blackdragon89
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domenica 27 gennaio 2013
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un tributo al western rivisitato da tarantino
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Il cacciatore di taglie Dr. King Schultz scova e libera lo schiavo nero Django, in quanto vecchia conoscenza dei fratelli Brittle che il tedesco sta cercando per incassarne la taglia. Tra i due così nasce e si consolida un rapporto di amicizia professionale, e quando Schultz scopre che la moglie di Django è tenuta serva di uno dei maggiori proprietari terrieri del Mississipi, decide di accompagnarlo nella ricerca, spinto da uno strambo ed innaturale senso di attaccamento e responsabilità.
Fan dichiarato del patrimonio storico di Sergio Leone, Tarantino offre al pubblico un omaggio alla sacra scuola western italiana, con tanto di riferimenti al celebre "Trinità", alla "Trilogia del Dollaro" e allo stesso "Django" di Sergio Corbucci.
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Il cacciatore di taglie Dr. King Schultz scova e libera lo schiavo nero Django, in quanto vecchia conoscenza dei fratelli Brittle che il tedesco sta cercando per incassarne la taglia. Tra i due così nasce e si consolida un rapporto di amicizia professionale, e quando Schultz scopre che la moglie di Django è tenuta serva di uno dei maggiori proprietari terrieri del Mississipi, decide di accompagnarlo nella ricerca, spinto da uno strambo ed innaturale senso di attaccamento e responsabilità.
Fan dichiarato del patrimonio storico di Sergio Leone, Tarantino offre al pubblico un omaggio alla sacra scuola western italiana, con tanto di riferimenti al celebre "Trinità", alla "Trilogia del Dollaro" e allo stesso "Django" di Sergio Corbucci. Si tratta in ogni caso di puri fanservice, che si limitano il più delle volte a colonne sonore, citazioni verbali e frequenti zoom-in tipici delle rappresentazioni anni '60; rispetto alle vecchie opere il lavoro di Tarantino presenta nuove tematiche, un nuovo soggetto e persino nuovi ritmi. Diciamocelo pure, di western l'opera ha ben poco, forse solo il background. A partire dalla struttura, il tutto si basa su un principio di forte sperimentazione che ha sempre caratterizzato il regista statunitense; il film sembra dividersi in tre filoni narrativi, giustificati dall'estesa durata e da andamenti per lo più altalenanti, e da picchi di climax che per la prima volta trovano luogo in più punti della stessa trama. Se per un amante del sano Action questa può dimostrarsi una valida intuizione, è anche vero che per chi conosce e ama Tarantino le meccaniche paiono fin troppo strane ed insolite, ed è altrettanto vero che, tolte le firme tipiche del suo stile (salti temporali, umorismo stilistico e sangue a fiotti), potrebbe anche svanire l'impressione di trovarsi davanti al discendente di "Reservoir Dogs", "Pulp Fiction" e "Kill Bill", marchi lontani dal progetto odierno per spontaneità, autenticità e freschezza.
In generale comunque, se estraniato dal contesto Tarantiniano, si tratta di un film superbo in quasi tutti gli aspetti: gli effetti scenici, il montaggio grafico e sonoro ed un sano umorismo d'autore trasportano il pubblico all'interno di un'avventura fuori dal comune, accompagnati da un cast eccelso e spettacolare, che non perde nemmeno in fase di doppiaggio. Certo è che mancano all'appello quei vecchi personaggi che ai tempi avevano fatto innamorare, quei Vincent Vega, Mr. Pink, Mr. Wolf, Beatrix Kiddo, persino Hans Landa e Aldo Raine, quei personaggi di cui è difficile dimenticarsi perchè esilaranti ed unici nel loro genere. Del resto si tratta pur sempre di un tributo al sacro western, e come tale non mancano i vecchi canoni, seppur rivisitati: un cacciatore di taglie, un protagonista spavaldo ed infallibile ed un proprietario terriero infimo e noncurante. Sotto queste premesse è comprensibile quanto arduo sia trovare un picco di originalità nella creazione delle figure, originalità che tuttavia era logico aspettarsi dal Re del Pulp.
