lordjoker
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mercoledì 30 gennaio 2013
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tarantino fa ancora centro!!
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Chi si aspettava che Django Unchained fosse un remake di Django si è sbagliato di grosso , in comune con il film "Django" di Corbucci con protagonista Franco Nero c'è solo il nome del protagonista e il western . Già Proprio il western ,Tarantino amante di questo genere e dei nostri spaghetti western si cimenta per la prima volta nel suo genere preferito giostrandolo a modo suo in modo straordinario . Il film racconta la storia dello schiavo Django liberato dal Dottore Tedesco King Shultz ,un cacciatore di taglie, lo schiavo vuole liberare la moglie Broomhilda che è tenuta prigioniera a Candyland ,piantagione comandata dal perfido Calvin Candie.
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Chi si aspettava che Django Unchained fosse un remake di Django si è sbagliato di grosso , in comune con il film "Django" di Corbucci con protagonista Franco Nero c'è solo il nome del protagonista e il western . Già Proprio il western ,Tarantino amante di questo genere e dei nostri spaghetti western si cimenta per la prima volta nel suo genere preferito giostrandolo a modo suo in modo straordinario . Il film racconta la storia dello schiavo Django liberato dal Dottore Tedesco King Shultz ,un cacciatore di taglie, lo schiavo vuole liberare la moglie Broomhilda che è tenuta prigioniera a Candyland ,piantagione comandata dal perfido Calvin Candie.Dopo aver accennato alla trama passiamo alla regia di Tarantino che è assolutamente magistrale ,sceneggiatura a dir poco favolosa ,una scenografia superba e degli effetti sonori a dir poco strepitosi curati dal leggendario Premio Oscar Ennio Morricone.Tarantino crea il suo solito film pieno di omaggi (su tutti gli omaggi a Stanley Kubrick) stavolta molto più vicino al suo Bastardi Senza Gloria che ai dialoghi irresistibili di Pulp Fiction ,infatti Django è dominato da un gran Montaggio Sonoro e da meno dialoghi rispetto a Pulp Fiction ,Tarantino in Django fa emergere come tema centrale il Razzismo (affrontato nella parte più delicata della storia americana) utilizzando la solita violenza Tarantiniana stavolta nel tentativo di rappresentare la schiavitù dei neri di quell'epoca. Infine Affrontiamo il cast , con Jamie Foxx nei panni di Django che interpreta molto bene i panni del protagonista con un'ottima espressione , King Shultz interpretato magistralmente da Christopher Waltz (interpretazione che gli è valsa la seconda nomination all'Oscar), un maestoso Leonardo DiCaprio(purtroppo ancora una volta snobbato dall'Academy) che interpreta in modo perfetto il perfido Calvin Candie e un immenso Samuel L.Jackson che addirittura nel finale è il migliore del cast entrando perfettamente nei panni del cattivo Stephen (capo della servitù di Calvin Candie).Film dalla durata lunga (dura quasi 3 ore) ma che non viene sentita per niente vista la grande azione ,in sostanza FILM DA VEDERE ASSOLUTAMENTE .
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graziano.nanetti
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mercoledì 30 gennaio 2013
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tarantino inventa un nuovo tipo di western
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Il film racconta la storia di Django, uno schiavo liberato dal Dottor Schultz, eclettico ed abile cacciatore di taglie. Ben presto si inastaura tra i due una perfetta amicizia basata sul rispetto reciproco e temprata da ore di cavalcata, da lunghe notti intorno a un falò e da diverse missioni compiute insieme. In un mondo senza regole come quello del West, realisticamente dipinto da Tarantino, dove i soprusi e gli imbrogli sono all'ordine del giorno, solo l'amicizia e la complicità di un fido compagno come il Dottor Schultz assicurano la sopravvivenza e permettono a Django di ritrovare la moglie brutalmente schiavizzata nella tenuta di Candyland.
Questo western ha veramente poco in comune con quelli di Sergio Leone, dove i rovi rotolanti sulla polvere, i piani americani e le battute stringate la facevano da padrone.
