Corpus Christi |
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Un film di Jan Komasa.
Con Bartosz Bielenia, Aleksandra Konieczna, Eliza Rycembel, Tomasz Zietek.
continua»
Titolo originale Boze Cialo.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 115 min.
- Polonia, Francia 2019.
- Wanted
uscita giovedì 6 maggio 2021.
MYMONETRO
Corpus Christi
valutazione media:
3,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Vittorio Lingiardi
Il Venerdì di Repubblica
Gli occhi azzurrissimi di Daniel ardono di ghiaccio, di fede e di dolore. È il protagonista di Corpus Christi di Jan Komasa, storia polacca del risveglio spirituale di un giovanissimo ex detenuto che vuole diventare sacerdote ma l'entusiasmo della sua fede non basta a pulire i peccati che macchiano la sua fedina penale. Il sacerdote del carcere da cui tanto ha imparato glielo dice a chiare lettere: rifatti una vita, ma non da prete. E lo spedisce in una segheria di ragazzi da riformare (a chi ama i Dardenne verrà da pensare alla falegnameria de Il figlio). L'occasione fa l'uomo ladro e un imprevisto spinge Daniel a fingersi prete, diventando così il pastore, enigmatico e amato, di una piccola comunità. Al di là del bene e del male, extraterrestre dell'assoluto, imboscato per redimersi e rinascere, Daniel si trova a governare, confessioni e battesimi compresi, un paesino lacerato da un lutto collettivo non elaborato: la morte, per incidente stradale, di un gruppo di ragazze e ragazzi del posto. È passato del tempo, ma il dolore e la rabbia dell'intero villaggio continuano ad accanirsi contro la vedova dell'uomo ritenuto responsabile dell'incidente, facendone una reietta. La fede di Daniel, la sua conoscenza del male e dell'infelicità, riescono a portare negli altri la pace di chi ha attraversato il dolore. Senza saperlo, Daniel è un guaritore ferito che promuove forme di giustizia riparativa, elaborazione del lutto o anche semplice vicinanza a chi si è smarrito. «Signore, anche se non ci sei/ ugualmente proteggi/e assisti me e i miei». Poteva essere una storia scontata e invece è un viaggio al termine della notte, il turbamento che pende sopra l'abisso su cui siamo sospesi. Accade a molti credenti e a quel prete di una poesia di Giorgio Caproni che pregava «non perché Dio esiste, ma perché Dio esista».
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