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Festa del Cinema di Roma 2025, un evento che si mette continuamente in discussione

Un’edizione che si concentra sulle opere prime e suoi documentari. Grande attesa per gli italiani tra cui La vita va così, Cinque secondi, Io sono Rosa Ricci e tantissimi altri. 
di Paola Casella

venerdì 19 settembre 2025 - Festa di Roma

La grandezza della Festa di Roma è quella di mettersi continuamente in discussione: il festival ha cambiato spesso linea, allargando i suoi orizzonti, e questo non è il difetto, ma la forza e il carattere della Festa”. Il presidente della Fondazione Cinema per Roma Salvatore Nastasi risponde così alla domanda sull’identità fluttuante della kermesse capitolina, e la Direttrice artistica Paola Malanga annuncia le due linee editoriali portanti di questa edizione: l’attenzione alle opere prime e ai documentari. 

La Festa, giunta alla ventesima edizione e in corso a Roma dal 15 al 26 ottobre, secondo Nastasi vuole qualificarsi come “la casa degli autori indipendenti”, conta quest’anno oltre 150 titoli da 38 Paesi e assegnerà i premi alla carriera a Jafar Panahi, premiato da Giuseppe Tornatore, e al produttore Lord David Putnam, mentre fra gli omaggi sono annunciati quelli a Pier Paolo Pasolini, a Claudio Caligari, a Franco Pinna, anche autore del manifesto, e a Carlo Rambaldi nel centenario della sua nascita.
 

GLI ITALIANI

I titoli italiani come sempre saranno tantissimi attraverso tutte le sezioni della Festa, a cominciare dal film di apertura, La vita va così di Riccardo Milani, e la serie di chiusura Vita da Carlo di Carlo Verdone.

Nel Concorso Progressive Cinema quattro film: 40 secondi di Vincenzo Alfieri, che nelle parole di Malanga  “ricostruisce le drammatiche 24 ore che hanno preceduto l’omicidio di Willie Monteiro Duarte: niente di quello che vi aspettate, molto di più”; Gli occhi degli altri di Andrea De Sica, intepretati da Filippo Timi e Jasmine Trinca, che narra “l’omicidio anni ’70 della marchesa Anna Casati Stampa, non come trasposizione di un fatto di cronaca ma come rielaborazione cinematografica in una macchina del tempo, proponendo un viaggio nel presente dove femminicidio e revenge porn sono all’ordine del giorno”; il documentario Roberto Rossellini, più di una vita, “ritratto di un genio e di un uomo totalmente libero e anticonformista costruito su materiali d’archivio in gran parte inediti” in cui Rossellini è raccontato anche attraverso scritti “letti dagli attori che impersonano gli scriventi: Sergio Castellitto dà voce a Rossellini, Kasia Smutniak ad Ingrid Bergman e Isabella Rossellini a se stessa”; e Sciatunostro di Leandro Picarella, già regista di Segnali di vita, “un film di formazione sull’amicizia e sul cinema” che racconta l’unione fra due ragazzini a Linosa: “uno dei ragazzini decide di proseguire gli studi sulla terraferma, e i due devono affrontare una separazione dolorosa”.


Nella sezione Grand Public c’è l’opera prima Breve storia d’amore della sceneggiatrice Ludovica Rampoldi interpretata da Pilar Fogliati, Andrea Carpenzano, Adriano Giannini e Valeria Golino, “storia di due coppie e due generazioni, dove un tradimento apparentemente ordinario scatena una serie di situazioni impreviste”; Il falsario di Stefano Lodovichi, “storia molto romana di Toni Chichiarelli”; Fuori la verità di Davide Minnella con Claudio Amendola, Claudia Gerini e Claudia Pandolfi; Cinque secondi di Paolo Virzì con Valerio Mastandrea; Io sono Rosa Ricci di Lyda Patitucci, prequel di Mare Fuori: il film Alla festa della rivoluzione di Arnaldo Catinari sull’impresa di Gabriele D’Annunzio con Valentina Romani e Nicolas Maupas; Anna di Monica Guerritore in cui l’attrice-regista interpreta la Magnani; Illusione di Francesca Archibugi con Jasmine Trinca e Michele Riondino; La lezione di Stefano Mordini con Matilda De Angelis e Stefano Accorsi: Stella gemella di Luca Lucini con Margherita Buy e Laura Morante; ed Elena del ghetto di Stefano Casertano dove Micaela Ramazzotti interpreta “un personaggio anticonformista considerata matta quando da fonti sicure venne a sapere del rastrellamento del ghetto previsto per 16 ottobre del ’43”.

Nella sezione Freestyle troviamo, fra i tanti titoli, un’altra opera prima, Tienimi Presente di Alberto Palmiero che ne è anche protagonista nella veste di un 27enne che cerca di fare cinema in Italia;  La camera di consiglio di Fiorella Infascelli con Sergio Rubini e Massimo Popolizio; Il grande Boccia di Karen Di Porto con Ricky Memphis e Denise Tantucci; e Malavia di Nunzia De Stefano, prodotto da Matteo Garrone.


