shaft8866
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lunedì 21 gennaio 2013
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django il giustiziere
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Tarantino si conferma grande narratore della cultura popolare, un film da 10, vero cinema!
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diego p.
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lunedì 21 gennaio 2013
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un seguito western a bastardi senza gloria?
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CRITICA DI: Diego Padovan
Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington sono i grandi nomi presenti nel cast di questo nuovo esplosivo film siglato Tarantino, un cast eccellente per un ritorno, che più di essere tale , sembra essere un “seguito” di Bastardi Senza Gloria, non nel senso della precisa trama ma della continuità stilistica e tematica, ancora una volta un film in cui le parti si invertono in continuazione, ancora una volta Christoph Waltz, svestiti i panni di colonnello delle SS ora indossa quelli del dottor King Schultz cacciatore di taglie di origini tedesche nell’America pre guerra civile dello schiavismo , i suoi modi zelanti e corrompenti lo rendono un personaggio degno di essere annoverato fra i migliori di quelli sceneggiati da Tarantino.
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CRITICA DI: Diego Padovan
Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington sono i grandi nomi presenti nel cast di questo nuovo esplosivo film siglato Tarantino, un cast eccellente per un ritorno, che più di essere tale , sembra essere un “seguito” di Bastardi Senza Gloria, non nel senso della precisa trama ma della continuità stilistica e tematica, ancora una volta un film in cui le parti si invertono in continuazione, ancora una volta Christoph Waltz, svestiti i panni di colonnello delle SS ora indossa quelli del dottor King Schultz cacciatore di taglie di origini tedesche nell’America pre guerra civile dello schiavismo , i suoi modi zelanti e corrompenti lo rendono un personaggio degno di essere annoverato fra i migliori di quelli sceneggiati da Tarantino.
Il Dr. Shultz, prima dentista, ora si dedica ad una forma particolare di “mercificazione della carne” come lui stesso definisce, da cacciatore di taglie va alla ricerca di latitanti e alla formula RICERCATO VIVO O MORTO preferisce solo la seconda opzione, e per cercare le sue ultime prede, i criminali fratelli Brittle si trova a liberare Django, schiavo nero unico in grado di riconoscere i tre. Fra i due nasce sin da subito un rapporto di società e di uguaglianza, nessuno mai aveva trattato Django come un pari, e al suono di vendette personali e guadagni pecuniari dalle taglie sulle teste criminali i due si danno ricerca della amata Broomhilda (Kerry Washington), moglie di Django, attarversando l’America delle piantagioni e dello schiavismo razzista.
Numerosi i richiami al cinema italiano, che per quel Django del 66 di Corbucci Tarantino dedica un cameo con Franco Nero e lo stesso titolo del film, uno Spaghetti Western con lo splatter alla Tarantino, il tutto condito con qualche nota di Lo Chiamavano Trinità.
E’ chiaro il trait d’union fra Bastardi Senza Gloria e Django: la presenza del premio oscar Christoph Waltz, l’essere tedeschi è ancora un aspetto caratteriale di nota dei protagonisti, la colonna sonora del primo era basata su musica Western mentre su questo spesso si fonde con l hip pop e musica da ghetto, Tarantino starà cercando di suggerirci qualcosa per un nuovo prossimo film?
Difficile prevederlo ma di una cosa si può essere certi: Tarantino lascia sempre il segno in quello che fa e nulla mai è casuale nei suoi film, sempre molto ricercati e sempre sconvolgenti.
Onestamente in più di qualche momento ho temuto che il fillm (lungo ben 165 min) non arrivasse ad una vera conclusione, il che sarebbe anche tipico del regista, e invece con piacere ho potuto constatarne il contrario, la recitazione di Waltz è di altissimo livello come ci ha sempre abituato, Jamie Foxx come Django convince molto, ma personalmente sono stato colpito dalla performance di Samuel L. Jackson nei panni di Steven il maggiordomo nero che sembra essere più razzista dello stesso padrone (Leonardo di Caprio), sceneggiatura di gran fattura ( di Tarantino) e molte chicche di cui però non vi anticipo nulla lasciando a voi la visione, e ai commenti sull’eventuale merito di premi Oscar!!!
