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Agnès Varda

Agnès Varda è un'attrice belga, regista, produttrice, co-produttrice, scrittrice, sceneggiatrice, fotografa, montatrice, è nata il 30 maggio 1928 a Bruxelles (Belgio) ed è morta il 29 marzo 2019 all'età di 90 anni a Parigi (Francia).
Nel 2014 ha ricevuto il efa premio alla carriera al European Film Awards.

Il caschetto della Nouvelle vague

A cura di Fabio Secchi Frau

Fotografa, regista e artista, Agnès Varda è uno dei punti chiave della Nouvelle Vague francese, all'interno della quale si è imposta con titoli come La Pointe courte (1955) e Cléo dalle 5 alle 7 (1962), e uno stile che segue quello del realismo documentaristico-sperimentale, inglobante questioni femministe e una pungente critica sociale, portati parallelamente avanti fino agli Anni Ottanta (Senza tetto né legge, Les Glaneurs et la Glaneuse, Deux ans après) e oltre. Successivamente, seppur non perdendo mai di vista il suo punto d'origine, si interesserà largamente della concezione dell'arte nello scontro con la modernità tanto da essere celebrata per la totalità delle sue opere cinematografica con il Prix René-Clair de l'Académie Française, una delle più alte e prestigiose onorificenze del cinema d'oltralpe.

Gli anni senza caschetto
Nata come Arlette Varda il 30 maggio 1928 a Bruxelles, da padre greco e madre francese, si trasferisce a Sète con tutta la sua famiglia nei primi Anni Quaranta, vivendo in quella piccola cittadina tutta la sua adolescenza. Da sempre interessata alla fotografia, si iscrive all'École des beaux-arts di Parigi, dove prende dimestichezza con l'arte e ne scopre le infinite possibilità comunicative, proseguendo la sua istruzione all'École du Louvre, all'interno della quale, invece, studierà storia dell'arte. Con l'arrivo dei suoi diciotto anni, decide di cambiare legalmente il suo nome da Arlette ad Agnès. Sono gli anni in cui trova lavoro come fotografa al Théâtre National Populaire, allora diretto da Jean Vilar, e sono anche gli anni in cui adotterà il caschetto come sua pettinatura ideale (una pettinatura che non cambierà mai).

L'esordio cinematografico
Fortemente attratta dai temi e dalle disquisizioni artistiche della Nouvelle Vague si avvicina al loro movimento e lo abbraccia intellettualmente, diventando, in poco tempo, una delle sue più alte ed eccezionali rappresentanti. La conferma è data dal suo primo lungometraggio a soggetto: La Pointe courte con Philippe Noiret e Silvia Monfort, che fra l'altro aveva Alain Resnais come montatore. Il film, all'apparenza legato al genere sentimentale, è un punto di riferimento per le giovani menti del movimento. Amatoriale, girato in 35 mm, totalmente al di fuori dal cinema commerciale classico francese, è una cronaca neorealista della vita in un villaggio di pescatori.

Gli altri film
Cinque anni più tardi, arriva un altro piccolo gioiellino Cléo dalle 5 alle 7, un film su una cantante superba ma, mortalmente malata. Usando Jean-Claude Brialy come protagonista maschile, sancisce definitivamente la sua aderenza alla Nouvelle Vague, scrivendo e dirigendo lungo tutti gli Anni Sessanta titoli che arricchiranno e stimoleranno il dibattito come Salut a les cubains (1963) con Michel Piccoli, nato da un viaggio a Cuba fatto dalla regista fra il 1962 e il 1963, nel corso del quale scattò centinaia di fotografie a gente comune, artisti, poeti, musicisti e dirigenti del partito, creando un film di montaggio infervorato e pieno di calda energia. Dopo questo progetto, si lancia in Christmas Carole (1965), una pellicola che, però, non ha mai visto la luce a causa della mancanza di fondi (se non otto minuti mostrati alla Cinemateque Française alla fine degli Anni Novanta, alla presenza di colui che doveva esserne protagonista, Gérard Depardieu, e che, a quel tempo, non era mai stato diretto da nessuno). Si rifarà con Les créatures (1966), con Catherine Deneuve e di nuovo Piccoli, curiosissima mistery story drammatica raccontata con un linguaggio antitradizionale e ricco di ambiguità narrativa che, però, non lo priva di una delicatissima poesia visiva. Mentre otterrà l'Orso d'argento - Premio Speciale della Giuria e un Interfilm Award al Festival di Berlino per il solare e colorato Il verde prato dell'amore (1965), facendola definitivamente conoscere anche in tutto il resto dell'Europa.