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Il film racconta la storia di Django, uno schiavo liberato dal Dottor Schultz, eclettico ed abile cacciatore di taglie. Ben presto si inastaura tra i due una perfetta amicizia basata sul rispetto reciproco e temprata da ore di cavalcata, da lunghe notti intorno a un falò e da diverse missioni compiute insieme. In un mondo senza regole come quello del West, realisticamente dipinto da Tarantino, dove i soprusi e gli imbrogli sono all'ordine del giorno, solo l'amicizia e la complicità di un fido compagno come il Dottor Schultz assicurano la sopravvivenza e permettono a Django di ritrovare la moglie brutalmente schiavizzata nella tenuta di Candyland.
Questo western ha veramente poco in comune con quelli di Sergio Leone, dove i rovi rotolanti sulla polvere, i piani americani e le battute stringate la facevano da padrone. Questo è invece un western in puro stile Tarantino con violenze efferate riprese con sottile piacere del dettaglio: gli spruzzi di sangue emergono copiosi dopo ogni colpo di pistola, le ossa fuoriescono dai corpi maciullati e le grida di dolore delle vittime mettono a disagio anche il più cinico spettatore. Memorabili alcune scene, come per esempio quella in cui abbondanti gocce di sangue macchiano al rallentatore il bellissimo mantello bianco di un cavallo lanciato in una folle corsa notturna, oppure la scena in cui Django usa corpi ormai maciullati come scudo per le pallottole. Per la prima volta in un film western, per quanto mi possa ricordare, si vedono cavalli colpiti volutamente dai cow boy che si accasciano per terra di schianto.
Di sicuro non è un western adatto ai bambini: qualche scena splatter è sempre in agguato. La storia è ben costruita e piacevole da seguire, per niente scontata, e i personaggi sono ben caratterizzati. Tra le comparse figura anche Tarantino stesso: interpretazione veramente esplosiva!
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marzaghetti
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martedì 29 gennaio 2013
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quentin gongola nellasua candyland cinematografica
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Non lo consiglio a tutti... Chi adora Tarantino qui lo troverà gongolante nella sua "Candyland" cinematografica, a giocare, divertirsi e tirare fuori sequenze da mozzare il fiato, serrare i pugni o ridere beffardi. Chi pensa invece che sia un esagerato megalomane che imbratta qualsiasi genere cinematografico con inutili ettolitri di sangue, beh... Qui troverà confe[+]
Non lo consiglio a tutti... Chi adora Tarantino qui lo troverà gongolante nella sua "Candyland" cinematografica, a giocare, divertirsi e tirare fuori sequenze da mozzare il fiato, serrare i pugni o ridere beffardi. Chi pensa invece che sia un esagerato megalomane che imbratta qualsiasi genere cinematografico con inutili ettolitri di sangue, beh... Qui troverà conferma delle sue teorie. E chi, come l'eterno pendolo qui scrivente, alterna di volta in volta le due posizioni estreme descritte? Amerà intensamente la prima parte del film, con la costruzione dei personaggi, della storia, della Storia con la S maiuscola degli schiavi d'America, e le meravigliose prestazioni dei 4 maiuscoli attori maschili (nell'ordine: Waltz, DiCaprio, Jackson, Foxx, ma badate sono tutti sopra sopra sopra le righe), mentre rimarrà piuttosto deluso dal luna park dello splatter inscenato nel finale, dove la sceneggiatura fa acqua, e di spaghetti western c'è solo il colore del pomodoro. Valutazione: 2,75.
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valeria
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martedì 29 gennaio 2013
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imperdibile django...
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Tarantino, con DJANGO UNCHAINED, ha fatto davvero un ottimo lavoro. E' il primo film di questo regista che vedo (ahimè, sono costretta ad ammettere questa mia lacuna),quindi non posso fare raffronti con i lavori precedenti, ma allo stesso tempo posso farmi un'opinione più disicantata e forse più obbiettiva del film. In poche battute la trama: America 1858. Un bizzarro cacciatore di taglie di origini tedesche, il dottor Schultz, assolda, affrancandolo dalla schiavitù, un uomo di colore, Django per l'appunto, perché lo aiuti a trovare tre fuorilegge e a prenderli dead or alive. Questi si nascondono in una piantagione, dove ai danni degli schiavi di colore che li vi lavorano, continuano a perpetrare nefandezze e violenze.
