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Ultimo aggiornamento giovedì 6 maggio 2021
La vita di un ragazzo cambia a causa di un equivoco che lo fa diventare prete. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 4 candidature agli European Film Awards, 1 candidatura a Cesar, 1 candidatura a Goya, In Italia al Box Office Corpus Christi ha incassato 77,3 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Daniel è un giovane che si trova in riformatorio per reati non solo di poco conto. Avrebbe voluto diventare sacerdote ma la sua fedina penale ora glielo impedisce. Quando però viene inviato, per un permesso lavorativo, in un paese lontano dal riformatorio viene creduto un prete e lui non fa nulla per smentire questa credenza diventando anche momentaneo sostituto del parroco.
Film che ha ricevuto la nomination per l’Oscar quale Miglior Film Straniero, questo secondo lungometraggio di finzione del trentottenne (all’epoca dell’uscita del film a Venezia) Jan Komasa si muove su un duplice equilibrio tanto instabile quanto, proprio per questo motivo, produttore di senso.
Perché sarebbe semplice ma anche riduttivo leggerlo come una vicenda (che trae origine da fatti realmente accaduti in Polonia in cui qualcuno si è spacciato come sacerdote) che mette in luce le profonde contraddizioni di un giovane magnificamente interpretato da Bartosz Bielenia. Il suo Daniel conosce la violenza e il lasciarsi andare all’alcol, alla droga e al sesso privo di qualsiasi elemento affettivo ma proprio per questo in qualche misura possiede una sensibilità che lo avvicina a chi ha sbagliato in passato ed è consapevole del fatto che non sarà difficile poter tornare a sbagliare.
La veste che indossa senza averne titolo diviene una sorta di corazza dentro la quale sente di poter sfidare i pregiudizi anche in modo plateale senza subire altre conseguenze che il mormorio di chi lo circonda e le non tanto velate minacce di chi detiene il potere locale. Il suo sguardo è costantemente quello di un cuore in allarme che teme di veder fallire non tanto il suo mascheramento quanto piuttosto il suo consapevolmente precario rapporto con Dio.
Chi invece non ha dubbi sul proprio rapporto con la divinità sentendosi dalla parte del giusto (qui sta la duplicità e forse la parte più interessante del film) sono coloro i quali, avendo perso i propri cari in un incidente di cui si è stabilito a priori il colpevole, hanno deciso di non dargli tregua neppure dopo morto. È qui, più che nel ritratto di un caso anomalo di assunzione dell’abito talare, che si colloca il nucleo di riflessione profonda del giovane sceneggiatore Mateusz Pacewicz. Perché riguarda tutti coloro che dicono di professare la fede cattolica ma che spesso vorrebbero piegarla al proprio volere, all’affermazione dei propri diritti (veri o presunti) cercando di trasformare Cristo nel proprio discepolo invece di assumerne il ruolo.
Non è un caso che il fragile e violento Daniel si volga verso il Crocifisso in una scena fondamentale del film, quasi chiedendo cosa fare a un Gesù che vuole che chi lo segue sia capace di compiere le proprie scelte che possono comportare errori ma che, se compiute senza la pretesa di giudicare (“Non giudicate per non essere giudicati perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati” Mt 7.1-2), riescono a conservare il senso della misericordia che alla brava gente del villaggio sembra mancare. Ne esce così il ritratto non solo della Polonia odierna ma di molte altre nazioni nel mondo (cattoliche ma non solo) ripiegate su se stesse e incapaci di guardare oltre.
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Presentato a Venezia-19, Jan Komasa si ispira ad eventi realmente accaduti, la vibe del momento, confezionando un film religioso e per finzione al margine della società polacca, riuscendo ad approdare al gran finale degli oscar nella ribattezzata categoria film internazionali - il fardello che porta sulle spalle ha un peso notevole con la nomineedell’anno scorso di Cold [...] Vai alla recensione »
Fare un film di soggetto religioso è difficilissimo, si rischia o di cadere nell'oleografico, nel santino da quattro soldi o nella polemica sterile ed inutile. In questo caso lo sceneggiatore, come si dice a Firenze, "si è messo di buzzo buono" e ha proodotto una sceneggiatura ben piantata, anche se presenta notevoli incongruenze.
Avete presente quei film senza colonna sonora, che terminano bruscamente senza un finale preciso, coi titoli di testa e di coda che sfilano silenziosamente sullo schermo nero? Ebbene, si tratta dei cosiddetti film d’essai, un genere di filmografia non commerciale, non di puro intrattenimento, che può sembrare noiosa, un po’ da gente snob con pretese intellettuali.
