Una serie che parla di cibo, di famiglia, della follia della routine, della bellezza del Senso di Urgenza e dei ripidi e scivolosi inconvenienti. Espandi ▽
Carmen "Carmy" Berzatto (Jeremy Allen White) riceve in eredità il ristorante di famiglia in seguito al suicidio del fratello. Il suo re-inserimento in un ambiente popolare, dopo essersi formato in cucine di alto livello mondiale, è problematico e frenetico. Ma le difficoltà più grandi del giovane cuoco saranno tutt'altro che economiche o gestionali. La nuova serie Fox firmata Christopher Storer e giunta in Italia grazie a Disney+, propone un tipo di serialità decisamente complessa e non del tutto accessibile: la sceneggiatura di The Bear è infatti scarna di eventi essenziali – poco accade, tutto cambia – e perciò si contrappone alla linearità tipica di un racconto che, a primo acchito, appare familiare, forte di riferimenti comuni e di “un’abitudine visiva” al cibo, causata dall’inflazione televisiva di factual e reality show culinari. Ciò che contraddistingue la serie è il suo ritmo – che potremmo definire imprevedibile, sconclusionato – volto a straniare lo spettatore con immagini frenetiche di cibo, fornelli, pietanze inquadrate spesso in dettagli caotici, ben lontani dalle lunghe inquadrature sul cibo (il cosiddetto food porn) che stuzzicano il desiderio dello spettatore. La cucina “The Original Beef” diventa il luogo dell'aspirazione personale, un luogo da sovvertire per raggiungere un ideale, che deve essere trasformato (e in parte tradito) da un punto d'origine esistenziale, di cui si prova vergogna, a un agognato punto d’arrivo, elevato e ideale. Recensione ❯
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Serie tv basata sui romanzi di "Jack Reacher" di Lee Child. Espandi ▽
Rinasce per la TV il personaggio ideato da Lee Child, in una versione molto più fedele alle pagine dei romanzi ma priva del carisma di Tom Cruise, a cui la serie cerca di supplire con un ambiguo surplus di violenza. Per tener viva la tensione durante otto episodi, la vicenda deve inevitabilmente rivoltarsi più volte, offrendo un flusso costante di antagonisti per le scene d'azione che sono il sale della serie. Alla fine la trama starebbe anche relativamente in piedi, però il manicheismo la disinnesca: non solo i cattivi sono così cattivi che sembrano usciti da un horror estremo, ma hanno anche facce che ne denunciano immediatamente la natura malvagia e corrotta. Vorrebbero insomma essere quei personaggi che "si ama odiare", ma non hanno né il carisma né l'approfondimento sufficiente. Lo showrunner Nick Santora è inoltre un veterano di serie Tv d'azione però anche da questo punto di vista Reacher, che avrebbe potuto essere un nuovo Banshee visto il soggetto estremo, riesce a brillare solo in alcuni momenti. La sensazione è che si cerchi quella violenza ma senza il coraggio di abbracciarla davvero, riportandola con ipocrisia in una sfera per nulla disturbante e del tutto hollywoodiana. Recensione ❯
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Romantic drama tratto dall'omonimo film campione d'incassi e fenomeno culturale di vent'anni fa. Espandi ▽
Antonia è sposata con Massimo: una storia d'amore solida e felice. Ma Massimo si innamora di Michele, e quell'amore domanderà il suo spazio. Quando Massimo sta per prendere una decisione, un incidente di moto lo ferma per sempre, lasciando un vuoto immenso in Antonia e Michele. Finché un quadro non mette Antonia sulla strada di casa dell'amante di suo marito, abitata anche dalla famiglia elettiva sui generis del giovane uomo: un gruppo di "impiccioni, invadenti e sciroccati", uno spaccato di umanità vibrante e colorato. E le dinamiche fra tutti i presenti si svilupperanno all'insegna dell'unica regola che conta: "L'amore non guarda in faccia nessuno".
Ferzan Ozpetek trasforma l'idea centrale del film Le fate ignoranti, da lui diretto nel 2001, e le regala il respiro lungo della serialità, compiendo una delle rare operazioni utili in questo settore, perché il film originale era già una storia corale, e si sarebbe voluto sapere di più di ognuno dei personaggi accennati.
