dario
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venerdì 14 agosto 2015
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retorico
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Von Trier conosce il linguaggio fotografico, meno quello cinematografico: è una costante nei suoi film. Ha inoltre sentore dei grandi temi della vita, ma il suo narcisismo gli impedisce di svilupparli decentemente. Parecchia retorica, compiacimento di grana grossa, apocalittismo di scarso spessore. Sceneggiatura ridotta a zero. Buona scenografia (ma questa è tecnica, è mestiere) e recitazione da mal di pancia. Noia a go-go. Più intellettualismo irritante alla Godard, alla Antonioni; per stare ai nostri tempi, alla Rohrwacher (la Alice, ma anche l'Alba non scherza come attrice sopra le righe).
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luana
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venerdì 21 ottobre 2011
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inquietante
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Nella seconda parte che è il clou della vicenda la minaccia è esterna ed è ambivalente.Da una parte si presenta come un corpo estraneo, un altro pianeta, ma dall'altra come un semplice pezzo di cielo e così è raffigurato all'interno, friendly come dice la sorella bisognosa di rassicurazioni. Nella prima parte la minaccia è terrena e concreta e si annida nella mente dell'altra sorella per poi esplodere come malattia mentale, anch'essa ambivalente perchè viene presentata sia come un arrendersi all'irrazionale (l'incantevole immagine del corpo nudo bagnato dalla luce celeste)e dove viene eliminata ogni tipo di paura che poi verrà trasformata in forza; ma anche come incompatibilità estrema al quotidiano.
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Nella seconda parte che è il clou della vicenda la minaccia è esterna ed è ambivalente.Da una parte si presenta come un corpo estraneo, un altro pianeta, ma dall'altra come un semplice pezzo di cielo e così è raffigurato all'interno, friendly come dice la sorella bisognosa di rassicurazioni. Nella prima parte la minaccia è terrena e concreta e si annida nella mente dell'altra sorella per poi esplodere come malattia mentale, anch'essa ambivalente perchè viene presentata sia come un arrendersi all'irrazionale (l'incantevole immagine del corpo nudo bagnato dalla luce celeste)e dove viene eliminata ogni tipo di paura che poi verrà trasformata in forza; ma anche come incompatibilità estrema al quotidiano. In questa dialettica tra le due modalità delle sorelle il regista darà peso al mistero; a quello che più si teme (Cesare Pavese: quello che più temiamo accade sempre)e che ci investe in modo ineluttabile malgrado mettiamo in atto tutte le nostre difese o appunto per quello.Personalmente mi sono ritrovata più nella sorella razionale che guarda l'orologio per controllare il tempo utile e inutile. E sdrammatizzando il giorno dopo la visione mi sono ritrovata a scrutare il cielo in modo diverso. Ma detto ciò non l'ho trovato un film davvero profondo.
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weach
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martedì 15 novembre 2011
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una purificazione che no arriva
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Melancholia di Lars Von Trier
anno produzione ottobre 2011
Tante riflessioni emergono nella loro intensità grazie a splendidi attori ed una regia veramente estetica introspettiva , sofferta.
Ancora rintoccano le campane " disperate "di Lars Von Trier nel suo film le onde del destino , con quel sordo , ossessivo, richiamo di morte. A stento mi sono salvato da un attacco di depressione ed un senso di tristezza mia ha oscurato per molto tempo ; in quell'occasione scrissi "anche il finale è senza luce ,speranza ,le campane urlano di dolore...se il regista contiene veramente tutte queste cose a decisamente qualcosa che non va.
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Melancholia di Lars Von Trier
anno produzione ottobre 2011
Tante riflessioni emergono nella loro intensità grazie a splendidi attori ed una regia veramente estetica introspettiva , sofferta.
