Titolo originale | Vidblysk |
Anno | 2021 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Ucraina |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Valentyn Vasyanovych |
Attori | Roman Lutskyi, Andriy Rymaruk, Dmitriy Sova, Vasiliy Kukharskiy, Nadiya Levchenko Igor Shulha, Nika Myslytska, Oleksandr Danyliuk, Stanislav Aseyev, Andrii Senchuk. |
Uscita | venerdì 18 marzo 2022 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Wanted |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,10 su 23 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 18 marzo 2022
Un chirurgo ucraino torna a casa dopo esser stato catturato e torturato dalle forze militari russe. In Italia al Box Office Reflection ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 8 mila euro e 4,8 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Partito volontario per la guerra nel Donbass, il chirurgo di Kiev Serhiy finisce per errore nelle mani delle forze militari russe e viene fatto prigioniero. Tenuto in vita per le sue competenze mediche, l'uomo assiste impotente a scene di tortura e violenza inaudita, aiutando i suoi carcerieri a smaltire i cadaveri degli altri prigionieri torturati. Fra questi anche Andrii, nuovo compagno dell'ex moglie, molto amato anche da sua figlia, ragazzina innocente e ingenua. Tornato a Kiev, Serhiy sceglie di stare al fianco della figlia e di aiutarla ad accettare l'idea della morte di Andrii.
Dal regista di Atlantis, vincitore nel 2019 della sezione Orizzonti della Mostra di Venezia, una nuova riflessione sulla guerra nell'Ucraina orientale e sul rapporto fra normalità e orrore nella società contemporanea, tra la comodità della vita borghese e la violenza inaudita del fronte.
Giunto al suo quinto lungometraggio, il regista ucraino Valentyn Vasyanovych approda per la prima volta nel concorso ufficiale di un grande festival internazionale (Venezia 78). Merito del suo film precedente, Atlantis, immersione scioccante e visivamente indimenticabile nel trauma di una guerra senza nome e senza tempo, nella quale non è difficile scorgere il conflitto nel Donbass, che da anni prosegue indisturbato e ormai quasi accettato. Reflection arriva come una consacrazione, come la conferma di una voce definita e riconoscibile (nel 2014 Vasyanovych ha firmato la fotografia di un altro film scioccante del recente cinema ucraino, The Tribe), capace di elaborare la realtà e la storia contemporanee in termini visivi e concettuali. Peccato che il film, nel momento in cui sceglie di riprendere la medesima impostazione stilistica di Atlantis e il medesimo punto di vista sulla guerra e le sue pratiche inumane (camera fissa e frontale rispetto agli eventi che mostra; sguardo impassibile, al limite del gratuito, su scene di crudeltà inaudita; rumori e suoni potenti e avvolgenti; costruzione concettuale dell'inquadratura, con legami di senso e conflitti fra primo piano e profondità di campo), mette a nudo i limiti di un approccio che rischia di estetizzare la violenza o, peggio ancora, di mostrarne la pura superficie. Il segreto sta nel titolo, "reflection", cioè riflesso, parola dal quale nascono le immagini del film. Le inquadrature fisse e frontali hanno spesso al loro interno vetri, schermi, superfici trasparenti (bellissima la visione di un film attraverso il parabrezza di una macchina), con l'intento di sottolineare la condizione di sicurezza dei personaggi all'interno del loro mondo (nella prima scena del film, un vetro protegge gli spettatori dagli schizzi di una battaglia a colpi di pallottole che contengono pittura...). Nel momento in cui il film approda al fronte, il punto di vista della macchina da presa non cambia posizione, ma elimina ogni filtro: la violenza è sul corpo, la morte è presente e l'orrore è troppo grande per non lasciare segni.
Il protagonista Serhiy, che conosce la guerra perché ne cura i feriti, decidere di partire per il fronte per vedere, non solo per sentire, il conflitto. E una volta sopravvissuto, tornato nella normalità della sua vita a Kiev, si dà il compito di proteggere la figlia dall'impronta della morte, simboleggiata dal segno lasciato da un uccello schiantatosi contro il vetro del suo appartamento. La traccia resta ben visibile al centro di molte inquadrature e proprio nella sua evidenza racchiude il principale limite del film: l'evidenza di una riflessione sulla presenza della morte nel regno della vita - negli spazi di una metropoli contemporanea (e l'unica ripresa di Kiev all'aperto è un capolavoro di messinscena), nell'anima di un padre impotente, nel cuore di una figlia impreparata al dolore. Nell'ultima scena di Reflection, Serhiy, l'ex moglie e la loro bambina, ritrovatisi come famiglia, giocano a riconoscersi reciprocamente di spalle, indovinando la presenza dell'uno o dell'altro dal rumore dei passi: per capire non usano gli occhi! Ancora una volta, la metafora del film è troppo evidente, troppo esposta, come se Vasyanovych, dopo aver costruito con immagini estremamente ricercate ed eccessivamente cariche di senso, invocasse per sé e lo spettatore il diritto a non guardare.