La sceneggiatura di Ozpetek e Romoli è materia elastica, e il cast si cala in questo universo teatrale con fiducia, pronto a mostrare i suoi colori inediti: primo fra tutti l'ottimo Eduardo Scarpetta nel ruolo centrale di Michele. C'è persino un "coro greco" composto da tre vicine chiacchierone che commentano le entrate in scena (o in casa) dei personaggi. Recensione ❯
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Nuova serie originale italiana di Netflix tratta dall'omonimo romanzo di Marco Missiroli Espandi ▽
Finalmente. Dobbiamo iniziare con questa parola il commento alla nuova serie Netflix realizzata da un cast tecnico e artistico interamente italiano; finalmente una storia sull’amore e non d’amore; finalmente un ragionato impiego delle risorse, sia economiche ma anche e soprattutto attoriali, che il nostro paese ha, forti e concrete, lasciate in attesa da troppo tempo e troppo spesso in sospeso; e finalmente Milano, soprattutto Milano, che sorge più che in ogni altra (anche piuttosto recente) serie prodotta dai colossi dello streaming compulsivo. Scordatevi le classiche storie d’amore all’italiana e addentriamoci in una relazione stabile e (im)perfetta, dove sono i dettagli a fare la differenza. E scordatevi quella distraente necessità di trasferire l’eterogeneità linguistica tutta italiana in un chiassoso pot-pourri di dialetti e accenti, una “fonologia” troppo spesso confluente nel romano e oggi quasi sempre causa di facili stereotipizzazioni. Che siate voi in coppia, single o poliamorosi, che apprezziate o meno (come chi scrive) il soggetto narrativo dell’amore, Fedeltà è una serie riuscita da ogni punto di vista, che merita una visione attenta da parte di un pubblico esteso. Recensione ❯
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Questa storia epica è ambientata migliaia di anni prima degli eventi narrati da J.R.R. Tolkien ne Lo Hobbit e ne Il Signore degli Anelli, e porta gli spettatori in un'era in cui venivano forgiati grandi poteri. Espandi ▽
La guerra contro Morgoth è stata vinta, ma Galadriel non si rassegna all'idea che Sauron possa essere sfuggito, così continua a dargli la caccia. Non accetta di abbracciare la pace nemmeno quando il suo sovrano, Gil-galad, le offre di ritornare nella bucolica Valinor. I nani si sono fatti nel mentre sempre più ostili ai visitatori e solo Elrond, che è stato amico di Durin, può sperare di collaborare con loro.
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è la più costosa serie di sempre e i soldi li fa vedere tutti, in una ambiziosa e controversa epica fantasy sulle insidie del Male.
La filastrocca degli Anelli, cantata da Fiona Apple sui titoli di coda dell'ultimo episodio, è la perfetta ciliegina sulla torta di una serie per molti aspetti impressionante. Recensione ❯
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La serie, partendo dal terribile caso di cronaca del 1975, ripercorre tutte le fasi del processo, raccontando quanto abbia cambiato radicalmente la società italiana dell'epoca e contribuito alla lotta per i diritti delle donne. Espandi ▽
La serie rielabora il processo contro gli aguzzini di Donatella Colasanti (Ambrosia Caldarelli) e Rosaria Lopez, due giovani amiche che, nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975, vennero rapite e brutalmente seviziate, attirate con l'inganno da Gianni Guido (Marco Tè), Angelo Izzo (Guglielmo Poggi) e Andrea Ghira (Leonardo Mazzarotto) a San Felice Circeo (LT). Delle due, solo una ne uscirà salva e la sua testimonianza, durante il processo conseguente al suo ritrovamento, sarà un momento fondamentale nella giurisprudenza italiana e nella lotta per i diritti delle donne.
Sin dal primo episodio, infatti, il racconto - affidato alla regia di Andrea Molaioli - si concentra sull'importanza storica e giurisprudenziale dell'evento, rendendo la serie un raro esempio di legal drama italiano ben riuscito.