Ancora rintoccano le campane " disperate "di Lars Von Trier nel suo film le onde del destino , con quel sordo , ossessivo, richiamo di morte. A stento mi sono salvato da un attacco di depressione ed un senso di tristezza mia ha oscurato per molto tempo ; in quell'occasione scrissi "anche il finale è senza luce ,speranza ,le campane urlano di dolore...se il regista contiene veramente tutte queste cose a decisamente qualcosa che non va. Certo non è film che lascia indifferenti ma neanche la morte lascia indifferenti, poi senza un poco di luce si fa morire anche chi vuol vivere"
Mi ritrovo ora con Melancholia e cerco di percepire il senso di questo film : forse è un film catartico , una sorta di cerimonia di purificazione con una promessa di sacrificio planetario , la perdita della nostra complessiva opportunità di essere,con una sua conclusione rituale propiziatoria che coincide con l'accettazione del sacrifico, con l'ablazione del se e di tutto" l'essere " che si agita nel globo.
Ma forse è poco convincente l'ipotesi catartica in Lars Von Trier, visto che il nostro regista vive , con un destino quasi monocorde , sull'orlo di un abisso senza fine ; la purificazione ,anche nella fine, sembra un miraggio sempre lontano.
Lars Von Trier ha , l'opportunità sempre di ricredersi sulla sua visione del mondo ma in lui è evidente un compiacimento nel sapore del "finire".
Suggeriamo la seguente terapia : vada più spesso nelle terre del sud e si sottoponga a lunghi bagni di sole.
Melanconia è Fantascienza ? No assolutamente!Apocalittico? neppure ! Forse solo intimamente esistenziale e drammatico si.
L'arte è nel dolore , nell'infelicità, nell' insufficienza , nell'inadeguatezza, nella morte, nella provvisorietà: se così vogliamo parlare allora Melancholia è espressione artistica , sentimento complesso ed esistenziale dove la regia riesce mirabilmente a comunicare e farci condividere il suo disagio esistenziale .
il sentire di Justine e Claire ,le due sorelle nel film, di fronte alla morte prossima ventura, è sentire emotivo, forte che indaga nella profondità dell'essere nell'attimo in cui sta per sopravvenire la fine di tutto : reazioni umani contrapposte di accettazione o di sofferenza ma anche di evoluzione potrebbero essere le letture che si voglio rappresentare .
Una ricerca estetica di sicuro rilievo, un 'ambientazione surreale sono il corollario di questa storia che appare prevalentemente introspettiva.,onirica, trasognata, infelice .
Cosa vogliamo conservare di questo lavoro , comunque sofferto, come sempre?
Direi un sentimento di provvisorietà à che Lars Von Trier ben conosce e che, con cadenza estetica e lenta perfettamente riesce a far insinuare nei meandri complessi delle nostra menti.
Una occasione di riflessione da non perdere comunque .
Vale tre stelle d'ore ed un poco della nostra tristezza che inevitabilmente affiora.
buona visione
weach illuminati
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evildevin87
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mercoledì 9 luglio 2014
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suggestivo e inquietante allo stesso tempo
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Dopo averci traumatizzato con il tenebroso e disturbante Antichrist, Lars Von Trier decide, con questo secondo episodio della trilogia della depressione, di stupirci ancora ma stavolta con l'ausilio della spettecolarità delle immagini (oltre all'inquietudine generale).
Lo sfondo apocalittico e fantascientifico si fa strada attraverso un film che ci mostra, nella prima parte, il matrimonio andato allo sfacelo di Justine (Kirsten Dunst) che durante i festeggiamenti mostrerà avere degli squilibri mentali che finiranno per farle perdere tutto ciò che ha: il lavoro, il marito e una buona considerazione da parte della famiglia. Quest'ultima assai egoista e che non si rende conto della gravità dei problemi mentali di Justine, tra una madre insensibile e un padre don giovanni che pensa più alle donne che alle proprie figlie.
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Dopo averci traumatizzato con il tenebroso e disturbante Antichrist, Lars Von Trier decide, con questo secondo episodio della trilogia della depressione, di stupirci ancora ma stavolta con l'ausilio della spettecolarità delle immagini (oltre all'inquietudine generale).
