Il gioiellino |
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Un film di Andrea Molaioli.
Con Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum, Lino Guanciale.
continua»
Drammatico,
durata 110 min.
- Italia, Francia 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 4 marzo 2011.
MYMONETRO
Il gioiellino ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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il gioiellino? di sicuro non è il film
di xquadroFeedback: 1097 | altri commenti e recensioni di xquadro |
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domenica 26 giugno 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Raccontare la storia di uno dei crac finanziari più choccanti avvenuti nel nostro Paese (e forse nel mondo) si rivela un'impresa impossibile per questa opera che si può associare più ad una una fiction televisiva che ad un prodotto cinematografico in grado di aprire una finestra sui grandi vizi e sulle distorsioni del capitalismo dei nostri giorni, sempre più affamato di finanza e sempre meno ricco di idee e di sostanza. La sceneggiatura sembra scritta da un professionista alle prime armi e fin dall'inizio del film rivela la sua deprimente banalità. La regia è piatta e scontata, con inquadrature statiche rese ancora più vuote da un cast in cui fa fatica ad emergere anche la figura di un attore serio e collaudato come Toni Servillo. Con tutto quello che è stato scritto e che è emerso durante un processo che ha raccontato i tanti risvolti del caso Parmalat, con tutto ciò che le cronache hanno riportato del caso Madoff e del raggiro mondiale imperniato sul successo dei 'prodotti tossici', alle radici della più grave crisi economica degli ultimi 80 anni, è difficile pensare che non si potesse rendere più gustoso e interessante il racconto. Anche i politici che appaiono nel film sembrano presi a prestito da una vecchia e sbiadita pellicola degli anni 60 (ci si ferma alla decantazione del made in Italy, ma davvero si crede che i protagonisti di quei colloqui non parlassero d'altro?). Alla fine resta la delusione per un'opera che, viste le premesse, avrebbe potuto restituire al cinema italiano un ruolo più nobile e impegnato che ha portato alla firma di capolavori, ormai lontani nel tempo, come Le mani sulla città, Il caso Mattei o Il sorpasso. Ma senza voler puntare così in alto il prodotto resta comunque abbondantemente migliorabile. La conclusione è che non si può premiare la noia. Chi non ha visto il film può confortarsi con questa considerazione: quei 110 minuti possono essere impiegati in modo più proficuo e stimolante.
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