angekiddo
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domenica 20 gennaio 2013
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django e la sua vendetta.
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America del Sud, anni '60. Django, schiavo di colore, riacquista la sua libertà per merito del dr. King Schultz, cacciatore di taglie che, dopo aver incastrato alcuni delinquenti grazie al suo nuovo "complice", lo aiuta nel riavere indietro l'amata Broomhilda, schiava dell'agghiacciante e perfido Calvin Candie, un ricco trafficante di schiavi neri.
L'arguto piano del dr.
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America del Sud, anni '60. Django, schiavo di colore, riacquista la sua libertà per merito del dr. King Schultz, cacciatore di taglie che, dopo aver incastrato alcuni delinquenti grazie al suo nuovo "complice", lo aiuta nel riavere indietro l'amata Broomhilda, schiava dell'agghiacciante e perfido Calvin Candie, un ricco trafficante di schiavi neri.
L'arguto piano del dr. Schutlz e del compagno di giochi Django, però, ha qualche pecca e le vicende prendono una brutta piega.
Django Unchained, il film di Tarantino dove abbiamo le migliori scene che lui abbia mai girato finora ed i più grandi errori che lui abbia mai commesso finora.
Inizio col parlare del cast.
Un Christoph Waltz nei panni del dr. King Shultz per certi versi simili ad Hans Landa, ma che io ho comunque amato. Quando Waltz apre bocca ed inizia a muoversi io già so che niente della sua recitazione mi deluderà.
Un Leonardo Di Caprio che nemmeno l'Oscar potrebbe bastare come premio a quanto memorabile ed incantevole è stato. Nel monologo riguardo il teschio, s'è visto come non mai il suo formidabile talento. Lo dico qui e non credo cambierò questo pensiero: Leonardo Di Caprio (contando anche la sua giovane età e tutto il percorso cinematografico che ha sostenuto) non ha niente da invidiare ad attori come Al Pacino e De Niro, due generazioni completamente differenti, ma in DU più che mai è stato superbo, maestoso, oso dire che ha sfiorato la perfezione. Non ho idea di cos'altro potesse fare di più, per me è stato oro puro.
Un Jamie Foxx che, per quanto sia indubbia la sua bravura, è completamente oscurato da due mostri del cinema come Waltz e Di Caprio.
Un Samuel L. Jackson bravo nella sua interpretazione, ma è proprio il suo personaggio che mi è piaciuto di meno e poi spiegherò il perché.
Ora, parlando della sceneggiatura e della regia, grandi cose ed errori imperdonabili.
Una regia maestosa, la migliore di Tarantino senza ombra di dubbio, un gioco di zoom fenomenale, dall'apparizione di Di Caprio all'entrata di Waltz e Foxx a Candieland vista dagli occhi di L. Jackson.
Si è veramente superato Quentin riguardo la regia, non c'è che dire, ma gli errori che ho visto, beh, non riesco a capacitarmi di come possa averli commessi.
Il pezzo rap che non centra nulla con quella scena del film, ma questo è poco.
Mi chiedo: ma come può una mente eccelsa ed arguta come quella di Shultz non accorgersi che Candie e Stephen li abbiano smascherati? Come può un personaggio irremovibile come Shultz, peccare nella vendetta e sparare a Candie per dei motivi che non so veramente spiegarmi? E poi, il trauma che ha subito riguardo il nero dilaniato dai cani, perché si ripresenta solo nel sentire le note di Beethoven? Io avrei dato spazio a questo sua trauma anche prima, in modo da essere più credibile.
E poi, Stephen, così furbo da smascherare Shultz e Django, poi che fa? Lascia libero Django non immaginando nemmeno che egli sarebbe tornato indietro per avere la sua vendetta? Non sta ne in cielo ne in terra!
Grande errore nel non dare una grande importanza alla morte di Shultz, come minimo un bel primo piano al rallenty ci voleva per un personaggio così fondamentale, anche perché giusto 30 secondi prima un altro colosso del film era morto.
Dalla scena della sparatoria in poi, per me, il film è terminato e ne è iniziato uno nuovo che intitolerei "La vendetta di Django", dove possiamo rivederci il ruolo della Sposa in "Kill Bill", un Django che inganna tre uomini per poteri riavere la sua libertà e tornare a farsi giustizia da solo in maniera teatrale al massimo.