Ho visto tanti film sul Donbass e mi sa che questo è il più fiacco.Tutti questi quadri che faticano a trasmettere empatia, come se il conflitto fosse qualcosa di algido e distante. Non mi pare proprio terreno per estetismi! Forse bello anche da vedere, ma non basta per essere bel film.
Ex soldato a fine guerra fa il volontario nel recupero cadaveri. Sistematico e implacabile, con inquadrature a parete e azioni spaziate come il più recente Reflection, esce ora, ma fu girato da Valentyn Vasyanovich nel 2019. Ambientato in un immediato 2025, in un paese devastato e senza futuro, anticipa il conflitto tra Russia e Ucraina con una sensibilità disperata nella ricerca di un senso introvabile. [...] Vai alla recensione »
Non so se Valentyn Vasyanovych, regista ucraino vincitore nel 2019 della sezione Orizzonti alla Mostra di Venezia con il già tragicamente premonitore Atlantis, ha immaginato, probabilmente temuto, mentre girava lo scorso anno il suo film successivo Reflection, uscito ora in Italia, la tragedia che si sarebbe abbattuta sulla sua nazione e il suo popolo solo pochi mesi dopo.
Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, arriva nelle sale italiane il nuovo film di Valentyn Vasjanovyc che, proprio come il precedente Atlantis (2019), prende le mosse dalla tragica e tesissima guerra che attanaglia il Donbass dal 2014 e che oggi è tristamente esplosa in un conflitto bellico di più ampia portata. Forte di uno stile ricercato, geometrico e glaciale che prevede una [...] Vai alla recensione »
Reduce dal successo di Atlantis, vincitore della sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema 2019, Valentyn Vasyanovych approda al concorso principale veneziano con Reflection, film la cui lettura sembra doversi calare imprescindibilmente in filigrana attraverso il film precedente, quasi ne fosse una variante, un riflesso vagamente distorto, una rifrazione dello stesso raggio.
Il regista ucraino ha fatto sapere che resterà a Kyiv in cerca di altre storie da raccontare. Questa, e quella del suo film precedente intitolato "Atlantis" -premiato alla Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti e prossimamente nelle sale, sempre distribuito da Wanted Cinema - le aveva trovate in Donbas. Sono film terribili, astratti e realistici nello stesso tempo.
Snobbato al suo passaggio in concorso a Venezia, «Reflection» è stato recuperato per la sua attualità. L'ucraino Valentyn Vasyanovych - che al Lido vinse la sezione Orizzonti nel 2019 con la distopia bellica di «Atlantis» - sfoggia infatti uno sguardo visionario, ma saldamente ancorato alla realtà del suo Paese, insanguinata pure prima della recente escalation.
Da film accolto con sufficienza lo scorso settembre quando fu in concorso alla Mostra di Venezia a titolo del momento insieme a «Licorice Pizza». È la parabola di «Reflection», quinto lungometraggio dell'ucraino Valentyn Vasyanovych, finora noto solo nel circuito dei festival, nonostante «Black Level» (2017) fosse stato candidato agli Oscar e il successivo «Atlantis» avesse vinto la sezione veneziana [...] Vai alla recensione »
È il novembre del 2014. Il chirurgo ucraino Serhij (Roman Lutskyj) partecipa alla festa di compleanno della figlia Polina (Nika Myslytska), insieme alla sua ex e madre di Polina e all'attuale partner della donna, Andrij. I rapporti sono cordiali ma tesi e Serhij prova un senso d'inadeguatezza di fronte all'altro uomo, un soldato che combatte per la causa ucraina.
