Ambientato nella San Fernando Valley degli anni '70, il film segue uno studente delle superiori, che è anche un attore di successo. Espandi ▽
“Il vero amore fiorisce perché il mondo possa vederlo…” canta Nina Simone e ‘chiosa’ Paul Thomas Anderson nelle prime battute di
Licorice Pizza. “July Tree” apre e dona la chiave di una ballata
seventies girata con le mani in tasca e il sorriso sulle labbra. PTA scarabocchia tre parole sulla carta,
boy meets girl, e un film emerge, un’idea si trasforma in movimento, un amore vive negli smarrimenti, un universo è ancorato e incarnato. L’autore sa come incendiare il suo racconto, come renderlo vivo con lo sguardo, la musica e il gioco virtuoso di cambio e freno. Informato dal lirismo della sua prima ballata,
Licorice Pizza procede alla sua velocità di crociera, a volte languida, a volte impetuosa, una narrazione in modalità flipper tra materassi ad acqua e campagne elettorali, tra crisi energetiche e nevrosi disinvolte. La New Hollywood non è morta e si sente molto bene. Se
C’era una volta… a Hollywood ritornava sull’ ‘innocenza’ dell’industria dei sogni per riscrivere la Storia coi poteri della fiction e perpetuare l’ideale hollywoodiano (e feticista) di Tarantino,
Licorice Pizza abita un genere (il teen-movie) e un’atmosfera (gli anni Settanta) per rigenerare il cinema. A colpi di baci e di euforia scongiura lo spettro del suo declino, rigurgitando di slanci e di prime volte.