Un altro appunto lo voglio fare dicendo che Tarantino con questo film ha legato il primo Quentin cinematografico col il nuovo Quentin, mi spiego meglio: in questo film ha dato spazio ai ruoli maschili nella quasi totalità, lasciando un piccolo spazio al personaggio di Broomhilda che, per quanto sia la ragione scatenante di tutte le vicende, ha avuto poco modo di mettersi in mostra, e questo lo ricollega al suo primo film, Le Iene, dove la figura maschile è predominante. Ha legato dunque questo vecchio Tarantino con il nuovo Tarantino, e di nuovo ha solo la maturazione, per quanto le sue idee, il suo talento, il suo voler esprimersi siano evidenti già dalle prime pellicole, con Kill Bill, secondo me, ha fatto un balzo in avanti, proprio a livelli di regia parlo io. E' cresciuto, si è fatto le ossa e già con BSG ha dato modo di far vedere perché è uno dei migliori registi in circolazione e non parlo di sceneggiatura, parlo di abilità nel muovere la macchina da presa. Ma con questo film, s'è superato. La mano gliela stringerei volentieri anche solo per la qualità registica.
Le scene splatter sono uno dei suoi marchi, io detesto coloro che associano a Quentin solo questo suo lato, lui non è solo sangue che zampilla dai corpi! Che poi, è così esagerato ed inverosimile che non capisco come possa essere considerata veramente violenza, è talmente estremizzato da risultare puramente scenico, io la chiamo "arte in movimento", voi chiamatela pure violenza gratuita, ma per me è più violenta la scena dell'uccisione di Mufasa in "Il Re Leone" e di sangue non ce n'è.
Voto a questo film? Beh, ho assolutamente bisogno di una seconda visione. E comunque (citando il dr. Schultz) i protagonisti "entrano nei personaggi", ancora una volta QT fa emergere il cinema dentro al cinema.
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belskin88
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domenica 20 gennaio 2013
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tarantino fa centro...ancora!
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"Senza gli spaghetti western non esisterebbe una buona parte del cinema italiano. E Hollywood non sarebbe la stessa cosa." Quentin Tarantino.
Appena appaiono i titoli di testa già si intuisce che il film che ci si appresta a vedere è un grande omaggio al western all'italiana, particolarmente caro, e si vede, a Tarantino. Django Unchained inizia con una chicca per appassionati del genere, ovvero tra le note di Luis Bacalov colonna sonora di Django di Sergio Corbucci e si conclude con una traccia decisamente più popolare come "Lo chiamavano Trinità" di Franco Micalizzi.
Il punto di partenza del film è proprio quel Django del '66 diretto da Sergio Corbucci, Tarantino infatti ne adotta la colonna sonora e recluta nel suo cast l'allora protagonista Franco Neri dandogli tuttavia una piccola parte.
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"Senza gli spaghetti western non esisterebbe una buona parte del cinema italiano. E Hollywood non sarebbe la stessa cosa." Quentin Tarantino.
Appena appaiono i titoli di testa già si intuisce che il film che ci si appresta a vedere è un grande omaggio al western all'italiana, particolarmente caro, e si vede, a Tarantino. Django Unchained inizia con una chicca per appassionati del genere, ovvero tra le note di Luis Bacalov colonna sonora di Django di Sergio Corbucci e si conclude con una traccia decisamente più popolare come "Lo chiamavano Trinità" di Franco Micalizzi.
Il punto di partenza del film è proprio quel Django del '66 diretto da Sergio Corbucci, Tarantino infatti ne adotta la colonna sonora e recluta nel suo cast l'allora protagonista Franco Neri dandogli tuttavia una piccola parte.
Django Unchained non è chiaramente un western classico, è un mix tra spaghetti western e lo splatter alla Tarantino. Il risultato è una modernizzazione del genere, più cruento, spettacolare e decisamente entusiasmante.
Alcuni dei protagonisti in ordine di preferenza:
Christoph Waltz: Un esagerato Dr. Schultz. In "Bastardi senza gloria" interpretava uno spietato ufficiale delle S.S. ora invece un cacciatore di taglie
dotato di una pungente ironia testimoniata dall'ultima frase che pronuncia prima di morire e prima di uccidere Calvin Candie (Di Caprio) ".. non ho potuto resistere"
Leonardo Di Caprio: E' nato per interpretare il cattivo senza pietà è un ruolo che gli cade a pennello, perfetto come la sua giacca da Mr. Candie.