Serhiy, chirurgo divorziato di Kiev, parte volontario per la guerra nel Donbass. Sbaglia strada e finisce catturato dai russi. Grazie alle sue competenze mediche, viene lascia-to in vita, costretto a vedere le torture subite dagli altri prigionieri. Tra questi, anche Andrii, il nuovo compagno dalla ex moglie. Presentato in concorso all'ultimo festival di Venezia, il film è quanto mai attuale, visto [...] Vai alla recensione »
Lo scorso settembre al Lido, Reflection ha avuto accoglienza tiepida per il troppo ricercato registro formale, ma come non restare colpiti dalla forza espressiva con cui racconta la disumanità della guerra, riportandoci nello scenario bellico del Donbass 2014? E indubbiamente, ora come ora, le immagini di un'Ucraina dilaniata dagli attacchi di Putin provvedono a render ancor più sconvolgente il film. [...] Vai alla recensione »
Senza questi tragici giorni della guerra in Ucraina difficilmente questo film sarebbe uscito sugli schermi italiani. Diventata di drammatica attualità, ecco allora questa feroce, spietata e, al tempo stesso, splendidamente geometrica rappresentazione minimalista della guerra del Donbass, tra russi e ucraini, che Valentyn Vasyanovych ha girato dopo "Atlantis" (entrambi passati alla Mostra di Venezia) [...] Vai alla recensione »
La guerra in Ucraina è un fantasma che si aggira da anni nei festival del cinema, europei e non: per una volta possiamo dire che il cinema non ha mancato il proprio tempo. Fin da quando nel 2014 il popolo ucraino filooccidentale è sceso in piazza Maidan contro il presidente filorusso Yanukovich, poi costretto a lasciare il paese, e come reazione la Russia ha annesso la Crimea e favorito l'autoproclamazione [...] Vai alla recensione »
Parlando di "Reflection", nello scorso settembre, in sede di recensione dalla Mostra del Cinema, avevo scritto che "Vidblynsk" «esprime al meglio l'anima di una parte dell'Ucraina, stremata da una guerra e soprattutto dall'assenza di speranza di un futuro certo», in riferimento al Donbas. Oggi quel conflitto locale è diventata la guerra che sappiamo e l'Ucraina resiste, mentre l'orizzonte dal futuro [...] Vai alla recensione »
Reflection è una via crucis, una serie di stazioni o quadri certosinamente costruiti (perfetta composizione del quadro, pianisequenza quasi sempre fissi). Totale assenza di controcampi. Il tutto sostenuto da un côté teorico così sedimentato da essere ormai sorpassato. Il film di Valentyn Vasyanovych, già vincitore del premio Orizzonti 2019 con il precedente Atlantis, è il secondo presentato a Venezia [...] Vai alla recensione »
Con Vidblysk (Riflesso), il regista ucraino Valentyn Vasyanovych è tornato al Lido - dopo la vittoria del Concorso di "Orizzonti" nel 2019 con Atlantyda/Atlantis - in uno dei film più controversi di questa edizione della Mostra. Diversi fischi hanno accolto la proiezione stampa qualche giorno fa ma a nostro modesto avviso abbastanza ingiustamente perché, a scriverne a distanza, il film, pur non essendo [...] Vai alla recensione »
La figura del medico offre di per sé una gamma amplissima di semantizzazioni simboliche e generalizzazioni antropologiche: essere umano con una alta missione che non è però privo di sue comunissime debolezze, uomo che prova a salvare altri uomini (e magari anche se stesso), personaggio che per giuramento deve essere pronto al sacrificio e all'altruismo, ma che a volte si adagia su un personale tornaconto. [...] Vai alla recensione »
Cos'è il quadro nel cinema? Che valore hanno davvero i confini, e soprattutto possono essi dividere in maniera netta ciò che è visibile da ciò che deve rimanere fuori dallo spettro ottico? Non sono in molti, tra gli autori contemporanei, a porsi domande di questo tipo. Valentyn Vasyanovych, cinquantenne regista ucraino, è tra questi, e basterebbe questa notazione per giustificare la presenza in concorso [...] Vai alla recensione »
Un uomo, medico chirurgo, decide di arruolarsi dopo il decesso di uno dei tanti soldati colpiti in battaglia.. Al fronte finisce dalla parte sbagliata del sentiero, nelle mani del nemici che lo fanno prigioniero. Picchiato, torturato, viene poi costretto a dichiarare il decesso nei terribili interrogatori di altri militari del suo esercito catturati, testimone silenzioso e nuovamente impotente - proprio [...] Vai alla recensione »
Dopo Atlantis, presentato nella sezione Orizzonti a Venezia 76, Valentyn Vasyanovych torna al Lido, in concorso, con Vidblysk (Reflection). Il regista ucraino racconta ancora una volta la Guerra del Donbass, conflitto scoppiato nel 2014. Così con Reflection, Vasyanovych ci ripete che la guerra è lì, impossibilitato a soffermarsi su altro. Lo fa con un film che ha molti punti in comune con Atlantis, [...] Vai alla recensione »
Due anni dopo Atlantis (a Venezia nel 2019 in Orizzonti) Valentyn Vasyanovych ritorna sul conflitto del Donbass con un film costruito per blocchi rigidissimi, glaciali, quasi calligrafici nella messa in scena; quadri attraverso i quali prende forma la storia del medico ucraino Serhiy, scampato a un infernale carcere russo grazie a uno scambio di prigionieri tra le due opposte fazioni.
C'è un controllo totale dell'immagine nel nuovo film di Valentyn Vasyanovych, promosso in Concorso a Venezia dopo la rivelazione del suo Atlantis nella sezione Orizzonti del 2019. Anche perché di questo plumbeo e respingente Reflection l'autore ucraino è regista, sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia. Ma, a volte, un controllo completo può diventare un problema.
Davvero non capisco i "buu", le insofferenze, i "vergogna!" piovuti, alla fine di una proiezione per i critici, sul film ucraino "Vidblysk" (significa "riflesso"), in concorso al Lido. Il cinquantenne Valentin Vasyanovych impone allo spettatore una discreta prova di pazienza, ma è anche vero che siamo a una "Mostra d'arte cinematografica", dove si confrontano linguaggi anche assai diversi tra loro. [...] Vai alla recensione »