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Bisogna chiarire fin da subito una cosa: Tarantino è un grande regista e questo non si discute, ma è anche uno di quei registi che devono piacere! Per quanto mi riguarda apprezzo molto il suo cinema, sempre teso tra il realismo più assoluto e un'esasperazione della violenza tale da renderla poco credibile.
Django Unchained è diviso in due parti ben distinte: la prima che va dall'inizio fino alla morte di Monsieur Candie, la secondo che comprende ciò che resta del film. La prima parte è un mix di intrighi e sotterfugi, uccisioni e complotti. La trama è studiata fin nei minimi dettagli e i personaggi tessono una ragnatela intricata che lascia lo spettatore con il fiato sospeso. Del resto Tarantino non è nuovo a questo genere di "puzzle cinematografici", basti vedere Jackie Brown oppure, senza andare troppo lontano, Bastardi senza gloria. Inoltre l'interpretazione dei quattro "big" del cast, tra cui spicca su tutti quella di Christoph Waltz, impreziosisce ancor di più una pellicola fin qui praticamente perfetta.
Purtroppo le cose cambiano nell'ultima parte di film quando, ucciso il sovrano di Candyland, la trama di fatto si conclude, lasciando spazio ad un puro esercizio di stile tarantiniano. Il regista originario di Knoxville decide a questo punto di concludere la storia con un bel finale in pieno stile spaghetti wester, con il protagonista che si prende una vendetta altamente spettacolare sui suoi nemici. Io non critico la scelta in sè, ma quando un film viene tirato troppo per le lunghe anche quando non ha più niente da dire le cose cominciano a non funzionare più. In definitiva, un finale blando e noioso, che non può nascondersi dietro alle molteplici citazioni dei grandi classici del genere inseriti da Tarantino, rovina parzialmente un film che altrimenti avrebbe sfiorato il sublime.
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