Da notare l'eccelsa recitazione di Pia Lanciotti nel ruolo dell'avvocata Tina Lagostena Bassi, figura e personaggio che funge da catalizzatore nel processo di acquisizione di una consapevolezza sociale sullo stupro - fino ad allora considerato un reato morale. Recensione ❯
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Un period drama inglese a tinte thriller ambientato in Italia. Espandi ▽
Hotel Portofino è una produzione girata fra Portofino e la Croazia, il cast principale è britannico e solo in piccola parte italiano, con molte comparse croate. Lo stile del racconto si pone a metà fra Downton Abbey, con il suo mix di alta borghesia e servitù, e l’opus Merchant-Ivory, da Camera con vista a Casa Howard: dunque location magnifiche e costumi raffinati, tè delle cinque e cucina anglosassone colorata da tocchi mediterranei, atteggiamenti altezzosi (con l’occasionale riferimento classista o xenofobo) ed educazione formale. Posti questi parametri (e posto il dispiacere di vedere tante maestranze croate su una serie narrativamente ambientata in Italia), Hotel Portofino è godibile e visivamente attraente, e inserisce qua e là tocchi di modernità che, pur tenendo conto della political correctness e delle nuove necessità inclusive, non tradisce l’epoca in cui la vicenda è ambientata. Recensione ❯
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Uno sguardo affascinante e allucinatorio sulla sorte dell'umanità e su ciò che verrà. Espandi ▽
La serie racconta la storia di Flynne Fisher (Moretz), una donna che cerca di tenere insieme i pezzi della sua famiglia disastrata in un angolo dimenticato dell'America futura. Flynne è intelligente, ambiziosa e predestinata. Non ha futuro, finché il futuro non bussa alla sua porta. Recensione ❯
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La serie tv ispirata al romanzo "Fire & Blood" di George R. R. Martin. Espandi ▽
Viserys della casata Targaryen è divenuto il Re dei Sette Regni quando suo nonno Jaehaerys ha imposto ai suoi sottoposti di scegliere tra lui e la sorella maggiore Rhaenys. Sogna di avere un figlio maschio ma la sua regina muore nel parto e suo fratello Daemon insulta la breve vita del neonato. Per questo oltraggio, Viserys decreta che il suo erede sarà sua figlia Rhaenyra. Anche quando successivamente si sposa con Alicent Hightower e ha finalmente figli maschi non cambia la propria decisione, che però sarà prevedibilmente poco apprezzata dagli altro nobili dei Sette Regni, che vorrebbero un uomo sul Trono. Crescono così i semi della futura guerra civile...
Il prequel de Il trono di spade fa tutto il possibile per dimostrarsi femminista ma la serie originale resta di ben altro livello, nonostante i draghi siano più presenti e spettacolari che mai. Vediamo draghi dalle dimensioni enormemente diverse tra loro, al punto che nell'ultimo episodio la sola testa Vhagar appare grossa quanto l'intero corpo di un altro drago, quasi fosse una sorta di Godzilla volante. Il finale regala draghi in volo come ancora non ne avevamo mai visti. Recensione ❯
[2022 - in corso] - Stagioni: 2. Episodi: 18. Serie a lunga narrazione
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Come i giganti dell'industria hanno realizzato delle fortune alla fine del diciannovesimo secolo a New York. Espandi ▽
Marian Brook (Louisa Jacobson) deve fare il suo ingresso nella società aristocratica newyorkese della fine del Diciannovesimo Secolo. L'ingresso è forzato: reduce della perdita di un padre assente e indebitato, si troverà senza alcuna risorsa e così costretta a raggiungere le sue anziane zie (Christine Baranski e Cynthia Nixon), esponenti di una classe sociale in forte cambiamento e nei suoi ultimi anni di "reggenza". Il suo arrivo sarà concomitante all'ascesa dei Russell, una famiglia borghese arricchita che intende farsi valere in un sistema chiuso quale è quello dell'aristocrazia di fine secolo.
In molti hanno equiparato la "serie del momento" a due importanti produzioni che hanno attirato molta attenzione negli ultimi anni: da un lato Bridgerton, prodotta in casa Shonda Rhymes, che ha rianimato il racconto in costume, dall'altro Downton Abbey, di cui condivide il creatore, Julian Fellowes, ormai esperto del period drama e che forse per questo ha raggiunto una certa saturazione creativa. Della prima ha in realtà ben poco, della seconda invece fin troppo.
The Gilded Age riguarda un periodo storico ma, ancor più, il conflitto di classe. Recensione ❯
[2022 - in corso] - Stagioni: 2. Episodi: 17. Serie a lunga narrazione
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Colpi di scena e un giusto tasso di brutalità per una disillusa riflessione sugli interventi americani all'estero. Azione, Drammatico, Thriller - USA2022.
Un ex ufficiale della CIA, che vive fuori dalla rete, si ritrova in fuga da persone che vogliono ucciderlo. Espandi ▽
Dopo trent'anni vissuti più o meno serenamente in incognito, Dan Chase trova un intruso nella sua casa e con sorprendente efficienza lo elimina. Capisce così di essere stato scoperto e di essere ancora una volta nel centro del mirino. Lo contatta infatti poco dopo Harold Harper, ex agente CIA passato all'FBI e a capo della caccia all'uomo, sperando di convincerlo alla resa. Ma Dan non si lascia intimorire nemmeno dalla minaccia che venga rovinata la vita di sua figlia e inizia a mettere in atto una elaborata controffensiva...
L'impronta registica data da Jon Watts è davvero felice e i suoi calibrati movimenti di macchina, lontani dagli a volte confusi Spider-Man, ci restituiscono il tono e la lucidità del film che l'ha fatto emergere: Cop Car.