In definitiva, la valutazione di "Django Unchained" si bipartisce in due strade differenti; da un lato il lavoro eccezionale, superbo e al passo con i tempi di un Action-Western sopra ogni aspettativa, che riesce come sempre a toccare temi delicati senza mai cadere nel drammatico; dall'altro l'eccessiva lontananza per struttura e sperimentazione dai capolavori passati, forse per la ricerca di nuovi spunti, o forse semplicemente per un crudo, misantropico e "vile" fan-market.
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harry manback
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domenica 27 gennaio 2013
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un continuo climax di tensione e originalità
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Dopo un capolavoro del calibro di "Bastardi senza gloria", non mi sarei mai aspettato l'uscita al cinema di un film del genere.
"Django Unchained" non sarà il miglior film di Tarantino ("Pulp Fiction" e "Le iene" restano inviolati), ma è sicuramente uno dei più travolgenti, originali e cruenti che lui abbia mai creato.
Il nuovo maestro del cinema (titolo che solo Hitchcock e Kubrick hanno meritato prima di lui) ci vuole dimostrare come un film senza effettoni speciali e pomposità varie, può superarne di gran lunga uno che invece ne è stracolmo.
Questo portando ai massimi livelli due aspetti fondamentali e strettamenti legati tra di loro per la creazione di un ottimo film, la regia e la sceneggiatura.
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Dopo un capolavoro del calibro di "Bastardi senza gloria", non mi sarei mai aspettato l'uscita al cinema di un film del genere.
"Django Unchained" non sarà il miglior film di Tarantino ("Pulp Fiction" e "Le iene" restano inviolati), ma è sicuramente uno dei più travolgenti, originali e cruenti che lui abbia mai creato.
Il nuovo maestro del cinema (titolo che solo Hitchcock e Kubrick hanno meritato prima di lui) ci vuole dimostrare come un film senza effettoni speciali e pomposità varie, può superarne di gran lunga uno che invece ne è stracolmo.
Questo portando ai massimi livelli due aspetti fondamentali e strettamenti legati tra di loro per la creazione di un ottimo film, la regia e la sceneggiatura.
La regia di "Django Unchained", nonostante ricalchi un genere vecchio come il western, risulta innovativa, fresca e alterna la staticità al dinamismo in modo egregio. Anche la sceneggiatura non presenta sbavature di alcun tipo, è sempre in perfetto stile Tarantino ed intrattiene al massimo anche nelle scene più statiche. Proprio in quest'ultime è scritta in modo tale da avere un climax perfetto di tensione, che porti sempre ad un finale di scena quasi liberatorio.
Il tema del razzismo è affrontato in modo sconvolgente, quasi più che in "Bastardi senza gloria", grazie alla presenza di dialoghi cattivissimi che non possono che farti provare odio puro per alcuni dei personaggi. Tra i personaggi, infatti, quello che mi è piaciuto di più per la sua caratterizzazione è proprio il negriero Calvin Candie, interpretato magistralmente da un sottovalutatissimo Leonardo Di Caprio. Eccellenti anche il dottor Schultz, interpretato dal versatilissimo Christoph Waltz, lo stesso Django, interpretato da Jamie Foxx, e interessante la caratterizzazione di Stephen, interpretato da Samuel L. Jackson.
Ma ovviamente anche tutto il resto del cast, tra camei e parti più lunghe, ha saputo fare il proprio lavoro.
Gli unici difetti che sono riuscito a trovare a questo capolavoro, sono la strana scelta di alcuni brani musicali, e le scene in cui Django immagina di vedere la moglie, di cui non ho capito la funzionalità all'interno del film.
Ovviamente sono difetti di poco conto, che non ledono assolutamente l'integralità del film.
In conclusione, consiglio a tutti quanti di vedere questo capolavoro al cinema, è un' esperienza che non dovete assolutamente perdere.
VOTO 9
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[+] solo hitchcock e kubrick?