Parlando con una persona a cui tengo molto, di Gesù Cristo, non rammento più in quale contesto, mi disse: “Gesù o era Dio o era un pazzo …”. Ecco questa linea così tenue tra il divino e la follia è ben raccontata dal polacco Jan Tomasa. Possiamo chiederci perché la Polonia sforna delle storie incredibili e molto complesse, spesso [...] Vai alla recensione »
“Non sono qui per pregare a pappagallo” e “molte persone pochi credenti” sono le frasi che si ricordano dell'inizio film: le dice il prete del riformatorio ai ragazzi là ospitati a scontare la propria punizione. Un ambiente iniziale di estrema violenza e nello stesso ambiente il film si conclude, quasi come un'auto-liberazione del giusto.
Ho visto anche "Un altro giro", ma sinceramente non c'era storia: l'Oscar doveva vincerlo "Corpus Christi". E' un film davvero sorprendente, con un protagonista magnifico e credibile in ogni momento. Poteva essere una specie di "Non siamo angeli", invece è tra le cose più belle che ho visto quest'anno. Recuperatelo!
All'uscita dalla sala fate attenzione ad attraversare la strada, tanto sarà il turbinio di emozioni che vi seguiranno come ombre. Dalla Polonia ultra-cattolica arriva, dopo un paio di anni dall'uscita, questo film bellissimo, con un attore (Bartosz Bielenia) straordinario. Il finale è aperto all'immaginazione dello spettatore. Proprio perché ho amato i personaggi, io lo vedo con buona speranza.
Buoni sentimenti da parte del ragazzo che si finge prete, a dal suo modo di fare, decisamente fuori dai classici preti locali, lentamente fa breccia nella gente e nei loro problemi. Però mi ha lasciato l'amaro in bocca. Alla fine viene poco spiegato l'incidente; la strana figura del sindaco, inizialmente quasi losco che sembra voler insabbiare le cose, ma che poi non si capisce il motivo; [...] Vai alla recensione »
È un racconto di formazione, Corpus Christi, e si tratta di una formazione assolutamente laica nel nome non di Cristo, bensì di un’identità informe, sbriciolata, da rimettere in sesto e da riregistrare. L’io. Per Daniel, fede è carità per ovvietà: la misericordia è un atto istintivo attraverso la quale smontare pregiudizi e abbattere poteri. [...] Vai alla recensione »
( 4.5 ) Nel film ci sta una frase che dice cosi "siamo tutti brava gente".....si si..... pure io lo sento dire spesso da chi mi circonda....... Comunque personalmente il film e bello , bravo il regista e attori, ambientazioni, di tutto e di piu. Tratto da una soria vera...... effettivamente ricorda certe cronache che si leggono e vedono in TV .
Riaprono i cinema e ritornano in sala anche i film del 2019 che il primo anno di pandemia ha in qualche modo eclissato. Corpus Christi del regista polacco Jan Komasa, dopo un passaggio nelle Giornate degli Autori di Venezia 76, nel 2020 ha ricevuto una nomination agli Oscar come miglior film internazionale. Il giovane regista polacco è un nome già affermato nel circuito dei festival cinematografici [...] Vai alla recensione »
Gli occhi azzurrissimi di Daniel ardono di ghiaccio, di fede e di dolore. È il protagonista di Corpus Christi di Jan Komasa, storia polacca del risveglio spirituale di un giovanissimo ex detenuto che vuole diventare sacerdote ma l'entusiasmo della sua fede non basta a pulire i peccati che macchiano la sua fedina penale. Il sacerdote del carcere da cui tanto ha imparato glielo dice a chiare lettere: [...] Vai alla recensione »
Prima di tutto, a schermo nero, c'è il rumore di una segheria. Poi l'immagine dei detenuti che svolgono meccanicamente il loro lavoro: d'altronde Cristo era un falegname e, come insegna Il figlio dei Dardenne, la falegnameria è il campo di battaglia con la propria colpa. Qui Daniel nel corso della detenzione è diventato un profondo credente e vuole farsi prete, ma per i suoi reati non potrà entrare [...] Vai alla recensione »
Un prete che non è un prete ma che come prete riesce a trovare un dialogo con i parrocchiani del luogo. Fino a quando non è scoperto. Siamo in Polonia e in verità il prete è solo un ragazzo che sta in riformatorio per omicidio. Grazie a un permesso di lavoro, non rientra e si ferma in una piccola comunità di provincia, rimasta senza parroco. Tutti gli credono e tutti gli vogliono bene, anche se i suoi [...] Vai alla recensione »
I risvolti segreti dell' estremismo religioso polacco sono indagati da Jan Komasa in Corpus Christi, capace di parlare a un pubblico che sa decodificare la dottrina, fin dai tempi del Dekalog di Kieslowski. Daniel (Bartosz Bielenia, classe 1992, premiato per questa interpretazione) il protagonista ospite del carcere minorile diventa un finto pretino, è un impostore ma non troppo: il seminario sarebbe [...] Vai alla recensione »
Mentre sconta la sua pena per omicidio in riformatorio, il ventenne polacco Daniel attraversa una vera e propria crisi spirituale trovando conforto in una fede sincera e nelle parole del cappellano del carcere. I suoi precedenti penali non gli consentono di diventare sacerdote, ma quando in regime di semilibertà viene mandato a lavorare nella falegnameria di uno sperduto villaggio, si veste da prete [...] Vai alla recensione »
Padre Tomasz, appena arrivato in un piccolo villaggio polacco, riesce a riportare in chiesa i fedeli della sua parrocchia: predica, confessa, consiglia. Ma padre Tomasz non è un prete e non si chiama neanche Tomasz. È un detenuto in libertà condizionata che arriva al momento giusto. Il potenziale comico è evidente, ma Corpus Christi non è per niente divertente.