Il genere documentaristico
Da sempre molto vicina al genere documentaristico, seppur breve (O saisons, ô châteaux, La cocotte d'azur, Du côté de la côte, Elsa la rose), assieme a Claude Lelouch, Alain Resnais, William Klein, Joris Ivens e a tanti altri lavorerà al documentario corale sulla cattiva coscienza occidentale nei confronti della guerra del Vietnam, Lontano dal Vietnam (1967).

La Varda e l'America
Fra il 1968 e il 1970, Agnès Varda soggiornerà a Los Angeles, dove dirigerà il film hippie-hollywoodiano Lions Love con Viva, la musa di Andy Warhol, come protagonista. Mantenendo un atteggiamento di critica verso gli errori commessi dall'allora recente storia, seguirà poi il processo agli esponenti delle Pantere Nere, firmando un nuovo documentario: Black Panthers (1968). Avrà poi la fortuna di conoscere Jim Morrison, il Re Lucertola leader dei Doors, rimanendo affascinata dal carisma e dalla prorompente concezione della musica e dell'arte in generale. La regista entrerà talmente in confidenza con il cantante, da essere presente al momento del ritrovamento del suo cadavere a Parigi, assistendo anche al suo seppellimento nel Cimitero di Père-Lachaise. Ritornerà a Los Angeles fra il 1979 e il 1981, dove sarà celebrata dall'America con un diploma in cinematografia all'UCLA, mentre nel 1983, in Italia, diventerà membro della giuria del Festival di Venezia, vincendo un Cèsar per il miglior cortometraggio (Ulysse) nel 1984.

Altri documentari
Poi, di ritorno in Francia, tornerà a tematiche femministe con L'une chante, l'autre pas, firmando e appoggiando la causa del Manifeste des 343 a favore dell'aborto e della sua legalità e si inserirà maggiormente nel dibattito sulla questione femminista con Réponse de femmes: Notre corps, notre sexe (1975), ritrovandosi poi a scegliere argomenti più leggeri come in: Daguerréotypes (1976), Mur murs (1981) e Les dites cariatides (1984).

Il Leono d'oro
È del 1985, invece, uno dei suoi film più noti: Senza tetto né legge, con una ottima Sandrine Bonnaire, che le varrà il Leone d'Oro, il Premio OCIC e il Premio Fipresci. La pellicola è costruita con una serie di flash-back essenziali, grazie ai quali si delinea il ritratto riarso, anarchico, ambiguo di una giovane ribelle. Lo stile narrativo è ridotto all'osso ed è utile solo per enunciare la sua personale visione antropologica del fenomeno del barbonismo ma, non solo.

Il sodalizio artistico con Jane Birkin
Dal 1987, l'inaspettato. Agnès Varda si innamora. Ma non realmente, è un amore puramente intellettuale che si instaura con un'altra donna. Ritrovandosi molto spesso ospite di numerose manifestazioni artistiche parigine, è in una di queste tante celebrazioni che conosce la fotomodella, attrice e cantante Jane Birkin. Le due donne fanno amicizia e, da questo legame, sfocia un sodalizio che segnerà entrambe le carriere. Si comincia quando, nel 1987, la Varda chiede a Jane Birkin se può filmarla in quello che è forse uno dei momenti più difficili della sua vita: l'arrivo dei quarant'anni. Dopo T'as de beaux escaliers, tu sais (1986) con Isabelle Adjani, usciranno così ben due film dedicati alla Birkin e con la Birkin (e sua figlia Charlotte Gainsbourg) come protagonista: Jane B. par Agnès V. e Kung-fu Master, entrambi del 1988 ed entrambi conosciuti sotto un unico titolo: Petit Amour. Jane Birkin diventa così protagonista di vicende insolite, quasi impossibili, ed è seguita nel suo disagio da quarantenne in una maniera quasi morbosa, disperata, drammatica, senza che però avvenga quell'identificazione utile per comprendere chi sia realmente il personaggio che lo spettatore ha di fronte.