(di pbshelley)
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deck78
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domenica 27 gennaio 2013
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django: banalità e sangue
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Ma diciamoci la verità. Dalla sala esci fischiettando il motivo de "Lo chiamavano trinità" e lo associ a quel gran film di E.B. Clucher perchè a dir la verità Django non ti lascia molto. Qualcuno lo vede pieno di riferimenti ed omaggi al cinema italiano a me sembrano solo dei patetici scopiazzamenti appiccicati fra loro alla rinfusa e conditi da eccessi di sangue finto. Se in Kill Bill avevamo gustato il sentimento di vendetta della sposa, se in Pulp Fiction eravamo stati deliziati dalle incalzanti vicende, se in Jackie Brown eravamo stati rapiti dai dialoghi dei personaggi, in Django veniamo annoiati dai dialoghi eccessivamente lunghi, dalla trama scontata, dalle battute scopiazzate, da alcune scene che appartengono non tanto ad un B movie, genere al quale Tarantino vuiole rendere omaggio, ma piuttosto ad un film parodistico o addirittura comico di serie C.
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Ma diciamoci la verità. Dalla sala esci fischiettando il motivo de "Lo chiamavano trinità" e lo associ a quel gran film di E.B. Clucher perchè a dir la verità Django non ti lascia molto. Qualcuno lo vede pieno di riferimenti ed omaggi al cinema italiano a me sembrano solo dei patetici scopiazzamenti appiccicati fra loro alla rinfusa e conditi da eccessi di sangue finto. Se in Kill Bill avevamo gustato il sentimento di vendetta della sposa, se in Pulp Fiction eravamo stati deliziati dalle incalzanti vicende, se in Jackie Brown eravamo stati rapiti dai dialoghi dei personaggi, in Django veniamo annoiati dai dialoghi eccessivamente lunghi, dalla trama scontata, dalle battute scopiazzate, da alcune scene che appartengono non tanto ad un B movie, genere al quale Tarantino vuiole rendere omaggio, ma piuttosto ad un film parodistico o addirittura comico di serie C. Deludente, noioso, scontato. appena sufficiente.
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(di graziano bianco)
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bellettz
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domenica 27 gennaio 2013
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d-j-a-n-g-o
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Tarantino è tornato finalmente con django,tributo al vecchio film di franco nero anche se in questa rappresentazione di tarantino,django non ha niente a che fare con il vecchio.La prima parte di film è spettacolare,fino a quando vanno per contrattare per l'acquisto della moglie di dango(parte a mio avviso abbastanza noiosa),per fortuna il film si riprende nel finale anche se troppo scontato e anche abbastanza banale.Purtroppo il film non si avvicina a capolavori come le iene o bastardi senza gloria.Il comparto sonoro è strabigliante con musice che vanno dal vecchio spaghetti western ad altre molto più "moderne".
Cast azzeccato con Jamie fox, Christoph Watz e un eccezzionale Leonardo Di caprio.
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Tarantino è tornato finalmente con django,tributo al vecchio film di franco nero anche se in questa rappresentazione di tarantino,django non ha niente a che fare con il vecchio.La prima parte di film è spettacolare,fino a quando vanno per contrattare per l'acquisto della moglie di dango(parte a mio avviso abbastanza noiosa),per fortuna il film si riprende nel finale anche se troppo scontato e anche abbastanza banale.Purtroppo il film non si avvicina a capolavori come le iene o bastardi senza gloria.Il comparto sonoro è strabigliante con musice che vanno dal vecchio spaghetti western ad altre molto più "moderne".
Cast azzeccato con Jamie fox, Christoph Watz e un eccezzionale Leonardo Di caprio.
Personalmente il film mi è piaciuto grazie ad un mix di azione e avventura che,soprattutto nel finale,regala qualche emozione;purtroppo il film a mio parere si allunga troppo con scene noiose che fanno perdere interesse al film.
Ovviamente film consigliato agli amanti del genere.Aspettiamo solo la prossima fatica di tarantino che sarà "Killer crow" che è gia in fase di sceneggiatura.
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bazoa82
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domenica 27 gennaio 2013
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tarantino è sinonimo di "grande cinema"
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I film western non mi sono mai piaciuti (prediligo altri generi), ma Tarantino ha avuto l'abilità di farmi ricredere. Anche se, ammettiamolo, il film è un western riletto in chiave moderna che amalgama tratta dei negri, capitalismo forsennato e scontri violenti a go-go. A parte questo, i dialoghi e le ambientazioni (per non parlare della colonna sonora), rendono il film un capolavoro.
