johnguillemont
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sabato 26 gennaio 2013
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al prossimo appello,monsieur tarantino
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Non mi sento di dover mettere per iscritto le aspettative che covavo nel momento in cui ho saputo del nuovo progetto "django unchained" del maestro Tarantino,ma devo ammettere che queste siano state discretamente deluse.Non tanto per il film in sè,che alla fine dei 165 minuti risulta in qualche maniera scorrevole ed "entertaining" per dirla all'americana,ma per quello che mi aspettavo dal maestro, unanimamente riconosciuto, dello splatter,dal regista che,è inimitabile nel reinventare generi classici e dare a questi nuova linfa.
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Non mi sento di dover mettere per iscritto le aspettative che covavo nel momento in cui ho saputo del nuovo progetto "django unchained" del maestro Tarantino,ma devo ammettere che queste siano state discretamente deluse.Non tanto per il film in sè,che alla fine dei 165 minuti risulta in qualche maniera scorrevole ed "entertaining" per dirla all'americana,ma per quello che mi aspettavo dal maestro, unanimamente riconosciuto, dello splatter,dal regista che,è inimitabile nel reinventare generi classici e dare a questi nuova linfa.
E' inutile nascondere il mio disappunto per quanto realizzato da Tarantino,che anche questa volta opta per una tematica nella quale è riuscito a districarsi bene nell'ultimo(quello sì)capolavoro,la vendetta contro un nemico comunemente accettato,contro i quali la violenza non sembra solo giustificata,ma anche invocata e "divinamente" accettata.Ieri,contro il nazismo, questa politica artistica ha funzionato;questa volta(contro ibianchi),invece,la scelta risulta un po piu di comodo ed i risultati sembrano un po,deludenti.Se da una parte la violenza era centellinata(sempre tarantinamente) ed usata con pi§ "delicatezza" fino al momento risolutore nel finale,nel quale uno splatter-provvidenzialismo funge da deus ex machina,oggi la violenza,conseguenza di frustrazione e soprusi risulta grottesca e fine a se stessa.Se la violenza vuol esser un momento risolutore di un climax emotivo(o anche storico),è necessario che questa ascesa emotiva venga creata,che lo spettatore posso essere messo nella posizione di poter veramente godere di quello che accade sullo schermo.In caso contrario,quello che risulta è solo un incessante gorgoglio di sangue senza ne capo ne coda,senza umanità,e senza moralità.Ammesso,ma non concesso che questo possa essere lo scopo del regista,come alcuni ritengono,resta un interrogativo.Chi propende per questa tesi,sicuramente potra godere del film e di ogni scena presa anche singolarmente.
Ritengo che con questo film,Tarantino si sia lasciato prendere un po la mano,privilegiando la risoluzione a dispetto della dell'emozione,forzando dei personaggi,che,per quanto interessanti non riescono ad emergere dalla storia ne tanto meno a costruirla.Il piu grande errore,infatti, è proprio nell'inconsistenza della storia,all'interno della quale i personaggi non riescono a sprigionare la loro piu inafferrabile essenza:Candy risulta bloccato in una sorta di terra di mezzoche non lo definisce,quando invece dovrebbe essere il personaggio più emblematico del film;Waltz,nelle vesti del cacciatore di taglie King Schultz,risulta un personaggio un po piu piatto di quello che si si poteva aspettare(soprattutto se paragonato all'inarrivabile Cl. Landa).NIente da dire ,invece,su Jamie Fox,che nonostante non riesca nell'impresa di rientrare nel novero dei personaggi indimenticabili del cinema recente ,riesce ,comunque, a sfornare una buona interpretazione.
Unico appiglio per questi attori sta nel lavoro di regia che tarantino,pur sottotono,riesce sempre a garantire scena per scena.Ed a questo proposito ricorderei una frase di un famoso regista che disse:"Potrei fare di ogni scena un capolavoro,ma se lo facessi non sarei un buon regista".Ed è questo l'errore:voler esasperare ogni scena a scapito della totalità del film che in fin dei conti risulta,un polpettone,privo di tocco artistico;un "bricolage" di cinema d'autore che questa volta non pare essere giustificato dal buon uso che il regista fa delle "scene rubate".
