onufrio
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lunedì 28 gennaio 2013
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omaggio al western italiano
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Tarantino si dà al western e lo fà nel migliore dei modi, omaggiando il cinema western italiano da Django appunto ,film di Corbucci del 1966 con F.nero, qua presente in un cameo, ai spaghetti western di S.Leone, passando per la colonna sonora di Lo chiamavano trinità. E' la storia di Django(J.Foxx), incatenato dalla schiavitù, viene liberato da un cacciatore di taglie:Dottor Schultz, interpretato magistralmente da un sempre più bravo Christoph Waltz; i due diventeranno compagni di "lavoro";la nota sentimentale a dare ancora più pepe alla storia è che Django ha una moglie, anche lei schiava, la seconda parte del film si concentra sul ritrovamento di Broomhilda, nella Candyland di Calvin Candie, è qui che entrano in scena altri due personaggi del calibro di Leonardo Di Caprio e Samuel L.
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Tarantino si dà al western e lo fà nel migliore dei modi, omaggiando il cinema western italiano da Django appunto ,film di Corbucci del 1966 con F.nero, qua presente in un cameo, ai spaghetti western di S.Leone, passando per la colonna sonora di Lo chiamavano trinità. E' la storia di Django(J.Foxx), incatenato dalla schiavitù, viene liberato da un cacciatore di taglie:Dottor Schultz, interpretato magistralmente da un sempre più bravo Christoph Waltz; i due diventeranno compagni di "lavoro";la nota sentimentale a dare ancora più pepe alla storia è che Django ha una moglie, anche lei schiava, la seconda parte del film si concentra sul ritrovamento di Broomhilda, nella Candyland di Calvin Candie, è qui che entrano in scena altri due personaggi del calibro di Leonardo Di Caprio e Samuel L.Jackson. Lo stile Tarantino rimane inconfondibile, il sangue gronda e schizza che è un piacere, l'umorismo non abbandona mai la scena e la suspence in alcune scene s'impadronisce dello spettatore. Waltz è da Oscar.
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luk.colombo
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lunedì 28 gennaio 2013
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recensori o tifosi?
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E' forse un'insicurezza di fondo che fa mettere le mani avanti e proclamare un non necessario "non comprendere Tarantino significa non comprendere la cinematografia moderna"?
Si può dire, senza passare per incompetenti o per prevenuti, che Django non è affatto un capolavoro? Oddio, io un po' prevenuto lo sono, e rivendico il diritto di esserlo: ormai la poetica di Tarantino è nota, e questo film non fa altro che confermarla in pieno. Da questo punto di vista il regista fa un favore tanto ai suoi fan quanto ai suoi detrattori: non sorprende.
Insomma, l'immaginario di Tarantino continua ad essere pre-adolescenziale: buoni e cattivi che si menano, violenza sublimata e quasi astratta, effetti splatter, bidimensionalità fumettistica della storia (personaggi stilizzati, trama semplificata, convergenza quasi meccanica sull'orgia di violenza finale, anch'essa stilizzata).
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E' forse un'insicurezza di fondo che fa mettere le mani avanti e proclamare un non necessario "non comprendere Tarantino significa non comprendere la cinematografia moderna"?
Si può dire, senza passare per incompetenti o per prevenuti, che Django non è affatto un capolavoro? Oddio, io un po' prevenuto lo sono, e rivendico il diritto di esserlo: ormai la poetica di Tarantino è nota, e questo film non fa altro che confermarla in pieno. Da questo punto di vista il regista fa un favore tanto ai suoi fan quanto ai suoi detrattori: non sorprende.
Insomma, l'immaginario di Tarantino continua ad essere pre-adolescenziale: buoni e cattivi che si menano, violenza sublimata e quasi astratta, effetti splatter, bidimensionalità fumettistica della storia (personaggi stilizzati, trama semplificata, convergenza quasi meccanica sull'orgia di violenza finale, anch'essa stilizzata). Che questo sia lo stile di Tarantino mi pare evidentissimo: avrei io qualche dubbio sulla competenza cinematografica di chi non se ne accorgesse.
Attenzione, non si tratta in sé di un giudizio negativo. Ma che le storie di Tarantino siano oggettivamente superficiali è difficile da smentire: lo sono i personaggi, di cui non intravvediamo mai i pensieri, le eventuali contraddizioni, la profondità psicologica. Lo è il contesto storico, reinventato con una libertà che affascina, ma che ha davvero qualcosa della fantasia onnipotente dell’infanzia: il principio di realtà è sospeso, ogni pretesa di credibilità è sacrificata sull’altare del piacere di plasmare la storia.
