quaglia84
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martedì 22 gennaio 2013
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tarantino al top
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Ora, dopo Django Unchained anche i più strenui detrattori dei Tarantino dovrebbero dirsi almeno “persuasi”che la sua arte o mestiere sia arrivata a dei livelli ragguardevoli .Tarantino nella sua maturità cinefila, prendendo spunto dai generi per poi spesso tradirli, sta riscrivendo una sua personale contro-storia impartendo una qualche lezione. Sempre divertendosi.
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moulinsky
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martedì 22 gennaio 2013
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tarantino incatenato
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E' imploso Tarantino, l'esito che tutti si aspettavano (temendolo, i fans; auspicandolo, i denigratori) senza neanche aver bisogno di prefigurarlo apparire sul set, imbolsito dall'agiatezza e dal successo - e sicuramente più a suo agio ormai se vita e arte coincidono nel privé di qualche B-night di L.A.: la scucchia strafatta tra le tettone di aspiranti starlette a consumare il suo sogno di ragazzo cesso e sfigato - come certi attori chiamati in scena sul finale di partita per svegliare dal torpore, in un soprassalto di bocche aperte e narici fischianti, l'ennesima riedizione della stessa sceneggiatura dove, ormai si è capito, cambiano i costumi e gli attrezzi di scena non le trovate pirotecniche, mentre le battute si ripetono stancamente, e non si ride nemmeno più, nel gigioneggiare degli attori che passano da un genere all'altro riproponendo la stessa maschera solo aggiustata da qualche tocco di parrucco e dalla star di turno (qui Di Caprio che fa il verso al pirata di Johnny Deep) che scambia il film come la sua occasione d'autore.
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E' imploso Tarantino, l'esito che tutti si aspettavano (temendolo, i fans; auspicandolo, i denigratori) senza neanche aver bisogno di prefigurarlo apparire sul set, imbolsito dall'agiatezza e dal successo - e sicuramente più a suo agio ormai se vita e arte coincidono nel privé di qualche B-night di L.A.: la scucchia strafatta tra le tettone di aspiranti starlette a consumare il suo sogno di ragazzo cesso e sfigato - come certi attori chiamati in scena sul finale di partita per svegliare dal torpore, in un soprassalto di bocche aperte e narici fischianti, l'ennesima riedizione della stessa sceneggiatura dove, ormai si è capito, cambiano i costumi e gli attrezzi di scena non le trovate pirotecniche, mentre le battute si ripetono stancamente, e non si ride nemmeno più, nel gigioneggiare degli attori che passano da un genere all'altro riproponendo la stessa maschera solo aggiustata da qualche tocco di parrucco e dalla star di turno (qui Di Caprio che fa il verso al pirata di Johnny Deep) che scambia il film come la sua occasione d'autore. Implode per saturazione Tarantino, di citazioni, di pomodoro, di strafottenza (la sua cifra stilistica), implode la sua idea di cinema incapace di liberarsi delle sue proprie catene, che ormai mastica se stesso, non crea, digerisce piuttosto, e quando è riuscito ha il fascino della chiazza di vomito sul tappeto buono di casa, mai di sangue perché il suo è sempre stato un dramma da cartoon (anche nelle Iene, il suo film migliore). Scivola sul western, e non è un caso (ci si sono impantanati già i Cohen, geni veri), perché il western meno di tutti si presta (pure Kubrick se n'è rimasto prudente alla larga) al gioco postmoderno che mescola alto e basso, dramma e commedia, suicida nel riproporre l'antinomia surclassata dalla storia che oppone Bene e Male, o Bianco a Nero, e funziona solo quando sospende programmaticamente l'incredulità (laddove è l'indiano e giammai il negro ad accollarsi le storture del mondo e il ruolo - per il pubblico catartico - del cattivo) o si fa parodia caciottara riaffermando con un ghigno i (dis)valori sui quali si afferma. Qui si rimane col bavaglio (è il momento più poetico del film, la sua resa forse, eroica comunque), come la misteriosa bandita che guarda l'arrivo del tridimensionale in soffitta su uno stereoscopio, e aspetti invano che una donna faccia girare una storia che non può più svoltare. Resta Broomhilda nell'ultimo fotogramma a imbracciare a cavallo il fucile, e siamo già tornati a Kill Bill.