Tra i titoli più importanti disponibili nelle sale c'è «Corpus Christi» di Jan Komasa, lungometraggio polacco che lo scorso anno era arrivato a competere nella cinquina degli Oscar per i migliori prodotti internazionali. Al centro della trama c'è Daniel, un ragazzo che sogna di diventare prete: il suo desiderio sembra però impossibile da realizzare a causa dei reati commessi che l'hanno condannato [...] Vai alla recensione »
Alla base c'è una storia vera. Come spesso accade. Ma, in questo caso, è una storia vera più finta di tante altre e raccontata per la prima volta dal giornalista Mateusz Pacewicz, che sarebbe diventato poi lo sceneggiatore di Corpus Christi (Boe Ciao), terzo lungometraggio fiction di Jan Komasa (Sala samobójców, Miasto 44), presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 2019 e candidato tra i titoli [...] Vai alla recensione »
Una rissa ingiustificata. Un pestaggio per esibizionismo. Si rovina così la vita di Daniel, che finisce in riformatorio per aver malmenato un coetaneo senza ragione se non quella di farsi notare dal branco. La reclusione lo avvicina a Dio, il giovane vorrebbe entrare in seminario ma il percorso è impossibile a causa di quella fedina penale macchiata.
«Tu non morirai». Non può dire nient'altro, il giovane Daniel, nelle vesti di Padre Tomasz, chiamato d'urgenza al capezzale di un'anziana. E lei, dopo avergli stretto la mano, muore. Non può dirle nient'altro, lui che in fuga dalle responsabilità a cui lo vincola il riformatorio si fa passare per prete in un villaggio di poche anime e quelle poche sono pie e praticanti ma sotto sotto misere ed egoiste. [...] Vai alla recensione »
Dal 6 maggio nelle sale italiane c'è Corpus Christi (distribuito da Wanted Cinema), terzo lungometraggio del polacco Jan Komasa (dopo Suicide Room e Warsaw '44), visto in anteprima a Venezia 76 all'interno delle Giornate degli Autori e candidato, tra le altre cose, come miglior film internazionale agli Oscar 2020. La storia, che lo sceneggiatore Mateusz Pacewitz ha tratto da una vicenda realmente [...] Vai alla recensione »
Corpus Christi, diretto da Jan Komasa e distribuito da Wanted Cinema è al cinema. La pellicola, candidata come miglior film del continente al Premio Lux 2021, assegnato dal Parlamento europeo, è ispirato a fatti realmente accaduti. Al centro della trama c'è il ventenne Daniel, interpretato da Bartosz Bielenia. Nella versione doppiata avrà la voce del rapper e doppiatore Shade.
Non si tratta di compiere atti eroici. Si tratta di accogliere le croci di ogni giorno, perché ciascuna ha valore, di riconoscere quella plausibile aspirazione che, se si sviluppa, diventa motore della vita. E poi si tratta di aprire gli occhi per vedere, scorgere, osservare attentamente, contemplare e, infine, conservare la memoria della scoperta. In Corpus Christi la croce e lo sguardo sono immagine [...] Vai alla recensione »
Corpus Christi è un'opera del regista polacco Jan Komasa (Suicide Room, Warsaw 44, The Hater), distribuito in Italia da Wanted Cinema. È stato candidato all'Oscar come miglior film straniero nell'anno del trionfo di Parasite. Al momento non è disponibile sulle piattaforme on line ma è segnalato in uscita al cinema per la prossima riapertura delle sale.