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Tarantino, con DJANGO UNCHAINED, ha fatto davvero un ottimo lavoro. E' il primo film di questo regista che vedo (ahimè, sono costretta ad ammettere questa mia lacuna),quindi non posso fare raffronti con i lavori precedenti, ma allo stesso tempo posso farmi un'opinione più disicantata e forse più obbiettiva del film. In poche battute la trama: America 1858. Un bizzarro cacciatore di taglie di origini tedesche, il dottor Schultz, assolda, affrancandolo dalla schiavitù, un uomo di colore, Django per l'appunto, perché lo aiuti a trovare tre fuorilegge e a prenderli dead or alive. Questi si nascondono in una piantagione, dove ai danni degli schiavi di colore che li vi lavorano, continuano a perpetrare nefandezze e violenze. Vengono subito acciuffati e uccisi da Shultz e Django, ora suo valletto. A questo punto, i due dovrebbero separarsi, così come pattuito al momento del loro incontro,invece,decidono di continuare insieme a dare la caccia ai peggiori criminali andando a riscuotere tutte le taglie poste sulle loro teste.Anzi,il dott.Shultz, offre a Django il suo aiuto al fine di trovare e liberare la bella moglie di lui,Broomhilda,ormai diventata schiava di Calvin Candie,uno dei più ricchi e sadici latifondisti del Mississippi.Da questo momento in poi prendono il via tutte le rocambolesche avventure dei protagonisti.La pellicola è ispirata a Django di Corbucci del 1966 con F.Nero protagonista, ora presente nel film di T. con un piccolo cameo,in un imperdibile duetto con J.Foxx.E dei nostri spaghetti western, prende forme,movenze e peculiarità,sfociando in un vero e proprio omaggio al cinema italiano.Sono presenti,nel film,tutti i clichè e stereotipi dei cowboy di quei film.Ma lo stile,così mi dicono,è quello di T. E non ho motivo per dubitarne.La schiavitù,che è il tema del film,ad esempio,viene trattata in maniera originale e irriverente.E con ironia,soprattutto. Senza edulcorare e annacquare gli avvenimenti.Il momento storico viene inquadrato perfettamente e raccontato da una prospettiva forse diversa,ma non per questo meno profonda.Non mancano infatti,spunti di riflessione.E non mancano scene crude, macabre e violente.Spargimenti di sangue e sparatorie a volontà.In piena tradizione pulp.E mai termine fu più appropriato.Le eccellenti interpretazioni di tutti gli attori,proprio a cominciare da C.Waltz, supportano egregiamente la storia, che almeno nella parte iniziale scorre veloce tra frizzi e lazzi, andandosi poi ad allungare inutilmente e un po' noiosamente nel finale. Il film dura in tutto 165 minuti e poteva essere ridotto tranquillamente di mezz'ora almeno. Ma questo è l'unico difetto che sento di attribuire al film.La sceneggiatura, semplice ma non banale, non fa una piega. I dialoghi sono serrati e inframmezzati da gag davvero esilaranti. La colonna sonora invece, merita una menzione particolare. E' di per se un capolavoro.T. ha voluto, coerente con il proprio omaggio al genere, E.Morricone, che per l'occasione ha scritto una canzone, Ancora qui, cantata dalla nostra Elisa. Vengono inoltre, ripresi i temi musicali del primo DJANGO composti allora da L.Bacalov. E poi c'è di tutto, di più: colonne sonore tratte da altri film, gospel, black music e funk soul in una commistione perfetta e godibile. L'omaggio al nostro cinema in particolare e al cinema in generale,culmina in una serie di citazioni di altri film riprendendone scene cult,addirittura errori e anacronismi.Avete trovato un buon motivo per non andare a vedere DJANGO UNCHAINED?
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(di boyracer)
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lalli
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martedì 29 gennaio 2013
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e bravo quentin...
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bellissimo film di Tarantino. a me non delude mai...Di Caprio sempre più bravo, interpretazione magistrale.
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osteriacinematografo
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martedì 29 gennaio 2013
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eccellente mix di contenuti e intrattenimento
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Una fila di schiavi avanza nella notte degli Stati Uniti del sud. Un calesse incrocia il cammino dei negrieri e del loro carico. Alla guida del mezzo c'è King Schultz,uno strambo dottore di origini tedesche dotato di un linguaggio forbito. L’uomo cerca uno schiavo con l’intenzione di acquistarlo.Il nome dello schiavo è Django.