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luca scial�
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martedì 22 gennaio 2013
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tarantino realizza il suo sogno
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1876, America del sud. Siamo alla vigilia della Guerra civile. Cinque neri sono trasportati nel cuore della notte da una città all'altra, come consuetudine, per essere venduti a qualche padrone. La carrozza che li guida viene fermata da un dottore, certo King Schultz, che chiede se tra loro ci fosse un certo Django. Dopo averlo acquistato uccide uno dei due padroni e ne ferisce un'altra concedendo ai suoi schiavi di finirlo. All'uomo di colore poi spiega qual è il reale scopo del suo acquisto: Django conosce tre persone che lui sta cercando, essendo un cacciatore di taglie e lo invita a portarlo da loro. Uccisi i tre, tra i due nasce una collaborazione professionale oltre che una leale amicizia.
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1876, America del sud. Siamo alla vigilia della Guerra civile. Cinque neri sono trasportati nel cuore della notte da una città all'altra, come consuetudine, per essere venduti a qualche padrone. La carrozza che li guida viene fermata da un dottore, certo King Schultz, che chiede se tra loro ci fosse un certo Django. Dopo averlo acquistato uccide uno dei due padroni e ne ferisce un'altra concedendo ai suoi schiavi di finirlo. All'uomo di colore poi spiega qual è il reale scopo del suo acquisto: Django conosce tre persone che lui sta cercando, essendo un cacciatore di taglie e lo invita a portarlo da loro. Uccisi i tre, tra i due nasce una collaborazione professionale oltre che una leale amicizia. Schultz vuole aiutare Django a ritrovare sua moglie.
Dopo il capolavoro Bastardi senza gloria, Tarantino si prende la libertà di realizzare un sogno: girare un film western, essendo, come noto, grande fan di Sergio Leone. Django Unchained presenta tutti i connotati tarantiniani: scene cariche di tensione, la vendetta, violenza talvolta gratuita, ironia, sequenze dilatate a volte in modo superfluo, sprazzi brevi di sentimentalismo. Se il film precedente era ambientato nella Parigi occupata, riscrivendone clamorosamente e addirittura credibilmente le sorti, in questo lungometraggio Tarantino riabilita la dignità dei neri schiavizzati dell'America pre-rivoluzionaria, vendicandoli attraverso la pistola veloce del Dottor Schultz e di Django.
Ritroviamo Christoph Waltz, questa volta nelle vesti dell'eroe, mentre l'eroe dalla pelle nera viene interpretato da Jamie Foxx. Ottima anche l'interpretazione di Leonardo Di Caprio nei panni del ricco signor Candy, infaticabile attore ormai da anni consacrato e lontano dalle etichettature affrancategli da Titanic. Quasi irriconoscile invece Samuel L. Jackson nei panni del cinico nero governante che ha ormai dimenticato le sue origini. Più marginale il ruolo della brava e bella Kerry Washington, alla quale però Tarantino non affida il solito ruolo di eroina vendicatrice come fatto nei due film precedenti. Un cameo anche per Franco Nero, protagonista del primo Django e per lo stesso regista.
Non mancano infine omaggi al maestro Sergio Leone, fatti di battute, inquadrature, elementi e musiche tipiche dei suoi film.
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michelangelo scialfa
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martedì 22 gennaio 2013
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la storia reinterpretata da tarantino
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Un film Tarantiniano con la T maiuscola, non solo per l'ottima fattura che si riconferma (Nolan prendi nota!) ma soprattutto per essere la riprova dell'evoluzione piena del grandissimo regista nato all'insegna del Pulp, del quale non rinnega le origini ma bensì ne esalta ancor più la forza scenica stillandolo saggiamente lungo la strada narrativa.