Jamie Foxx: Oltre a possedere un fisico da vero duro è oggettivamente "scatenato" ciò che combina a Candieland è esagerato e in pieno stile Tarantino.E' il vero cavaliere romantico che si batte per la sua libertà e per quella della sua amata
Kerry Washington: La sua è una bellezza particolare frutto dello sfruttamento, della paura, della sofferenza per la precarietà della sua condizione ma anche dell'amore spassionato che la lega a Django Freeman.
Samuel L. Jackson: Gli anni passano anche per lui.. Anni fa in Pulp Fiction era Jules e questo bastava, ora è un "vecchietto", se cosi si può dire, di tutto rispetto.
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(di drugostinoangelantonio)
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leo91
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domenica 20 gennaio 2013
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capolavoro
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barone di firenze
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domenica 20 gennaio 2013
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confesso ho pregiudizi
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Fin da ragazzo non ho mai apprezzato il genere western americano alla John Waigne, poi il western è diventato italiano con gli spaghetti è cambiato il modo d’interpretare l’epopea dell’Ovest, con grandi capolavori di cinematografia, le musiche di Morricone ma le storie rimanevano ultra scontate. Dopo questi capolavori sull'onda del successo di "Un pugno di Dollari" partì una serie infinita di film che di western avevano solo il titolo. Arriviamo infine a Tarantino Dopo Pulp Fiction, ho visto la serie orientale con l’Uma Tulman in versione samurai in cui ho riso come in un film comico, mi sono detto forse Django è diverso forse Tarantino sarà guarito dal suo sadomasochismo, e se pur reticente sono andato a vederlo.
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Fin da ragazzo non ho mai apprezzato il genere western americano alla John Waigne, poi il western è diventato italiano con gli spaghetti è cambiato il modo d’interpretare l’epopea dell’Ovest, con grandi capolavori di cinematografia, le musiche di Morricone ma le storie rimanevano ultra scontate. Dopo questi capolavori sull'onda del successo di "Un pugno di Dollari" partì una serie infinita di film che di western avevano solo il titolo. Arriviamo infine a Tarantino Dopo Pulp Fiction, ho visto la serie orientale con l’Uma Tulman in versione samurai in cui ho riso come in un film comico, mi sono detto forse Django è diverso forse Tarantino sarà guarito dal suo sadomasochismo, e se pur reticente sono andato a vederlo. Fotografia, attori, e ambientazione sono meravigliosi, ma la storia è ultra scontata con il solito bagno di Sangue in cui si può riempire un’autoemoteca. Alcuni commenti parlano di realtà, ma io dico, neppure se scanni una decina di maiali a coltellate, riesci a riempire le pareti di sangue, salvo che non getti delle secchiate di proposito. Avete un'idea di cosa fa un'arteria recisa? Zampilla, ma non schizza tipo sifone. E poi amici Tarantisti, la Turman sconfigge un’orda di novelli Samurai nei film precedenti e un ex schiavo nero che ha lavorato alla raccolta del cotone usa la pistola meglio di Billy The Kid e riesce a uccidere uno squadrone di sorveglianti negrieri armati sino a denti. Se questo e realismo consiglio a tutti di andare in cineteca a vedere in film del neo realismo Italiano post bellico. Termino dicendo che Il vendicatore nero con occhiali e mise da Pistolero fa sorridere. Un film di denuncia? Macché se si abbonda in quella che è stata una tragica realtà, macchia nera dell’America non si fa la vera storia del sud Americano razzista prima della guerra di secessione.
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(di paranoidandroid)
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(di mariatiziana)
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francesca50
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domenica 20 gennaio 2013
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un film veramente grande!!!
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La rivisitazione del genere western alla Tarantino è eccezionale! Ma Tarantino non si limita a questo.
Il film è grande perché pone l'attenzione su un pezzo di storia americana a dir poco ripugnante (e lo dice una che non è certo un'egualitarista di maniera) e fa riflettere anche se in maniera spettacolare e ironica su un tema " lo schiavismo " che sembra ormai superato. Invece non lo è perché ancora non sono superate le ideologie, non è superata per esempio un'ideologia come quella comunista che crede di liberare l'umanità dall'ingiustizia in un modo ugualmente aberrante.
Per me il film ha particolare valore perché è un inno alla libertà.
