Titolo originale | Roma |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Messico, USA |
Durata | 135 minuti |
Regia di | Alfonso Cuarón |
Attori | Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Marco Graf, Daniela Demesa, Diego Cortina Autrey Carlos Peralta, Nancy García García, Verónica García, Andy Cortés, Fernando Grediaga, Jorge Antonio Guerrero, José Manuel Guerrero Mendoza, Latin Lover, Zarela Lizbeth Chinolla Arellano, José Luis López Gómez, Edwin Mendoza Ramírez, Clementina Guadarrama, Enoc Leaño, Nicolás Peréz Taylor Félix, Kjartan Halvorsen. |
Uscita | lunedì 3 dicembre 2018 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Cineteca di Bologna |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,76 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 aprile 2020
La storia di diverse generazioni di una famiglia durante gli Anni Settanta a Città del Messico. Il film ha ottenuto 10 candidature e vinto 3 Premi Oscar, ha vinto un premio ai David di Donatello, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, 3 candidature e vinto 2 Golden Globes, 7 candidature e vinto 4 BAFTA, 8 candidature e vinto 4 Critics Choice Award, ha vinto un premio ai Spirit Awards, 1 candidatura a Writers Guild Awards, ha vinto un premio ai Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, ha vinto un premio ai Goya, Il film è stato premiato a AFI Awards, In Italia al Box Office Roma ha incassato 9,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Messico, 1970. Roma è un quartiere medioborghese di Mexico City che affronta una stagione di grande instabilità economico-politica. Cleo è la domestica tuttofare di una famiglia benestante che accudisce marito, moglie, nonna, quattro figli e un cane. Cleo è india, mentre la famiglia che l'ha ingaggiata è di discendenza spagnola e frequenta gringos altolocati. I compiti della giovane domestica non finiscono mai, e passano senza soluzione di continuità dal dare il bacio della buonanotte ai bambini al ripulire la cacca del cane dal cortiletto di ingresso della casa: quello in cui il macchinone comprato dal capofamiglia entra a stento, pestando i suddetti escrementi. Perché nel Messico dei primi anni Settanta tutto coesiste: la nuova ricchezza come la merda degli animali da cortile, il benessere ostentato dei padroni e la schiavitù "di nascita" dei nullatenenti. Tutto convive in un sistema contradditorio ma simbiotico in cui le tensioni sociali non tarderanno a farsi sentire, catapultando il recupero delle terre espropriate in cima all'agenda dei politici in cerca di consensi.
Era dai tempi di Y Tu Mama Tambien che Alfonso Cuaron non girava un film nel suo nativo Messico, e sono trascorsi cinque anni da quando Gravity l'ha definitivamente consacrato al gotha hollywoodiano.
In un bianco e nero pastoso che mescola ricordi nostalgici e denuncia sociale, con Roma Cuaron torna alle proprie radici e racconta il Messico della sua infanzia, nonché il debito di riconoscenza che tutti i figli della borghesia messicana devono alle tate e alle "sguattere" che li hanno cresciuti con amore e devozione. Roma è il suo film più intensamente personale e più provocatoriamente politico, e racconta un intero Paese attraverso il suo frattale minimo, e il più indifeso.
Cleo è un prodigio di efficienza e un contenitore di dolcezza senza fondo, cui attingono senza vergogna e senza scrupoli coloro che hanno avuto la fortuna di nascere in una classe sociale più elevata, e i cui avi hanno contribuito a depredare le risorse del Paese, che appartenevano - quelle sì per diritto di nascita - alla popolazione indigena. In lei si consuma una quieta implosione, quella di essere umano così stanco di spendersi per gli altri che "fare finta di essere morta" le sembra un gioco sorprendentemente piacevole. In aggiunta alla sua condizione di india povera, Cleo è donna: e questo la rende il paria della terra, inferiore persino a quegli uomini nullatenenti che le ronzano intorno, e che imbottigliano energia vitale per la rivoluzione a venire, ma dimenticano la più elementare decenza nei confronti delle proprie compagne. Il ritratto che Cuaron fa di un maschile distruttivo e irresponsabile, contrapposto ad un femminile accuditivo e aperto al cambiamento, collega Roma a Gravity nella convinzione che il futuro sia donna.