La morte di Jacques Demy
Con l'arrivo degli Anni Novanta, arriva anche uno dei più grandi dolori da affrontare per questa interessante regista: la morte di suo marito, il regista Jacques Demy. Cerca di elaborare il lutto come meglio può, alla sua maniera. Una maniera puramente cinematografica. Tre sono i film che rendono omaggio all'uomo che la Varda ha amato per tutta la vita: il film a soggetto Garage Demy (che racconta la biografia del marito) e i due documentari Les demoiuselles on eu 25 ans e L'Univers de Jacques Demy.

Il tributo al cinema
Superato anche questo grave dolore, nel 1995, per il centesimo anniversario del cinema, firma il suo personale tributo a una delle invenzioni più belle della storia dell'umanità con Le cento e una notte (di Simon Cinéma), raccogliendo nel cast i migliori attori del cinema francese e non (Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Catherine Deneuve, Jean-Paul Belmondo, Robert De Niro, Harrison Ford, Jeanne Moreau, Leonardo DiCaprio, Anouk Aimée, Fanny Ardant, Sandrine Bonnaire, Jean-Claude Brialy, Patrick Bruel, Alain Delon, Gina Lollobrigida, Hanna Schygulla, Sabine Azéma, Stephen Dorff, Andréa Ferréol, Sandra Bernhard, Daryl Hannah, Martin Sheen, e naturalmente la sua prediletta Jane Birkin). È uno dei suoi più grandi sforzi cinematografici. Forse, il più titanico dei progetti che ha portato a termine.

I documentari sulla patata
Ma è impossibile per lei smettere di lavorare, così nel 2000, è di nuovo dietro la macchina da presa, segnando la sua carriera con un altro importantissimo momento di qualità artistica: il documentario Les glaneurs et la glaneuse e il suo seguito Deux ans après. Usando una semplice telecamera, realizza un'opera interamente dedicata alla patata che però esplora temi come l'abbandono del settore primario, la crisi economica e tanti altri aspetti politici e sociali, ottenendo l'European Film Awards per il miglior documentario.

Il documentario su se stesse
Premiata con un César onorario, diventa membro della giuria del Festival di Cannes nel 2005 e viene omaggiata con numerose retrospettive nel continente americano tanto da ottenere, nel marzo del 2009, l'Harvard Film Archive. Ma ancora poco incline a stare lontana dalla cinepresa, presenta un nuovo documentario, Les Plages d'Agnès, all'interno del quale riflette sulla sua stessa vita e sul suo lavoro. Uno sforzo filosofico ed esistenzialista che le varrà un nuovo César per il miglior documentario. Dopo essere stata con la Légion d'honneur, con una laurea honoris causa all'Università di Liegi e dopo essere diventata presidentessa di Giuria alla Caméra d'Or del Festival di Cannes, viene premiata con la Grand-Croix de l'Ordre National du Mérite nel 2013.

Vita privata
Dopo una brevissima e tormentata relazione con il costumista Antoine Bourseiller, si ritroverà madre di una bambina, Rosalie. Rosalie, però, non viene legalmente riconosciuta dal padre e la Varda deciderà di darle il suo cognome, a dispetto dei benpensanti di allora. Ma nel 1958, al Festival de Tours, è fatale l'incontro con il regista Jacques Demy che, impressionato dalle doti artistiche della giovane Agnès, deciderà di sposarla, di adottare Rosalie e di darle anche un altro figlio, l'attore Mathieu Demy.

La morte
Muore a Parigi il 29 marzo 2019, all'età di 90 anni. A darne la notizia è la famiglia.

Ultimi film

Documentario, (Francia - 2019), 115 min.

Focus

NOW
mercoledì 25 agosto 2021
Simone Emiliani

News

Cosa significa la 'cine-scrittura'? Agnès Varda racconta se stessa e delinea la sua idea di cinema.
Ci lascia a 90 anni una Maestra, testimone di una stagione in cui il cinema era più bello.
La regista è morta a 90 anni dopo aver presentato qualche mese fa il suo ultimo film Varda par Agnès.
Attraverso la forma del road movie, il film mescola le idee di una grande cineasta europea con quelle di un artista...
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