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La rivisitazione del genere western alla Tarantino è eccezionale! Ma Tarantino non si limita a questo.
Il film è grande perché pone l'attenzione su un pezzo di storia americana a dir poco ripugnante (e lo dice una che non è certo un'egualitarista di maniera) e fa riflettere anche se in maniera spettacolare e ironica su un tema " lo schiavismo " che sembra ormai superato. Invece non lo è perché ancora non sono superate le ideologie, non è superata per esempio un'ideologia come quella comunista che crede di liberare l'umanità dall'ingiustizia in un modo ugualmente aberrante.
Per me il film ha particolare valore perché è un inno alla libertà.
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(di thecrow56)
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manunanu
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domenica 20 gennaio 2013
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mai così western
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manunanu
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domenica 20 gennaio 2013
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semplicemente palpitante
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Meraviglioso. Palpitante. Con un crescendo di tensione porta proprio dove il sentimento ed i giusti valori vengono attuati.
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pliskin
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domenica 20 gennaio 2013
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la gente dice che e' figo, ma non sa perchè
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In giro leggo commenti su Django Unchained, quasi tutti dicono: "QUESTO FILM E' FIGO",e se chiedi perchè, dicono: "IL DOTTORE E' FIGO!"-"IL NERO E' FIGO!"-"LEONARDO DI CAPRIO!".
Per me Django Unchained delinea giusto e sbagliato e da giustizia equa a qualsiasi personaggio del film:
Dott. Schultz: forse il più amato dalla gente (o forse no, boh), per me è buono interiormente ma bastardo profondamente, ama il prossimo più di se stesso (vedi come aiuta Django o come non sopporta la morte di D'Artagnan (CHI CAZZO E'?... AH IL TIZIO SBRANATO DAI CANI). Però si perde sul più bello, ammazza Calvin per suo gusto personale, condannando di fatto Django e Brunhilda.
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In giro leggo commenti su Django Unchained, quasi tutti dicono: "QUESTO FILM E' FIGO",e se chiedi perchè, dicono: "IL DOTTORE E' FIGO!"-"IL NERO E' FIGO!"-"LEONARDO DI CAPRIO!".
Per me Django Unchained delinea giusto e sbagliato e da giustizia equa a qualsiasi personaggio del film:
Dott. Schultz: forse il più amato dalla gente (o forse no, boh), per me è buono interiormente ma bastardo profondamente, ama il prossimo più di se stesso (vedi come aiuta Django o come non sopporta la morte di D'Artagnan (CHI CAZZO E'?... AH IL TIZIO SBRANATO DAI CANI). Però si perde sul più bello, ammazza Calvin per suo gusto personale, condannando di fatto Django e Brunhilda. Ah... “Casualmente” Tarantino lo fa morire. la sua morte significherà qualcosa per Django.
Django: è l'unico dei 4 che non muore (puro caso?). Lui è nero, lui è stato un schiavo, lui fa morire D'Artagnan perchè vuole solamente salvare la moglie per poterla riabbracciare e averla tutta per SE. Ma perchè Tarantino lo lascia in vita? Eppure anche lui pensa solo al bene della moglie (e quindi al SUO bene) trattando i neri come schiavi e facendoli sbranare dai cani. Ebbene, lui si salva per il semplice fatto che si redime, alla fine torna, e non solo salva brunhilda ma (ispirato dalla morte di Schultz) vendica D'artagnan, incendia Candieland e crea un mito che darà forza di ribellione a tutti gli schiavi neri (vedi lo sguardo dello schiavo che è nella gabbia con la dinamite e vedi la canzone che parte quando brucia candieland).
Il punto è che Tarantino lo lascia in vita perchè si redime, ma non dimentica quello che ha fatto prima (D'artagnan e vari...), infatti lui adesso avrà una grossa taglia e vivrà braccato dai cacciatori di taglie mettendo in pericolo se stesso e Brunhilda (lo dice anche Stephen prima di morire).
Calvin: Americano che vuol far credere di essere colto e che invece è schiavo delle credenze che vengono messe in giro da pseudo-dottori che “hanno dimostrato che i neri sono una razza inferiore”. Non bisogna odiarlo poi cosi tanto perchè infin dei conti lui è un semplice uomo ricco che agisce secondo le leggi e le verità che vengono inculcate al popolo dallo Stato. E perchè Tarantino lo fa morire? Infin dei conti è lo Stato che gli permette di fare lo schiavista e di essere razzista.
