Andare alla scoperta della realtà, spogliarla di ogni sua sfaccettatura e poi rivestirla di con un abito di finzione affascinante. Questa è stata l'eccitante ricetta di Paolo Taviani che, assieme al fratello ha creato delle coinvolgenti pellicole dalle caratteristiche visive sbalorditive. Nulla di strategico o di commerciale nelle loro opere, solo e unicamente un gioco di viaggi nel tempo, fra passato e presente, possibilmente ispirati da qualche reale fatto di partenza, a volte politico. Mai troppo colorati e violenti, il cinema dei Taviani ha conquistato l'Italia e l'Europa intera, arricchendo la storia del cinema internazionale di un altro impedibile capitolo.
Origini e formazione
Fratello del regista Vittorio, figlio di un avvocato che si era inimicato il partito fascista per le sue idee politiche, frequenta l'Università di Pisa, iscrivendosi alla facoltà di Lettere.
Insieme a un suo amico, il partigiano Valentino Orsini, e al fratello organizzano spettacoli e proiezioni cinematografica a Pisa e Livorno. Poi, abbandonata definitivamente l'università, i tre iniziano a realizzare una serie di documentari a sfondo sociale, fortemente influenzati dal cinema neorealista e in particolare da Roberto Rossellini, costituendo un gruppo di lavoro definito cinema politico. Nascono in questo modo documentari come: San Miniato, luglio '44 (1954) con Cesare Zavattini e L'Italia non è un paese povero (1960) con Joris Ivens.
Debutto e carriera sul grande schermo
Scrivono e dirigono il loro primo lungometraggio nel 1962: Un uomo da bruciare che raccoglie nello stesso cast Gian Maria Volontè, Didi Perego, Marina Malfatti e Turi Ferro e che tratta la vita di un sindacalista e attivista siciliano di ispirazione marxista in lotta con la mafia. La pellicola vincerà il Premio della Critica al festiva di Venezia e permetterà ai Taviani-Orsini di proseguire la loro filmografia con il film a episodi: I fuorilegge del matrimonio (1962). Senza Orsini, ma sostenuti dal produttore De Negri, i due fratelli firmano una serie di pellicole che li inserirà all'interno di quel panorama di cinema italiano impegnato, che non delude mai il senso estetico e culturale della settima arte. Nascono: I sovversivi (1967), Sotto il segno dello Scorpione (1968-69), ma soprattutto San Michele aveva un gallo (1971), pellicola storica che affronta la lotta rivoluzionaria dell'Ottocento, all'interno del quale ben dirigono Giulio Brogi e Renato Scarpa, vincendo l'Interfilm Award al Festival di Berlino.
Dopo aver diretto Allonsanfàn (1974), si ispirano liberamente al romanzo autobiografico di Gavino Ledda "Padre padrone" per concepirne la trasposizione cinematografica omonima. La biografia dello scrittore, ben narrata dai due fratelli, vincerà la Palma d'Oro al Festival di Cannes, il Premio Fipresci, il Gran Premio al Festival di Berlino, nonché un David di Donatello speciale e il Nastro d'Argento per la miglior regia. Passeranno poi da Il prato (1979) a La notte di San Lorenzo (1982), pellicola antibellica che li porterà ancora una volta alla ribalta sia all'estero (Gran Premio della Giuria a Cannes) sia in patria (David e Nastro d'Argento per la regia).
Membri della giuria al Festival di Venezia nell'84, dirigeranno il loro attore feticcio, Omero Antonutti, ma anche Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, nel film a episodi (ispirato a 4 novelle di Pirandello) Kaos (1984), conquistando David e Nastro d'Argento per la sceneggiatura. Insigniti del Leone d'Oro alla carriera nel 1986 e del Premio Luchino Visconti, firmano Good Morning, Babilonia (1988) e Il sole anche di notte (1990), senza dimenticare Fiorile (1993) e il tormentato e romantico Le affinità elettive (1996). Poi dirigeranno Antonio Albanese e la procace Sabrina Ferilli nel film a episodi Tu ridi (1998), successivamente seguito dalla miniserie televisiva Resurrezione.
Paolo Taviani si presterà anche come attore (un piccolo cameo) per Francesca Archibugi in Domani (2001), accanto a Ornella Muti, Ilaria Occhini e Valerio Mastandrea.
Lavori recenti
Con un'impronta fortemente autobiografica, immersi nelle pellicole di stampo politico e di denuncia sociale, i fratelli ritornano nel 2006 con La masseria delle allodole. Nel 2012 vincono l'Orso d'Oro al Festival di Berlino con il documentario Cesare deve morire, che racconta la preparazione e la messa in scena dell'opera di Shakespeare da parte di alcuni detenuti nel carcere di Rebibbia. Ancora una volta i fratelli trionfano nell'impegno sociale e nella qualità cinematografica. In seguito, prima della morte del fratello Vittorio, dirigeranno insieme Maraviglioso Boccaccio (2015), tratto dal "Decamerone", e Una questione privata (2017), da Fenoglio.
Dopo Leonora Addio, del 2022, primo film diretto senza il fratello Vittorio, Paolo avrebbe dovuto dirigere Il canto delle meduse, ma è venuto a mancare il 29 febbraio 2024, a 92 anni, dopo una breve malattia.
Maestri italiani
Maestro del genere documentaristico, Paolo Taviani e il fratello Vittorio costituiscono la coppia più prolifica del cinema mondiale, in grado di smembrare mirabili temi per la delizia di chi adora quel cinema velatamente, ma anche palesemente politico, che riemerge in tutto il suo visionario splendore. Fra tradizione e contemporaneità, arcaismi e contributi multiformi, non potevano che avere il meritato appellativo di "maestri" del cinema italiano.