Non credo tanto che il film sia brutto ed insignificante di per sè,anzi le reputo 2 ore e mezzo di sano divertimento,è solo che,da tarantino,mi aspetto qualcosa di più.
In trepidante attesa del prossimo (capo)lavoro.
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nix80
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sabato 26 gennaio 2013
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bello ma non e' un capolavoro
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Capolavoro?Non dal mio punto di vista.Un film che si lascia guardare ma che non sorprende mai,credo che chiamarlo capolavoro sia un insulto ai veri capolavori del cinema.Da vedere certo ma non lascia il segno.
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inani
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venerdì 25 gennaio 2013
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che dire!!! semplicemente grazie quentin!!!
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Aspettative alte super ripagate dopo la visione.
Grande cast, Jamie Foxx impeccabile, Waltz un mito come in tutti i film di tarantino.
Musiche da favola, con l'accoppiata Morricone Elise,sceneggiatura e costumi stupendi!!!
Chapò!!!!
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madets
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venerdì 25 gennaio 2013
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un ritorno di fiamma del west
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Tarantino non si smentisce neanche stavolta. Per gli appassionati del genere Western questo film rievoca emozioni che, purtroppo, si erano assopite troppo a lungo. Django non è sicuramente il capolavoro del genere, neanche dello stesso regista, ma riesce comunque a catapultare lo spettatore in una trama ricca di sorprese. La differenza dal cinema anni '60 è evidente. Molto più sangue, molte più scene violente, meno movimento e intrecci nella trama. Inoltre manca quell'atmosfera che solo le pellicole di Sergio Leone riuscivano a creare.
Un Christoph Waltz magnifico, degno dell'Oscar attribuitogli nel 2010, anche se forse con la sua stravaganza annebbia il ruolo del vero e proprio protagonista della storia.
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Tarantino non si smentisce neanche stavolta. Per gli appassionati del genere Western questo film rievoca emozioni che, purtroppo, si erano assopite troppo a lungo. Django non è sicuramente il capolavoro del genere, neanche dello stesso regista, ma riesce comunque a catapultare lo spettatore in una trama ricca di sorprese. La differenza dal cinema anni '60 è evidente. Molto più sangue, molte più scene violente, meno movimento e intrecci nella trama. Inoltre manca quell'atmosfera che solo le pellicole di Sergio Leone riuscivano a creare.
Un Christoph Waltz magnifico, degno dell'Oscar attribuitogli nel 2010, anche se forse con la sua stravaganza annebbia il ruolo del vero e proprio protagonista della storia. La sua morte nel film avviene in silenzio e questa è una pecca che rimprovero a Quentin.
La scena finale è la ciliegina sulla torta, proprio come nel "Buono, il Brutto e il Cattivo" si conclude il tutto con la parolaccia interrotta (in questo caso dallo scoppio della villa) e la colonna sonora di "Lo chiamavano Trinità" è degna di una conclusione eccezionale.
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no_data
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venerdì 25 gennaio 2013
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la drammaturgia non sorprende
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"Django Unchained" è un ottimo film: scorre benissimo, è girato altrettanto bene, gli attori sono diretti magistralmente. E' un errore, a mio avviso, utilizzare il "citazionismo" come chiave di lettura dei film del regista e anche di questo suo ultimo, sebbene abbia letto molte recensioni che puntano proprio su questo aspetto. E' vero, invece, che Tarantino attinge all'intera storia del cinema e in particolare ai suoi generi preferiti, ma poi "centrifuga" il materiale per far uscire qualcosa che, al di là di episodi puntuali in cui la citazione è "scoperta", è nel complesso nuovo e niente affatto "derivato".
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"Django Unchained" è un ottimo film: scorre benissimo, è girato altrettanto bene, gli attori sono diretti magistralmente. E' un errore, a mio avviso, utilizzare il "citazionismo" come chiave di lettura dei film del regista e anche di questo suo ultimo, sebbene abbia letto molte recensioni che puntano proprio su questo aspetto. E' vero, invece, che Tarantino attinge all'intera storia del cinema e in particolare ai suoi generi preferiti, ma poi "centrifuga" il materiale per far uscire qualcosa che, al di là di episodi puntuali in cui la citazione è "scoperta", è nel complesso nuovo e niente affatto "derivato". Accade per lui quello che accade con Stravinski per la musica: si preleva dalle fonti più disparate, per poi fondere il tutto, come in una sorta di alchimia, in qualcosa che trascende le fonti stesse.