Tarantino lo fa morire perchè lui ha capito che i neri non sono inferiori ai bianchi (Stephen, il capo dei suoi servi, è nero e lo tratta come un amico accettando i suoi consigli, gli permette addirittura di urlargli in faccia, inoltre è palesemente innamorato della schiava figa, quella ben vestita che non lavora mai), nonostante questo, fa la pecora nel gregge e segue gli ideali imposti dalla società e dallo stato, anche se sa che sono sbagliate. Ovviamente tarantino la fa morire.
Stephen: Lui è il peggiore, a volte fa quasi tenerezza. E' uno schiavo cosi schiavo che fa suoi gli ideali del suo padrone e lo ama come fa il cane con l'uomo, accettando di essere inferiore e trattando gli altri neri come essere inferiori che devono stare al servizio dei bianchi. Non a caso muore nel modo più spettacolare e doloroso dei 3.
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(di francesca50)
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paolo salvaro
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domenica 20 gennaio 2013
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il trionfo di quentin tarantino
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Me ne stavo là, seduto sulla poltroncina del cinema, cullato dalle note dell'ennesima stupenda colonna sonora di uno dei film di Tarantino, e l'atmosfera attorno a me era così rilassante ed inebriante che ho chiuso gli occhi e stavo quasi per appisolarmi, salvo poi quasi schizzare in piedi sentendo gridare Samuel Lee Jackson : "Chi cazzo è quel negro a cavallo?", con l'effetto di un pugno sullo stomaco. Ogni film di Tarantino ti prende a pugni lo stomaco. Dietro ogni scena può nascondersi una sorpresa, un imprevisto, un capovolgimento della situazione che ti fanno implorare la buona sorte di farti arrivare fino alla fine del film anche questa volta sano e salvo, senza avere un infarto .
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Me ne stavo là, seduto sulla poltroncina del cinema, cullato dalle note dell'ennesima stupenda colonna sonora di uno dei film di Tarantino, e l'atmosfera attorno a me era così rilassante ed inebriante che ho chiuso gli occhi e stavo quasi per appisolarmi, salvo poi quasi schizzare in piedi sentendo gridare Samuel Lee Jackson : "Chi cazzo è quel negro a cavallo?", con l'effetto di un pugno sullo stomaco. Ogni film di Tarantino ti prende a pugni lo stomaco. Dietro ogni scena può nascondersi una sorpresa, un imprevisto, un capovolgimento della situazione che ti fanno implorare la buona sorte di farti arrivare fino alla fine del film anche questa volta sano e salvo, senza avere un infarto .... anche se è già la trentesima volta che guardi Pulp Fiction. Nessuno dei film di questo regista è banale, fine a se stesso o ripetitivo. Ciascuna pellicola è una piccola miniera d'oro e Django Unchained non fa eccezione. Nonostante fossero passate quasi tre ore, nel momento in cui sono partiti i titoli di coda mi è quasi dispiaciuto. Sembra sia passata una vita da quando un altro me totalmente ignorante in materia di cinema uscì dal cinema dopo aver visto Bastardi senza gloria giudicandolo "bello ma troppo lungo", salvo poi chiedere perdono per la mia stupidità (all'epoca la mia cultura cinematografica iniziava con Harry Potter e finiva con Natale a Miami, passando attraverso un qualche Jurassic Park). Nel frattempo Quentin Tarantino è diventato il mio regista preferito, mi sono ingoiato una carrellata dei grandi classici americani, ho eretto dei monumenti mentali in onore di Alfred Hitchcock, Stanley Kubrick e David Lynch, ho riveduto il mio concetto di film capolavoro dopo essermi imbattuto nella trilogia del dollaro di Sergio Leone e capito che in fondo la storia del cinema è qui, nel nostro paese, tra Fellini e Monicelli, visto che lo stesso Quentin Tarantino non può fare a meno di omaggiare la cinematografia italiana in ogni film. Il finale di Django contiene sia la musica di Lo chiamavano trinità, celeberrimo film spaghetti western, che un richiamo (l'ennesimo nei film di Tarantino) alla sequenza finale de Il buono, il brutto e il cattivo, con il povero Jackson che (ATTENZIONE, spoilerata in arrivo) salta in aria insieme alla Candy's House senza riuscire a completare il "sei un figlio di .... " esattamente come il brutto nel film di Sergio Leone, a cui vengono troncate