Diego Padovan
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no_data
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lunedì 21 gennaio 2013
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tutt'altro che avvincente
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Film troppo lungo e quindi noioso, inutilmente truculento. Bella solo la colonna sonora.
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bartleby corinzio
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lunedì 21 gennaio 2013
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un film incatenato
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Se per i primi 45 minuti e forse anche un po' oltre il film conquista e diverte e soprattutto fa dannatamente ben sperare per uno sviluppo folgorante e così palesemente nelle corde di Tarantino (forse ho messo troppe E), il resto si impantana in una deludente inerzia. In 2 ore e 40 circa di durata direi che il meglio rimane in un terzo. Ossia la parte iniziale. Certo, qua e la ci sono cose accattivanti, più o meno, ricordi di quel guizzo tarantiniano cinefilo e godereccio ma soprattutto si ha l'impressione che il film si trascini, incatenato (per l'appunto) in un qualcosa.
Il cast è senza dubbio azzeccato.
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Se per i primi 45 minuti e forse anche un po' oltre il film conquista e diverte e soprattutto fa dannatamente ben sperare per uno sviluppo folgorante e così palesemente nelle corde di Tarantino (forse ho messo troppe E), il resto si impantana in una deludente inerzia. In 2 ore e 40 circa di durata direi che il meglio rimane in un terzo. Ossia la parte iniziale. Certo, qua e la ci sono cose accattivanti, più o meno, ricordi di quel guizzo tarantiniano cinefilo e godereccio ma soprattutto si ha l'impressione che il film si trascini, incatenato (per l'appunto) in un qualcosa.
Il cast è senza dubbio azzeccato. Christoph Waltz nel suo essere quasi favolistico è il personaggio e l'interpretazione che più mi ha convinto, Jamie Foxx fa all'incirca il minimo indispensabile, Leonardo DiCaprio è un villian ben donde convincente e Samuel L. Jackson è un interesantissimo corvaccio malefico. Però... Però il film non mi ha convinto per niente. Sarà perché la combinazione Tarantino-western faceva idealmente sfregare le mani e non solo. E invece...
E invece Django Unchained per me è un film che più che inciampare su sé stesso affonda, si impantana. Trovo sia, nella filmografia di Quentin, la sua pellicola più debole. Il che non vuol dire che sia un brutto film ma neanche questo gioiellino o addirittura un capolavoro.
Ha delle cose buone ma soprattutto ha molte cose negative (il siparietto Ku Klux Clan l'ho trovato davvero troppo siparietto. Sì, divertente ma anche forzato).
Ripeto, DiCaprio certo è ok, ma non esaltante. Meglio Samuel L. Jackson (doppiato malissimo rispetto alla sua eccezionale impostazione vocale data al personaggio) e ancor più incisivo Christoph Waltz che si trascina dietro un anonimo Jamie Foxx ma questo non mi è bastato. Non mi è bastata neanche la sapiente regia. Nell'ultima ora e mezza francamente io mi stavo annoiando a morte, sapendo già come sarebbe andata a finire. Anzi, più che noia direi delusione.
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skeptomai
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lunedì 21 gennaio 2013
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django unchained
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Finalmente mister Tarantino è riuscito a dare forma a un desiderio che (ne sono certo) covava dentro di se da molto tempo: fare suo il genere western. E che forma, quella di Django Unchained. L’ultimo lavoro del regista si presenta come un film che stilisticamente ed esteticamente (la sua estetica, naturale) si avvicina caparbiamente alla perfezione, e con questo voglio dire che Django è un film perfettamente riuscito, che è esattamente come doveva essere. Un epopea di violenza, vendetta, rivalsa personale e umana; la schiavitù è un argomento che potrebbe portarci molto lontano, invero insolito per Tarantino, ma naturalmente il “che cosa” viene rappresentato dice poco o nulla senza il “come”, che ci incanta mentre seguiamo divertiti una mandria di normali assassini razzisti mentre sbandano a destra e a manca imprecando contro i buchi dei loro cappucci (bianchi, ovvio), o che ci fa apprezzare la bellezza di uno spruzzo di sangue che imbratta dei soffici fiori di cotone (bianchi, ovvio).
