Titolo originale | Favolacce |
Titolo internazionale | Bad Tales |
Anno | 2020 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Fabio D'Innocenzo, Damiano D'Innocenzo |
Attori | Elio Germano, Tommaso Di Cola, Giulietta Rebeggiani, Gabriel Montesi, Justin Korovkin Barbara Ronchi, Lino Musella, Barbara Chichiarelli, Max Malatesta, Ileana D'Ambra, Cristina Pellegrino, Giulia Melillo, Laura Borgioli, Aldo Ottobrino, Sara Bertelà, Enrico Pittari, Federico Majorana, Giulia Galiani, Raquel Electra, Max Tortora. |
Uscita | lunedì 15 giugno 2020 |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | Vision Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,99 su 29 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 26 luglio 2023
Una favola nera che racconta senza filtri le dinamiche che legano i rapporti umani all'interno di una comunità di famiglie, in un mondo apparentemente normale dove la rabbia e la disperazione sono pronte ad esplodere. Il film ha ottenuto 9 candidature e vinto 5 Nastri d'Argento, 11 candidature e vinto un premio ai David di Donatello, Il film è stato premiato al Festival di Berlino, 1 candidatura agli European Film Awards, In Italia al Box Office Favolacce ha incassato 183 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Una calda estate in un quartiere periferico di Roma. Nelle villette a schiera vivono alcune famiglie in cui il senso di disagio costituisce la cifra esistenziale comune anche quando si tenta di mascherarlo. I genitori sono frustrati dall'idea di vivere lì e non altrove, di avere (o non avere) un lavoro insoddisfacente, di non avere in definitiva raggiunto lo status sociale che pensavano di meritare. I figli vivono in questo clima e ne assorbono la negatività cercando di difendersene come possono e magari anche di reagire.
I fratelli D'Innocenzo, dopo aver offerto al pubblico un film d'esordio (La terra dell'abbastanza) che ha meritato ampiamente tutti i riconoscimenti ricevuti, propongono ora un'opera in cui bisogna immergersi senza essersi dotati di coordinate di sinossi precise, accettando, con una sorta di patto iniziale, non solo di sentirsi raccontare una storia di sofferenza ma di avvertire che la sofferenza stessa tracima dallo schermo.
Gli autori la definiscono, in contrasto con il realismo della loro opera prima, come una favola nera in cui hanno riversato, attraverso la voce di un narratore, il vuoto pneumatico di figure parentali (con in più un docente) che dovrebbero insegnare a vivere ai propri figli mentre invece hanno perduto qualsiasi capacità di positività e di sguardo sul futuro.
La loro vita è fatta di passività (le mogli) o di aggressività verbale (la neo madre) mentre i maschi (chiamarli 'uomini' sarebbe attribuire loro una maturità intellettuale e caratteriale che, ognuno a suo modo, non possiedono) si nutrono di rabbie a stento represse e di velleità machiste. Ma, come insegnava Vittorio De Sica nel 1943 I bambini ci guardano. Come il piccolo Pricò, questi ragazzini sono costretti ad assistere al disfarsi e corrompersi di qualsiasi punto di riferimento. Anche se hanno tutti 10 nella pagella scolastica (magari con un 9 in condotta) quella che potrebbero assegnare ai genitori dovrebbe riempirsi solo di "inclassificabile" che è una valutazione ancora peggiore dello 0. Costretti da ciò che li circonda a comportarsi 'da grandi' (come se quello che i loro modelli familiari propongono significasse esserlo) cercano di individuare una via d'uscita. La troveranno con soluzioni diverse.
I D'Innocenzo ci propongono solo tinte scure e a uno sguardo superficiale si potrebbe pensare che di pessimismo oggi ne circola già abbastanza senza bisogno di ulteriore impegno. Di fatto però non è così. Perché questa più che una favola nera è (ci si perdoni il gioco di parole) una favola 'vera'. Basta leggere le cronache quotidiane per rendersene conto.
E se nelle favole nere non ci sono principi azzurri qui invece ce ne sono ben due. Sono i D'Innocenzo che, concentrando in una sorta di overdose narrativa il negativo sempre più presente nella società contemporanea, anche se con una diffusione a macchia di leopardo, ci vogliono ammonire. Ci ricordano che sempre più spesso i draghi dell'insensibilità e dell'amoralità (travestita da perbenismo di facciata) si annidano in quelle grotte che sono diventate certe abitazioni in cui solo apparentemente c'è tutto ciò che occorre. Questo film è la lancia che utilizzano per aiutarci a prenderne coscienza e ad iniziare a stanarli per poi sconfiggerli.