In uno dei romanzi più controversi di Graham Green, Il potere e la gloria, il protagonista è un prete sacrilego, alcolizzato, godurioso e incapace di pregare; uno stato di abiezione che non gli impedisce comunque, braccato dai fedeli, di somministrare l'eucaristia e di perdonare i peccati. Perché Dio, scriverà padre Doncoeur nel recensire il romanzo sulla rivista Études, "è più forte della nostra miseria". [...] Vai alla recensione »
Ognuno di voi può essere sacerdote, dice padre Thomas durante la Messa ai ragazzi di un riformatorio polacco. Tra questi c'è Daniel, che folgorato da quelle parole confida al religioso il suo desiderio di farsi prete una volta fuori. I suoi precedenti penali glielo impediscono, ma quando viene inviato a lavorare nella falegnameria di un paesino di campagna, il giovane finge di essere davvero un sacerdote [...] Vai alla recensione »
Quando l'abito fa il monaco: Corpus Christi è la storia di un giovane criminale, che è anche un prete e un agnello sacrificale. Daniel è tutte queste cose, secondo l'abito che indossa e l'ambiente in cui si trova, che può costringerlo in gabbia o permettergli di liberare le ali. Daniel sta scontando al riformatorio la pena per un grave delitto commesso in passato.
Qual è la strada migliore per arrivare alla fede e professarla? Quella del bene, che si fonda su una omogeneità tra la vocazione e le azioni; o anche quella del male, che spalanca baratri esistenziali e incoerenze comportamentali, arrivando in modo tortuoso alla redenzione? E qual è il modo corretto di essere prete, quando prediche e gesti sono spesso opposti, al pari di quelle dei fedeli? Siamo in [...] Vai alla recensione »
Nel nostro ultimo cartaceo, dedicato alla Biennale di Venezia, abbiamo inserito anche Corpus Christi, uno degli undici film presentati alle Giornate degli Autori nell'ambito di Venezia 76. In occasione della recente nomination a "Miglior Film Internazionale" ottenuta dalla pellicola per gli Oscar 2020, vi riproponiamo di seguito la recensione pubblicata a dicembre sulla nostra versione cartacea, con [...] Vai alla recensione »
Che Dio ti benedica è la frase sussurrata al finto prete proprio dopo la rivelazione dell'impostura da parte di una delle parrocchiane fin lì più osservanti. Questa esortazione cristiana emessa nel pre-finale racchiude nell'ambiguità della sua formula la cifra dell'operazione di Corpus Christi, di Jan Kamasa, passato con successo (premio Edipo Re per l'inclusione) alle Giornate degli Autori del Festival [...] Vai alla recensione »
In un centro di recupero Daniel vive una trasformazione spirituale. Inviato come falegname in un piccolo paese, si finge prete approfittando dell'assenza del parroco locale. Da interprete di uno stile di vita dissoluto a controversa guida mistica, il giovane, grazie a un approccio irrituale e fondamentalmente laico, influenza la comunità colpita da una tragedia.
In Corpus Christi, proiettato alle Giornate degli Autori della Mostra del cinema di Venezia, Jan Komasa esplora una piccola comunità polacca, osservando i suoi conflitti, la sua mentalità e la sua propensione ad essere influenzata da leader sia falsi che reali. Il più grande alleato del regista qui è il suo attore protagonista, Bartosz Bielenia, che lavora principalmente nell'ambito del teatro indipendente [...] Vai alla recensione »
Perdonare non è dimenticare, dice il protagonista di Boe Ciao (Corpus Christi), piuttosto perdonare è Amore. Il senso del perdono, in questo piccolo film polacco che fino a un certo punto sembrerebbe porsi sulle orme di Kielowski per poi trovare strade più personali, risiede tutto nella capacità di conservare dentro il proprio cuore tutto il dolore del torto subito per trasformarlo in accoglienza [...] Vai alla recensione »
Daniel sta scontando la pena, per aver commesso un omicidio, in libertà vigilata lavorando presso una falegnameria. Una volta libero vorrebbe farsi prete ma i suoi precedenti penali glielo impediscono. Si spaccia per sacerdote in un piccolo paese rurale, e, per la malattia dell'anziano parroco, prende le redini della parrocchia. Diventerà molto popolare in quella comunità, per effetto dello stile anticonven [...] Vai alla recensione »