Il risultato è un piacevolissimo fumettone in cui tutto va come deve andare (un qualche sussulto nella trama poteva esserci dopo che il gioco dei due eroi viene smascherato, invece niente: tutto scivola meccanicamente ed inesorabilmente nel Gran Massacro Finale). Tutto ok, ma i capolavori sono altri. Sì, c'è un innegabile talento fotografico (bellissime le luci e i colori), ma ciò non toglie, anzi a volte esaspera la sensazione di vedere un infinito videoclip musicale dove la storia non è che un mero pretesto.
A voler essere cattivelli, poi, cosa c’è di più gratificante che ritagliarsi il ruolo del Grande Vendicatore di due delle più grandi vergogne della storia occidentale? Bastardi senza gloria e Django sono la stessa identica favola per bambini; la prima reinventa un finale al nazismo, l’altra un’improbabile vendetta nera contro lo schiavismo (ma con un bianco buono con cui identificarsi, badate bene). Come fa il pubblico a non essere con te quando fai crepare tutto lo stato maggiore nazista in un incendio? Come fa a ad essere contro di te quando, fin dal primo fotogramma, tutto invoca una tremenda vendetta contro gli spietati schiavisti? Diciamo che per godersi fino in fondo queste storie bisogna, come dire, stare al gioco.
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zelos1977
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lunedì 28 gennaio 2013
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tarantino "storico" ..parte seconda
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Immaginereste voi un regista bianco che simpatizza per il suo protagonista di colore? Bhè è difficile.. e pensate che il personaggio principale è un uomo di colore ex schiavo che si fa giustizia da sè contro i bianchi ai tempi della guerra di Secessione statunitense. Tarantino non delude mai e lo dimostrano i 165 minuti che filano via con un piacere per la audio-visione fuori dal comune.. cast perfetto come sempre, invenzioni registiche sorprendenti e una confezione di gran classe visto che i produttori sono i potenti fratelli Weinstein. Certo la riuscita artistica non è quella del precedente BASTARDI SENZA GLORIA, però è impossibile non rimanere ammaliati dal suo reinventare il cinema ogni qualvolta che gira una nuova pellicola e, soprattutto, nel panorama mondiale nessun'altro filmaker è capace di scriversi sceneggiature così straordinariamente originali ed imprevedibili.
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Immaginereste voi un regista bianco che simpatizza per il suo protagonista di colore? Bhè è difficile.. e pensate che il personaggio principale è un uomo di colore ex schiavo che si fa giustizia da sè contro i bianchi ai tempi della guerra di Secessione statunitense. Tarantino non delude mai e lo dimostrano i 165 minuti che filano via con un piacere per la audio-visione fuori dal comune.. cast perfetto come sempre, invenzioni registiche sorprendenti e una confezione di gran classe visto che i produttori sono i potenti fratelli Weinstein. Certo la riuscita artistica non è quella del precedente BASTARDI SENZA GLORIA, però è impossibile non rimanere ammaliati dal suo reinventare il cinema ogni qualvolta che gira una nuova pellicola e, soprattutto, nel panorama mondiale nessun'altro filmaker è capace di scriversi sceneggiature così straordinariamente originali ed imprevedibili. Il regista fa un suo inaspettato cameo nel finale e omaggia S. Corbucci all'inizio con la canzone Django e alla fine usando il leimotiv che fu di LO CHIAMAVANO TRINITA', lo spaghetti western all'italiana che tanto ha amato. Ci attenderemmo che agli Oscar almeno la migliore sceneggiatura originale fosse premiata, visto che incomprensibilmente hanno escluso le nominations per la miglior regia e per il migliore attore non protaginista Leonardo Di Caprio!
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ceres_susa
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domenica 27 gennaio 2013
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geniale ritorno allo spaghetti-western con morale
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Dopo oltre 30 anni, lo spaghetti western ritorna d’attualità con Django Unchained. Storia avvincente, richiami continui ai capolavori del western all’italiana, con i ritmi tipici delle epopee di Sergio Leone. Il ritmo apparentemente lento é un espediente per far salire la tensione (e la paura) nello spettatore, soprattutto in occasione della visita da Candy. Il carattere splatter delle opere di Tarantino qui é effettivamente l’aspetto che piu puo bloccare la diffusione dell’opera (soprattutto nel genere femminile) e che segna una certa distinzione col western anni ’60. Il film può certamente essere letto come una critica al razzismo, facendoci soprattutto capire che il razzismo é un difetto dell’uomo in generale (faccio notare che il meno razzista del film é il dottor Schulz, tedesco di germania), i piu razzisti sono i bianchi (peraltro anch’essi immigrati o figli di immigrati) d’america, mentre i neri conniventi (Stephen in primo luogo) sono i Kapo della situazione, ancor peggio dei bianchi nell’umiliare i loro simili.