Siamo nelle periferie residenziali più isolate di Roma, luoghi in cui la vita scorre quasi piatta e dove tutto sembra normale, tranquillo e sotto controllo. Bruno e Dalila sono sposati e crescono i loro figli preadolescenti nella quiete sonnolenta del quartiere, dove risiedono altri nuclei familiari come il loro, una scuola e tutto ciò che serve per garantire un normalissimo svolgimento della contemporanea vita piccolo/medio-borghese. Un quadro apparentemente placido e rassicurante ma che invece copre una realtà molto più complessa e sul punto di collassare: i figli, diligenti ma crudeli, ripiegati su stessi, infelici e profondamente soli, sono contemporaneamente causa e bersaglio di tensioni personali (e non solo) continue che potrebbero esplodere da un momento all'altro, smascherando le contraddizioni su cui è costruito il tessuto sociale profondamente ipocrita su cui i loro genitori hanno edificato una vita solo superficialmente ideale.
«Il nostro film è una favola dark tra Italo Calvino e Gianni Rodari (...) È un film che sentiamo che può invecchiare facilmente o lo facciamo adesso o mai più».
Damiano e Fabio D'Innocenzo
Violenza psicologica, repressione, rabbia e ipocrisia sono alcuni dei temi principali del nuovo lavoro dei fratelli D'Innocenzo, una coppia di cineasti romani che ha esordito su grande schermo nel 2018 con La terra dell'abbastanza e che ora presentano al pubblico Favolacce, la loro seconda produzione individuale (hanno collaborato con Matteo Garrone alla sceneggiatura del pluripremiato Dogman). Questo secondo film è una storia corale, dove non c'è un vero protagonista ma ben dodici personaggi che possono dirsi principali, come spiegano i D'Innocenzo, e che fanno riferimento a diversi nuclei familiari che compongono una comunità ristretta e asfittica.
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Per quanto riguarda il cast, il nome di richiamo è senza dubbio quello di Elio Germano, che qui interpreta Bruno Placido ed è l'attore più famoso in assoluto del lotto. Al suo fianco troviamo Barbara Chichiarelli, vecchia conoscenza del pubblico di Suburra - La serie e vista anche in un paio di film degli ultimissimi anni, che veste i panni di Dalila Placido. Altri nomi di spicco sono quelli di Gabriel Montesi, Max Malatesta, Ileana D'Ambra e Giulia Melilio, per un cast composto principalmente da attori di teatro come già dichiarato dai due registi in tempi non sospetti.
FAVOLACCE disponibile in DVD o BluRay |
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Di Pacifico Arsenio Psicosi di altri tempi (il potere degli adulti sulla visione della vita dei bambini) ma sempre attuale. Questo è il classico film verso cui trovi la popolazione spaccata a metà: osannato e amato soprattutto dai giovani e considerato deprimente e noioso per chi è già nel mezzo del cammin della sua vita.
Vedendo e rivedendo per la seconda volta l'ottimo Favolacce dei fratelli D'Innocenzo con Elio Germano mi viene in mente Cleopatra, la primogenita di Peppino (Alberto Sordi) lo stracciarolo e Antonia (Silvana Mangano) del film "Lo scopone scientifico" di Luigi Comencini del 1972. Girato nel Borghetto Latino di Roma, l'adolescente Cleopatra avvelena con un veleno per topi quelli [...] Vai alla recensione »
Favolacce, che annovera un Elio Germano in stato di grazia, è un trattato di filosofia nel formato di un film da 90 minuti. Irruento, cruento ma anche estremamente ironico e intelligente: acquista i connotati comici tipici della sottocultura freak americana: C’è un tocco di David Foster Wallace nel sapere come narrare, sfogandosi spesso nel flusso di relitti scampati a una furia [...] Vai alla recensione »
L’uso del dispregiativo “Favolacce”, al posto di un semplice “Favole”, o magari di un “Favole nere” (ché con questa formula abusata in genere la critica definisce la sostanza del film) potrebbe suonare quasi ironico, ma se così fosse trarrebbe in inganno: deve suonare per quel che è, un dispregiativo assoluto.
Un film scritto e diretto da due fratelli, situazione che ha illustri precedenti e direi una storia lunga nella cinematografia. A partire dai Lumiere, passando per i Coen , per i fratelli Taviani, ancora per i Vanzina, , per finire con i Manetti Bros appunto. I due fratelli D Innocenzo , sono una conferma quindi di come una identità di singoli fratelli [...] Vai alla recensione »
Nella torrida estate della periferia romana una piccola comunità di vicini si incontra per trascorrere insieme momenti di svago. Li accomuna il fatto di avere dei figli adolescenti che frequentano la stessa scuola. Dietro un apparente clima di cordialità si nascondono le tensioni dei singoli individui e dei gruppi famigliari che finiscono per avere i ragazzi come capro espiatorio.
