Il ritratto di una dignità umana così profonda e inalienabile da trasformare ogni cosa in straziante bellezza. Recensione di Paola Casella, legge Roberta Azzarone.
di A cura della redazione
Messico, 1970. Roma è un quartiere medioborghese di Città del Messico che affronta una stagione di instabilità economico-politica. Cleo è la domestica tuttofare di una famiglia benestante che accudisce marito, moglie, nonna, quattro figli e un cane. Perché nel Messico dei primi anni Settanta tutto coesiste: il benessere ostentato dei padroni e la schiavitù dei nullatenenti.
In un bianco e nero pastoso che mescola ricordi nostalgici e denuncia sociale, Cuaron torna alle proprie radici e racconta il Messico della sua infanzia.
Roma è il suo film più intensamente personale e più provocatoriamente politico e racconta un intero Paese attraverso il suo frattale minimo, il più indifeso.
Ma il miracolo del film è quello di costruire il ritratto di una dignità umana così profonda e inalienabile da trasformare ogni cosa in straziante bellezza.
Roma è al cinema il 3, 4 e 5 dicembre distribuito da Cineteca di Bologna, e dal 14 dicembre sarà disponibile su Netflix.