Il cigno nero |
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Un film di Darren Aronofsky.
Con Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Barbara Hershey.
continua»
Titolo originale Black Swan.
Thriller,
durata 110 min.
- USA 2010.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 18 febbraio 2011.
- VM 14 -
MYMONETRO
Il cigno nero
valutazione media:
3,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il cigno nero/ Istruzioni per l'usodi gianmarco.diromaFeedback: 7173 | altri commenti e recensioni di gianmarco.diroma |
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lunedì 21 febbraio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Prendete una ragazza che durante gli anni dell'adolescenza ha sofferto di bulimia. Una ragazza che durante gli anni della sua giovinezza si è rovinata i piedi durante ore e ore di prove di danza. Prendetela e non curandovi del fatto che questa ragazza è riuscita a risolvere i suoi problemi da sola, senza l'ausilio di alcun psicoanalista o medicinale, portatela a vedere Il cigno nero. Il risultato? Dovrete lasciare la sala alla fine del primo tempo, perché la ragazza in questione ha trascorso la prima metà del film piangendo, singhiozzando, in preda ad una continua crisi di ansia. Perché? Perché Il cigno nero è a tutti gli effetti un film malsano. Un film che ruota intorno al prezzo da pagare per raggiungere la perfezione artistica, un dazio che prende le forme di forbicine che squarciano unghie, di unghie che squarciano pelle, di pelle ridotta in carne viva, di un'ansia di prestazione che assume i connotati della patologia, di corpi contratti a tal punto da perdere l'equilibrio e rompersi in mille pezzi. In questo senso Il lago dei cigni assume un valore paradigmatico perché mette a confronto l'anima fredda e razionale (e perché no, anche frigida?!?) e quella passionale (nascosta sotto strati e strati di anni trascorsi insieme ad una madre iper protettiva fino all'ossessione) costringendole ad affrontarsi in uno scontro mortale di cui farà le spese il personaggio di Nina, interpretato da un'incantevole Natalie Portman (meritatamente candidata all'Oscar come Miglior Attrice Protagonista). Nulla di nuovo, ma raccontato con l'apporto di una fotografia che, da un punto di vista squisitamente tecnico, mostra una predilezione per tonalità nere, grigie e bianche, costruendo uno spazio scenico in cui il corpo di Nina risulta incatenato al suo percorso di (insopportabile) dolore da vivere, sostenere e guardare. La fredda geometria in cui il corpo di Nina si dibatte alla ricerca della strada del cuore e dell'imperfezione (imperfezione artistica che al suo interno racchiude il vero fulcro della perfezione) è uno spazio angusto per l'anima, dove le paure e le fobie assumono i connotati dell'orrore. Ancora una volta non solo cinema da vedere ma anche cinema da vivere ed esperire.
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