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Dopo oltre 30 anni, lo spaghetti western ritorna d’attualità con Django Unchained. Storia avvincente, richiami continui ai capolavori del western all’italiana, con i ritmi tipici delle epopee di Sergio Leone. Il ritmo apparentemente lento é un espediente per far salire la tensione (e la paura) nello spettatore, soprattutto in occasione della visita da Candy. Il carattere splatter delle opere di Tarantino qui é effettivamente l’aspetto che piu puo bloccare la diffusione dell’opera (soprattutto nel genere femminile) e che segna una certa distinzione col western anni ’60. Il film può certamente essere letto come una critica al razzismo, facendoci soprattutto capire che il razzismo é un difetto dell’uomo in generale (faccio notare che il meno razzista del film é il dottor Schulz, tedesco di germania), i piu razzisti sono i bianchi (peraltro anch’essi immigrati o figli di immigrati) d’america, mentre i neri conniventi (Stephen in primo luogo) sono i Kapo della situazione, ancor peggio dei bianchi nell’umiliare i loro simili. 10 per il film e 10 e lode per la morale che ci ha insegnato. Complimenti a Morricone e Elisa Toffoli per averci commosso (in italiano) e per aver contribuito a rendere grande questo film.
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albydrummer
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domenica 27 gennaio 2013
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imperdibile
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Un altro Capolavoro del grande maestro Tarantino..Imperdibile!!!
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astromelia
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domenica 27 gennaio 2013
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buona la prima,noiosa la seconda ,finale col botto
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sostenuta la sceneggiatura,peccato scada nella seconda parte all'entrata in scena di di caprio che non mi convince mai,il film rallenta quasi a noia per poi finire a morti ammazzati a più non posso,piuttosta stupida la parte della moglie di django fatta di gridolini fuoriposto,detesto i film pieni di violenza ma tarantino è abile a sovrastare il tutto con comicità folle,in complesso buon film attori nella parte.
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audreyandgeorge
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domenica 27 gennaio 2013
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django e il carpaccio di manzo
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Ancora oggi qualcuno domanda “perché vedere Tarantino?” Troppo sangue e troppa violenza….. Ma cosa c’è dietro al sangue e alla violenza?
Un punto di vista che non esisteva, una cinefilia maniacale, una voracità da B.movie, un amore dichiarato per il cinema italiano anni 70’, una capacità di caratterizzazione da fumettista, uno scrittore geniale.
Con Pulp Fiction è nato un genere, con Bastardi Senza Gloria ha confermato il suo talento di narratore fuori dagli schemi e con Django Unchained ha reinventato lo Spaghetti Western.
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Ancora oggi qualcuno domanda “perché vedere Tarantino?” Troppo sangue e troppa violenza….. Ma cosa c’è dietro al sangue e alla violenza?
Un punto di vista che non esisteva, una cinefilia maniacale, una voracità da B.movie, un amore dichiarato per il cinema italiano anni 70’, una capacità di caratterizzazione da fumettista, uno scrittore geniale.
Con Pulp Fiction è nato un genere, con Bastardi Senza Gloria ha confermato il suo talento di narratore fuori dagli schemi e con Django Unchained ha reinventato lo Spaghetti Western. Il punto di partenza del film di Tarantino è proprio quel Django del '66 diretto da Sergio Corbucci, Tarantino infatti ne adotta la colonna sonora e recluta nel suo cast il protagonista di allora Franco Nero, dandogli tuttavia una piccola parte. Il film inizia con le note di Luis Bacalov colonna sonora dell'originale 'Django' e si conclude con una traccia decisamente più popolare come "Lo chiamavano Trinità" di Franco Micalizzi.
Django Unchained non è chiaramente un western classico, è un mix tra spaghetti western e lo splatter alla Tarantino. Guardate la differenza tra il trailer dell’originale e quello di Tarantino:
Lo spaghetti western non è mai stato così moderno… non esistono generi passati di moda esistono, solo capolavori!