The Old Man è inoltre una serie che non manca di colpi di scena e dal giusto tasso di scioccante brutalità: i due rottweiler che accompagnano il protagonista non sono lì per giocare a riportare la palla... Inoltre non ci si accontenta dello status quo di un uomo in fuga e le carte in tavola continuano a muoversi, rendendo la vicenda via via più intricata e internazionale. Recensione ❯
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Una fiction Rai che intrattiene e informa su un tema scottante non sempre trattato con sufficiente attenzione. Drammatico, Italia2022. Durata 50 Minuti.
Le vicende di Elena Zonin, una poliziotta che vive a Roma dove si occupa di crimini informatici e, in particolare, di reati contro l'infanzia. Espandi ▽
Vittoria Puccini costituisce il nome di richiamo per una serie che assolve a uno dei compiti che la Rai, in quanto televisione pubblica, dovrebbe avere nel proprio DNA. Cioè fare informazione che, con metodi divulgativi, arrivi al grande pubblico su tematiche anche scottanti ma forse non troppo presenti all’attenzione quotidiana. In questo caso si tratta della pedopornografia in rete, un’insidia di cui molti genitori sottovalutano la pericolosità lasciando navigare i propri figli in rete senza alcun controllo. Ciro Visco, con alle spalle un nutrito gruppo di sceneggiatori, sa come articolare la materia tenendo presenti più livelli di attrazione. Non capita poi così spesso che fiction RAI siano pronte, pensate e scritte per l’esportazione. Questa lo è. Recensione ❯
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Una serie di ampio respiro che cerca di abbracciare diverse anime dello spirito americano con l'ambizione di un grande romanzo. Western, Drammatico - USA2022. Durata 60 Minuti.
Mini serie drammatica in costume dall'ambientazione Western, 1923 è uno spin off di Yellowstone e di fatto ne rappresenta il prequel. Espandi ▽
Cara e Jacob Dutton, agli inizi degli anni '20, sono a capo dello Yellowstone Ranch, ma non se la passano bene per via di una prolungata siccità che, oltretutto, spinge gli altri allevatori capeggiati dall'irascibile scozzese Banner Creighton a ricorrere all'illegalità e alla violenza. La situazione attirerà presto Donald Whitfield, un banchiere deciso ad approfittarne, usando Banner come testa d'ariete del suo progetto di acquisizione.
Alla famiglia Dutton manca inoltre Spencer, il più giovane figlio dei fondatori del ranch, James e Margaret. Spencer, dopo traumatici trascorsi nella Prima Guerra Mondiale, si è infatti trasferito in Africa, dove vive cacciando bestie ferocissime... ma non più pericolose di lui. Se ne innamora la bella e ricca Alexandra che riesce a risvegliarne il cuore, ma la loro unione è invisa agli astri. La sorte più dura tocca però a Teonna Rainwater, una ragazza nativa americana affidata a un istituto cattolico, dove si pratica un violento programma di assimilazione culturale.
A differenza del precedente prequel di Yellowstone, 1883, questa nuova serie di Taylor Sheridan non è il racconto epico e lineare di una tragica impresa, bensì cerca di abbracciare diverse anime dello spirito americano con l'ambizione di un grande romanzo. Recensione ❯
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Tratto dalla storia vera di Michael Petersen, accusato di aver ucciso la moglie. Espandi ▽
Michael Peterson e sua moglie Kathleen passano insieme la serata del 9 dicembre 2001, ai bordi della piscina. Poco dopo il marito dirà di aver trovato la donna ai piedi della scalinata per il piano di sopra, moribonda e in preda a convulsioni. Kathleen muore tra le sue braccia in un bagno di sangue e lui è accusato di omicidio, ma non si trova l'arma del delitto e il processo si trascina. Il suo caso diventa anche il tema di un documentario seminale, intitolato The Staircase e destinato a lanciare il true crime di qualità televisivo.
Tra dramma famigliare, giudiziario e metatelevisivo, The Staircase è una miniserie al tempo stesso originale e parassitaria, una ricostruzione di lusso che cerca di problematizzare il documentario di Jean-Xavier de Lestrade ma perde seccamente il confronto con esso.
Colin Firth mette i panni di Peterson affrontando un grande ruolo, dove restituire le sfumature di una persona la cui vita è stata filmata per anni in situazioni intime e difficili. Il resto del cast è altrettanto di livello, a partire dalle già citate Collette e Binoche per proseguire con Michael Stuhlbarg, Rosemarie DeWitt e Parker Posey. Recensione ❯
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Un thriller psicologico dalle menti di Joel Fields e Joe Weisberg Espandi ▽
La storia di Alan Strauss (Steve Carell), un terapeuta tenuto prigioniero da un paziente, Sam Fortner (Domhnall Gleeson), che si rivela essere un serial killer. Sam ha un'insolita richiesta terapeutica per Alan: frenare le sue pulsioni omicide. Recensione ❯
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