“Favolacce” è uno squarcio di mondo della periferia sud romana con tipologie diverse dell’abitare, viste con gli occhi dei bambini. Una sorta di “Peanuts” dove il milieu però è ben diverso da quello della tranquilla middle class americana narrata da Charles M. Schulz. Raccontato in prima persona da Dennis (con la voce di Max Tortora) un ragazzino [...] Vai alla recensione »
Unica difetto del film è quello di essere completamente in romano, per me che sono del nord è stato complicato seguire tutti i dialoghi, poteva essere sottotitolato come Gomorra. Parliamo di un film gigantesco di cui è un peccato perdere anche una sola sfumatura e dettaglio. Fotografia, musica, attori, regia, tutto si sposa in un film che non fa dormire.
Reazione immediata, lo ammetto....rifiuto, orrore emotivo, bocciatura immediata.....immagini che cambiano inquadrature, momenti, paesaggi,situazioni, personaggi.....Diversi giorni sono trascorsi senza riuscire a scacciare dalla testa la sofferenza inconsapevole, quasi animale di quei bambini, pensando alle caprette che nascono e verranno poi macellate nei mattatoi.
Non siamo più abituati a vedere l’Italia dare lezione di grande cinema nel mondo. I dettagli, le situazioni, i dialoghi, è tutto così vero, curato, illuminante e anche spassoso ed emozionante che non ci lascerà come eravamo prima della visione. Fabio e Damiano D’Innocenzo scrivono e dirigono uno degli affreschi più potenti [...] Vai alla recensione »
Un pugno nello stomaco. Sono pochi i film che non solo suscitano delle domande ma che “spaccano” lo schermo e che provocano l’animo. Si esce diversi da come si entrati. Film intensamente drammatico, mostra la miseria umana e l’esigenza forte di un bisogno di significato per il vivere. In tutti i personaggi emerge tale esigenza: negli adulti con ferocia e [...] Vai alla recensione »
La mancanza di una trama ed un sonoro (spero) volutamente sgranato non fanno venir meno il messaggio dolente e potente, quasi uno strale, lanciato nei confronti dei genitori, di tutti i genitori. Perchè se quelle raccontate in questa "favolaccia" costituiscono le estreme e poco probabili conseguenze del male di vivere adulto mal digerito da adolescenti tristi, non di meno dobbiamo [...] Vai alla recensione »
Struggente opera ... la struttura classica della favola viene distrutta da quelle che sono le atmosfere fanciullesche e magiche. Con una regia strepitosa e aliena, vengono proposti colori caldi ma mai accoglienti, vista l'angoscia che ci viene trasmessa dalla visione. Grazie alle interpretazioni accattivanti di ogni singolo attore (che direzione degli attori anche bambini!), l'essere di [...] Vai alla recensione »
Impossibile disconoscere a Favolacce il titolo di miglior film dell'anno. Sul piccolo schermo e poi sul grande, qui parliamo di Cinema con la C maiuscola (come scrisse Mastandrea in tempi non sospetti). Caligari? Pasolini? Io invece ho visto un maestro dell'horror: Dario Argento. Film da esportazione, ma teniamoci stretti i Gemelli D'Innocenzo, unici eredi dell'horror d'autore. Vai alla recensione »
Impattante, forte fisicamente, spezzante. “Favolacce” non lascia spazio all’immaginazione del crudo, scombussolando lo spettatore in più scene. Il momento della cena, con rischiato strozzamento del personaggio di Dennis a causa di un pezzo di bistecca, è l’insieme di più emozioni/rappresentazioni che non possono lasciare indifferenti: il terrore della [...] Vai alla recensione »
Il film radicalizza l'incolmabile vuoto della società contemporanea portandolo a conseguenze estreme e poco credibili. Da qui (forse) il titolo "favolacce" e tutto l'incipit iniziale. Il tema è già stato oggetto di pellicole che hanno fatto la storia del cinema, una su tutte "American Beauty". L'errore sta proprio qui: voler ripercorrere quel sentiero [...] Vai alla recensione »
La pellicola compie una netta linea tra i genitori disillusi, incompiuti e violenti - basti pensare alla scena dei feroci commenti sessuali alla festa dei bambini - e un gruppo di ragazzini sperduti, quasi mai accompagnati da genitori, lasciati in balia di stimoli e pulsioni sessuali e violente senza una guida. L'impossibilità di incanalare queste sensazioni porta a scene davvero [...] Vai alla recensione »