Detto questo, credo che il film un limite ce l'abbia, e consiste nella sceneggiatura e in particolare nella drammaturgia, ovvero nella storia che si racconta. Già il nucleo narrativo del film non mi sorprende, incentrato com'è su un problema di amore familiare (lo sposo deve ritrovare la sposa) che, almeno su di me, non fa presa più di tanto. In generale, poi, quello che manca è la complessità dell'intreccio narrativo, quell'incontrarsi intersecandosi di piani diversi del racconto, che fa la grandezza di Pulp Fiction o di Bastardi senza gloria. Proprio per la mancanza di complessità narrativa, i colpi di scena, nel film, hanno una portata ridotta, ci sono ma non ribaltano mai la storia, non ne mutano l'orientamento, ed essa, infatti, corre dritta come un treno verso l'esito che, troppo prevedibilmente, tutti immaginiamo fin dall'inizio: il suo "e vissero felici e contenti".
Da questo punto di vista il film è simile a "Kill Bill", anch'esso incentrato su un problema di amore familiare (la figlia persa e poi a sorpresa ritrovata) e di vendetta dell'"eroe" contro il "cattivo", e anch'esso molto lineare nel suo procedere all'esito positivo del finale. Ma ne "Le iene", in "Pulp Fiction", in "Jackie Brown" e in "Bastardi senza gloria" Tarantino ha saputo fare di più: ha sviluppato nuclei narrativi più intriganti, e ha articolato il racconto in modo più eccentrico e più complesso.
Personalmente, quindi, colloco questo film all'altezza di un Kill Bill (entrambi gli episodi), ma al di sotto di quelli che ritengo i suoi capolavori, citati sopra. E se vogliamo fare un paragone con un classico dello spaghetti western, il genere ovviamente di riferimento per il film, dobbiamo arrenderci all'evidenza che proprio "Il Buono, il brutto e il cattivo" di Leone, citato spesso da Tarantino (è sua opinione, fra l'altro, che il finale del film di Leone sia la più bella scena della storia del cinema), oltre ad essere visivamente altrettanto bello di "Django Unchained", è però narrativamente più interessante, più articolato, più spiazzante.
Forse, in sintesi, è proprio questo che manca al film: incanta, ma non "spiazza".
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opidum
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venerdì 25 gennaio 2013
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speriamo
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Speriamo che dopo il successo commerciale di questo film western il genere riprenda quota; ma temo di no.
io che amo gli spaghetti western (vamos a matar companeros , i giorni dell'ira e keoma su tutti) ho trovato molto bello questo film.
magari un pelo troppo lungo e (non scherzo!!!!) l'azione latita un pò (guardatevi i 4 dell'apocalisse di lucio fulci e capirete cosa intendo!!!!!!)
è comunque (dai tempi di machete , un altro spaghetti western mascherato) da anni che non vedevo un film così appassionante.
quando il film inizia con la voce di Rocky Roberts che canta Django mi sono emozionato e questo mi offre il destro per rivolgere la vera unica e bonaria critica al film:
chiudere Django Unchained con la musica di "Lo chiamavano Trinità" che per me è un capolavoro assoluto mi ha leggermente disturbato;secondo me non centra nulla .
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Speriamo che dopo il successo commerciale di questo film western il genere riprenda quota; ma temo di no.
io che amo gli spaghetti western (vamos a matar companeros , i giorni dell'ira e keoma su tutti) ho trovato molto bello questo film.
magari un pelo troppo lungo e (non scherzo!!!!) l'azione latita un pò (guardatevi i 4 dell'apocalisse di lucio fulci e capirete cosa intendo!!!!!!)
è comunque (dai tempi di machete , un altro spaghetti western mascherato) da anni che non vedevo un film così appassionante.
quando il film inizia con la voce di Rocky Roberts che canta Django mi sono emozionato e questo mi offre il destro per rivolgere la vera unica e bonaria critica al film:
chiudere Django Unchained con la musica di "Lo chiamavano Trinità" che per me è un capolavoro assoluto mi ha leggermente disturbato;secondo me non centra nulla .