In questo mondo in trasformazione (ma non necessariamente direzionato verso un reale progresso) terremoti e incendi cercano di spazzare via il vecchio, mentre i latifondisti imbalsamano le proprie prede e i propri compagni di caccia affinché tutto rimanga uguale, e il loro privilegio resti immutato. Cleo calpesta il fango delle baraccopoli come le maioliche delle case dei ricchi, e continua a dare a piene mani lasciandosi depauperare ogni giorno, e augurandosi silenziosamente la morte per sé e per la sua stirpe (soprattutto se femminile). Ma il miracolo di Roma è trasformare la sua storia nel ritratto di una dignità umana così profonda e inalienabile da metamorfizzare ogni cosa in straziante bellezza.
Cuaron applica la propria consumata maestria tecnica e compositiva ad una storia girata in sequenza in 108 giorni, e interpretata da non attori di rara autenticità. La sequenza su cui scorrono i titoli di testa è già un capolavoro ed enuclea tutta la narrazione a seguire: nello specchio della lisciva con cui Cleo pulisce i pavimenti appare il riflesso dell'aeroplano che porterà via chi può dalla quotidianità degradata del quartiere.
L'autore firma sceneggiatura, montaggio, direzione della fotografia e naturalmente regia, concedendosi piani sequenza e carrellate da grande artista, senza per questo interferire nella linearità essenziale della storia. A tessere il suo grande arazzo ci sono una ricostruzione d'ambiente vertiginosa (di Eugenio Caballero, premio Oscar per Il labirinto del fauno) e un sound design che ci fa avvertire tutti i rumori di fondo, spesso apparentemente provenienti dai lati esterni della sala cinematografica.
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Breve nota autobiografica: ho vissuto per diversi anni (dal 1981 al 1985) proprio nella colonia Roma, il quartiere di Città del Messico ritratto nel film di Cuaròn. Era un quartiere residenziale, insidiato dallo sviluppo urbano che lo ha parzialmente snaturato e dalla proliferazione di strade ad altissimo traffico (Insurgentes, Chapultepec, Monterrey) che ne hanno lacerato il tessuto. [...] Vai alla recensione »
Dopo 5 anni dal pluripremiato con gli Oscar “Gravity”, Alfonso Cuarón è tornato nella sua terra natia, il Messico, dove esordì con “Y Tu Mama También”, per girare la sua pellicola più personale e autobiografica, “Roma”. L’opera è un interessante ed affascinante viaggio nella memoria, uno scavo nella mente e nei ricordi [...] Vai alla recensione »
“Roma” è un bellissimo film in bianco e nero che narra un anno di vita di una famiglia borghese messicana, visto attraverso gli occhi di Cleo, la domestica mixteca. Alle vicende della famiglia, fanno da sfondo i contrasti sociali che in quegli anni hanno sconvolto il Paese. Siamo nel 1970 a Mexico City, nel quartiere residenziale Colonia Roma nel centro della città [...] Vai alla recensione »
Quando si vuole diagnosticare il male di un organismo complesso si preleva un piccolo campione di tessuto, lo si scolora, lo si mette tra due vetrini e lo si osserva al microscopio . Questo ha fatto Alfonso Cuaròn : ha analizzato non il Messico tutto , non Mexico City ma Roma un quartiere della media bassa borghesia , in un momento di grandi tensioni sociali culminate nell'esproprio delle [...] Vai alla recensione »
Il film Roma (non c'entra nulla con la capitale italiana ma è il nome del quartiere dove viveva a Citta del Messico il regista) ed è ambientato nella capitale messicana tra il 1971 e il 1972 alla viglilia delle Olimpiadi che imponenti manifestazioni studentesche represse nel sangue dalla polizia (i famosi Granaderos) cercarono di impdire.
Parte lento ma va'in crescendo. La scelta del b/n aumenta l'effetto drammatico e del ricordo. La storia ha una struttura semplice fatta di ricordi d'infanzia: la separazione dei genitori, il dramma per la perdita di una figlia, i contrasti tra studenti e polizia. Tutto è narrato in modo realistico, senza metafore, senza visioni o simboli.
