valleolona46
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venerdì 25 gennaio 2013
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riferimento al kkk
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durante la visione del film ho paragonato spontaneamente gli incapucciati del kkk ai leghisti,mi sono sono chiesto se casomai tarantino e a conoscenza di questi fenomeni italiani.molto divertente ,consigliato.
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giuseppe593
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giovedì 24 gennaio 2013
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nuovi spettacoli di bassa macelleria
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QUESTA VOLTA AL POSTO DELLA SPADACCINA BIONDA ABBIAMO UN PISTOLERO NERO CHE NEL 1865 FA LARGO USO DI DINAMITE, UN ESPLOSIVO INVENTATO ALL'INIZIO DEL SECOLO 900 E MANEGGIA ( LUI ED I SUOI NEMICI) PISTOLE E FUCILI INVENTATI 10-15 ANNI DOPO. E' VERO CHE FRANCO NERO - DJANGO L'ORIGINALE SI PRESENTA IN UN POSTO SCHIFOSO TRASCINANDO UNA BARA ( DI CARTONE???) CON DENTRO UNA MITRAGLIATRICE ( VAGAMENTE SOMIGLIANTE ALLE MAXIM DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE) CHE VOMITA PROIETTILI SENZA AVERE I NASTRI OD UN CARICATORE . E'ANCHE VERO CHE IN "GIU' LA TESTA" JAMES COBURN STERMINA I MILITARI MESSICANI USANDO LA MITRAGLIATRICE MG 42(DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE) GENTILMENTE FORNITA DALL'ESERCITO ITALIANO O SPAGNOLO .
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QUESTA VOLTA AL POSTO DELLA SPADACCINA BIONDA ABBIAMO UN PISTOLERO NERO CHE NEL 1865 FA LARGO USO DI DINAMITE, UN ESPLOSIVO INVENTATO ALL'INIZIO DEL SECOLO 900 E MANEGGIA ( LUI ED I SUOI NEMICI) PISTOLE E FUCILI INVENTATI 10-15 ANNI DOPO. E' VERO CHE FRANCO NERO - DJANGO L'ORIGINALE SI PRESENTA IN UN POSTO SCHIFOSO TRASCINANDO UNA BARA ( DI CARTONE???) CON DENTRO UNA MITRAGLIATRICE ( VAGAMENTE SOMIGLIANTE ALLE MAXIM DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE) CHE VOMITA PROIETTILI SENZA AVERE I NASTRI OD UN CARICATORE . E'ANCHE VERO CHE IN "GIU' LA TESTA" JAMES COBURN STERMINA I MILITARI MESSICANI USANDO LA MITRAGLIATRICE MG 42(DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE) GENTILMENTE FORNITA DALL'ESERCITO ITALIANO O SPAGNOLO ..........
SONO LICENZE POETICHE O PIU' PROBABILMENTE PANZANE RIDICOLE DA PROPINARE AD UN PUBBLICO CREDULONE E PARECCHIO IGNORANTE IN FATTO DI STORIA .......
PECCATO, IL FILM INIZIA BENE E RAGGIUNGE IL MASSIMO NELLE SCENE DEI CAVALIERI INCAPPUCCIATI CHE NON VEDONO BENE DAI CAPPUCCI POI IL PUBBLICO DEVE SORBIRSI ALMENO MEZZORA ( DA BUTTARE) DI SPROLOQUI RAZZISTI DEL PERSONAGGIO DI DI CAPRIO CON CONTORNO DI RIVOLTANTI SCENE ( NEGRO UCCISO A MARTELLATE ,NEGRO SBRANATO DAI CANI.....). POI NEL FINALE IL NOSTRO EROE FA STRAGE (GLI 88 PAZZI DI KILL BILL VESTITI DA COW BOY) CON COMPIACIUTI SCHIZZI DI SANGUE SPARANDO CON QUEL CHE CAPITA ( REVOLVER CON SEI COLPI.....arraffati di qui e di la'.....) E BOTTO FINALE COL TRITOLO E CANZONE DI "LO CHIAMAVANO TRINITA'".
IL PREGIO DI QUENTIN TARANTINO E' LA RAPPRESENTAZIONE GROTTESCA E PIENA DI UMOR NERO DELLA VIOLENZA, IL SUO DIFETTO SONO LE LUNGAGGINI VERBOSE A CUI SEGUONO SCENE IMPROVVISE DI GRANDE VIOLENZA , IL TUTTO NEL CONTESTO DI STORIE ASSURDE E INTRISECAMENTE RIDICOLE. Peccato che il senso dei suoi film puo' essere travisato da psicolabili che possono trovare ispirazione e spunti dalle scene di sadismo dei suoi film.