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quentin93
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domenica 27 gennaio 2013
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genio quentin
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solo Quentin poteva mettere insieme Comicità, Drammaticità, Splatter, Suspance, Spaghetti Western e tanti altri elementi di stampo Tarantiniano... film che soddisfa un pubblico vastissimo... non come altri suoi capolavori ma ad oggi 2013, sorprendere le folle è una cosa che non riesce quasi mai a tutti perchè molto è già stato visto.... quindi mitico Quentin, le chiacchiere stanno a zero... il suo cinema o lo si ama o lo si odia non ci sono mezzi termini... consigliatissimo.
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babis
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domenica 27 gennaio 2013
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django, la d è muta
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Django, uno schiavo nero, dopo avere incontrato il dottore tedesco Schultz, viene da lui assoldato per aiutarlo nel suo lavoro di cacciatore di taglie; in seguito i due cercheranno a tutti i costi di liberare Broomhilda, la moglie di Jango, dal suo padrone, nella tenuta di Candle.
La storia, che si svolge alla vigilia della Guerra di Secessione, viene interpretata in maniera eccellente da tutti i protagonisti, i dialoghi e le scene pulp, tipiche di Trantino, si susseguono in maniera rapida, avvincente ed appassionante. Per tre ore il tempo scorre, e non te ne accorgi, perchè gli occhi di Django, la sua ricerca della libertà, che si scontra con lo schiavismo dell'epoca, ti catturano.
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Django, uno schiavo nero, dopo avere incontrato il dottore tedesco Schultz, viene da lui assoldato per aiutarlo nel suo lavoro di cacciatore di taglie; in seguito i due cercheranno a tutti i costi di liberare Broomhilda, la moglie di Jango, dal suo padrone, nella tenuta di Candle.
La storia, che si svolge alla vigilia della Guerra di Secessione, viene interpretata in maniera eccellente da tutti i protagonisti, i dialoghi e le scene pulp, tipiche di Trantino, si susseguono in maniera rapida, avvincente ed appassionante. Per tre ore il tempo scorre, e non te ne accorgi, perchè gli occhi di Django, la sua ricerca della libertà, che si scontra con lo schiavismo dell'epoca, ti catturano...andatelo a vedere!
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penelope guicciardini
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domenica 27 gennaio 2013
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garanzia tarantino
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la trama e' semplice, ma si snoda in quasi tre ore goduria per gli occhi e per le orecchie senza mai un briciolo di noia : il film, assolutamente "tarantiniano" in tutto e per tutto, e' reso speciale dalla sceneggiatura (dialoghi intelligenti, ironici, sarcastici, mai banali, a tratti esilaranti), dalla colonna sonora che vede un mix di generi che si intonano perfettamente (solo a un genio puo' venire in mente di infilare un pezzo rap in un film western, e il risultato sembra impossibile ma e' eccezionale, e dalla bravura degli attori, primo fra tutti secondo me christoph walt che riesce a dar vita a un personaggio veramente fuori dagli schemi (gia' in "bastardi senza gloria" aveva dato prova della sua bravura, vincendo anche l'oscar come miglior attore non protagonista), seguito a ruota da di caprio, veramente credibile nella spregevolezza del suo personaggio, e da jamie foxx, intenso.
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la trama e' semplice, ma si snoda in quasi tre ore goduria per gli occhi e per le orecchie senza mai un briciolo di noia : il film, assolutamente "tarantiniano" in tutto e per tutto, e' reso speciale dalla sceneggiatura (dialoghi intelligenti, ironici, sarcastici, mai banali, a tratti esilaranti), dalla colonna sonora che vede un mix di generi che si intonano perfettamente (solo a un genio puo' venire in mente di infilare un pezzo rap in un film western, e il risultato sembra impossibile ma e' eccezionale, e dalla bravura degli attori, primo fra tutti secondo me christoph walt che riesce a dar vita a un personaggio veramente fuori dagli schemi (gia' in "bastardi senza gloria" aveva dato prova della sua bravura, vincendo anche l'oscar come miglior attore non protagonista), seguito a ruota da di caprio, veramente credibile nella spregevolezza del suo personaggio, e da jamie foxx, intenso. samuel lee jackson garanzia come sempre.non do' 5 stelle perche' altrimenti a pulp fiction ne spetterebbero 6, ma non ha neanche molto senso fare paragoni del genere.