Finalmente l'ho visto, dopo tanto e meritava davvero. Un film perfetto, come non ne vedevo da tanto tempo. Ci sono film bellissimi che, per essere ricordati, si servono di effetti speciali, di storie frenetiche, di avvenimenti particolari o altro; poi ci sono film come Roma che non si servono di niente se non dei "ricordi" di una vita normale in una famiglia borghese degli anni [...] Vai alla recensione »
Una pellicola suggerita ed articolata nella sua proiezione dall'elemento acqua, in tutte le sue varie forme: di pioggia e grandine; liquidi corporei e acqua di servizio per pulire i pavimenti; acqua come humus della campagna e come nemica e domatrice del fuoco; acqua che è inizio e fine della vita come l’oceano. Mancava solo la soffice neve, ahimè, improbabile nel quartiere [...] Vai alla recensione »
Ho visto questo film di Alfonso Cuaron in contemporanea con Cold war di Pawel Pawlikowski. Per motivi diversi e con diverse partenze legate ai diversi contesti di appartenenza dei registi, impressiona una scelta comune: Nella tematica, nella regia, nella sceneggiatura una specie di consapevole balzo indietro, un voluto minimalismo, una macchina da presa che registra nello stile del documentario [...] Vai alla recensione »
Cuaron realizza un film molto personale, girato in un bianconero luminoso e brillante, forse un tantino troppo lucido e pulito (ma è l'unica blanda critica che mi sento di fare), con forti richiami al neorealismo italiano, sia per il largo ricorso ai piani sequenza, che per l'utilizzo di attori non professionisti. Ambientato nell'omonimo quartiere di Città del Messico che [...] Vai alla recensione »
Un film bellissimo. Un anno di vita di una famiglia benestante nel quartiere Roma di Città dal Messico vista dagli occhi della giovane governante che si prende cura dei bambini di famiglia. A fare da sfondo le vicende di un controverso Messico del '70 e le vicissitudini che la giovane ragazza deve affrontare in una società che sembra non avere troppo occhio di riguardo verso le donne. [...] Vai alla recensione »
Cleo (Yalitza Aparicio), una india, ha appena finito di lavare il pavimento dell’ingresso di una grande casa e la cinepresa la segue in un lungo piano-sequenza su una scala che porta alle camere da letto dei padroni di casa e dei loro 4 bambini; la giovane si reca in cucina a dare istruzioni alla cuoca: è la tuttofare presso la famiglia alto-borghese che vive nel quartiere Roma di Citt&agrav [...] Vai alla recensione »
Film ambientato nel 1970 in un quartiere bene di Città del Messico. Periodo di lotte popolari e di reazioni governative violente. Cleo, una ragazza india, fa la domestica in una famiglia medio-borghese. A lei sono destinati una serie di lavori, dal mettere a letto i bambini a pulire la merda del cane. E’ brava, servizievole, ingenua.
Il centro della storia di questa opera di Alfonso Cuaron è Cleo. Interpretata da Yalitza Aparicio, all'esordio in questo film e che, con questo esordio, si è meritata una candidatura agli oscar. Cleo è la protagonista di questa storia ambientata nella tumultuosa Città del Messico (quartiere Roma) di inizio anni 70. Una storia di ultimi. Il bianco e nero e il ritmo e la fotografia di questo film (da [...] Vai alla recensione »
Roma: quartiere di Città del Messico nei primi anni '70. Una borghesia spiazzante ritratta in bianco e nero, con una maestria nella cura delle immagini, da meritare senza dubbio alcuno, il premio Leone d'oro Venezia 2018. Cuarón alla regia, vuole rappresentare un'autobiografia che renda omaggio ai luoghi in cui è nato tanto che il film si può vedere [...] Vai alla recensione »
Roma è un bellissimo film del regista messicano Alfonso Cuaron , reduce della vittoria all’Ultimo festival di Venezia, con l’assegnazione del Leone d’Oro e candidato all’Oscar 2019 per il cinema messicano. Il titolo può trarre in inganno ma sin dalle prime scene ci si rende conto che Roma è soltanto un quartiere medio borghese della caotica Città [...] Vai alla recensione »
È un film lento, che ti avvolge a poco a poco. Già la prima lunga scena del lavaggio del pavimento ci porta nel film, nel Messico degli anni 70.Cleo è sempre indaffarata, sempre di corsa, ma interiormente serena, accompagna i lavori con la musica. Lavoro, lavoro, lavoro, da questo è scandita la sua vita, ma l'amore verso i figli della padrona è profondo e sincero e viene contraccambiato, non solo dai [...] Vai alla recensione »
Varios premios internacionales, la aceptaciòn del publico, y las significativas recaudaciones, parecen aplaudir este profundo film de Alfonso Cuaròn. Cuaròn, que tambièn ha escrito el libro, imprime al film diversas lecturas, cada una màs profunda y complicada que la otra, en esa ciudad capital del Mexico de los años 70.