LE ALTRE OPERE PRIME

Oltre ai già citati titoli italiani, nel Concorso Progressive Cinema ci saranno il film cinese Wild Nights, Tamed Beasts di Tony Wang, che “si inscrive nel nuovo filone cinema neo noir e presenta sorprese linguistiche sul tema della solitudine degli anziani e lo smarrimento dei giovani”; Esta Isla dei portoricani Lorraine Jones Molina e Cristian Carretero, altro noir in cui “un giovane pescatore di un centro costiero a Portorico decide di superare i limiti della legalità e con la fidanzata dell’alta società si dà alla fuga”; Left-Handed Girl, “esordio luminoso della regista cinese Shih-Ching Tsou, collaboratrice storica di Sean Baker, che ha prodotto, cosceneggiato e montato il film, ora candidato all’Oscar da Taiwan come miglior film straniero”; Mad Bills To Pay dell’ispano-americano Joel Alfonso Vargas “ambientato nel Bronx ad Orchard Beach, dove un giovane domenicano vende cocktail sognando un frigo per fare un vero business”; Nino di Pauline Loquès, “ambientato a Parigi, dove alla vigilia del suo 29esimo compleanno un giovane uomo viene informato di avere un tumore: il film racconta il momento di sospensione in cui cercherà di condividere questa notizia e richiama Cléo dalle 5 alle 7 di Agnes Varda”.

E ancora Our Hero di Oscar Boyson, già produttore esecutivo di Diamanti Grezzi dei fratelli Safdie, “il cui protagonista cerca di cavalcare l’onda delle denuncia della cultura della violenza, riesce a intercettare un troll che pare stia per commettere strage di massa in una scuola, va in Texas per fermarlo, ma le cose non vanno come previsto”. 
 

IL RESTO DEL CONCORSO

Il mondo inquieto di Quentin Dupieux ricomparirà in L’accident de Piano. “protagonista uno dei suoi personaggi più estremi e stravaganti, una star del web interpretata da Adele Exarchopoulos”; Good Boy di Jan Komasa, autore già candidato all’Oscar per Corpus Christi, “una fiaba nera e un thriller psicologico interpretato da Stephen Graham e prodotto da Jeremy Thomas e Jerzy Skolimowski, su un ragazzo che dopo una notte eccessiva si trova sequestrato in villetta di periferia da una famiglia apparentemente rispettabile e benestante”; Kota di Gyorgy Pálfi, già regista di Taxidermia, “storia di una gallina che vuole vivere e mantenere in vita la propria famiglia raccontata dal punto di vista del volatile”; Miss Carbon di Agustina Macri, “ispirato a una storia vera e ambientato in Patagonia dove alle donne era vietato mettere piede nelle miniere perché si diceva portassero sfortuna. La protagonista è un personaggio reale, Carla Antonel Rodriguez, una trans che ha sconfitto le superstizione per diventare minatrice, facendo anche cambiare la legge”. Il personaggio è interpretato da Lux Pascal, sorella di Pedro; 


E poi: Re-Creation, codiretto da Jim Sheridan e David Merriman, “è ispirato al celebre caso di omicidio della regista francese Sophie Tosacn, e vede al centro un conflitto fra due giurati interpretati da Vicky Krieps e Aiden Gillen”; Six Jours Ce Pritemps-Là di Joachim Lafosse, già vincitore a Roma con Un Silence, “in cui una mamma pensa di far fare le vacanza di Pasqua in Cosat Azzurra ai propri figli approfittando della villa degli ex suoceri, ma lei e i suoi figli hanno la pelle nera e questo non è ben accetto in quel quartiere benestante; The Things You Kill di Alireza Khatami, candidato all’Oscar del Canada come Miglior film internazionale, “racconto di trasformazione tra sogno e realtà sul ritorno del protagonista Ali in Turchia dopo aver vissuto periodo lungo negli USA”; e infine Winter of the Crow di Kasia Adamik, figlia di Agnieszka Holland. “thriller ambientato durante la Guerra fredda in cui una psicologa londinese, interpretata da Leslie Mann, arriva a Varsavia per una conferenza quando viene imposta legge marziale, precipitando in un incubo kafkiano”

I TITOLI INTERNAZIONALI PIÙ ATTESI 

Si trovano nella sezione Grand Public, e sono & Sons di Pablo Trapero con Bill Nighy e George MacKay: Couture di Alice Winocour con Angelina Jolie e Louis Garrel; Deux Pians di Arnaud Desplechin con Nadia Tereszkiewicz (presente in giuria) e Charlotte Rampling; Il Dracula di Luc Besson con Caleb Landry Jones, Christoph Waltz e Matilda De Angelis; Hamnet di Chloé Zhao, con Jessie Buckley e Paul Mescal; e Palestine 36 di Annemarie Jacir, con Hiam Abbass; e L'agente segreto di Kleber Mendonça Filho. Chissà quali fra queste star sfilerà sul red carpet?

Fra i documentari ingolosiscono soprattutto I Am Curious Johnny di Julien Temple e Kenny Dalglish di Asif Kapadia “su una leggenda del calcio britannico nell’Inghilterra tatcheriana”, ennesimo ritratto dedicato dal regista a una celebrità dopo quelli a Senna, Maradona e Federer.


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