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evilnightmare 90
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giovedì 24 gennaio 2013
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django unchained
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Dopo che il dr King Schultz lo "compra" da una coppia di schiavisti, Django inizia ad addestrarsi per diventare un cacciatore di taglie. Con il passare dell'inverno, confessa al suo amico, mentore e liberatore, il suo vero scopo, quello di ritrovare la moglie, venduta anni prima a persone ignote.
Ultima meraviglia del Tarantino, Django nelle sue tre ore di film, narra con grande Ironia, uno dei temi più difficili da trattare, il razzismo. Forse qualche passetto indietro rispetto al predecessore, rimane comunque una perla del cinema contemporaneo. Ottima la ragia, come sempre, e il montaggio con un azzeccato utilizzo dei flashback.
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Dopo che il dr King Schultz lo "compra" da una coppia di schiavisti, Django inizia ad addestrarsi per diventare un cacciatore di taglie. Con il passare dell'inverno, confessa al suo amico, mentore e liberatore, il suo vero scopo, quello di ritrovare la moglie, venduta anni prima a persone ignote.
Ultima meraviglia del Tarantino, Django nelle sue tre ore di film, narra con grande Ironia, uno dei temi più difficili da trattare, il razzismo. Forse qualche passetto indietro rispetto al predecessore, rimane comunque una perla del cinema contemporaneo. Ottima la ragia, come sempre, e il montaggio con un azzeccato utilizzo dei flashback.
Sceneggiatura ineccepibile, carica di citazioni, dialoghi tarantiniani e soprattuto carica di umorismo. Proprio questo è da considerare uno dei fattori meglio riusciti nel film, perchè quando l'ironia si unisce all'epicità dell'opera stessa, alcune scenerisultano essere esilaranti. Da citare sicuramente la cavalcata epica del Ku Klux Clan, affiancata al dibattito sui cappucci indossati.
Buona interpretazione per Jamie Foxx, ma totalmente oscurato dalla prova data da Christoph Waltz che, con questo film, conferma di essere ancora una volta, uno dei migliori attori di oggi. Ottima anche l'interpretazione di Leonardo Di Caprio, perfetto nel ruolo del cattivo. Da complimentarsi con quest'ultimo soprattutto per la scena del tavolo, in quanto, nonostante il taglio alla mano l'attore ha continuato a recitare senza indulgi la scena, regalando quel pizzico di tensione in più alla sequenza. Molto bella la traccia audio dell'intero film, anche questa carica di citazioni.
Ottimo film, consiglito a tutti senza ombra di dubbio.
E poi si sa, "Dove c'è Tarantino c'è Cinema" (spero che la barilla mi conceda la citazione).
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boyracer
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giovedì 24 gennaio 2013
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sua maestà "il cinema".
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Signore e signori, ecco a voi un capolavoro! In un’epoca in cui questo termine è troppo usato, soprattutto a sproposito, finalmente siamo di fronte ad un’opera che non può essere definita in altro modo.
Ma forse limitare l’immensa bellezza di questo film a se stesso, ad un solo “prodotto cinematografico”, sarebbe fargli un torto. Perché Django Unchained non è soltanto un film straordinario, è l’essenza stessa del cinema tutto, il moderno e l’antico, l’alto e il basso, il cinema d’autore e il cinema di cassetta, quello di impegno e quello d’azione, il drammatico e il comico, il bello e il brutto… Django Unchained è “Il Cinema”, e Il Cinema è Quentin Tarantino, perché Django Unchained è Tarantino al 100%.
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Signore e signori, ecco a voi un capolavoro! In un’epoca in cui questo termine è troppo usato, soprattutto a sproposito, finalmente siamo di fronte ad un’opera che non può essere definita in altro modo.
Ma forse limitare l’immensa bellezza di questo film a se stesso, ad un solo “prodotto cinematografico”, sarebbe fargli un torto. Perché Django Unchained non è soltanto un film straordinario, è l’essenza stessa del cinema tutto, il moderno e l’antico, l’alto e il basso, il cinema d’autore e il cinema di cassetta, quello di impegno e quello d’azione, il drammatico e il comico, il bello e il brutto… Django Unchained è “Il Cinema”, e Il Cinema è Quentin Tarantino, perché Django Unchained è Tarantino al 100%.