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Un film Tarantiniano con la T maiuscola, non solo per l'ottima fattura che si riconferma (Nolan prendi nota!) ma soprattutto per essere la riprova dell'evoluzione piena del grandissimo regista nato all'insegna del Pulp, del quale non rinnega le origini ma bensì ne esalta ancor più la forza scenica stillandolo saggiamente lungo la strada narrativa.
La trama, seppur eccezionale, non è altro che un pretesto...
La grandezza non sta nell'intreccio spaccacervelli alla Nolan o nella linearità magistrale alla Hitchcock...
Ma nella modalità della narrazione dell'intreccio stesso mediato attraverso personaggi a dir poco straordinari, sia in quanto soggetti scenografici che in quanto attori sublimi!
E a tal proposito come non citare l'altra grandissima riconferma di Christoph Waltz questa volta nei panni di un ex dentista ora cacciatore di taglie, dal linguaggio forbito e modi raffinati che stridono con le sue azioni cruente, ma mai gratuite. Assolutamente fantastico "come buon tedesco" nella surreale trasposizione del mito dei nibelunghi!
Una modalità di narrazione e di montaggio unica e inimitabile, con una sensibilità musicale da orecchio assoluto visivo! Un' agilità nel cambio di tono improvviso da 0 a 100 in meno di 3 secondi degno di una supersportiva!
Ma sappiamo chi è il genio tarantiniano!
Non mi dilungherei nelle innumerevoli "genialate" che troviamo durante la visione di Django (quindi: andate a vederlo!) ma riprenderei quell'evoluzione lasciata in sospeso...
Vedo in Tarantino una sorta di regista cinematografico che analizza gli eventi storici dal basso - vedi la scena della fantasiosa, ma quanto mai più vera genesi del KKK - una nuova caratteristica che adoro, ma che dico? Che amo!
Un'evoluzione tutt'altro che semplicie, dalle pretese e premesse culturalmente elevate, che avanza su un terreno assai scivoloso: il rischio di cadere nel banale e soprattutto nel ridicolo è sempre dietro l'angolo, ma Quentin dimostra di sapersi destreggiare egregiamente tra i vari registri narrativi, unendo assurda comicità e atroce verità in maniera incantevolmente emozionante.
Tarantino riesce a trasportarci in un mondo dominato dall'assurdo dei contrasti; figura principe il maggiordomo Stephen, un negro più razzista dei bianchi (un po' come i meridionali leghisti) interpretato dal ritrovato Samuel L. Jackson.
Un mondo, che, per sua stessa caratteristica appena analizzata, è totalmente e dichiaratamente irreale.
Un mondo arteffato, ossia cinematografico!, che permette a Quentin Tarantino, libero da dogmi manualistici, di rintracciare l'essenza vera della Storia e soprattutto dei comportamenti umani, riuscendo così a spiegar brillantemente le orribili verità del nostro passato.
A onor del vero, elemento già presente nell'altro capolavoro, forse nel complesso della sua totalità filmica superiore, di Bastardi senza Gloria!
Ok sono di parte, concesso...
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olimpiamicky
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martedì 22 gennaio 2013
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quanti punti in contatto con bastardi senza gloria
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Occhio tanti spoiler!!
Parlano entrambi di due periodi storici vergognosi per l'umanità: il nazismo e lo schiavismo. Calvin Candle è una sorta di piccolo Hitler, anche lui sostiene la superiorità della razza bianca rispetto alla nera e la delirante spiegazione della morfologia del cranio con "le famose fossette della sottomissione dei negri" sta lì proprio a spiegarlo. Hitler deportava gli ebrei nei campi di concentramento, venivano marchiati, torurati e uccisi. Candle nella sua Candyland lì marchiava anche lui, li dava in pasto ai cani se scappavano e uccideva se non obbedivano. Non voglio paragonare lo schiavismo al nazismo ovvio però con le dovute distanze dei punti in contatto ci sono.
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Occhio tanti spoiler!!