La trattativa parte col piede sbagliato,e la quiete delle notte viene rotta dal frastuono delle armi da fuoco: il dottore rivela una natura insospettabile e nello spazio di un istante gli aguzzini sono a terra,esanimi,e gli schiavi liberi.
King Schultz è in realtà un cacciatore di taglie in cerca di tre fratelli di cui ignora i connotati fisici. Django li conosce per averne assaggiato la frusta,e aiuterà l’arguto tedesco nell’identificarli ed ucciderli.
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Una fila di schiavi avanza nella notte degli Stati Uniti del sud. Un calesse incrocia il cammino dei negrieri e del loro carico. Alla guida del mezzo c'è King Schultz,uno strambo dottore di origini tedesche dotato di un linguaggio forbito. L’uomo cerca uno schiavo con l’intenzione di acquistarlo.Il nome dello schiavo è Django.
La trattativa parte col piede sbagliato,e la quiete delle notte viene rotta dal frastuono delle armi da fuoco: il dottore rivela una natura insospettabile e nello spazio di un istante gli aguzzini sono a terra,esanimi,e gli schiavi liberi.
King Schultz è in realtà un cacciatore di taglie in cerca di tre fratelli di cui ignora i connotati fisici. Django li conosce per averne assaggiato la frusta,e aiuterà l’arguto tedesco nell’identificarli ed ucciderli. Django dimostra talento nella caccia all’uomo,tanto che il dottore gli propone di divenire soci per l’inverno;in cambio Schultz aiuterà Django nella ricerca della moglie Broomhilda,venduta chissà dove come schiava.
Corre l’anno 1858,e la storia americana avanza a grandi passi verso la guerra civile.
Il film è suddiviso in due capitoli: nel primo assistiamo al consolidarsi del sodalizio “on the road” assai inusuale fra Django e il tedesco.
Nel secondo,la scena si sposta a Candyland,un’immensa piantagione in cui gli schiavi sono sottoposti all’umore di Calvin Candie,il sadico proprietario che gode nel far scannare fra loro i mandinghi. Qui –dopo una sorta di rallentamento ideo-motorio della narrazione- avrà luogo la vendetta di Django.
La storia si sviluppa in modo lineare e non secondo i consueti canoni del regista del Knoxville,che tendono di norma ad alterare la consecutio temporum degli avvenimenti. La scelta di genere,a cavallo fra western e southern,si rivela perfetta fra le mani di Tarantino,che pone uno sguardo senza filtri sulle sorgenti del razzismo americano: l’autore incornicia la violenza con il consueto gusto estetico che esalta colori e particolari in modo unico.La scrittura di Tarantino è all’altezza delle aspettative: i dialoghi sono serratissimi e ben costruiti e si rivelano utili allo scopo di stemperare in modo creativo i drammi del razzismo e della schiavitù.
Il primo piano viene utilizzato per accentuare ed esaltare i personaggi e i momenti topici della vicenda e spesso la mera espressività fornisce il senso stesso della storia.
Django è una sorta di vendicatore universale,ma è anche un Sigfrido del sud,pronto a tutto per liberare l’amata Brunilde dalla prigione di fuoco.
La chiave della rivalsa di Django risiede nel concepimento stesso dell’idea di potersi affrancare dall’assoggettamento dei bianchi: Django è il simbolo della ribellione e della speranza,è un uomo che non teme nulla e non ha più bisogno di nascondersi.
Il senso di vendetta muove l’intera opera di Tarantino,e la mano di Django che tentenna e poi cede al grilletto è l’icona perfetta di una frenesia di rivalsa che sfoga tutta la sua furia dopo aver subìto ogni tipo di angheria.
L’ottima sceneggiatura,la dirompenza visiva delle immagini,i dialoghi fittissimi ed incalzanti,un cast di attori eccellenti,le numerose componenti ludiche,l’inclinazione del regista a collocare la storia nel cinema come una sorta di parodia rendono il film di Quentin Tarantino una perfetta miscela di contenuti e intrattenimento,un binomio a cui il cinema non dovrebbe mai rinunciare.
osteriacinematografo.com
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maverickk
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martedì 29 gennaio 2013
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tarantino is always tarantino.