De Gustibus
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molenga
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venerdì 25 gennaio 2013
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il miglior tarantino di sempre
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Django è uno schiavo che viene liberato da un cacciatore di taglie che ha bisogno di lui per riconoscere due ricercati: in cambio, oltre alla succitata libertà, avrò 25 dollari per la testa di ognuno dei delinquenti. portato a termine questo incarico, Django vuole ritrovare la moglie, venduta a uno sconosciuto: la ritroverà in una casa padronale del Mississippi....
Che dire, io non sono un tarantiniano, ma su "django unchained" non ho che del bene da scrivere: meno citazionista del solito, più complessi i personaggi( grandi tutti gli interpreti, con un waltz starordinario), i dialoghi privi del consueto didascalismo compiaciuto. Insomma considerato che tecnicamente il regista è bravo, che lemusiche sa sceglierle bene, se script e attori girano bene non può che uscirne un filmone, ed è questo il caso.
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sfiatoso87
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venerdì 25 gennaio 2013
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5 stelle!!!
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quentin ha superato se stesso!!! un capolavoro!!!
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_joe_
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venerdì 25 gennaio 2013
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spaghetti western anni 60' firmato: tarantino.
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Tarantino ci delizia con un altro suo capolavoro che ho avuto il piacere di vedere. Grande remake dei vecchi spaghetti western, a cui era molto affezzionato, con una valanga di riferimenti ad altri film come solo tarantino sa fare. Regia, fotografia, sceneggiatura, interpretazione e colonna sonora da oscar! sarò breve e conciso: andate a vederlo, non ve ne pentirete!
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michele
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venerdì 25 gennaio 2013
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tarantino style
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Se piace Tarantino non può non piacere Django, perché in questo film c'è tutto il suo cinema. Violenza, azione, dialoghi intensissimi, scene pulp, una colonna sonora importante che partecipa al film e ha la stessa valenza di un'interpretazione attoriale, umorismo sarcastico e citazioni a non finire. E' difficile a mio parere muovere una critica negativa a questo film. Prima parte da applausi con un'inarrivabile Christop Waltz e trovate geniali. Una sola, forse, leggera flessione nella parte centrale della storia quando compare il personaggio di Leonardo Di Caprio, ma per il resto tutto è dosato nella 'giusta' misura, ovvero secondo la logica tarantiniana c'è tanto di tutto. Spacca e stravolge un genere, cade ogni convenzione, libero sfogo all'immaginazione e questo ci piace.
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Se piace Tarantino non può non piacere Django, perché in questo film c'è tutto il suo cinema. Violenza, azione, dialoghi intensissimi, scene pulp, una colonna sonora importante che partecipa al film e ha la stessa valenza di un'interpretazione attoriale, umorismo sarcastico e citazioni a non finire. E' difficile a mio parere muovere una critica negativa a questo film. Prima parte da applausi con un'inarrivabile Christop Waltz e trovate geniali. Una sola, forse, leggera flessione nella parte centrale della storia quando compare il personaggio di Leonardo Di Caprio, ma per il resto tutto è dosato nella 'giusta' misura, ovvero secondo la logica tarantiniana c'è tanto di tutto. Spacca e stravolge un genere, cade ogni convenzione, libero sfogo all'immaginazione e questo ci piace. Un unico appunto: Django è figlio di quel capolavoro che è 'Bastardi senza gloria' ne ricalca alcune strutture narrative e certe dinamiche, d'altra parte Tarantino ha disseminato quasi tutti i suoi film di scene tipiche del genere western, a maggior ragione adesso che lo affronta e lo filma nella sua interezza. Non ricopia se stesso, ma il rischio a mio avviso era grande. E' stato bravo ad evitarlo, ma è indubbio che se si confrontano Django e Bastardi è facile notare la similarità dei due prodotti. Quello che mi aspetto allora la prossima volta da Tarantino è che sappia rinnovarsi pur mantenendo inalterato il suo stile, un cambio di rotta, altrimenti correrebbe davvero il rischio di ripetersi. Mi piacerebbe ad esempio un ritorno al genere più classico alla 'Jackie Brown', forse il suo più sottovalutato, ma anche uno dei suoi migliori.
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