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Finalmente mister Tarantino è riuscito a dare forma a un desiderio che (ne sono certo) covava dentro di se da molto tempo: fare suo il genere western. E che forma, quella di Django Unchained. L’ultimo lavoro del regista si presenta come un film che stilisticamente ed esteticamente (la sua estetica, naturale) si avvicina caparbiamente alla perfezione, e con questo voglio dire che Django è un film perfettamente riuscito, che è esattamente come doveva essere. Un epopea di violenza, vendetta, rivalsa personale e umana; la schiavitù è un argomento che potrebbe portarci molto lontano, invero insolito per Tarantino, ma naturalmente il “che cosa” viene rappresentato dice poco o nulla senza il “come”, che ci incanta mentre seguiamo divertiti una mandria di normali assassini razzisti mentre sbandano a destra e a manca imprecando contro i buchi dei loro cappucci (bianchi, ovvio), o che ci fa apprezzare la bellezza di uno spruzzo di sangue che imbratta dei soffici fiori di cotone (bianchi, ovvio). Il “come” insomma urla: io sono Quentin Tarantino. Continuando, questo Django Unchained ha uno sguardo personale verso la nostra Italia: tutti sono a conoscenza del suo legame con il quasi omonimo fratello maggiore (per età) di Sergio Corbucci, e delle presenze di Franco Nero e del grande Ennio Morricone che esprimono la volontà di un tributo agli spaghetti western del regista statunitense, da lui sempre ammirati e amati.
Ora, volendo giustificare le quattro stelle, e tentando di non essere odioso, mi sorge spontaneo commentare: Pulp Fiction era altro. La nuova opera continua deliziosamente l’evoluzione della filmografia di Tarantino, accompagnando lo spettatore in un percorso storico personalissimo che dopo essere passato per il nazismo, torna sui suoi passi ai tempi della guerra civile, ma dichiara e rende definitivamente manifesto il diverso rapporto con lo stile, la forma e le tematiche che avevano contraddistinto lavori come Le Iene o (in particolare) il sopra citato Pulp Fiction. Ho scritto ‘diverso rapporto’ perché in effetti non li ha abbandonati né cambiati, me l’eleganza e la perfezione costringono e penalizzano le atmosfere e quel valore aggiunto inafferrabile e personalissimo che ha reso Pulp Fiction il capolavoro che è. Quindi, il percorso di Tarantino evolve, progredisce e continua a (ri)cercare, così come dev’essere il percorso di un cineasta. Questa ricerca lo ha allontanato dalla torbida freschezza dei primi lungometraggi, e ha portato a una pulizia cristallina e una solidità formale che rischia di farsi rigidità.
Concludendo, film godibile suona più come un eufemismo, Django Unchained è monumentale, una gioia per occhi e orecchie (che lavoro Waltz, Di Caprio, Foxx!), colmo di citazioni (permettetemi di riportare la meravigliosa e raffinata strizzata d’occhi a Arancia Meccanica: sembra che il povero Ludovico Van non voglia essere lasciato in pace) e di sequenze memorabili. Prendo atto tuttavia dell’evoluzione di cui scrivevo poco sopra, con un pochino di nostalgia quando assisto a un dibattito tra uomini incappucciati (controvoglia) che discutono sulle fattezze dei loro cappucci, con uno strano sapore in bocca, che sa di mance lasciate al bar e di massaggi ai piedi.