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Il caro vecchio Quentin è tornato, anche se non è più quello di una volta, come ha giustamente sottolineato la Cappi (alla quale va il mio personale appunto di grammatica: piuttosto non va usato come copulativo ma solo come avversativo). Dicevamo che Quentin è tornato ma non è più quello di una volta, ma dopotutto come si fa a ricreare l'unicità di capolavori come "Reservoir Dogs" o l'indimenticabile "Pulp Fiction"? Insomma, a parte che gli anni '90 sono passati e il vate del pulp è maturato, non si può pretendere che ad ogni nuova uscita sforni un masterpiece, così come non si poteva pretendere dai Pink Floyd un nuovo "The Dark Side Of The Moon".
Dopo questa premessa si può approfondire il discorso su "Django - Unchained"; impeccabile è la parola giusta, a partire dai costumi, passando per le musiche (fantastiche), e finendo con le prove dei mattatori Leo DiCaprio, Jamie Foxx e soprattutto Christoph Waltz, che si evidenzia per l'estrema duttilità (transita dalla glaciale crudeltà del generale delle SS in "Inglorious Basterds" al piglio cinico ma simpatico del dentista King Schultz).
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Il caro vecchio Quentin è tornato, anche se non è più quello di una volta, come ha giustamente sottolineato la Cappi (alla quale va il mio personale appunto di grammatica: piuttosto non va usato come copulativo ma solo come avversativo). Dicevamo che Quentin è tornato ma non è più quello di una volta, ma dopotutto come si fa a ricreare l'unicità di capolavori come "Reservoir Dogs" o l'indimenticabile "Pulp Fiction"? Insomma, a parte che gli anni '90 sono passati e il vate del pulp è maturato, non si può pretendere che ad ogni nuova uscita sforni un masterpiece, così come non si poteva pretendere dai Pink Floyd un nuovo "The Dark Side Of The Moon".
Dopo questa premessa si può approfondire il discorso su "Django - Unchained"; impeccabile è la parola giusta, a partire dai costumi, passando per le musiche (fantastiche), e finendo con le prove dei mattatori Leo DiCaprio, Jamie Foxx e soprattutto Christoph Waltz, che si evidenzia per l'estrema duttilità (transita dalla glaciale crudeltà del generale delle SS in "Inglorious Basterds" al piglio cinico ma simpatico del dentista King Schultz). Django è anche il film più lungo diretto da Tarantino ma non per questo risulta lento, anzi, i dialoghi come al solito brillanti (e anche qui concordo con la Cappi) e i passaggi musicali decisamente suggestivi (soprattutto gli stacchetti rap) rendono il film decisamente godibile e inevitabilmente tarantiniano, sia nel sangue così smaccatamente presente e invadente, sia nelle inquadrature peculiari (alcune bellissime come la scena in cui il protagonista braccato e con la revolver scarica si arrende e avanza lentamente fra le candide pareti di Candyland lorde di sangue). Certo, come abbiamo detto c'è una cesura fra il T. degli anni '90 e quello dei giorni nostri, cesura rappresentata forse da i due volumi di "Kill Bill", ma sta di fatto che questo straordinario cineasta continua a cavalcare l'onda del successo senza mai, fondamentalmente, tradire se stesso, come fanno invece molti altri.
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graziano bianco
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lunedì 28 gennaio 2013
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se questo è un capolavoro...
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ragazzi non voglio essere cattivo ,ma come si fa a considerare questo film un capolavoro...? forse siete dei fan sfegatati di tarantino per considerare questo film un capolavoro...ma avete mai visto un buon film ,non esiste mica solo tarantino....django è davvero lontano da essere un capolavoro..
con questo non voglio dire che il film sia da buttare , infatti la regia non è male ,ma assolutamente non è la miglior regia di tarantino ....cmq io considero gli altri film di tarantino di altissimo livello...
[+] o magari siamo fans degli spaghetti west
(di opidum)
[ - ] o magari siamo fans degli spaghetti west
[+] non è un capolavoro??
(di bapepp118)
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[+] e come lo si dovrebbe considerare?
(di paolo salvaro)
[ - ] e come lo si dovrebbe considerare?