Credo che da "appassionata-ignorante" del mondo del cinema possa aggiungere ben poco a tutto ciò che è stato già detto su ‘Favolacce’. Dopo averlo visto per la prima volta ciò che ho provato come prima reazione generale è stato un profondo senso di smarrimento e incertezza. Con le visioni successive ho maturato un'elaborazione un po' [...] Vai alla recensione »
Qualcuno trova un diario dove fatti di ogni giorno si affastellano insieme dipingendo un poco memorabile posto come può essere Spinaceto; lo sfoglia pigramente con l’intento di proseguire nel riempire le pagine che si interrompono. Ma i fatti che vengono narrati sono meritevoli di essere ricordati? Non si direbbe: cosa c’è di particolare in una festa di compleanno [...] Vai alla recensione »
"Favolacce" si presenta con grandi ambizioni ma purtroppo finisce per tracimare di presunzione. Siamo subito condotti in un vicolo cieco di disperazione e disillusione a partire da forme che sembrerebbero prefigurare un mondo spensierato. La periferia di Roma non è mai stata così simile alla borghesia annoiata di "American Beauty", che vive nell'apparente calma di prati verdi e staccionate colorate.. [...] Vai alla recensione »
Cos'è il realismo nell'arte ? è quel filone artistico per cui si spiega la realtà utilizando la realtà stessa come linguaggio veicolante.Diciamo che il neorealismo italiano nel cinema risponde proprio a questo canone stilistico. Ecco questo film,ancor più di M. Garrone e del vecchio e glorioso neorealismo italiano,questa ricerca l'ha approfondita in maniera [...] Vai alla recensione »
So di essere una voce fuori dal coro, ma non mi è proprio piaciuto per niente. Girato malissimo, la telecamera grida vendetta per come è stata umiliata e martoriata, la storia è inutile e noiosa, non c'è alcun significato degno di nota, i dialoghi a volte non si percepiscono con un volume basso, veloci in accentuato romanesco.
Maramaldo. Innanzitutto non ci conosciamo, quindi ironie da lei non le accetto. Secondo: ha scritto sei (6) volte in questo spazio, moltiplicando per sei volte, quindi, il suo giudizio su questo film, fingendo di non sapere che si può scrivere una risposta evitando di ribadire il voto numerico. O vuole ergersi a giudizio assoluto sulla pellicola in questione oppure vuole semplicemente abbassargli [...] Vai alla recensione »
Più che una recensione questo film merita un'analisi. Sono visioni (fatalista e spirituale) che sembrano in contraddizione, ma come le rette nel piano non euclideo, s'incontrano in un punto Infinito! È un movimento di ritorno su se stesso che mi ha ricordato il Tao, lo yin e lo yang. E la costruzione che ha l'inizio da qualche parte prima che cominci il film e finisce [...] Vai alla recensione »
Sono pienamente daccordo con la recesione di Luciano Sibio. Aggiungo solo che, di quello che hanno biascicato in romanesco per tutta la durata del film, avrò capito si e no la metà. Quindi, se non siete del lazio e zone limitrofe lasciate perdere.
personalmente detesto l'impiego di ragazzini per film su vicende tristi e dolorose qui portate all'estremo,la fine di questo film un tantino esagerata...dialoghi a volte incomprensibili..credo che un film debba essere capito e compreso da chiunque e non solo da abitanti dei luoghi ivi indicati, piuttosto becera la scena della ragazza che si spreme il capezzolo davanti al ragazzino per dargli [...] Vai alla recensione »
Posso dire che il film non mi è piaciuto senza passare per un incompetente? Bene, lo dico, perché questo film ha esattamente tutto quello che non mi piace di un film. Non mi è piaciuta la regia, davvero lenta e spezzettata, frammenti di famiglie che si fa fatica a seguire, non mi sono piaciuti i dialoghi, davvero insignificanti e inframmezzati da silenzi troppo lunghi che conciliano [...] Vai alla recensione »
Date l'Oscar a questo film che spazzi via decenni di grande bellezze gomorre e Buscetta vari! E' tornato davvero il tempo dei Fellini, Bertolucci, Rossellini (non sperarlo è dichiarare la morte del cinema)
L’opera seconda dei borgatari D’innocenzo è il classico esempio di cinema “da festival”, ovvero un oggetto cinematografico che estrapolato da una kermesse radical chic lascia (molto) poco. Le favole, e si presume pure le favolacce, sono storielle morali che hanno un capo, un corpo e una coda, ma qui non v’è traccia né di finalità più [...] Vai alla recensione »
Orso d'oro al Berlino film festival, 5 nastri D'Argento tra cui miglior film, candidato agli Oscar europei , finalmente un film di cui andare fieri anche all'estero. A testa alta!