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masellik
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lunedì 21 gennaio 2013
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la fantasia di quentin incontra il mito del west
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Peccato per il finale prolisso.C'era una volta il West e c'era una volta il vecchio Sud, c'erano una volta Leone,Corbucci, Ford,Fleischer e tutti quelli che si sono inventati una storia per un paese senza storia.Tarantino riesce, per quasi tutto il film, a rimixare il deja vu in una suggestione scintillante, ispirata, scoppiettante di re- invenzioni , piena di spleen per coloro che avevano visto rinascere con stupore, nella seconda metà dei Sessanta,un genere oramai sepolto.
Spazi fordiani, colonne sonore da brividi, e qualche lacrimuccia per i sessantenni,dialoghi anche troppo barocchi.Non è facile re-inventare il già re-inventato, ma Tarantino ci riesce perchè ha talento, fantasia, sorretto dai suoni ed i colori del nostro secolo e da due fuori classe che si chiamano Di Caprio e Sam Jackson.
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Peccato per il finale prolisso.C'era una volta il West e c'era una volta il vecchio Sud, c'erano una volta Leone,Corbucci, Ford,Fleischer e tutti quelli che si sono inventati una storia per un paese senza storia.Tarantino riesce, per quasi tutto il film, a rimixare il deja vu in una suggestione scintillante, ispirata, scoppiettante di re- invenzioni , piena di spleen per coloro che avevano visto rinascere con stupore, nella seconda metà dei Sessanta,un genere oramai sepolto.
Spazi fordiani, colonne sonore da brividi, e qualche lacrimuccia per i sessantenni,dialoghi anche troppo barocchi.Non è facile re-inventare il già re-inventato, ma Tarantino ci riesce perchè ha talento, fantasia, sorretto dai suoni ed i colori del nostro secolo e da due fuori classe che si chiamano Di Caprio e Sam Jackson.Meno convincente di altre volte la presenza di Christoph Waltz.E' di nuovo il colonnello Landa oppure è l'avvocato Cowan?
Nell'indecisione interpreta un ruolo che è troppo grottesco per la sua notevole classe. Del resto Klaus Kinsky non c'è più, chi meglio di lui a fare il bounty-killer uscito dalle buone maniere di Heidelberg per stupire i poveri cow-boys con il mito dei Nibelunghi? Intendiamoci Waltz è un grandissimo però Di Caprio e Jackson sono degli autentici fuoriclasse, interpretando ruoli desueti, stupiscono e guadagnano da soli al film due palle su quattro.
I cammei di Franco Nero e dello stesso Tarantino passano inosservati.Il film nel finale perde ritmo ed ispirazione.Che non fosse un Django 1 cui far seguire Django 2 come per Kill Bill.Sonsigliabile.Pero' le strade di Hollywood per trovare dollari sono infinite.
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x men
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lunedì 21 gennaio 2013
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western da capolavoro
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Finalmente un bel film da assaporare minuto dopo minuto... non sono un'amante dei film di Tarantino, ma mi devo ricredere in pieno; la regia è favolosa...il film è molto crudo, reale, ti fa riflettere sulla misera condizione delle persone di colore prima della guerra civile e dell'emendamento di Lincoln per l'abolizione della schiavitù... bella la sceneggiatura... attori con la A maiuscola... mai noioso...
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giuliacanova
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lunedì 21 gennaio 2013
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imperdibile!
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Che altro si può dire di Tarantino che già non si sia detto! Un talento indiscusso nel dirigere i suoi film e gli attori., capace di cavalcare le sue storie seppur forti e dal ritmo serrato con un contrappeso di leggerezza. Uno stile il suo tra i più originali e riconoscibili nel panorama cinematografico ma che contempla tutti gli elementi classici, quelli che incollano lo spettatore allo schermo per tutta la durata del film. La sua genialità è nel giocare con gli stilemi cinematografici senza rinunciare però ai temi e ai caratteri umani che sviscerano i sentimenti primordiali, il tutto con quella immancabile ironia che riesce a stemperare anche le scene più violente.