Parlano entrambi di due periodi storici vergognosi per l'umanità: il nazismo e lo schiavismo. Calvin Candle è una sorta di piccolo Hitler, anche lui sostiene la superiorità della razza bianca rispetto alla nera e la delirante spiegazione della morfologia del cranio con "le famose fossette della sottomissione dei negri" sta lì proprio a spiegarlo. Hitler deportava gli ebrei nei campi di concentramento, venivano marchiati, torurati e uccisi. Candle nella sua Candyland lì marchiava anche lui, li dava in pasto ai cani se scappavano e uccideva se non obbedivano. Non voglio paragonare lo schiavismo al nazismo ovvio però con le dovute distanze dei punti in contatto ci sono...
Django sarebbe come un bastardo. Lui diventa cacciatore di taglie non tanto per i soldi ma per ritrovare la moglie...ma anche perchè prova gusto ad ammazzare uomini bianchi proprio per una vendetta per quello che i bianchi stavano facendo alla sua razza..
Il dentista Schultz personaggio tedesco tra l'altro mi sembra una specie di compensazione per Tarantino dopo aver dipinto nel suo film precedente i crucchi nel loro periodo peggiore qua lo fa emergere a personaggio tutto sommato positivo.
In quella famosa scena poi spara a Candle perchè lui come cacciatore di taglie uccideva uomini cattivi...e quindi trovandosi di fronta un uomo tanto carogna dice poi: "Scusa ma non ho resistito..."
Stephen, il personaggio interpretato da Jackson sarebbe l'alter ego del colonnello Hans Landa. Ma con l'aggravante che è nero, certo non è un cacciatore di neri come l'altro un cacciatore di ebrei ma è un personaggio altrettanto spregevole. Ed è protagonista del finale...nel film precedente Landa venica marchiato dal sergente Apache come nazista qua Stephen viene gambizzato e fatto esplodere...
Esplosione che ricorda il film precedente: in Bastardi il cinema e in questo la tenuta di Candyland, simbolicamente la fine del nazismo come la fine nello schiavismo in Django dato che il film è ambientato poco prima della guerra civile americana.
Comunque solo un regista come Quentin può farti riflettere, inorridire e ridere su argomenti tanto delicati. Da vedere e rivedere.
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lucano11
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martedì 22 gennaio 2013
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rivivere la gioventù
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da ragazzo si andava a vedere i western spaghetti,ci si divertiva a contare i morti nel film e il più bello era quello che ne aveva di più,il piacere di rivedere un ottimo westwern all'italiana è stato grande,Tarantino fa un omaggio al genere usando inquadrature alla Leone,musiche d'epoca ed emozioni sempre vive e possibili nel cuore dei ragazzi e non,insisto sulle musiche con quelle bellissime del folk americano.Tecnicamente ottimo,splendida fotografia,ottima presa in giro dell'america razzista,da vedere ne vale la pena.
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gen80
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lunedì 21 gennaio 2013
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capolavoro, fine del caso!
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non lasciatevi influenzare dai finti intellettuali con la spocchia sotto il naso, è cinema di elevatissima consistenza. Un capolavoro, tra i migliori 10 film degli ultimi 20 anni
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stani 1
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lunedì 21 gennaio 2013
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un quentin tarantino in buona forma
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Capolavoro di genere violento e divertente. Cast brillante (Christoph Waltz e Samuel L. Jackson su tutti) ASSOLUTAMENTE SI!!!
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man.uto
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lunedì 21 gennaio 2013
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oggettivamente un grande film
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Questo è oggettivamente un grande film, si può discutere se è un capolavoro o meno, per me , che l'ho visto solo una volta, è alle soglie del capolavoro, ma come mi è capita per tutti i film di Tarantino devo rivederlo per assimilarlo in pieno. Dire però che questo film è "noioso", "scontato" (perchè un film deve per forza sorprendere?),o altre cose ridicole che ho sentito dire può significare 2 cose: o che non si è oggettivi, o che non si capisce di cinema.
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diomede917
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lunedì 21 gennaio 2013
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si pronucia jango......la d è muta
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Maledetto Quentin…..ce l’hai fatta un'altra volta!!!!
Il geniale regista di Pulp Fiction continua il suo percorso cinematografico omaggiando il cinema che lo ha accompagnato nella sua crescita professionale e che ha fagocitato quando era commesso in una videoteca.