Lo sfondo apocalittico e fantascientifico si fa strada attraverso un film che ci mostra, nella prima parte, il matrimonio andato allo sfacelo di Justine (Kirsten Dunst) che durante i festeggiamenti mostrerà avere degli squilibri mentali che finiranno per farle perdere tutto ciò che ha: il lavoro, il marito e una buona considerazione da parte della famiglia. Quest'ultima assai egoista e che non si rende conto della gravità dei problemi mentali di Justine, tra una madre insensibile e un padre don giovanni che pensa più alle donne che alle proprie figlie. A Justine rimane solo la sorella Claire (Charlotte Gainsbourg), e insieme nella seconda parte avranno a che fare con un problema molto più grande: l'avvicinarsi inesorabile del gigantesco pianeta Melancholia che finirà per entrare in collisione con la Terra, distrugggendola.
Nella pellicola viene mostrata la totale alienazione delle persone affette da depressione che perfino in momenti come la fine del mondo, che normalmente solleverebbero il panico generale, riuscirebbero a mantenere la calma.
C'è da dire che qui Kirsten Dunst (che siamo abituati a vedere sempre incastrata nel ruolo della pulzella dolcina messa in mezzo ad amori impossibili e tormentati) si è dimostrata davvero all'altezza della parte, non certo facile nella sua ecletticità. Davvero spettacolare la fotografia, valorizzata molto da una regia estremamente variegata di Von Trier, che riesce lo stesso a mantenere il suo riconoscibilissimo marchio di fabbrica.
Pellicola che, nella sua lentezza, risulta molto potente e drammatica.
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toro sgualcito
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domenica 23 ottobre 2011
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il senso dell'attesa
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Melancholia è un film fatto di una introduzione e di due film: Justine e Claire, che sono anche le due parti nelle quali il film è diviso. Ma messi in sequenza creano un altra cosa ancora che rendono fluido e bidirezionale il senso del film. Von Trier, questa volta, fa rotolare con lentezza una storia come fosse una sfera gigantesca, come fosse un pianeta in movimento. Justine (k. Dust)è una giovane sposa che durante la festa del suo matrimonio entra in una crisi che non sarà priva di conseguenze. Claire (C. Gainsobourg) è sua sorella e nella prima parte cerca di arginare il crollo di Justine. Nella seconda parte invece i ruoli si capovolgono ed emerge la minaccia del pianeta Melancholia sulla terra.
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Melancholia è un film fatto di una introduzione e di due film: Justine e Claire, che sono anche le due parti nelle quali il film è diviso. Ma messi in sequenza creano un altra cosa ancora che rendono fluido e bidirezionale il senso del film. Von Trier, questa volta, fa rotolare con lentezza una storia come fosse una sfera gigantesca, come fosse un pianeta in movimento. Justine (k. Dust)è una giovane sposa che durante la festa del suo matrimonio entra in una crisi che non sarà priva di conseguenze. Claire (C. Gainsobourg) è sua sorella e nella prima parte cerca di arginare il crollo di Justine. Nella seconda parte invece i ruoli si capovolgono ed emerge la minaccia del pianeta Melancholia sulla terra. Questa minaccia può essere letta come metafora di molti pericoli che il genere umano si trova di fronte, ma nel film la dimensione della tragedia è individuale ancorché ovviamente mondiale. Significativo è anche il nome che ha questa enorme sfera carica di minaccia anche se il suo aspetto appare perfino celestiale e seducente. La convinzione della fine del mondo viene vissuta diversamente dalle due sorelle. Justine esce della sua depressione e una misteriosa consapevolezza assoluta la renderà forte e dura ma anche capace di gesti d'amore. Claire sorretta solo dalle sicurezze del benessere economico crolla nella disperazione mentre suo figlio, alla maniera di un bambino, seppur con timore coglie la meraviglia del naturale sviluppo delle cose. Come solito, ampio uso della camera a mano e conseguente scuotimento delle immagini dal quale è data tregua nei campi lunghi. Bella la fotografia come sempre nei film di Von Trier. Magnifica la Dust (justine) e brava la Gainsbourg (Claire). Lars Von Trier riemerge dal terribile abisso di Antichrist e ci offre ancora un dramma bello e intenso. Con lente immagini calde ed eleganti ci mostra un aspetto profondo della condizione umana: il senso dell'attesa.
