Favolacce |
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Un film di Fabio D'Innocenzo, Damiano D'Innocenzo.
Con Elio Germano, Tommaso Di Cola, Lino Musella, Ileana D'Ambra, Cristina Pellegrino, Giulia Melillo, Laura Borgioli, Enrico Pittari, Federico Majorana, Giulia Galiani.
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Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 98 min.
- Italia 2020.
- Vision Distribution
uscita lunedì 15 giugno 2020.
MYMONETRO
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i terribili fratelli
di MAURIDALFeedback: 15422 | altri commenti e recensioni di MAURIDAL |
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martedì 2 giugno 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film scritto e diretto da due fratelli, situazione che ha illustri precedenti e direi una storia lunga nella cinematografia. A partire dai Lumiere, passando per i Coen , per i fratelli Taviani, ancora per i Vanzina, , per finire con i Manetti Bros appunto. I due fratelli D Innocenzo , sono una conferma quindi di come una identità di singoli fratelli possa esprimersi nell’arte della cinematografia , che però coinvolge e si rivolge non tanto ai singoli individui ma alla comune identità collettiva di più persone estranee ,sconosciute tra loro ma accomunate contemporaneamente dalla visione di un film. Un mistero dunque di come possa nascere in due fratelli , addirittura gemelli come nel caso di Fabio e Damiano D’Innocenzo, una coincidente visione della realtà da raccontare , a favore di un pubblico di spettatori non certo soltanto parenti o amici degli autori, ma sicuramente amici fraterni del cinema . Da qui forse il mistero si chiarisce , nella visione del film favolacce , poiché la storia narrata non è la realtà vissuta direttamente dai due autori, ma un richiamo di storie ascoltate , anche immaginate nella mente di ragazzini , di adolescenti anche bambini che osservano, ascoltano il mondo degli adulti, che sono i genitori, per primi, e poi tutta la varia umanità buona o cattiva, malvagia o docile con cui vengono in contatto. Dunque più che una favolaccia, si racconta una storiaccia di genitori che non lo sono, in senso affettivo, educativo o di buon esempio per la vita di future generazioni. Il film è una dichiarazione di sfiducia verso gli adulti genitori falliti o mancati, sfiducia tragicamente poi dimostrata da figli bambini , oppure adolescenti che lasciati soli si auto distruggono e dunque scompaiono . Intanto il linguaggio narrativo non è un realismo verista, ma direi più onirico e immaginario , poiché il racconto si svolge come un diario di una ragazzina che appunto descrive le storture e le violenze familiari. Intanto è probabile che i registi abbiano tratto dai loro ricordi di infanzia o adolescenziali, le storie narrate , ma sicuramente il film procede per immagini come un collage di situazioni ,personaggi , luoghi volti non necessariamente legati in successione . Il dialetto romanesco parlato ,farfugliato non sempre aiuta il racconto ,ma l’esperimento narrativo è interessante, il ritmo si allunga nel finale per chiudere nel silenzio del volto dell’unico attore che recita sul serio, Elio Germano ,efficace nel personaggio di padre incapace, inadeguato a crescere i figli. Un film che non pretende di essere una denuncia o un racconto psicologico, consegna al pubblico una rimessa narrativa di immagini e storie liberate dai due registi, fautori di una probabile novella corrente del cinema italiano. (mauridal)
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