Non c’è regista vivente che sappia realizzare anche solo una pallida idea di quello che lui crea, con apparente semplicità, ad un livello così alto che lascia sbalorditi. In questo film non c’è componente di quell’opera, artigianale e tecnologica insieme, che chiamiamo “film”, che non sia ai massimi livelli di espressione conosciuti (e sconosciuti finora).
Si parte dalla sceneggiatura “blindata” ed esplosiva (e mai aggettivo fu più adeguato, nello specifico), senza mai una caduta di ritmo o di tono. Si prosegue con la regia che definire “magistrale” è francamente riduttivo, in quanto si dovrebbe aggiungere come minimo anche “impeccabile, geniale, visionaria, poetica, epica, esagerata, inconfondibile, debordante, ecc. ecc.”.
Poi si passa agli attori, che sono talmente efficaci e così perfettamente calati nei personaggi, che quasi ci si dimentica che sono tra i massimi idoli contemporanei di Hollywood, quelle star di prima grandezza che sprigionano prepotentemente la loro arte solo con i grandi registi, figuriamoci con “il più grande”: quando si odia il cattivo del film si odia proprio Calvin Candie, e non Leonardo Di Caprio, mai così tanto bravo fino ad ora; quando si tifa per il protagonista buono, si tifa per Django Freeman e non per Jamie Foxx; così come si ammira il dott. Shultz, socio buono di Django, e non (il tedesco cattivo, rivelazione di “Inglourious Basterds”) Christoph Waltz; o come quando si disprezza l’altro cattivo “negro”, impersonato da un irriconoscibile e inarrivabile Samuel L. Jackson.
Questo film è talmente pieno di idee, stimoli, trovate ad effetto, scene cult, momenti splatter (o pulp), battute e situazioni ironiche, citazioni e invenzioni cinematografiche, virtuosismi registici, spunti di riflessione, sberleffi al cinema e al potere e quant’altro, che non sarebbe sufficiente un libro intero per commentarlo adeguatamente.
Ci sentiamo ancora di menzionare soltanto gli innumerevoli richiami a quell’epopea di Django e degli “Spaghetti Western” italiani che stanno alla base dell’ispirazione principale di Tarantino, vero cultore e appassionato del genere, dei quali il film è un quasi religioso omaggio e consacrazione. Richiami che trovano il momento più eclatante nel cameo di Franco Nero, proprio il Django più famoso e mitico della sopraccitata serie.
Anche la colonna sonora, all’altezza del valore dell’opera, conferma la spudorata passione italiana del regista, che si completa inequivocabilmente e autorevolmente con il tema di Ennio Morricone eseguito da Elisa (in italiano!).
5 stelle sono sinceramente poche per riassumere in un voto il giudizio su Django Unchained, ma dopo averlo visto, forse un grosso difetto effettivamente c’è: adesso, per rivedere qualcosa di simile, bisognerà aspettare almeno qualche anno (il prossimo film di Sua Maestà, Quentin Tarantino).
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[+] "l'essenza stessa del cinema tutto"?
(di pbshelley)
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paranoidandroid
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giovedì 24 gennaio 2013
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altra bomba di tarantino....
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Bam! Tarantino colpisce ancora, e centra il segno in pieno!!!
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davideda
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giovedì 24 gennaio 2013
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tarantino ci azzecca ancora
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Il grande ritorno del genere western, un fim grandioso con i soliti schizzi di sangue made in Tarantino; ma anche un film che mantiene le promesse che ha fatto.
Essi signori Tarantino ha fatto centro un altra volta, anche se la formula del film è uguale a quella di altri suoi lavori ( Bastardi senza Gloria...) : anche in questo film inserisce temi a lui cari (anche gli schizzi di sangue).
Cosa dire per concludere...bé andatelo a vedere un ottimo film...
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rogi00
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giovedì 24 gennaio 2013
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film monumentale questo sì non sergio leone
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Capolavoro di Tarantino geniale,forse un è troppo violento ma è quello che deve essere un film così realistico
Voto: 9
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pbshelley
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giovedì 24 gennaio 2013
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non il miglior tarantino
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Gli ingredienti del cinema di Tarantino non sono cambiati nel corso degli anni: straordinaria fluidità narrativa, dialoghi sferzanti e surreali, violenza abbondante e divertita, cinefilia quasi maniacale; peculiarità che non lo hanno abbandonato nemmeno allorquando ha manifestato un interesse crescente verso tematiche serie (nazismo, schiavitù nera). Sgombriamo il campo dai pregiudizi: non guardo con l'occhio dello storico, che certamente disapproverebbe il suo modo, impreciso e anacronistico, di raccontare la storia. “Django unchained” non è un film storico sulla condizione degli schiavi neri negli USA del 1858: molte, troppe cose non sarebbero chiare, a cominciare dal ruolo di Foxx e dalla sua conscientia sui come eroe dell'antischiavismo.
