Il cigno nero |
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Un film di Darren Aronofsky.
Con Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Barbara Hershey.
continua»
Titolo originale Black Swan.
Thriller,
durata 110 min.
- USA 2010.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 18 febbraio 2011.
- VM 14 -
MYMONETRO
Il cigno nero
valutazione media:
3,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Due colori son pochi, ma la Portman li vale tuttidi xquadroFeedback: 1097 | altri commenti e recensioni di xquadro |
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giovedì 23 giugno 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bianco o nero, gelido o sensuale, istintivo o razionale. Nel film 'Il cigno nero' l'animo umano ha due sole facce e non è detto che una metà lasci spazio, in una qualche fase della vita, al suo naturale complemento. Questo avviene sul palcoscenico del film come nella mente della protagonista, incapace di cogliere, perchè spaventata da ciò che non riesce ad accettare (al punto da tarparsi professionalmente le ali), la propria complessità. Nina/Odette vuole restare uguale a se stessa: vivere dentro una bolla, in un'unica dimensione è più facile e meno pericoloso che mettersi in discussione, perchè il controllo è gratificante e infonde sicurezza. Il risvolto negativo è che la vita non si scosta mai dalla sua fascia mediana, ogni vetta risulterà inviolabile per l'artista come per l'uomo della strada: per chiunque, in definitiva, si ponga l'obiettivo di rendere (a modo suo) memorabile, anche a costo di dover sopportare un fallimento, la propria storia personale. Il film offre uno scenario semplificato della vita, che non è composta solo di stati binari e contrapposti. Se si vuole il massimo i tasti prima o poi bisogna suonarli tutti, i bianchi come i neri. Così Odette diventa Odile e per assumere l'una e l'altra personalità deve violentare se stessa, scavare con la mente laddove è proibito (qualche volta da se stessi, talvolta dagli altri) e accettare la propria imperfezione di soggetto duale, unica via per accedere realmente al traguardo della perfezione. Il tema non è originale, di metà oscure il cinema ha offerto un nutritissimo campionario. Cosa resta, allora, del cigno nero? L'abilità trasformistica di Natalie Portman (stupenda la scena del suo primo contatto in scena con la propria metà repressa), l'ambiguità di Vincent Cassel, diviso tra le sue passioni di uomo e la dedizione al proprio lavoro, una regia a tratti accattivante. Ridondante invece la tensione, che resta costante per tutto il film (anche negli spartiti più tumultuosi esistono le pause) e un po' scontato il finale che viene anticipato con continui riferimenti all'opera danzata e rappresentata. Alcuni personaggi, come la madre di Nina, risultano decisamente piatti. Alla fine anche il regista pecca, come la protagonista del film, di presunzione (ma lei rimedia, lui no). Da vedere (ma subito dopo concedetevi un vecchio film di Charlie Chaplin).
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