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lukemisonofattotuopadre
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martedì 25 ottobre 2011
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non colpi bassi ma neanche gioia
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Lars von Trier rinuncia ai colpi sullo stomaco che aveva lungamente sperimentato con Antichrist e Dogville. E proprio come per la stesura di Antichrist, è in depressione, e si vede. Infatti, se mancano i colpi di sullo stomaco, non manca però la disperazione e la profonda drammaticità di un matrimonio morto appena dopo il concepimento, un rapporto tra sorelle conflittuale e il lavoro perso, il tutto condito dall'arrivo di questo misterioso pianeta che sembra avere misteriose influenze negative sui comportamenti ed umori delle due sorelle
Sempre tipico di von Trier è la assoluta paura che ha lui per la donna, vista come essere irrazionale e folle, incotrollabile e inconsolabile.
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Lars von Trier rinuncia ai colpi sullo stomaco che aveva lungamente sperimentato con Antichrist e Dogville. E proprio come per la stesura di Antichrist, è in depressione, e si vede. Infatti, se mancano i colpi di sullo stomaco, non manca però la disperazione e la profonda drammaticità di un matrimonio morto appena dopo il concepimento, un rapporto tra sorelle conflittuale e il lavoro perso, il tutto condito dall'arrivo di questo misterioso pianeta che sembra avere misteriose influenze negative sui comportamenti ed umori delle due sorelle
Sempre tipico di von Trier è la assoluta paura che ha lui per la donna, vista come essere irrazionale e folle, incotrollabile e inconsolabile.
Aggiunge un certo nugolo di citazioni (da Idioti a Antichrist), una fotografia meravigliosa e l'utilizzo di camera a spalla come in Dogma 95 e più precisamente al suo stesso film Idioti.
Da ultimo, le due attrici, la Dunst e la Gainsbourg (già utilizzata in Antichrist, aridaie con le citazioni!) sono fenomenali nell'interpretazioni di due sorelle così simili (disperate, irrazionali, sole) e così diverse (la Dunst è più fredda nel capitolo della Gainsbourg, mentre la Gainsbourg è più logica e tranquilla nella parte della Dunst). Anche loro contribuiscono, passo dopo passo, a rendere il film un film di von Trier (indimenticabile il breve solitario amplesso nel campo da golf) e quindi a fargli fare il salto di qualità.
Per finire, i film di von Trier riguardano in massima analisi criteri di valutazione assolluti, e cioè: o si amano da impazzire, o si odiano a morte. Non riesce peraltro a fare film moderati da qualsivoglia aspetto lo si voglia considerare - ogni elemento deve essere all'insegna dell'estremo, dello sperimentale, della perfezione tecnica contro l'imperfezione palese della natura umana. Winding Refn non sarà un nazista, ma rispetto a von Trier è niente.
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stefano capasso
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lunedì 26 maggio 2014
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la melancolia che non ha scampo
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Lars Von Trier dipinge con dolorosa profondità la melancolia. La melancolia intesa come patologia, come tristezza di base che ciclicamente cambia e che può assumere tono variabile fino alla depressione.
Ne parla descrivendo due sorelle Justine e Claire, ed un evento catastrofico che si approssima: il passaggio dell'asteroide Melancholia vicino alla terra. Asteroide che simbolicamente è lo stato patologico descritto nel film.
E' una lunga indagine sui caratteri dei protagonisti e sulle situazioni che sono proposte. Nessuno è al riparo da Melancholia, come nessuno può essere veramente immune dalla melancolia.
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Lars Von Trier dipinge con dolorosa profondità la melancolia. La melancolia intesa come patologia, come tristezza di base che ciclicamente cambia e che può assumere tono variabile fino alla depressione.
Ne parla descrivendo due sorelle Justine e Claire, ed un evento catastrofico che si approssima: il passaggio dell'asteroide Melancholia vicino alla terra. Asteroide che simbolicamente è lo stato patologico descritto nel film.
E' una lunga indagine sui caratteri dei protagonisti e sulle situazioni che sono proposte. Nessuno è al riparo da Melancholia, come nessuno può essere veramente immune dalla melancolia. Quando entra nell’orbita della terra o di un individuo inscena un ballo che non ha termine.
