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Brendan Fraser: il sostenibile peso dell’essere

Dopo una traversata nel deserto, l’attore torna in prima linea con The Whale, dove interpreta un professore severamente obeso che vuole fare i conti con la vita, prima di lasciarla per sempre. Al cinema.
di Marzia Gandolfi

Brendan Fraser (Brendan James Fraser) (55 anni) 3 dicembre 1968, Indianapolis (Indiana - USA) - Sagittario. Interpreta Charlie nel film di Darren Aronofsky The Whale.
martedì 14 febbraio 2023 - Celebrities

Alla vigilia del millennio, Brendan Fraser è una star. Nel 1999, La mummia lancia in orbita la sua carriera. L’attore ha trent’anni e un ruolo intrepido: una sorta di Indiana Jones, più ludico, che vince due sequel (La mummia - Il ritorno, La mummia - La tomba dell’imperatore Dragone) e il cuore degli spettatori. Questa trilogia esplosiva e generosa diventa il culmine di una professione iniziata anni prima al college e approdata a Hollywood al fianco di due debuttanti de luxe, Matt Damon e Ben Affleck (Scuola d’onore).

L’esordio è ‘drammatico’ ma il fisico cartoonesco, dominato da due occhi rotondi come biglie che brillano per una lacrima trattenuta o per una qualunque gioia, lo avvia naturalmente verso un cinema burlesco (Il mio amico scongelato, Looney Tunes: Back in Action). Se Christophe Lambert, una generazione avanti, aveva incarnato un Tarzan romantico e diviso tra due civiltà, ugualmente feroci, Brendan Fraser è un grande enfant sauvage, scarmigliato e maldestro, lontano insomma dall’aristo-primate di Hugh Hudson (Greystoke - La leggenda di Tarzan signore delle scimmie).

Parodia della creatura di Edgar Rice Burroughs, George re della giungla è un altro passo rocambolesco verso il successo che arriva dentro un Egitto misterioso e condiviso con Rachel Weisz, il testimone rosa passerà poi a Maria Bello. L’attore assume con nonchalance il piacere old school della trilogia di Stephen Sommers, una risorsa di piacere inestinguibile tra putrefazioni e resurrezioni. Con il suo imponente corpo da blockbuster e un misto di sicurezza e candore passa alla grossa commedia, perfettamente a suo agio nel costume di pagliaccio gaffeur, come nei panni del salvatore del mondo.

Sullo schermo e nella vita le cose vanno a gonfie vele. Davanti a un barbecue ‘acceso’ da Winona Ryder, incontra la futura consorte, Afton Smith. L’amore è servito con l’hamburger, seguono tre figli e due sequel. Tre mummie dopo, la felicità è totale. E poi più niente, o quasi. Improvvisamente tutto crolla come un castello di carta. Senza smettere di lavorare, l’attore scompare nelle pieghe di Hollywood.


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Brendan Fraser e Sadie Sink, protagonisti di The Whale. Dal 23 febbraio al cinema.

Nel 2007 si separa e comincia una battaglia legale per gli alimenti, un tributo difficile da pagare per un attore che perde quota e ingaggi. La depressione è dietro l’angolo mentre Brendan si chiude in casa e ingrassa. La cometa degli anni 2000, metà clown e metà eroe, ha il corpo spezzato da anni di acrobazie, avventure spericolate e un’etica radicale del lavoro.

Scompare praticamente dai radar fino al 2016, dove irriconoscibile, le mèche sono sparite e il fisico atletico si è appesantito, rimonta in sella e fa un ritorno rimarchevole nelle serie televisive. Da The Affair a Trust, passando per il noir di Steven Soderbergh (No sudden move), si impone nei secondi ruoli: cowboy, secondino, agente segreto, vecchio pilota arrogante ridotto in briciole da un incidente e riportato in vita dentro il corpo di un robot (Doom Patrol). Dietro il sorriso di ferro di Cliff Steele, deve imparare a gestire la collera e a essere un uomo migliore.

Il parallelo con la sua vita è quasi troppo facile ma è evidente che Brendan Fraser è cambiato, nel corpo, nella testa, nel ‘gioco’. Se gli ultimi ruoli hanno perfettamente sfruttato quel misto di dolcezza e minaccia che emana da lui, il personaggio di The Whale ridefinisce la sua carriera. Dopo una traversata nel deserto, torna in prima linea interpretando un professore di letteratura inglese severamente obeso che vive solo in un appartamento da qualche parte nell’Idaho. Incapace ormai di fare un passo e crudelmente dotato per l’autodistruzione, si nutre di pizza e pollo fritto, ha i giorni contati e vuole fare i conti con la vita, soprattutto con la figlia adolescente, abbandonata anni primi per un altro amore.


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In foto Brendan Fraser con Darren Aronofsky, regista di The Whale.

Un'altra storia di redenzione per Darren Aronofsky, già dietro la rinascita di Mickey Rourke (The Wrestler). Dopo la prima veneziana del suo film, tanto è stato detto e altrettanto scritto sulla performance di Brendan Fraser e sul suo scioccante comeback ma la prospettiva del ‘ritorno’ è decisamente fuorviante. Perché l’idolo del 2000 non è mai andato via, pubblico e media hanno semplicemente smesso di interessarsi a lui, che ci regala oggi il privilegio di essere testimoni di una performance ‘enorme’, per protesi (un totale di 300 libbre) e per impegno.

In lutto per il compagno perduto, il suo Charlie non fa che mangiare le proprie emozioni e accumulare il grasso che l’attore porta addosso (letteralmente), eleva e trascende. Chiuso in una fat suit e in risonanza con la sua carriera, e quel fisico da Apollo straziato dagli allenamenti, la depressione, i dolori costanti e gli ‘abusi’, Fraser rende l’artificio perturbante.

La sua esperienza e la sua presenza permettono al film di formulare in filigrana un commento sulla tirannia dell’apparenza senza tuttavia spiegare la natura di quella che è considerata una malattia della volontà. Se Aronofsky stigmatizza il corpo dei suoi attori, per enfatizzare la loro resurrezione e far piangere meglio il pubblico, Brendan Fraser fa brillare la sua bellezza interiore, inafferrabile come la balena bianca di Melville.


THE WHALE: GUARDA IL TRAILER DEL FILM

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