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filmtalker 98
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sabato 26 gennaio 2013
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tarantino si reinventa nel western
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è un buon film, direi 8. Non è particolarmente brillante, intrigante o particolare come Tarantino si era fatto conoscere, specialmente con "Pulp fiction", il classico capolavoro come il celebre "Magnolia" di p.t. Anderson, ma Tarantino, come p.t. Anderson, sta cambiando stile cinematografico:
- un tipo di cinema più classico
- tematiche più dure (come il razzismo, la violenza, la morte, la crudeltà)
-senza contare che... è un western
Ancora più distante (a livello di tematiche affrontate) di "Bastardi senza gloria" rispetto agli anni novanta, "Django unchained" appare, a mio parere come un film più duro e crudo, non tanto per la quantità di violenza che è molta, ma piuttosto per la sua anima, le figure di Candie , di Steven (Samuel l.
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è un buon film, direi 8. Non è particolarmente brillante, intrigante o particolare come Tarantino si era fatto conoscere, specialmente con "Pulp fiction", il classico capolavoro come il celebre "Magnolia" di p.t. Anderson, ma Tarantino, come p.t. Anderson, sta cambiando stile cinematografico:
- un tipo di cinema più classico
- tematiche più dure (come il razzismo, la violenza, la morte, la crudeltà)
-senza contare che... è un western
Ancora più distante (a livello di tematiche affrontate) di "Bastardi senza gloria" rispetto agli anni novanta, "Django unchained" appare, a mio parere come un film più duro e crudo, non tanto per la quantità di violenza che è molta, ma piuttosto per la sua anima, le figure di Candie , di Steven (Samuel l. jackson) sono figure che non suscitano affatto simpatia come poteva essere Marsellus in pulp fiction, sono personaggi spietati, senz'anima, per niente simpatici o con qualche cosa di affascinante o positivo. Stile più classico e meno "Tarantiniano" è uno splendido omaggio al western, un'opera più seria e di certo molto simile a bastardi senza gloria, ma appunto meno tarantiniana. Riguardo al punto secondo, cioè le tematiche dure, non posso non pensare al fatto che Tarantino avrebbe potuto sviluppare altre tematiche (come il rapporto tra Candie e la sorella ,la frustrazione della stessa x es. e mi stupisce che non l'abbia fatto e penso che sarebbbe stato bello).
CHI non LO ha ANCORA visto E' meglio CHE
non LEGGA oltre ...
Ma... THIS IS A WESTERN, più alla sam packinpah che alla john wayne, con la figura vittoriosa di Django che è il Bruce Willis della situazione e la sua dama . Riguardo al personaggio di Django appunto, è il personaggio puro, umano e di certo il più sano di tutti, che si vendica , tuttavia la mia interpretazione è che tarantino non desideri mettere al centro la vendetta spietata, o forse semplicemente lo fa con meno stile rispetto all'intrigante kill bill. Bravo Christoph Waltz a cui è impossibile non affezzionarsi, anche lui elemento integro e più umano di quanto pensassi(pensavo che con tutte quelle uccisioni avesse anche lui qualcosa di Malsano, bastardo, ma invece rimane un integro "charachter" dei western, che da la sua vita per una pura resa dei conti, nuda e cruda). Anche samuel jackson, che è il personaggio più triste:umile, sottomesso, ossessionato dal padrone, ma in fondo è difficile scaricare tutto su uno schiavo ottantenne, specialmente alla fine vedendo la sua reazione. semplicemente ha perso la sua identità nera, e per quanto lo si veda cattivo e vendicativo dei neri, è molto fragile e bianchizzato. quindi lo stile di tarantino si nota meno, cambia , se si vedeva appena in bast. senza gloria (con hugo stiglitz o l'orso ebreo). Elementi di novità le musiche rap, stile rinnovato e più classico. che dire : 8 su 10, mentre a pulp fiction 9.5 (è passato alla storia, impossibile non dargli un voto simile) e bast. senza gloria 7 e mezzo-8. A livello di intrattenimento e regia dico solo questo: 3 ore e non mi sono annoiato... Le battute non sono geniali (lontano anni luce da Pulp Fiction), ma ha una notevole forza visiva ed emotiva, e posso dire una cosa: non lo si può definire un finale RISOLUTIVO o SODDISFACENTE, una tregua, un po' di pace per lo schiavo e la sua bella .
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