Titolo originale | Hotel Portofino |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Gran Bretagna |
Regia di | Adam Wimpenny |
Attori | Natascha McElhone, Lucy Akhurst, Louisa Binder, Elizabeth Carling, Oliver Dench Pasquale Esposito, Rocco Fasano, Lily Frazer, Adam James, Imogen King. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 13 marzo 2023
Un period drama inglese a tinte thriller ambientato in Italia.
CONSIGLIATO N.D.
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La Gran Bretagna ha una tradizione di produzioni di genere period drama a tema storico-sociale, spesso incentrate tanto sul piacere della riproposizione di stili di vita lontani e lussuosi, tanto sulla raffigurazione di pregiudizi, contesti problematici, conflitti sociali. Hotel Portofino si distingue per l'ambientazione in Italia, dove la protagonista Bella Ainsworth, interpretata da Natasha McElhone, si trasferisce per aprire un hotel in stile inglese: siamo negli anni Venti, tra differenze culturali e l'emergere preoccupante del Fascismo.
Una storia rassicurante ed estremamente curata che lustra gli occhi, ma con una svolta dark davvero inaspettata
Recensione
di Paola Casella
Bella Ainsworth torna a seguire con cura il suo hotel, creato per essere "una fetta di paradiso inglese sotto l'azzurro cielo italiano". Vicino a lei torna, con un accordo particolare, il marito fedifrago Cecil, e ritroviamo anche i figli Lucien, innamorato della cameriera Constance benché sposato all'aristocratica Rose, e Alice, di cui è ancora innamorato il conte Albani, ma che ha ben altro per la testa. Bella viene a sapere che l'autrice di una celebre guida turistica visterà in incognito l'Hotel Portofino proprio mentre lei sta cercando di farlo diventare un cinque stelle con solarium, servendosi dell'aiuto di un architetto italiano, Marco Bonacini, che è socialista in un momento storico in cui le camicie nere fanno il bello e il cattivo tempo: ad esempio perseguitando l'inglese di origini indiane Anish e il suo compagno Gianluca. Intorno agli Ainsworth si muove la colorita servitù e alcuni ospiti particolari, come due signorine inseparabili o la cantante nera Claudine.
La seconda stagione della serie Hotel Portofino riprende la narrazione dove l'aveva lasciata, riproponendo quasi tutti gli stessi personaggi e aggiungendone qualcuno di nuovo, intessendo nuovi interessi amorosi e nuove tensioni fra i componenti della famiglia padronale e fra gli ospiti dell'albergo di lusso incastonato sulla costa ligure.
Per la verità di Liguria c'è poco più che la sponsorizzazione della Film Commission, dato che le riprese sono state effettuate quasi tutte in Croazia, e che le comparse, e anche alcuni ruoli di "italiani", sono croati. Meno male che almeno i principali personaggi locali - il conte Albani, il ribelle Gianluca Bruzzone, l'architetto Bonacini e il gerarca Danioni - sono interpretati da attori veramente italiani, rispettivamente Daniele Pecci, Rocco Fasano, Giorgio Marchesi e Pasquale Esposito, e Carolina Gonnelli che torna nel ruolo della cameriera Paola. Natasha McElhone continua a regalare la sua gentilezza e la sua luminosità al ruolo di Bella, e Mark Umbers continua ad essere appropriatamente viscido nei panni di suo marito Cecil.
Ritorna anche la cura maniacale che gli scenografi e costumisti, coadiuvati da tecnici e artigiani prevalentemente croati, dedicano alla creazione di questo luogo delizioso dove tutti vorremmo soggiornare, e si affermano alcune linee narrative più in linea con le sensibilità contemporanee che con gli anni Venti durante i quali è ambientata la vicenda: in particolare c'è la necessità di non fare di Constance e Rose due nemiche giurate ma solo due donne incautamente innamorate dello stesso uomo, e la volontà di sottolineare lo scarso potere decisionale riservato alle donne, soprattutto quelle con una propria autonomia lavorativa ed economica, nell'Italia fascista.
