Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Ungheria, Austria, Francia |
Durata | 91 minuti |
Regia di | György Pálfi |
Attori | Csaba Czene, Gergely Trócsányi, Piroska Molnár, Adél Stanczel, Marc Bischoff Gábor Máté, Zoltan Koppany, Géza Hegedüs D, Erwin Leder. |
MYmonetro | 2,67 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 luglio 2009
Dall'Europa dell'Est un affresco sulla degenerazione del potere comunista.
CONSIGLIATO NÌ
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Tre generazioni di una famiglia ungherese. La storia del nonno, capitano dell'esercito durante la seconda guerra mondiale, del padre, campione dell'ingurgitazione di dosi spropositate di cibo in tempi velocissimi e del figlio, imbalsamatore che lo accudisce dopo che il suo corpo ha assunto dimensioni spropositate. Un piccolo affresco sulle degenerazioni del potere comunista raccontato con il surrealismo grottesco tipico di una parte della cinematografia dell'Est Europa.
Tre episodi per tre generazioni attraverso la storia di 60 anni di comunismo in una sineddotica Ungheria. I temi sono tanti e fondamentali: amore, morte, cibo, patria e famiglia sono affrontati attraverso la lente distorta di un grandangolo talmente nauseante da toccare il sublime. Qui l'estetica del vomito, che Nanni Moretti dice di non sopportare, compie il suo giro e si erge a poetica del [...] Vai alla recensione »
Vedo proprio nelle interiora umane il filo conduttore delle tre storie del film, come un lungo intenstino srotolato fra i protagonisti. La telecamera è spiatata nel mostrare tutto l'orrore di questo concetto; più sconvolge più affascina. E fra la carne straripante, le lame, i buchi, il grasso, il viscido, il troppo, il deforme, brilla un'innocenza umana, troppo umana. Cap [...] Vai alla recensione »
Storia grottesca che segue il filo conduttore di tre generazioni in una famiglia: un soldato, un atleta obeso, un imbalsamatore. Ogni personaggio è disturbato, a modo suo; tra la carne, la neve, il sangue, il vomito ed il grasso, portano avanti una vita squallida e quasi repellente. Talvolta un po’ eccessivo, il film vuole disgustare ma sa essere anche elegante in alcune sequenze; c’&egr [...] Vai alla recensione »
Among the grotesque images paraded through Gyorgy Palfi’s film “Taxidermia,” the most indelible are neither the graphic depiction of an obsessive voyeur masturbating with fire nor the shearing of a pig’s tail attached to a newborn baby. They are found in its extended scenes of sport-eating competitions by a Hungarian team of gourmands during the Communist era.