le parole dalla musica di Morricone. Il film è eccezionale, riesce a farti ridere pure in quella scena di tensione nella quale Waltz (tra parentesi, Tarantino ci ha visto giusto per l'ennesima volta quando gli ha dato fiducia) e Foxx (idem) arrivano nella cittadella di cui poi uccideranno lo sceriffo, mostrandoti quell'assurdo dentone a molla sopra al carro, per non parlare dei membri del Ku Klux Klan che anzichè incutere timore si rivelano esilaranti. Ogni scena è curata fin nei minimi particolari, sia fisici che psicologici che umani: perciò quando vediamo il povero dottore che si passa le mani sul viso mentre rammenta l'esecuzione dello schiavo per mano di alcuni cani assatanati capiamo all'istante che sta per perdere il controllo e che qualcosa di brutto sta per avvenire; perciò quando Franco Nero si avvicina al bancone del piccolo bar dove il nuovo Django sta già bevendo e gli chiede il suo nome, per poi affermare di sapere già che la D è muta, non puoi fare a meno di sorridere e tremare nello stesso tempo pensando a tutte le volte in cui lui ne ha vestito i panni, perciò quando Foxx insulta il povero Jackson ironizzando sulla sua crapa pelata e sui suoi capelli ormai bianchi ti senti male nel ricordare che solo fino all'altro ieri andava in giro a spaccare culi insieme a Bruce Willis e a sterminare Jumper, pensando a quanto il tempo passa fottutamente in fretta per tutti, attori compresi; perciò quando un film ti fa pensare a tutte queste cose e provare un misto di emozioni e sensazioni così varie sai che stai guardando un capolavoro. Purtroppo essendoci anche Lincoln in giro, l'oscar per il miglior film è già assegnato a prescindere essendo gli americani fottutamente patriottici, tanto da assegnarlo a The Hurt Locker invece che ad Avatar nel 2010 (sulle prime pensavo mi volessero prendere per il culo), però spero che qualcosa riesca a portare a casa.
Se lo merita.
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antonius block
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domenica 20 gennaio 2013
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la sfida più grande
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Ci si chiedeva se Tarantino sarebbe riuscito a rendere moderno il genere ormai impolverato e obsoleto del western. Era la sua sfida più grande: riuscire a stupire, ancora, quando ormai non aveva che da perdere, e soprattutto con il genere cinematografico che amava di più, lo spaghetti-western. Beh ce l'ha fatta. E la pressione che sentiva nella realizzazione di questo film, che lo metteva a confronto con tutti i suoi idoli del passato, la si sente. La si sente quando si scioglie nel finale. Mi sembra di poterlo immaginare, Tarantino, quando alla fine del film avrà pensato "ce l'ho fatta" e ha attaccato con la colonna sonora di " lo chiamavano trinità".
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Ci si chiedeva se Tarantino sarebbe riuscito a rendere moderno il genere ormai impolverato e obsoleto del western. Era la sua sfida più grande: riuscire a stupire, ancora, quando ormai non aveva che da perdere, e soprattutto con il genere cinematografico che amava di più, lo spaghetti-western. Beh ce l'ha fatta. E la pressione che sentiva nella realizzazione di questo film, che lo metteva a confronto con tutti i suoi idoli del passato, la si sente. La si sente quando si scioglie nel finale. Mi sembra di poterlo immaginare, Tarantino, quando alla fine del film avrà pensato "ce l'ho fatta" e ha attaccato con la colonna sonora di " lo chiamavano trinità". Si sente che quella canzone è liberatoria, non solo un omaggio al cinema! Continua quindi con questo film la sua evoluzione, con una pellicola molto legata allo stile di Bastardi senza gloria, ma arricchita rispetto a questa. Perchè osa, con una colonna sonora mai così varia nei generi (da Beethoven al rap) ma perfetta. Perchè gioca, quando compare come cameo nel finale e decide di uscire di scena, non come un qualsiasi personaggio, ma esplodendo con la dinamite. Perchè colpisce, quando riesce addirittura a creare un dubbio storico, "Alexandre Dumas era nero?". Beh, se in futuro le persone crederanno a questo, non sarà colpa sua, lui si stava solo divertendo, lui stava solo provocando, lui stava solo facendo cinema!
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