Regista cinematografico statunitense, amante della follia e delle stranezze della vita. Ha iniziato la carriera con film ricchi di provocazioni, tra calcoli matematici impossibili e droghe allucinatorie. È rimasto affascinato dal fantasy al quale ha poi preferito il duro realismo di The Wrestler, portandosi a casa l'ambito Leone d'Oro di Venezia.
Cortometraggi d'autore
Spirito d'artista fin da giovane, Aronofsky comincia a mettere alla prova le doti di visionario nel campo dei graffiti. Dopo il diploma, decide di viaggiare e parte per Israele ma la vacanza dura solo qualche giorno. Qualche tempo dopo si iscrive alla Harvard University per studiare cinematografia: può finalmente mettere a frutto la passione per il cinema classico, oltre che l'amore per le varie tecniche d'animazione grafica. La tesi di laurea, il cortometraggio Supermarket Sweep (1991) con Sean Gullette, risulta finalista alla National Student Academy Award, e viene seguito da due altri lavori di breve durata, Fortune Cookie (1991) e Protozoa (1993).
Cinema delirante
Qualche anno dopo richiama l'amico Gullette per scrivere la sceneggiatura di Pi - Il teorema del delirio (1997), storia di un genio della matematica che in una piccola stanza di Chinatown, tra calcoli e computer, trova un modo per spiegare le leggi della natura e del comportamento umano attraverso l'uso dei numeri. Il film prende parte anche al Sundance Film Festival, dove viene accolto favorevolmente sia dal pubblico che dalla critica. Dopo un esordio del genere, il regista si ritrova a dover far fronte ad un bel gruppo di appassionati che hanno visto nel film precedente la forza stilistica di un autore. Sceglie nuovamente ambientazioni cupe e oniriche per il successivo Requiem for a Dream (2000), sguardo allucinato su una realtà degradata, dove la cattiveria e l'apatia la fanno da padrone. Tratto dal romanzo di Hubert Selby Jr., il film si basa su immagini di forte impatto, sostenute da un ritmo incalzante e un montaggio convulso che cerca di rendere sul grande schermo le allucinazioni dovute all'uso di stupefacenti.
La fortuna di The Wrestler
Il tema dello sfortunato L'albero della vita (2006), venuto alla luce dopo numerosi problemi sul set, abbandoni improvvisi da parte del cast, riduzione del budget, è la ricerca dell'immortalità lungo il corso dei secoli. Il progetto è fin troppo ambizioso e la voglia di stupire si ritorce contro il regista che viene snobbato al botteghino e declassato dalla critica. Le difficoltà logistiche della realizzazione di quest'ultimo fantasy metafisico e l'insuccesso nelle sale, suggerisce ad Aronofsky nuove strade da percorrere. In breve tempo presenta The Wrestler (2008) alla Mostra del cinema di Venezia e vince il Leone d'Oro, tra i consensi di tutti. Sfruttando anche la vita privata dell'attore protagonista Mickey Rourke, in declino dopo i successi del passato e rinato grazie a qualche buona occasione cinematografica, il regista ripercorre le tappe di un campione del wrestling in piena crisi esistenziale.
Combattenti e ballerine
Appassionato di pugilato, non smette di indagare nel mondo dei combattenti con Robocop (2011), questa volta rappresentati da un automa invincibile, già visto sugli schermi nel 1987. Cambia tuttavia radicalmente genere con la direzione di Il cigno nero (2011) con Natalie Portman, in cui racconta l'accesa rivalità tra due prime ballerine del New York City Ballet.
Passerà poi alla storia di Noé in Noah (2014) e al thriller con Madre!, film con Jennifer Lawrence e Javier Bardem presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2017.
Nel 2022 è dietro la macchina da presa per The Whale, film tratto dall'opera teatrale di Samuel D. Hunter (presentato alla Mostra del Cinema di Venezia), che permette a Brendan Fraser di vincere il premio Oscar come miglior attore protagonista.