Caro Tommaso 1... Allora la scena di Saló o le 120 Giornate di Pasolini, con la scena della mangiata della merda, dovrebbe essere un film altrettanto inguardabile. E invece no: è un capolavoro. Se per te questi sono termini di giudizio (e non semplifici infamità per infangare un'opera) ti consiglio di vedere le pubblicità di moda in cui tutti i volti sono belli e sicuramente [...] Vai alla recensione »
Film di una noia mortale. Pretenzioso, non raggiunge lo scopo che si è prefissato. Assai poco credibile.
Non sono d'accordo con Maramaldo. Si difendono utenti e non si difendono gli autori? Siamo proprio sicuri che sia questa la nostra valenza di spettatori moderni? Se si deve anche fare da supporto emotivo al pubblico stesso, qualcosa stona. Vedete gli extra nel dvd, quelle note a margine di un'estate come sono state brillantemente definite. C'è tutto il processo di preparazione al [...] Vai alla recensione »
Che grandissimo esempio di cinema. Almeno tre le scene da segnalare negli albi: 1) la cena in cui il personaggio di Dennis si strozza 2) il personaggio di Amelio che insegna a guidare al figlio 3) tutta la parte finale (no Spoiler). C’è qualcosa di speciale in questo film, credo si chiami Cinema, Cinema a tutti gli effetti
PRO: - Regia - Sceneggiatura - Fotografia - Interpretazione di Elio Germano CONTRO: - Film troppo internazionale per essere apprezzato in Italia come si deve
Il cinema come la vita. L’unica sensazione che ho provato durante la visione di questo film è una profonda inquietudine; sin dall’inizio si sentiva aria di tragedia. Ho visto personaggi morti sia dentro che fuori fin dal primo minuto, e alla fine il tutto si è concretizzato, ma è arrivato come un pugno nello stomaco.
Chissà tra 20 anni come sarà questo paese... chissà se ricorderemo Favolacce solo come un gran film o se sarà diventato lo specchio di una generazione. Una generazione che ha attraversato il Covid, Salvini, Black Lives Matter... con questo film che contiene tutti i temi senza argini. Film da vedere e rivedere (sul dvd c'è un dietro le quinte molto interessante [...] Vai alla recensione »
ho resistito solo 1 ora, Ditemi cosa significa e cosa c'è di interessante in una donna che strizza una tetta e bagna un biscotto che mangerà.Senza storia, senza senso, primi piano che vorrebbero essere significativi.Film come questi porteranno alla morte del cinema.
Vincitore a Berlino e in Italia Favolacce rappresenta il nostro paese al suo apice di lucidità e precisione. E' il film di una generazione e su una generazione. Solo i capolavori sanno esserlo e questo film lo è. Brutti sporchi e cattivi e contemporanei.
Questo film è una scossa elettrica ai benpensanti italioti. Echi di Bellocchio, soprattutto i Pugni in tasca, e Terrence Malick, La Rabbia giovane. Nonostante alcuni richiami cinefili il film è uno spaccato di un paese abbandonato da e a se stesso, senza valori, senza futuro, senza storia. Ho letto che è in lizza per gli Oscar e mi stupirebbe che non arrivasse in fondo. Vai alla recensione »
Vorrei riallacciarmi a Marione piuttosto solitario nella valutazione di quest'inno allo sconforto e alla depressione. Spinaceto è un luogo dell'anima ma esiste su questa terra. Discorso complicato. Provo a dirne anch'io qualcosa sollecitato da alcune "coincidenze". Ammirazione e simpatia per Marione al quale dedico il commento.
Concordo e mi permetto di aggiungere che se si è affascinati dalla fotografia di Robert Yeoman si abbia almeno la decenza di ammettere la propria inferiorità; usare lenti anamorfiche e posizionare i protagonisti negli angoli estremi, completamente fuori fuoco, non credo sia il massimo.
Mi associo ai comment negativi. Aggiungerei che i dialoghi sono spesso incomprensibili e sarebbero indispensabili i sottotitoli anche per la versione italiana.