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Gli ingredienti del cinema di Tarantino non sono cambiati nel corso degli anni: straordinaria fluidità narrativa, dialoghi sferzanti e surreali, violenza abbondante e divertita, cinefilia quasi maniacale; peculiarità che non lo hanno abbandonato nemmeno allorquando ha manifestato un interesse crescente verso tematiche serie (nazismo, schiavitù nera). Sgombriamo il campo dai pregiudizi: non guardo con l'occhio dello storico, che certamente disapproverebbe il suo modo, impreciso e anacronistico, di raccontare la storia. “Django unchained” non è un film storico sulla condizione degli schiavi neri negli USA del 1858: molte, troppe cose non sarebbero chiare, a cominciare dal ruolo di Foxx e dalla sua conscientia sui come eroe dell'antischiavismo. Ignoro anche le critiche (risibili) di Spike Lee nonché, più in generale, chi nega che sia lecito trattare in maniera faceta un soggetto serio.
Partire dagli stessi presupposti del cinema di Tarantino può essere più fruttuoso, tenendo presente che, nel suo cinema, la libertà d'invenzione regna sempre sovrana sulla logica e sulla morale: “Django unchained” è soprattutto un omaggio a una certa idea di cinema, nonché ad alcuni dei generi preferiti dal regista (qui spicca lo spaghetti-western, ma anche l'azione stile-Hong Kong); eppure, chi conosce Tarantino non può negare che manchi qualcosa. Manca l'abituale corrosività dei dialoghi, che si limitano ad essere poco credibili, senza per questo farsi memorabili (eccezione la bellissima scena coi membri del KKK); vari personaggi sono tirati via in maniera frettolosa (il cattivo di DiCaprio è abbastanza stereotipato, e avrebbe meritato un'attenzione più profonda, come anche i personaggi di Jackson e Washington), mentre altri sono costruiti persino troppo artificiosamente: è il caso del dr. Schultz (Waltz), la cui totale irrealtà (commistione di aspetti aulici e brutali), unita alla bravura e simpatia dell'attore austriaco, mirano a consegnarlo direttamente all'universo mitico; manca anche la classica fluidità narrativa, priva di cali di tensione, dei tempi di “Pulp fiction”: è questo il film più lungo di Tarantino, e non si manca di avvertirlo, per esempio durante la lunga permanenza a casa DiCaprio, una sorta di prolungata “quiete prima della tempesta”, in cui succede poco, a parte l'arricchirsi delle citazioni cinefile e delle inesattezze storiche.
Quiete prima della tempesta che ci consegna un finale in cui esplode la violenza, la cui esibizione (nemmeno eccessiva) si ripete in maniera quasi stanca e autoreferenziale, più stile “Kill Bill” che “Pulp fiction”; si moltiplicano all'inverosimile i colpi di scena, ma non l'inventiva di Tarantino. Rimane il divertissment post-moderno di una ossessiva, continua citazione cinefila; i fan si divertiranno a trovarne a centinaia, da Leone a Scorsese, da Corbucci a Kubrick, allo stesso Tarantino: ma è un gioco fine a se stesso, non funzionale alla narrazione (diversamente da “Inglorious basterds”), e invece quasi sostitutivo della stessa (si veda la danza del cavallo nell'ultima scena); ed è un peccato, perché spreca un cast davvero eccezionale e ben assortito, nonché l'alta qualità del lavorìo tecnico (stupendo l'impasto delle musiche: come renderne conto in due righe?). Resta la sensazione di un film che vorrebbe puntare tutto sulla forza creativa, ma se ne rivela carente; cinema che si nutre di solo cinema: divertimento comunque superiore alla media, ma Tarantino ha fatto di meglio e (confidiamo) tornerà a farlo.
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[+] molto ben scritto!