Cambia il grado di affezione che le persone sviluppano nei suoi confronti e le situazioni che creano per relazionarvisi.
Lentamente col suo stile frammentato e ipnotico Lars Von Trier fa uscire di scena i personaggi che apparentemente più forti e risoluti risultano invece essere i più fragili agli effetti di Melancholia. Uno ad uno lasciano la scena dopo averla calcato a loro modo, per lasciare il posto alle due sorelle e al bambino di Claire, le tre anime più pure nella relazione con malinconia. E tra Justine e Claire apparentemente così diverse, ma in fondo solo per il mondo di contrastare Melancholia, non per il grado di affezione ad esso, è soprattutto Justine che è quella che ha il contatto più profondo. La sua vita tra cadute nella depressione profonda e tentativi di normalità è disastrosa fino al momento dell'arrivo del pianeta. Allora lei è la più pronta, e sarà lei a prendere per mano la sorella e il figlio per affrontare l’ultimo passo,
E anche a mio avviso il percorso che può compiere lo spettatore. Chi conosce quel sentimento non può rimanerne rapito entrandoci progressivamente e senza possibilità di contrastarlo.
Il linguaggio onirico e visionario di Von Trier, restituisce con una meticolosa profondità emotiva il colore della melancolia, descrivendola con la contradditoria sequenzialità con cui prende piede nell’animo umano
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viola96
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domenica 23 ottobre 2011
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l'apocalisse vontrieriana,tra wagner e tarkovskij.
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A Melancholia non si crede fin da subito. Quelle immagini iniziali strazianti,pieni di lamenti e tormenti dell'animo,quasi quadri surrealisti. Andiamo! Quella sposa in abito bianco che non sa che i suoi ultimi giorni son vicini. Quell'uomo che non riesce a distogliere lo sguardo dal suo amore. Quel matrimonio vinterbergeriano(impossibile non pensare a Festen). Eppure,nel suo lento e inesorabile scandirsi di battiti cardiaci,sospiri e starnuti,riesce a realizzare un'ode profonda alla filosofica ricerca della tranquillità su questa terra. Melancholia è un epitaffio fulmineo al Pianeta Terra,con una trasgressiva intemperanza e un dogmatico(perchè di Dogma si tratta) uso della cinepresa come arma affilata per infliggere colpi su colpi agli spettatori.
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A Melancholia non si crede fin da subito. Quelle immagini iniziali strazianti,pieni di lamenti e tormenti dell'animo,quasi quadri surrealisti. Andiamo! Quella sposa in abito bianco che non sa che i suoi ultimi giorni son vicini. Quell'uomo che non riesce a distogliere lo sguardo dal suo amore. Quel matrimonio vinterbergeriano(impossibile non pensare a Festen). Eppure,nel suo lento e inesorabile scandirsi di battiti cardiaci,sospiri e starnuti,riesce a realizzare un'ode profonda alla filosofica ricerca della tranquillità su questa terra. Melancholia è un epitaffio fulmineo al Pianeta Terra,con una trasgressiva intemperanza e un dogmatico(perchè di Dogma si tratta) uso della cinepresa come arma affilata per infliggere colpi su colpi agli spettatori. Von Trier è quel danese che non ti aspetteresti mai possa ancora stupirti dopo essersene uscito fuori con sparate non molto signorili al festival di Cannes. Eppure,involatosi come nuovo Hugo,dallo strabiliante talento cinematografico troppo spesso mascherato dalle sue interminabili provocazioni,Von Trier forse non sforna il suo miglior film,ma sicuramente dà una grande prova di stile,riuscendo a non cadere nei didascalismi hollywoodiani sul cinema catastrofico. Qui,infatti la catastrofe più che reale,imminente è mentale. I personaggi,altra grande genialità del regista danese,sono tutti collocati sullo sfondo,senza approfondimento psicologico. Il vero protagonista della vicenda narrata è il pianeta che si sta avvicinando inossidabilmente alla Terra. La presenza dei tratti stilistici classici del regista di Dancer in the Dark,tra cui le grandi inchieste