragica perché spegne il pensiero), allora siamo onesti con Virzì: trent'anni fa, quando la gamma delle idee (e dei partiti) sbatteva contro una furia iconoclasta, le famiglie Mazzalupi e Molino annunciavano lo iato del «mi piace», «non mi piace», lasciando i protagonisti nel disagio [...] Vai alla recensione »
Nel 1996 Paolo Virzì descrisse (con Francesco Bruni cosceneggiatore) in "Ferie d'agosto" l'incolmabile baratro antropologico tra due Italie che allora cominciava a manifestarsi compiutamente e avrebbe segnato i decenni a venire. Oggi con "Un altro Ferragosto" il regista livornese riporta sulla simbolica isola di Ventotene i personaggi del film precedente, anche se qualcuno non c'è più (come gli indimenticab [...] Vai alla recensione »
Isola di Ventotene. Quasi trent'anni dopo le turbolenze tra la famiglia (destrorsa, prepotente e rumorosa) dei Mazzalupi e quella dei Molino (simbolo della sinistra cattedratica e radical chic, pareo e infradito), il conflitto tra due mondi e modi di essere trova nuova linfa in occasione del matrimonio super cafone tra Sabrina Mazzalupi (la figlia bruttina e complessata di Ruggero, il compianto Ennio [...] Vai alla recensione »
C'è un pollaio nel nuovo film di Paolo Virzì Un altro Ferragosto. Non è un pollaio qualsiasi. Lì, a Ventotene, dove centinaia di antifascisti furono confinati, quel pollaio ha visto confronti, liti, tradimenti, amori e raccolta di uova tra Sandro Pertini, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann. PER QUESTO Sandro Molino, da sempre fiero intellettuale comunista che proprio non sopporta [...] Vai alla recensione »
Arriva in sala il 7 marzo Un altro Ferragosto, la nuova commedia di Paolo Virzì che racconta le vicende delle famiglie Molino e Mazzalupi 30 anni dopo il loro primo incontro- scontro in Ferie D'Agosto. Un'operazione rischiosa ma che si trasforma in un film riuscito in grado ancora di mettere a fuoco, tra risate e malinconie, le nevrosi delle tribù italiane.
Trascorsi quasi 30 anni dal suo capolavoro, Ferie d'agosto, Virzì torna sul luogo del delitto, l'isola di Ventotene, per raccontare gli sviluppi delle due popolose famiglie agli antipodi: quella della sinistra più radical chic dei Molino e quella dei burini di destra dei Mazzalupi. L'atmosfera è cambiata; c'è poco da ridere oggi, sembra dire il regista che, forse ormai disilluso, non salva nessuno [...] Vai alla recensione »
I Molino e i Mazzalupi, tornano a Ventotene, i primi per trascorrere l'ultima estate con Sandro, malato terminale, e i secondi per festeggiare un matrimonio molto social di Sabri, giovane influencer. A trent'anni da Ferie d'agosto Paolo Virzì realizza quel sequel, Un altro ferragosto, per tre decenni atteso sia dal pubblico che dagli interpreti di allora.
Tornando a Ventotene quasi 30 anni dopo Ferie d'agosto, Virzì mette le cose in chiaro fin dall'incipit, con una lettera al parlamento europeo in voice over che più avanti scopriremo sta scrivendo l'anziano e moribondo Sandro Molino (Silvio Orlando, commovente) insieme al nipote Tito per preservare la memoria storica dell'isola come luogo di confino fascista.
Che cosa è rimasto di Ventotene? Che cosa è rimasto di noi, di quella dicotomia tanto grottesca quanto terribilmente realistica incarnata dai Molino e dai Mazzalupi? Quasi 30 anni dopo Ferie d'agosto (il film uscì nell'aprile del 1996, ma la scrittura iniziò nel '94), Paolo Virzì richiama a sé gran parte del cast di allora, ritrova Francesco Bruni in sceneggiatura (l'ultima volta insieme fu un decennio [...] Vai alla recensione »
Non è solo il sequel di Ferie d'agosto. È invece un film che è rimasto nascosto nella filmografia di Paolo Virzì, che si sarebbe potuto fare anche subito dopo il 1996 e avrebbe potuto riprendere vita in qualsiasi momento. Si avverte infatti un sentimento di nostalgia verso quei personaggi, quei luoghi (l'isola di Ventotene) e si porta dietro anche la malinconia del tempo che passa.
Un altro Ferragosto di Paolo Virzì, il seguito dell'acclamato "Ferie d'Agosto", mette in scena una coralità umana apocalittica che è un capolavoro: più sfaccettata che nel primo film e di esilarante concretezza. Il titolo del 1996, poi divenuto cult, valse a Virzì il David di Donatello come miglior film e aveva dentro non solo l'Italia di quegli anni ma anticipava quella che sarebbe venuta dopo.
Un altro ferragosto è dedicato alla memoria di Ennio, Piero, Oumar, Evelina, e Mario, vale a dire Ennio Fantastichini, Piero Natoli, Oumar Ba, Evelina Gori, e Mario Scarpetta. Tutti loro erano in Ferie d'agosto, e ora non sono più se non in quell'eternità dell'immagine che permette di vederli ancora vivi, giovani, il potere del cinema di raggelare il tempo, bloccandolo in un presente da cui non si [...] Vai alla recensione »