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dave san
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giovedì 24 gennaio 2013
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alive black man “storage”
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Tarantino ha dismesso da qualche tempo le vesti del cineasta che ritrae con minimalismo e stile, la marginalità urbana. Temo anzi che si arrabbierà se gli rimproverassimo di averci privato degli ex-carcerati dementi o dei pugili di basso bordo. La filmografia di Tarantino, da Kill Bill, incede in pompa magna. Ancora interpreti bravi e illustri, storie forti, intrise di uno spirito umanitario primordiale: no al razzismo, no al nazismo, no alla violenza sui più deboli. Il suo cinema è pretesa di libertà da oppressori indiscussi.
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Tarantino ha dismesso da qualche tempo le vesti del cineasta che ritrae con minimalismo e stile, la marginalità urbana. Temo anzi che si arrabbierà se gli rimproverassimo di averci privato degli ex-carcerati dementi o dei pugili di basso bordo. La filmografia di Tarantino, da Kill Bill, incede in pompa magna. Ancora interpreti bravi e illustri, storie forti, intrise di uno spirito umanitario primordiale: no al razzismo, no al nazismo, no alla violenza sui più deboli. Il suo cinema è pretesa di libertà da oppressori indiscussi. In questo Django eccelle. La storia di due vendicatori con piglio post-moderno che fanno strage di segregazionisti, innegabilmente attrae. Persino alcuni criminali, oggi, potrebbero pensarla come Django riguardo allo schiavo "liberato" (L. Jackson) e allo sprezzante padrone bianco (Di Caprio). Non si generano controversie politiche dal cinema di Quentin. Le riserve espresse da Spike Lee sulla pellicola, a mio parere, sono eccessive. Si potrebbe dibattere sulla narrazione di un’immaginaria rivincita in un periodo storico crudelmente “biancocratico”. Privo di reale rivalsa per la popolazione nera di allora. Oppure sul massiccio uso di violenza (liberatoria), in alcune scene. La pellicola tuttavia è fiction, non un documento dell’epoca. La questione non si porrebbe, salvo che non insegnassimo a scuola che Shosanna Dreyfus, avrebbe realmente giustiziato Hitler a Parigi… Tarantino é consapevole di quello che gli piace fare e lo fa. Decide così di far lievitare un classico spaghetti-western, lanciando moniti di democrazia vendicatrice. E’ indubbio che alcuni cineasti si divertano a romanzare la storia senza attenersi rigorosamente alla realtà oggettiva. Nondimeno Tarantino si riscatta e realizza il suo congegno spettacolare, immolandoci un eroe. Bene contro male in un sanguinoso epilogo, selvaggiamente giusto.
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(di thecrow56)
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_joe_
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giovedì 24 gennaio 2013
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"la d è muta, bifolco"
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Aspettavo da lungo tempo quest'opera, e ieri finalmente... sono andato al cinema per Django Unchained! Che dire?! è stata una delle poche volte in cui sono uscito dalla sala estasiato e con la voglia di sparare con le vecchie '45 a destra e a manca. Che vuol dire? Tarantino ha fatto di nuovo segno con un opera curata in tutti i particolari: fotografia, regia, sceneggiatura, colonne sonore, e interpretazioni (soprattutto Christoph Waltz, di cui mi sono innamorato) da oscar! Un film pieno di citazioni, dove l'esperienza cinematografica fa godere appieno delle scene: l'apertura con la sequenza stile "django" di corbucci, a[+]
Aspettavo da lungo tempo quest'opera, e ieri finalmente... sono andato al cinema per Django Unchained! Che dire?! è stata una delle poche volte in cui sono uscito dalla sala estasiato e con la voglia di sparare con le vecchie '45 a destra e a manca. Che vuol dire? Tarantino ha fatto di nuovo segno con un opera curata in tutti i particolari: fotografia, regia, sceneggiatura, colonne sonore, e interpretazioni (soprattutto Christoph Waltz, di cui mi sono innamorato) da oscar! Un film pieno di citazioni, dove l'esperienza cinematografica fa godere appieno delle scene: l'apertura con la sequenza stile "django" di corbucci, ascoltando Beethoven il Dr. Schultz ha dei flashbacks di violenza che lo fanno agitare (riferimento ad Arancia meccanica), la pistola del Dottor Schultz, la quale esce dalla manica di Waltz esattamente come quella di Travis (protagonista di Taxi Driver), per poi commettere il primo omicidio nello stesso identico modo, la frase pronunciata alla fine da Stephen, interrotta dall'esplosione della dinamite, è un omaggio al finale de il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone, potrei ancora continuare ma mi dilungherei troppo. Il mio consiglio? Andatelo a vedere!
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