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Vittorio Taviani

Vittorio Taviani è un attore italiano, regista, scrittore, sceneggiatore, è nato il 20 settembre 1929 a San Miniato (Italia) ed è morto il 15 aprile 2018 all'età di 88 anni a Roma (Italia).
Nel 1989 ha ricevuto il premio speciale al David di Donatello. Dal 1978 al 1989 Vittorio Taviani ha vinto 9 premi: David di Donatello (1978, 1983, 1985, 1989), Festival di Venezia (1986), Nastri d'Argento (1978, 1983, 1985).

Con Monicelli, Scola, Comencini e Risi ha veramente poco da spartire. Nessuno come lui ha saputo raccontare la cruda realtà e le debolezza dell'uomo. Con stima immensa di pubblico, ma soprattutto della critica, assieme al fratello, ha ripercorso le tappe del passato fino al presente, in un modo che può solo apparentemente essere casuale. È stato un reporter, una cinepresa, un vero e proprio registratore senza orpelli dell'Italia politica e sociale. A volte giocando in anticipo sui tempi, ma quasi sempre sintonizzato sul presente, accolto dall'Europa intera come un leone di fronte al quale bisogna solo chinare la testa. Un cinema implacabile che ha bevuto a piene mani dal neorealismo più tosto, all'interno del quale i veri mostri siamo noi, noi in quel paese che si specchiava nelle sue contraddizioni. La cronaca nera è il pane per i suoi denti, ma ha filato le loro trame sempre lontano da facili morali. E poi... poi hanno colorato di poesia le loro opere... anche solo semplicemente con una risata di Antonio Albanese.

Origini e formazione impegnata
Padre dell'attrice Francesca Taviani (sposata con l'attore Lello Arena), fratello del regista e sceneggiatore Paolo Taviani, figlio di un avvocato che sotto la dittatura fascista aveva incontrato le ostilità del regime per le sue idee politiche, frequenta l'Università di Pisa, studiando legge, anche se nel contempo, assieme a un suo amico partigiano, Valentino Orsini e al fratello Paolo, organizzano degli spettacoli e delle proiezioni cinematografiche a Pisa e Livorno. Presa la decisione di abbandonare definitivamente gli studi universitari nel 1954, i tre, ormai inseparabili amici, iniziano a realizzare una serie di documentari a sfondo sociale, largamente ispirati al Neorealismo e in particolar modo alla pellicola di Roberto Rossellini Paisà, come: San Miniato, luglio '44 (1954) con la collaborazione di Cesare Zavattini e L'Italia non è un paese povero (1960) di Joris Ivens.

Debutto e carriera sul grande schermo
Saranno poi l'autore del lungometraggio a soggetto Un uomo da bruciare (1962) con Gian Maria Volonté, amara pellicola che racconta la vita di Salvatore Carnevale, tornato al suo paese per lottare contro la mafia. Per la loro sincerità e la loro energia morale, nonché per la narrazione così perfettamente sposata alle immagini vincono il Premio della Critica alla Mostra di Venezia. Seguirà il film a episodi I fuorilegge del matrimonio (1963), suggerito dal progetto parlamentare di "piccolo divorzio", poi senza Orsini, ma col produttore indipendente De Negri, i due fratelli filmeranno in coppia una filmografia più unica che rara del cinema italiano partendo da I sovversivi (1967) fino a Sotto il segno dello Scorpione (1968-1969), sempre con Volonté come protagonista.
Fra i loro attori feticcio Giulio Brogi e Renato Scarpa che saranno presenti anche nell'ottocentesco San Michele aveva un gallo (1972) dei Taviani, vincitore del premio Interfilm a Berlino. Allonsanfàn (1974) con Marcello Mastroianni e Lea Massari, analizza invece il tradimento della classe proletaria ma è con Padre padrone, autobiografia di Gavino Ledda, ex pastore sardo diventato filologo, che nel 1977 guadagnano la Palma d'Oro e il Premio della Critica al Festival di Cannes, che acquistò ancora più valore dato che a consegnarla fu il presidente della giuria, Roberto Rossellini. Berlino, Cannes e l'Italia stessa con il suo David speciale e il Nastro d'Argento per la miglior regia si inchinarono ai loro piedi.
La filmografia continua con Il prato (1979) e La notte di San Lorenzo (1982) che aggiunge un attore feticcio in più alla loro lista: Omero Antonutti che ben si destreggia nella storia di un gruppo di uomini e donne che fuggono dai tedeschi nel tentativo di raggiungere una zona occupata dagli alleati. La musica di Nicola Piovani accompagnerà questo bellissimo film sulla speranza e profondamente antibellico che gli frutterà il Gran Premio della Giuria a Cannes, nonché i conseguenti David e Nastri d'Argento per la regia e sceneggiatura. Poi, accorpati come membri della giuria al Festival di Venezia nel 1984, quello stesso anno adatteranno quattro novelle del Nobel Luigi Pirandello in Kaos (1984), vincendo David di Donatello e Nastro d'Argento per la sceneggiatura, scritta a 6 mani con Tonino Guerra.
Meritato il Leone d'Oro alla carriera nel 1986, che li invogliò a continuare il loro percorso artistico con Good Morning, Babilonia (1988) con Vincent Spano e Joaquin De Almeida, Il sole anche di notte (1990), Fiorile (1993) e Le affinità elettive (1996), ispirato all'omonimo romanzo di Goethe. Due anni più tardi, realizzano Tu ridi (1998) film a episodi con Antonio Albanese e Sabrina Ferilli, successivamente seguito, nel 2001, dalle miniserie televisiva Resurrezione, con Stefania Rocca, e Luisa Sanfelice (2004) con Laetitia Casta e Adriano Giannini, mentre nel 2007 continuano a parlare dell'uomo e della sua esistenza, fra violenza e innocenza ne La masseria delle allodole (2007) con Paz Vega, Angela Molina e Alessandro Preziosi.

L'Orso d'Oro
Ancora attivissimo, nonostante l'età avanzata, vince con il fratello Paolo l'Orso d'Oro a Berlino 2012 per il documentario Cesare deve morire. Il film racconta la preparazione e la messa in scena dell'opera di Shakespeare da parte di alcuni detenuti nel carcere di Rebibbia. Ancora una volta i fratelli trionfano nell'impegno sociale e nella qualità cinematografica. In seguito dirigeranno insieme ancora due opere tratte dalla letteratura: Maraviglioso Boccaccio (2015), ispirato ad alcune novelle del "Decamerone", e Una questione privata (2017), tratto da Fenoglio.
Il crollo progressivo degli ideali, la caduta e la frammentazione della sinistra, le prepotenze di ogni regime, il sincero malessere dell'uomo, tutto registrato memorabilmente e malinconicamente dai fratelli Taviani. Amari nella loro filmografia, è vero. Ma forse è proprio questo il prezzo da pagare per trattare temi difficili della società. Una società di fronte alla quale non hanno mai abbassato lo sguardo.

Malato da tempo, Vittorio Taviani muore a Roma il 15 aprile 2018.

Ultimi film

Documentario, (Italia - 2014), 86 min.

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Inseparabile dal fratello, con il quale ha sempre attraversato le varie epoche vedendo e ri-vedendo il cinema.
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