L'orrido italiano vince al festival di Berlino: percezione quasi sensoriale che nella narrazione mancano elementi visivi e discorsivi tali da rendere un quasi capolavoro in capolavoro assoluto. Tanto per dirne una grave è la cadenza insistente del dialetto romano che a tratti non incalza ma indebolisce i dialoghi. E questo non perché il dialetto non sia forte, ma a volte troppo [...] Vai alla recensione »
I fratelli D'Innocenzo confermano il loro talento, ma ancora concentrati sulla ricerca della loro cifra stilistica (qui tra Hopper e Lucrecia Martel), dimenticano di nuovo la sceneggiatura. La storia diventa quasi subito ripetitiva e senza sbocco e il terribile "spiegone" finale del maestro, distrugge quello che di misterioso e tellurico sembrava muovere le vicende narrate...
Analisi pigra e pretestuosa. Non esiste periferia o borgata in Favolacce, quanto l'immagine sbiadita di una provincia laziale. Ho letto che il film non è stato nemmeno girato a Roma. Ma si continua a parlare di Pasolini. Favolacce è un film universale, riconosciuto a livello internazionale proprio per questo motivo.
Mi ha ricordato Kids di Harmony Korinn. Per un film italiano avvicinarsi a film del genere americani fa ben sperare. Finalmente qualcosa di nuovo con attori non raccomandati e registi con grande talento. Bellissima fotografia. Da vedere assieme a Kids e Gummo
Parliamo poi della cura nella fotografia, che mi ha ricordato alcuni scatti di Luigi Ghirri o dei fotografi americani come Larry Clark o William Eggleston. Assolutamente estasiata da ciò. Bravi!
La prima cosa che viene spontaneo chiedersi dopo aver visto "Favolacce" è: ma sono storie vere o inventate? E la risposta più ovvia è naturalmente: entrambe. Sì, perché il film racconta vicende tanto finzionali quanto tragicamente simili - se non identiche - al magma maleodorante che deborda ogni giorno dai media che appaiono continuamente sullo sfondo. Vai alla recensione »
Rivisto dopo mesi di distanza (ero uno degli ultimi italiani rimasti a berlino... ehehe) il film conferma la sua grandiosità. Novanta minuti che scorrono come un rapido giro per una città meravigliosa. La bravura degli attori, della scrittura, delle riprese è da lasciarci senza fiato. Non va confuso con i piccoli prodotti italici di quest'anno (Pinocchio, diabolik.
Una fiaba nero pece illustrata da una Diane Arbus del nuovo millennio. Una storia di ordinaria disumanità che potrebbe venire da una delle mille "suburbia" del nostro mondo (ex) opulento, ma sta benissimo anche tra le villette di Spinaceto, quartiere satellite capitolino. Un mosaico di vite annientate dall' indifferenza, dall' ignoranza, dal crollo di ogni identità collettiva, in cui il ruolo degli [...] Vai alla recensione »
Presentato all' ultima Berlinale, dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura, quello dei gemelli D' Innocenzo è il miglior film italiano della stagione insieme a Martin Eden di Pietro Marcello, da lunedì direttamente sulle piattaforme on demand. Una voce narrante, con accento romano ma toni letterari, legge il diario di una bambina. "Quanto segue è ispirato a una storia vera.
Fabio e Damiano D' Innocenzo, fratelli gemelli nati a Tor Bella Monaca, Roma, sono ambiziosi, inventivi, audaci. Il loro primo film, La terra dell' abbastanza, era di sicuro un buon esordio, ma ancora legato a quelle tematiche della marginalità che hanno spopolato in questi ultimi anni: muraglie di palazzoni, adolescenti senz' arte né parte, delinquenza onnivora che abbraccia e inghiotte la vita dei [...] Vai alla recensione »
Come un fulmine a ciel sereno, in piena quarantena e tutte le sale cinematografiche chiuse e poche uscite realmente interessanti nel panorama della Nuova frontiera digitale, arriva su varie piattaforme di video on demand "Favolacce", il secondo film diretto dai fratelli D'Innocenzo. I due cineasti romani decidono di ambientare un surreale affresco di storielle su famigliole disfunzionali, in quella [...] Vai alla recensione »
"Quanto segue è ispirato a una storia vera. La storia vera è ispirata a una storia falsa. La storia falsa non è molto ispirata". Si divertono a confondersi (e confonderci) tra le parole Damiano & Fabio D' Innocenzo, ma se c'è qualcosa di ispirato è proprio il loro talento, che in Favolacce trova una luminosa conferma. Al punto da far schizzare i consensi di una Berlinale pronta a riaccoglierli - e [...] Vai alla recensione »
Registi come i fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo portano una ventata d'aria fresca nel cinema d'autore italiano, e sono la dimostrazione che alla lunga il talento, quando c'è, emerge e viene giustamente premiato. Firmandosi non coi nomi singoli ma come "Fratelli D'Innocenzo", avevano già stupito con l'illuminante esordio La terra dell'abbastanza, vincitore di un Nastro d'argento: il film narrava [...] Vai alla recensione »
I fratelli D'Innocenzo, Fabio e Damiano, dopo il debutto alla Berlinale nel 2018 con La terra dell'abbastanza, grazie al livello di maturità del loro nuovo noir suburbano Favolacce si sono aggiudicati il premio alla miglior sceneggiatura nella competizione tedesca di quest'anno. Sorprendente, sconcertante e divertente, questo co-prodotto italo-svizzero racchiude il grottesco di un film di Ulrich Seidl [...] Vai alla recensione »
«Quanto segue è ispirato a una storia vera. La storia vera è ispirata a una storia falsa. La storia falsa non è molto ispirata». È doloroso ammetterlo: ma non c'è film che racconti meglio il momento (e il Paese) di questo. Che coglie perfettamente l'ordinaria mostruosità della nostra epoca, di cui non risparmia nemmeno i dettagli, fossero anche i denti storti, la cellulite, il sudore.