Un piatto da Django è un piatto rigorosamente con carne, morta, ehm.... meglio dire cruda: il carpaccio di manzo solo su nonsolopizzaecinema.com
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john d
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domenica 27 gennaio 2013
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le capacità di quentin colpiscono ancora
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Tarantino non si smentisce e ci propone un altro film tutto suo, che può essere visto sia per puro svago sia da un punto di vista un po' più impegnato. Django non è forse destinato a rimanere nella storia del cinema ma non è possibile non apprezzarlo. abbiamo tre personaggi (Django, il dott. Schultz e Calvin Candie), ottimamente interpretati dai loro rispettivi attori, a cui ci si affeziona, tanto che si prova un certo dispiacere quando il secondo di loro viene ucciso e nel mio caso anche quando Calvin subisce la stessa sorte. sullo schermo si compone una melodia di scene in stile wester, splatter, sentimentale ed addirittura semicomico, che riesce a lasciare spesso il pubblico con il fiato sospeso.
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Tarantino non si smentisce e ci propone un altro film tutto suo, che può essere visto sia per puro svago sia da un punto di vista un po' più impegnato. Django non è forse destinato a rimanere nella storia del cinema ma non è possibile non apprezzarlo. abbiamo tre personaggi (Django, il dott. Schultz e Calvin Candie), ottimamente interpretati dai loro rispettivi attori, a cui ci si affeziona, tanto che si prova un certo dispiacere quando il secondo di loro viene ucciso e nel mio caso anche quando Calvin subisce la stessa sorte. sullo schermo si compone una melodia di scene in stile wester, splatter, sentimentale ed addirittura semicomico, che riesce a lasciare spesso il pubblico con il fiato sospeso. film che lascia sinceramente soddisfatti e in cui è difficile trovare pecche, qualcuno potrebbe dire la violenza e la volgarità ma Tarantino ha la capacità di rendere piacevoli persino queste. questo è uno dei pochi film usciti ultimamente che ha un "perchè", e che merita tutti i soldi del biglietto.
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dado1987
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domenica 27 gennaio 2013
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scatenato, ma claudicante
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Ecco a voi riesumanta una pasta agli spaghetti western condita con il solito sugo truculento tarantiniano. Django è uno schiavo che viene liberato ed arruolato da un cacciatore di taglie, che lo aiuterà a fare grana e ad andare in cerca della moglie schiava e venduta ad un grande proprietario terriero. Il film parte con una buon antipasto di comicità, condito con la fantastica recitazione di C.Waltz, insieme ai soliti pupilli di Tarantino, come Don Johson e S.L. Jackson, e la personificazione del male in Di Caprio. Django è una pellicola piena di citazioni dei vecchi western, a partire dal nome del protagonista e dal cameo di Franco Nero, a finire con la colonna sonora di "Lo chiamavano Trinità" degli Oliver Onions.
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Ecco a voi riesumanta una pasta agli spaghetti western condita con il solito sugo truculento tarantiniano. Django è uno schiavo che viene liberato ed arruolato da un cacciatore di taglie, che lo aiuterà a fare grana e ad andare in cerca della moglie schiava e venduta ad un grande proprietario terriero. Il film parte con una buon antipasto di comicità, condito con la fantastica recitazione di C.Waltz, insieme ai soliti pupilli di Tarantino, come Don Johson e S.L. Jackson, e la personificazione del male in Di Caprio. Django è una pellicola piena di citazioni dei vecchi western, a partire dal nome del protagonista e dal cameo di Franco Nero, a finire con la colonna sonora di "Lo chiamavano Trinità" degli Oliver Onions. Devo dire che personalmente dopo aver visto Bastardi e il trailer di Django, avevo delle buone pretese sul film che purtroppo in buona parte sono state tradite, poichè secondo me il film inizia con i botti, con una bella storia, la regia e i dialoghi reggono fino a più o meno i 4/5 del film, punto in cui si ha un tracollo indecoroso, dove tutte le premesse vengono brutalmente massacrate, e per dolce ti ritrovi il solito guazzabuglio di sangue insensato, giusto perchè Tarantino è fissato con sti cavolo di B-Movies che ci deve propinare, ci mancava solo che comparisse Machete ad aiutare Django ed il finale di per sè già grottesco, avrebbe potuto avere la perfetta pennellata tarantiniana.
In defintiva Django è un'occasione sprecata, avrebbe potuto essere un bellissimo film come Bastardi e invece viene azzoppato sul finale, che gran peccato..
Voto 7,5 (poteva essere un 9..)
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[+] davero??
(di opidum)
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