American Sniper |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Bradley Cooper, Sienna Miller, Jake McDorman, Luke Grimes.
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Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 134 min.
- USA 2015.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 1 gennaio 2015.
MYMONETRO
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Infallibile Eastwood
di annalisarcoFeedback: 3475 | altri commenti e recensioni di annalisarco |
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domenica 19 marzo 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un Clint Eastwood la cui regia raggiunge livelli molto alti in questo film che racconta la storia di ChrisKyle, cecchino dell’esercito americano realmente esistito e già noto prima di questa pellicola per la sua mira impeccabile. Non è facile raccontare una storia che sia un mix tra dramma, guerra, biografia, con un tema delicato come quello della morte. Perché seppur eroico, Kyle è un assassino, un militare con il compito di uccidere a sangue freddo qualunque nemico si appresti a insidiare l’esercito americano. Non ci sono cattivi e buoni, non ci sono eroi, non ci sono azioni moralmente giuste e sbagliate, c’è solo la realtà crudele e insensata della guerra. Bradley Cooper è semplicemente fantastico, riesce soltanto attraverso il suo sguardo a catapultarci nel suo stato d’animo : rabbia, paura, orgoglio, fierezza, disprezzo, consapevolezza del non essere nel giusto ma neanche nel torto. Uccidere un bambino non è giusto, non può mai esserlo, e questa esperienza è il punto cruciale nella vita di Kyle, è il suo primo sparo su un bersaglio vivo, il suo primo morto sulla coscenza e di certo non è quello che si aspettava. Mesi di addestramento e di tiri al berasglio non sono minimamente comparabili al campo e niente può prepararti davvero. Quei rumori, quegli scenari, quelle urla, rimarranno sempre nella testa del cecchino che, come spesso accade, non riesce a tornare indietro se non fisicamente. Il ritorno alla vita ordinaria non potrà che essere segnato da quello a cui è venuto a conoscenza: la guerra. Si sa che nel mondo c’è anche questo, ma viverlo e tutt’altro. Sapere che la gente muore mentre noi viviamo le nostre vite, circondati giornalmente dai nostri problemi falsamente importanti, non è qualcosa che Kyle può accettare. Eppure le nostre àncore di salvezza sono sempre le persone che amiamo: Taya (Sienna Miller), la sua bellissima e coraggiosa moglie, i loro bambini. Una storia che trascina lo spettatore avanti e indietro in due realtá, una familiare e una paradossale, ma entrambe reali. Eastwood e Cooper riescono a farci entrare nella testa di Kyle, nel suo cambiamento interiore, a mostrarci quanto più grande sia il mondo là fuori e quanto inutili e allo stesso tempo importanti siano le piccolezze di ogni giorno. Tutto è relativo: la guerra, falsamente doverosa ma in realtà insensata; la quotidianità, una piccolezza apparente ma la più grande ricchezza quando la perdi; la famiglia, l’unica cosa che conta. Molte delle nostre scelte avvengono per una ragione, spesso dimenticata, e questo è ciò che ci racconta Eastwood con una breve escursione nell’infanzia di Kyle :”Ci sono tre tipi di persone: le pecore, i lupi e i cani da pastore”. Questa frase del padre di Chris pronunciata davanti ai figli piccoli, è stata l’inizio di tutto. Le pecore e i lupi non sono ammessi nella loro famiglia, non si deve aver paura nè tantomeno essere aggressivi; si deve proteggere il gregge, si deve essere il cane disposto a dare la sua vita per gli altri, bandito l’egoismo. E questo è quello che Chris vuole, difendere anche con la vita il proprio paese. Una fedeltà ai valori con cui è cresciuto che però non rendono meno grave il togliere delle vite, e Chris lo sa bene. Non si considera un eroe, non è fiero di quello che fa, l’unica cosa che lo spinge a continuare è il sapere che, in quelle circostanze, lui è il cane da pastore. Una fotografia spenta e adatta alla storia, sequenze alternate da un ritmo veloce per la quotidianità famigliare e lento per il racconto sul campo. Quelle ore su un tetto a scrutare invisibile le persone dentro ad un mirino, senza poter fare distinzione tra loro perché in quel momento sono semplicemente possibili bersagli. Chi c’era dietro a quella figura? Era un padre di famiglia? Una madre? Ormai è solo un corpo morto, perché è questo il destino riservato a chi, anche per un momento, ha scelto di togliere delle vite all’esercito americano. Ma quell’apparentemente semplice gesto del dito di Kyle è il responsabile della fine di una vita e dell’inizio di un tormento interiore, sempre. Orgoglio, giustizia, orrore, consapevolezza; tutto è mischiato, tutto scorre lento e veloce, paradossale e reale. American Sniper non si schiera, non ha la presunzione di dire ciò che gli americani fanno sia giusto, si limita a raccontare una storia e lo fa nel modo migliore.
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