Questa volta è il turno del western…..ma non di quello epico alla John Ford ne di quello crepuscolare di Clint Eastwood ma bensì dei nostri spaghetti western quelli girati da Sergio Leone e Sergio Corbucci…..e come fu per Bastardi senza gloria che prese in prestito perfino il titolo americano di “Quel maledetto treno blindato” (il film che lo ispirò) anche in questo caso la citazione è in fin dal nome del personaggio che da il titolo al film Django….
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Maledetto Quentin…..ce l’hai fatta un'altra volta!!!!
Il geniale regista di Pulp Fiction continua il suo percorso cinematografico omaggiando il cinema che lo ha accompagnato nella sua crescita professionale e che ha fagocitato quando era commesso in una videoteca.
Questa volta è il turno del western…..ma non di quello epico alla John Ford ne di quello crepuscolare di Clint Eastwood ma bensì dei nostri spaghetti western quelli girati da Sergio Leone e Sergio Corbucci…..e come fu per Bastardi senza gloria che prese in prestito perfino il titolo americano di “Quel maledetto treno blindato” (il film che lo ispirò) anche in questo caso la citazione è in fin dal nome del personaggio che da il titolo al film Django…..ossia il pistolero solitario interpretato da Franco Nero.
Fin dall’inizio sappiamo in quale territorio ci stiamo addentrando…..la canzone scritta appositamente da Bacalov e i titoli di testa sono un chiaro rimando a quel cinema che fece lustro all’Italia……poi è solo e tanto Tarantino pensiero…..il protagonista è uno schiavo di colore liberato dalle sua catene (da lì il gioco di parole “unchained”……con la doppia valenza del termine “scatenato”) da un cacciatore di taglie tedesco con una grande forza dialettica (così da permettere allo sceneggiatore Tarantino di sbizzarrirsi in dialoghi straordinari) e vestito da damerino come tutti gli europei in trasferta nella terra dei cowboy.
Del cinema di Tarantino c’è l’estetica della violenza (con flotti di sangue ad ogni sparatoria vedere l’inizio per credere) accompagnata dal sadismo dei suoi personaggi negativi rappresentati a tutto tondo da un Di Caprio dai denti marci che si diverte a far dilaniare dai suoi cani chi sgarra contro di lui…..c’è il senso del kitch più smodato rappresentato dal cameo regalato a Don Johnson…..c’è il linguaggio triviale a go.go per i cultori della statistica che se si sono divertiti a contare i fuck di Pulp Fiction qui si esalteranno a contare i Nigger pronunciati nei 165 minuti di pellicola……c’è il senso dell’umorismo atto a sdrammatizzare l’eccesso di violenza come nella divertente messa in scena del KKK di dilettanti….c’è l’uso del ricordo rappresentato come fosse un altro film…..
Per fare ciò Tarantino usa in maniera funzionale lo splendido cast che ha a disposizione……non me ne voglia Jamie Foxx che è il protagonista ma il Dott. Schultz interpretato da un immenso Christoph Waltz è da Oscar immediato (e non è detto che non arrivi il secondo per attore non protagonista vedendo quello che è accaduto ai Golden Globe) un’icona insostituibile per il regista che, usando il gioco delle citazioni tanto care a Tarantino anche alla luce del cattivo di Bastardi senza gloria, potrebbe essere il suo Klaus Kinski.
Django Unchained è un grande baraccone dove è impossibile non divertirsi…..un divertimento a cui non si è sottratto lo stesso regista che si è voluto regalare cinque minuti da cow-boy……
Al termine del film mi sono sentito come un ragazzino che è andato a Gardaland e in tre ore è riuscito ad andare in tutte le giostre…..e quando nel turbinio di citazioni ti accorgi che quel maledetto Tarantino conclude Django con una doppietta dedicata a Il buono, il brutto e il cattivo e a Trinità non puoi che dire grazie Maestro!!!!!
Di solito concludo con un numero (è in questo caso sarebbe mooooolto alto)…..ma citando Celentano “L’emozione non ha vo….to”
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