giovedì 28 marzo 2019 - Premi
La valanga di premi a Dogman (guarda la video recensione) di Matteo Garrone - 9 statuette su 11 candidature, compresi miglior film e miglior regia - era annunciata, ma ha lasciato comunque l'impressione che il cinema italiano non abbia saputo esprimere una grande varietà nel 2018. Eppure sulla carta, nel secondo anno di presidenza e direzione artistica dei David di Donatello di Piera Detassis, era sembrata una gara equilibrata fra vari contendenti: invece Chiamami col tuo nome (guarda la video recensione), su 12 candidature, ha portato a casa solo 2 David (Miglior sceneggiatura non originale, che qui appare cofirmata da Luca Guadagnino e Walter Fasano mentre agli Oscar, dove ha vinto nella stessa categoria, era firmata solo James Ivory, e Miglior canzone originale), mentre Lazzaro felice (guarda la video recensione) ed Euforia (guarda la video recensione) rispettivamente 9 e 7 nomination, restano a mani vuote: e questa è la più cocente delusione, visto che il 2019 era il primo anno, in 64 edizioni dei David, in cui due donne - Alice Rohrwacher e Valeria Golino - erano candidate per la Miglior regia e per il Miglior film.
A Sulla mia pelle (guarda la video recensione) è andata meglio: 3 statuette su 9 candidature, fra cui Miglior regista esordiente ad Alessio Cremonini, che ha ricevuto il premio (e un autografo sulla busta che annunciava il suo nome) dal David alla carriera Tim Burton, Miglior attore ad Alessandro Borghi, lasciando Marcello Fonte l'unico escluso dai premi maggiori a Dogman, e Miglior produttore a Cinemaundici e Lucky Red, più il David Giovani.
Il che ha sottolineato l'altro tema saliente di questa edizione: l'entrata in gara di un nuovo concorrente, la piattaforma digitale Netflix, che ha conquistato anche il premio per il Miglior film straniero a Roma (guarda la video recensione) di Alfonso Cuaròn.
E ha dato a Matteo Garrone l'assist per il suo breve discorso nell'accettare il David per il Miglior film: "I cinema stanno diventando sempre più piccoli e le tv sempre più grandi: se crescono i televisori bisognerà far crescere anche le sale cinematografiche".Garrone ha rivelato così la sua natura analogica: non solo di televisioni avrebbe dovuto parlare, ma dei mille device su cui oggi è possibile fruire la visione.
La battaglia per il cinema in sala è stato un leitmotiv della serata, sotto lo sguardo vigile di Francesco Rutelli presidente Anica: molti candidati portavano sullo smoking o sull'abito da sera la spilletta Moviement, l'iniziativa per promuovere l'esercizio con campagne come i CinemaDays (dall'1 al 4 aprile) e l'allungamento della stagione cinematografica a 12 mesi.
Del resto le promozioni sul palco si sono sprecate: da Dumbo, che ha reso possibile la presenza di Tim Burton sul palco dei David, al Pinocchio di Garrone, che ha avuto come testimonial uno dei suoi protagonisti, Roberto Benigni.
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La cerimonia è stata più scandita rispetto allo scorso anno, con brevi filmati di introduzione ai premi principali e un montaggio al suono di "We are the champions" in pieno Queen revival. Carlo Conti ha grande padronanza della conduzione televisiva e ha salvato in corner alcune situazioni spinose, ma la sua conoscenza limitata del cinema, e la sua eccessiva fiducia nella competenza degli autori, non gli hanno risparmiato un paio di svarioni. Fra le situazioni imbarazzanti della serata il coretto sgangherato del cast di A casa tutti bene (guarda la video recensione), Premio del pubblico con i suoi 9 milioni di incasso, seguito dal soliloquio di Gabriele Muccino interrotto da Stefania Sandrelli con un "se posso riassumere brevemente"; la mancata consegna del David speciale a Uma Thurman, che se ne stava andando dal palco a mani vuote; un'informazione sbagliata rispetto ai David vinti da Dalia Colli (Miglior trucco per Dogman); Andrea Occhipinti che annuncia "tanti film italiani in uscita estiva" mentre al momento sono solo due; l'inquadratura che ha "spoilerato" la presenza in sala di Alfonso Cuaròn prima dell'annuncio della sua vittoria; una sgradevole presa in giro dei giornalisti di cinema che ha fatto l'effetto di una scarica di mitra sulla Croce Rossa; Dario Argento che rimprovera Carlo Conti perché "gli fanno sempre le stesse domande"; e Roberto Pedicini, "voce fuori campo", che invita a "stare all'erta" perché l'anno prossimo potrebbe essere sostituito da una donna (nei panni di Piera Detassis, dopo una battuta del genere in una serata in cui le donne non hanno vinto quasi nulla, ci penserei).
Molti occhi lucidi, molti ricordi di chi non c'è più, molti riferimenti alle maestranze "invisibili", molte standing ovation - ma solo ai premiati uomini, perché per Uma Thurman e soprattutto Francesca Lo Schiavo, cui è stato chiesto come prima domanda "Dov'è suo marito?" riferendosi allo scenografo Dante Ferretti, nessuno si è alzato dalla sedia. Edoardo Pesce, David come Miglior attore non protagonista in Dogman, ha dedicato il premio alla madre anche se il suo Simoncino "non era esattamente in cocco di mamma", e la signora Fonte, presente in sala, ha visto riconosciuto il suo Marcello solo quando Garrone ha deciso di farlo salire sul palco con sé, perché "ha vinto tutti i premi possibili tranne stasera che c'era qui la mamma".
Molti i riferimenti al Grande Assente Paolo Sorrentino, che non deve aver preso bene la mancata candidatura del suo dittico Loro nelle categorie Miglior film e Miglior regia. Molti infine gli accenni polemici: alle sviste dell'Accademia che non ha mai premiato prima Dario Argento, ora David alla carriera; alle politiche sull'immigrazione, con Alessandro Di Gregorio, regista del Miglior cortometraggio Frontiera, che ha invitato il pubblico a "restare umani"; al "sacrificio di Stefano Cucchi perché non sia stato vano", detto dal produttore di Sulla mia pelle Andrea Occhipinti; alle "persone che rimangono anche se è difficile", riferito da Victor Perez, Migliori effetti speciali per Il ragazzo invisibile - Seconda Generazione (guarda la video recensione), al terremoto de L'Aquila. Sul fronte della leggerezza invece i due momenti "separati alla nascita": Tim Burton accanto a Roberto Benigni e Matteo Garrone vicino a Stefano Accorsi.