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Che altro si può dire di Tarantino che già non si sia detto! Un talento indiscusso nel dirigere i suoi film e gli attori., capace di cavalcare le sue storie seppur forti e dal ritmo serrato con un contrappeso di leggerezza. Uno stile il suo tra i più originali e riconoscibili nel panorama cinematografico ma che contempla tutti gli elementi classici, quelli che incollano lo spettatore allo schermo per tutta la durata del film. La sua genialità è nel giocare con gli stilemi cinematografici senza rinunciare però ai temi e ai caratteri umani che sviscerano i sentimenti primordiali, il tutto con quella immancabile ironia che riesce a stemperare anche le scene più violente. "Django" e'un film godibilissimo dal primo all'ultimo minuto, bellissima fotografia, colonna sonora super, e tra le tante scene quella degli incappucciati davvero esilarante! Un peccato perderselo.
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alice:)
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lunedì 21 gennaio 2013
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tarantino è sempre tarantino!
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E come sempre ci regala un scorcio di cinema allo stato puro e allo stesso tempo una dichiarazione d'amore alla stessa arte cinematografica! un film ricco, pieno, mai noioso nelle sue quasi tre ore di durata: ogni scena é curata nei minimi particolari, i dialoghi brillanti e sempre originali, attori in stato di grazia, personaggi indimenticabili e trovate ai limiti della genialità. Scene epiche, e sempre originali, regia come sempre impeccabile. Ogni scena ha un senso, uno scopo, il film non potrebbe essere di un minuto più breve. Tutto il film è pervaso dal quel velo di ironia che lo rende divertente, sarcastico, e che ci ricorda che il regista vuole semplicemente raccontare una storia, e lo vuole fare attraverso il cinema senza pretendere di essere realistico più di quanto il cinema non consenta.
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E come sempre ci regala un scorcio di cinema allo stato puro e allo stesso tempo una dichiarazione d'amore alla stessa arte cinematografica! un film ricco, pieno, mai noioso nelle sue quasi tre ore di durata: ogni scena é curata nei minimi particolari, i dialoghi brillanti e sempre originali, attori in stato di grazia, personaggi indimenticabili e trovate ai limiti della genialità. Scene epiche, e sempre originali, regia come sempre impeccabile. Ogni scena ha un senso, uno scopo, il film non potrebbe essere di un minuto più breve. Tutto il film è pervaso dal quel velo di ironia che lo rende divertente, sarcastico, e che ci ricorda che il regista vuole semplicemente raccontare una storia, e lo vuole fare attraverso il cinema senza pretendere di essere realistico più di quanto il cinema non consenta. tutto questo a testimonianza della genialità di un regista che in tutti i suoi film (pochi, ma tutti buoni) ci regala una straordinaria espressione della sua creatività e del suo amore per il cinema (anche in questo Django , citazioni ogni due minuti). Trama scorrevole, storia avvincente e senza dubbio interessante nella sua denuncia di una delle pagine più crudeli della storia americana. Per non parlare della splendida colonna sonora, originale come per tutti i film di tarantino, che dalla musica classica passa per il rap, il blues, e lo voce di Elisa accompagnata dalle note di Morricone. Questa è la recensione di una che ama il cinema e in particolare il cinema di tarantino, con il suo sarcasmo e i suoi litri di sangue. Capisco che questo non è un film per tutti: non è per chi non ha l'ironia nelle vene, non è per chi trova la violenza dei suoi film inutile e fastidiosa, non è per chi non trova il massimo piacere nell'assistere al cinema vero e spettacolare, ovvero puro intrattenimento e pura arte come questo film ci dimostra.
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marcocremona
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lunedì 21 gennaio 2013
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bello. bello. bello.
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Avete già detto tutto. Due sole pecche da aggiungere.
La prima: perchè ci mette così tanto per fare un film? Non dico di essere prolifico come Sodembergh però altri 4 anni sono lunghi da passare.
La seconda: le donne in questo film hanno un ruolo piuttosto marginale, o meglio, non degno dei precedenti film. Capisco che il tema della donna con la pistola era già stato affrontato in Jakie Brown ma magari la lotta fra i due mandinghi non poteva essere tutta al femmiline?
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