mentali,l'esuberanza stilistica e la manualità fulminante delle inquadrature più profonde,risulta proverbialmente efficace,specialmente quando il film prende una svolta diversa da quella che ci si poteva aspettare. La surrealità del matrimonio tra due giovani che aspettano una vita insieme viene occultata dalla notizia che un pianeta si sta inossidabilmente e minacciosamente avvicinando alla terra. Se la malinconia è la felicità d'essere tristi,Von Trier è l'uomo più felice del mondo. Son sempre i rapporti familiari quelli che Von Trier sa sviluppare meglio. Delle due sorelle non si sa poi un granchè,si sa solo che sono in lite e che la loro unione vacilla. Ed è qui che Von Trier riesce sublimemente ad offrirci uno spaccato del destino dell'umanità,in versione esageratamente apocalittica e decisamente iperrealista. Si rifiuta di credere a Melancholia,perchè ammettere che,come sosteneva Travis Bickle "un giorno arriverà un nuovo giudizio universale che spazzerà via i mali di questo mondo",è impossibile. Meglio lasciarsi sprofondare. Von Trier,in forma filosofica perfetta,realizza un sentito omaggio alla Natura. Dopo il capolavoro Antichrist,in cui la natura era maligna e perversa,qui diventa una madre amorevole in attesa dei propri figli,salvo poi rilasciare sorprese non troppo piacevoli. Melancholia non è un capolavoro,ma bensì un film eccitante e ricco di suspance e pathos,pur potendo sembrare palesemente fermo. Insomma,tra Wagner e Tarkovskij c'è anche Lars Von Trier.
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brucemyhero
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lunedì 24 ottobre 2011
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melancholia
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Film visionario, che tenta, a mio avviso riuscendoci, di descrivere attraverso l'imminente passaggio di Melancholia e il bubbio se sarà la fine, di descrivere non solo le vicende di due sorelle dal carattere antitetico, ma l'animo umano. Shuterland è molto maturato, anzi è divenuto un grande attore. Charlotte Rampling non ha bisogno di presentazioni. Così come la Rainsburg. La prima cosa da notare, è che tutta la vicenda si svolge senza il minimo contatto col mondo circostante, come riguardasse unicamante i protagonisti, le loro angoscie, il loro quotidiano. Trier, sublima tutto attraverso immagini indimenticabili, poetiche, perfette, seppur nella totale mancanza di logica.
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Film visionario, che tenta, a mio avviso riuscendoci, di descrivere attraverso l'imminente passaggio di Melancholia e il bubbio se sarà la fine, di descrivere non solo le vicende di due sorelle dal carattere antitetico, ma l'animo umano. Shuterland è molto maturato, anzi è divenuto un grande attore. Charlotte Rampling non ha bisogno di presentazioni. Così come la Rainsburg. La prima cosa da notare, è che tutta la vicenda si svolge senza il minimo contatto col mondo circostante, come riguardasse unicamante i protagonisti, le loro angoscie, il loro quotidiano. Trier, sublima tutto attraverso immagini indimenticabili, poetiche, perfette, seppur nella totale mancanza di logica. Più che di un film nel senso compiuto del termine, oserei parlare di un puzzle di immagini di straordinaria, rara bellezza. La Dunst, che ho avuto il piacere di incontrare, è forse la mia attrice preferita: 'duttile' come poche altre, riesce attraverso la sola espressione a parlare. A dire tutto ciò che le parole non possono. E la sua presenza, seppur portatrice di una delle malattie del secolo, la depressione (o troppa consapevolezza?), diviene via via e incredibilmente un faro per tutti. Perchè come afferma "lei sa". "Siamo gli unici", questa la sua certezza e dannazione. A mio avviso comunque non è stata ben diretta, perchè il mal di vivere non è una corrente alternata (un giorno non si alza una gamba per entrare in vasca, il giorno dopo si cammina ecc), questo uno dei paradossi del film, ed errore madornale di Lars. Comunque un film di estremo fascino e pathos.
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