La finta del manoscritto ritrovato funziona sempre bene, del resto son secoli che la riciclano. Bisogna riconoscere che in "Favolacce" (altro film nuovo di zecca dirottato in streaming per l'emergenza) la variazione è ingegnosa. Finge la continuazione del diario di una bambina, scritto con la penna verde e lasciato a metà (lo sguardo infantile sui grandi è sempre premiante, i bambini non smettono mai [...] Vai alla recensione »
Due giovani gemelli romani, Damiano e Fabio D'Innocenzo, hanno esordito alla regia nel 2018 con La terra dell'abbastanza. Film stupendo per l'originalità dello sguardo, per il talento e per il coraggio con cui i due fratelli affrontavano un ambiente poco raccontato come quello di una piccolissima borghesia romana (italiana) di oggi. In una periferia non miserabile, due giovani si fanno delinquenti [...] Vai alla recensione »
Quanto segue è ispirato a una storia vera, la storia vera è ispirata a una storia falsa, la storia falsa non è molto ispirata. Con le parole recitate da Max Tortora, un narratore che non vedremo mai nel corso del film, si apre il sipario sulla favolaccia raccontata dai fratelli D'Innocenzo che, fieri, stringono tra le mani l'Orso d'Argento per la miglior sceneggiatura aggiudicatosi alla 70ma edizione [...] Vai alla recensione »
"Favolacce" è il secondo film dei gemelli Fabio e Damiano D'Innocenzo, cineasti romani che esordirono due anni fa col folgorante "La terra dell'abbastanza" ed è appena uscito sulle principali piattaforme di streaming. Premiato a Berlino per la miglior sceneggiatura, è un titolo d'indubbia audacia, un noir suburbano ambientato nella provincia romana in cui si racconta d'individui accomunati dal vivere [...] Vai alla recensione »
La domanda che sorge spontanea, tra chi mastica di cinema d' autore, è dove potranno arrivare i fratelli D' Innocenzo. Perché se dopo il folgorante esordio de La terra dell' abbastanza, ti confezionano, come secondo film, una pellicola ancora più bella, matura, sapientemente scritta (Orso d' argento per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino) e diretta dai due talentuosi gemelli cineasti [...] Vai alla recensione »
La reticenza. È questo il registro linguistico ed espressivo scelto dai fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo per questo loro lungometraggio (il secondo, dopo l'esordio con La terra dell'abbastanza), presentato con successo al Festival di Berlino dove ha ottenuto il premio per la miglior sceneggiatura. Reticenza non significa cautela e neanche riserbo.