[+] se poi ....
(di paolo salvaro)
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renato volpone
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lunedì 28 gennaio 2013
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auf wiedersehen
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Grande ritorno di Tarantino con questo splendido film ambientato negli Stati dell'Unione prima della Guerra di secessione, film che rispetta tutti i canoni dei più grandi western dei suoi illustri predecessori. L'ironia, l'azione, qualcuno da liberare, la vendetta, il tutto accompagnato da una grande musica e una splendida fotografia. Le scene di sangue non si contano, ma non disturbano, nemmeno gli stomaci più deboli, anche perché Tarantino è bravissimo a sviluppare il senso della giustizia nonostante tutto, anche per mezzo della più atroce vendetta e ce lo dimostra. Ci mette di fronte a delle scelte, c'è lo dice, e noi dobbiamo parteggiare per il nostro eroe: o con lui o contro di lui.
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Grande ritorno di Tarantino con questo splendido film ambientato negli Stati dell'Unione prima della Guerra di secessione, film che rispetta tutti i canoni dei più grandi western dei suoi illustri predecessori. L'ironia, l'azione, qualcuno da liberare, la vendetta, il tutto accompagnato da una grande musica e una splendida fotografia. Le scene di sangue non si contano, ma non disturbano, nemmeno gli stomaci più deboli, anche perché Tarantino è bravissimo a sviluppare il senso della giustizia nonostante tutto, anche per mezzo della più atroce vendetta e ce lo dimostra. Ci mette di fronte a delle scelte, c'è lo dice, e noi dobbiamo parteggiare per il nostro eroe: o con lui o contro di lui. Per il cattivo non c'è perdono, non c'è appello, ma la giusta punizione che noi stessi invochiamo ormai privi di ogni difesa. E lo spettatore è nelle mani di DJANGO sotto la guida del maestro dr. King Schultz, in attesa della sua rivincita, della sua forza, della sua ribellione. Non importa quello che ne sarà, quello che conta è che liberi l'amata e punisca i "negrieri". Non ci si annoia neanche un momento, non se ne ha il tempo, il regista è bravissimo a calibrare la durata delle scene, e la recitazione è superlativa. Film da vedere assolutamente in lingua originale per le sfumature della recitazione e certi giochi di parole con altre lingue compreso l'italiano. Perso il povero dr. Schultz non ci resta resta che dire Auf Wiedersehen DJANGO.
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giack
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lunedì 28 gennaio 2013
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che film!!!
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Veramente un gran film! Anche questa volta il genio di Knoxville non delude le aspettative regalandoci un ennesima perla. Mostruoso, ecco un altro aggettivo, come lo sono scatenato (vedi titolo del film), irraggiungibile, maestoso. Non arriaviamo però alle vette compositive del regista (raggiunte con i suoi Bastardi) che "si può dire scriva una sceneggiatura abbastanza piatta", priva di grandissimi colpi di scena, anche se veramente divertente. La prima ora di film vale per intero il prezzo del biglietto. Impressionante è la prova di Waltz (attore ormai feticcio per Tarantino, come Samuel L. Jackson), degna di Oscar e notevole quella di tutti gli altri personaggi (irresistibile Steven, alias Jackson).
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Veramente un gran film! Anche questa volta il genio di Knoxville non delude le aspettative regalandoci un ennesima perla. Mostruoso, ecco un altro aggettivo, come lo sono scatenato (vedi titolo del film), irraggiungibile, maestoso. Non arriaviamo però alle vette compositive del regista (raggiunte con i suoi Bastardi) che "si può dire scriva una sceneggiatura abbastanza piatta", priva di grandissimi colpi di scena, anche se veramente divertente. La prima ora di film vale per intero il prezzo del biglietto. Impressionante è la prova di Waltz (attore ormai feticcio per Tarantino, come Samuel L. Jackson), degna di Oscar e notevole quella di tutti gli altri personaggi (irresistibile Steven, alias Jackson). Quentin sguazza nelle citazioni (sebbene il Django del titolo c'entri ben poco con il Django di Corbucci e Nero) e nelle autocitazioni. In conclusione, Tarantino ha superato l'esame con il 100, ma senza la lode. Vedremo la sua prossima "fatica".
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