Forse l'aspetto più interessante, all'interno di una storia intenta a rassicurare il pubblico e a lustrargli gli occhi, è la puntata finale, che presenta svolte davvero inaspettate. Questa virata improvvisa fa prevedere una terza stagione che si addentri coraggiosamente anche nella dark side, e screma la narrazione dalla glassa zuccherosa che avrebbe potuto soffocarla, lasciandoci invece la voglia di scoprire come i personaggi potranno in futuro conciliare la loro solarità gaudente con gli aspetti più sgradevoli della vita nell'Italia mussoliniana e in un mondo cui neppure i privilegi possono risparmiare le occasionali sofferenze.
Una storia alla Downton Abbey che ibrida passato e presente, raffinatezza e appeal popolare
Recensione
di Paola Casella
Riviera Ligure, 1926. Bella Ainsworth gestisce un hotel di lusso per turisti inglesi (o quantomeno anglofoni) in quel di Portofino. Il marito Cecil si disinteressa all'albergo e sperpera i denari di famiglia al casinò, la figlia Alice si occupa e preoccupa di tutto, il figlio Lucian, reduce dalla Prima Guerra Mondiale, vorrebbe dedicarsi alla pittura ma Cecil spinge perché sposi la ricca Rose, figlia di una sua vecchia fiamma. Intorno a loro si raccolgono gli ospiti dell'albergo: una vedova senza peli sulla lingua e la sua nipote, un conte romano e suo figlio, una ballerina americana e il suo eccentrico compagno, un campione di tennis e sua moglie, la bambina di Alice e la sua nuova bambinaia, la cuoca e il figlio ribelle, la cameriera italiana. Intanto fuori il Fascismo si fa strada a suon di prepotenze e punizioni a chi è diverso e contrario all'egemonia mussoliniana.
Hotel Portofino è una produzione girata fra Portofino e la Croazia, il cast principale è britannico e solo in piccola parte italiano, con molte comparse croate.
Lo stile del racconto si pone a metà fra Downton Abbey, con il suo mix di alta borghesia e servitù, e l'opus Merchant-Ivory, da Camera con vista a Casa Howard: dunque location magnifiche e costumi raffinati, tè delle cinque e cucina anglosassone colorata da tocchi mediterranei, atteggiamenti altezzosi (con l'occasionale riferimento classista o xenofobo) ed educazione formale.
Posti questi parametri (e posto il dispiacere di vedere tante maestranze croate su una serie narrativamente ambientata in Italia), Hotel Portofino è godibile e visivamente attraente, e inserisce qua e là tocchi di modernità che, pur tenendo conto della political correctness e delle nuove necessità inclusive, non tradisce l'epoca in cui la vicenda è ambientata: dunque l'unica attrice afroamericana del cast interpreta un'eccezione storica alla Josephine Baker e un personaggio gay è costretto a nascondersi non solo dall'aperta ostilità del regime fascista ma anche dal pregiudizio della buona borghesia anglosassone.
In Hotel Portofino si parla di sorellanza e di violenza domestica, di ricatti e tradimenti, ma senza esagerare, mantenendo un bon ton molto inglese e una piacevolezza estetica irrinunciabile. Non mancheranno i segreti da scoprire e persino una piccola sottotrama mistery che fa esplicito riferimento ai romanzi di Agatha Christie, con tanto di resa dei conti che coinvolgerà tutti (o quasi) gli ospiti dell'albergo. Insomma, pur ben lontano dai livelli di E. M. Forster o Kazuo Ishiguro, o da serie mitiche come la già citata Downton Abbey e la capostipite Upstairs Downstairs, Hotel Portofino ha un suo charme che ibrida alta sartoria e bassi istinti, tradizione e contemporaneità, raffinatezza formale e appeal popolare.
Ci sono proprio tutti all'Hotel Portofino, felice isola di «ospitalità e maniere inglesi nel cuore della Riviera ligure»: la duchessa avvinazzata, l'americana disinibita, la servetta dal cuore puro e quella dagli occhi lascivi, ma pure il belloccio italiano, la contessina in età da marito, il bel giovane squattrinato e il furfante fedifrago (un po' Camera con vista, insomma: non fosse che il "Chiantishire" [...] Vai alla recensione »
C' è del valore aggiunto dentro questo Hotel Portofino (Sky Serie). Se una delle scene si conclude un po' così, lo stacco successivo punta dritto su un' immagine del tipo Tigullio by night: la resa è incantevole, per alcuni secondi ci si ricarica e si parte con il conflitto successivo tra benestanti e no, femmine e maschi, fascisti in ascesa e resistenti, domestici e padroni.