Si tramanda una leggenda, sui colli di Roma. Un giorno, anzi una sera sul tardi, Damiano e Fabio D'Innocenzo, gemelli allora pischelli, entrarono in una rosticceria (un kebabbaro, una pizzeria d'asporto: qui la tradizione orale diversifica) dove riconobbero in attesa Matteo Garrone. Decisero d'importunarlo finché il regista non diede loro retta, e ascoltò con crescente interesse una bizzarra idea per [...] Vai alla recensione »
Ultimamente leggo molte favole, come minimo due al giorno. Ci sono re e principesse, ma ci sono anche tanti poveri. Contadini, mugnai, taglialegna condannati dalla miseria. E ci sono i bambini che diventano vittime, merci di scambio, oggetti del desiderio, se non addirittura carne da macello. Le case editrici di oggi tagliano, riscrivono ed edulcorano questi racconti popolari svuotandoli della loro [...] Vai alla recensione »
È normale che i cineasti non abbiano previsto l' attuale situazione, ma non si può fare a meno di notare che la comparsa nel magma delle piattaforme tv a pagamento di nuovi titoli italiani potrebbe contribuire ad assestare altre randellate al morale già barcollante dei connazionali. Constatazione semplicistica eppure inoppugnabile che emerge dalla quasi contemporanea messa in rete di film molto attesi [...] Vai alla recensione »
Rispetto al pur ottimo La Terra Dell'Abbondanza, sempre presentato a Berlino, il nuovo Favolacce rappresenta un autentico salto quantico per i fratelli D'Innocenzo. Sembra che siano trascorsi decenni in termini di maturità e consapevolezza filmica ma siamo solo al secondo film. Se poniamo in prospettiva una tale esponenziale maturazione, non ci sono limiti al livello qualitativo che potranno raggiungere [...] Vai alla recensione »
Dopo il loro primo lungometraggio La terra dell'abbondanza, che ha riscosso un notevole successo ed era stato presentato proprio qui a Berlino nella sezione "Panorama" nel 2018, i due giovani registi, classe 1988, Damiano e Fabio D'Innocenzo, fratelli gemelli, inseparabili nella vita e sul set sono arrivati con una consapevole maturità anche a questa loro opera seconda, Favolacce.
La caratteristica più sorprendente de La terra dell'abbastanza era l'assoluta coerenza stilistica e tematica con cui gli esordienti Fabio e Damiano D'Innocenzo erano riusciti a mettere in scena il sacrificio di due vergini alla periferia di una grande città. I primissimi piani quasi asfissianti riuscivano ad accompagnare per mano i personaggi nella discesa verso un inevitabile baratro, dando costantemente [...] Vai alla recensione »
Villette a schiera, l'estate torrida, i giardini sonnecchianti delle case in vacanza, famiglie disadattate all'immobilità della controra esistenziale in cui galleggiano, apparentemente sazie, corpi morti di un mondo che soddisfa solo l'insoddisfazione dei viventi. Padri frustrati e violenti, madri annoiate e indolenti, figli pressati e indifferenti.
Nella classifica quotidiana redatta dalla rivista «Screen» coi voti di alcuni giornalisti della stampa internazionale al primo posto tra i titoli in gara per l'Orso d'oro per ora c'è Undine, il magnifico film di Christian Petzold, e all'ultimo Siberia di Abel Ferrara, detestato persino più del terribile svizzero Little Sister la cui scelta in concorso si deve probabilmente alla presenza di Nina Hosse, [...] Vai alla recensione »
"Lo so, volevate una storia realistica", dice beffardo il narratore di Favolacce, che partendo dal diario interrotto di una bambina imbastisce per lo spettatore il racconto dell'estate grottesca di un quartiere nella periferia romana. I gemelli D'Innocenzo calcano la mano sulla natura respingente di un campionario di miserabili: avidi e violenti, invidiosi e ipocriti, brutti, sporchi e cattivi, i genitori [...] Vai alla recensione »
La terra non è più dell'abbastanza, non è più media, ma mediana, interseca l'abbondanza e la mancanza. E' una terra di villini familiari e sconosciuti insieme, in cui la crisi è quotidiana, ovvero non è crisi. All'opera seconda, i fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo non se la raccontano più, come nel pur pregevole esordio La terra dell'abbastanza (2018), ma ci sbattono in faccia le loro, ovvero le [...] Vai alla recensione »
Una favola nera che racconta senza filtri le dinamiche che legano i rapporti umani all'interno di una comunità di famiglie, in un mondo apparentemente normale dove la rabbia e la disperazione sono pronte ad esplodere. Cosa sono le favolacce, se non il racconto quotidiano di un'esistenza priva di scopo, di ragione, perfino di direzione? Se le possono raccontare tra loro i bambini sottovoce, la notte [...] Vai alla recensione »
In una periferia romana, in villini a schiera, vivono alcune famiglie piccolo borghesi, che trascorrono la giornata in cerca di soddisfazioni personali che riempiano la vita, ma in realtà nascondendo malesseri e fallimenti. I figli, spesso ancora bambini, covano sempre più uno stato d'animo di distacco, quando non di ribellione. Nelle pieghe di una infelicità strisciante, scoppiano le tragedie.
Ancora una volta la periferia romana, da Spinaceto a Casal Bruciato. Ma non i soliti casermoni, con le desolanti stese di cemento. Qua è roba di villini monofamiliari, di bei salotti, verande, giardini e cene all'aperto, piscine gonfiabili. Il che vuol dire che si tratta di vite tutto sommato agiate, nonostante anche qui le difficoltà non manchino, soprattutto sul piano psicologico e dei rapporti. Vai alla recensione »