ROMA di Cuaron e' il miglior film dell anno . Un appassionante racconto sulle donne che hanno accompagnato l adolescenza del regista. Di una sensibilita' inverosimile , toccante ,dolce e poetico nel raccontarle. Tutti gli attori sono bravissimi , credibili , reali. Poi c'e' la parte tecnica del film , che riesce , non si sa come , a superare quella umana.
Capolavoro. Non ci sono tante altre definizioni per l'opera del fenomenale Alfonso Cuaron. Che fosse un mostro di tecnica si sapeva già da Gravity, ma con quest'opera in 65mm ha superato sé stesso: ci sono alcuni piani sequenza con una luce e una profondità che tolgono il respiro . Partendo da dati autobiografici, il cineasta messicano finisce col confezionare un'opera politica con un fortissimo messaggio [...] Vai alla recensione »
Alfonso Cuaron torna a Ciudad de México, e in un nitidissimo bianco e nero, non immemore de Los Olvidados di Louis Buñuel, filmato in prima persona, racconta la sua infanzia nel quartiere medioborghese di Roma, nel 1971. Cleo domestica india in una famiglia, padre e madre, una nonna, quattro figli tra l'infanzia e la prima adolescenza, ad un passo dallo sfasciarsi, [...] Vai alla recensione »
Il film è un grande inno nostalgico che parla di cinema a tutto tondo. Roma è un film che porta alla riflessione e proprio grazie ad essa possiamo comprendere appieno tutte le scelte formali e narrative. Il film di Alfonso Cuarón è un grande film, se non non il migliore dell’anno 2018, sicuramente il più bello.
Quando un regista di cinema ,vuole rappresentare una sua storia ,una sua personale esperienza di vita ,che riaffiora dalla memoria dell'infanzia , ma nel contempo vuole raccontare anche i contesti in cui quella storia si svolse , mischiando e sovrapponendo la memoria con gli avvenimenti della storia del paese in cui è vissuto , allora il film che un regista come Alfonso Cuarón [...] Vai alla recensione »
Roma è il nome di un quartiere borghese di Città del Messico, dove Alfonso Cuaron è cresciuto negli anni 60-70. Il film si basa su una struttura circolare, il dramma comincia quando il padre in strada saluta la moglie per un viaggio misterioso mentre sta passando una banda musicale e si conclude quando la famiglia rientra da una vacanza al mare che sarà rivelatoria, mentre [...] Vai alla recensione »
In un Messico degli anni 70, preda di contestazioni e guerriglia, vediamo una tranquilla famiglia medioborghese alle prese con la vita di tutti i giorni: un padre, una madre, quattro figli (due piccoli e due in pre adolescenza) una nonna amorevole, l'immancabile cane per far compagnia ai piccoli e tre indios che si prendono cura della casa e delle vite di tutti loro.
Non è mia intenzione screditare l’osannato “Roma” di Alfonso Cuaron ma forse è il caso di ricondurlo dal firmamento alla superficie terrestre. Certamente il regista messicano ha saputo trarre il meglio dai potenti mezzi a sua disposizione - verosimilmente la più avanzata e sofisticata tecnologia – ricavandone così un risultato formalmente [...] Vai alla recensione »
Bianco e nero dalla fotografia magistrale; interpretazioni (tutte, ex aequo!) come se fosse una candid camera nascosta che spia la realtà e non un film recitato; regia superba, nel senso più elevato del termine.Ma a fare la vera differenza è stata la "colonna sonora". Atipica. Una sorta di "contrappunto esistenziale" costituito non di note musicali, bensì di "lacrime e sangue", ingratitutini bastarde [...] Vai alla recensione »
Citare Fellini come riferimento per l'ultimo film di Alfonso Cuaron è assolutamente fuorviante. In un bellissimo bianco e nero (fotografato dallo stesso regista), Cuaron racconta la solitudine e la profonda umanità di una donna, un'india, Cleo, domestica in una famiglia della media borghesia messicana. Siamo a Roma, un quartiere di Città del Messico, e entrambe le donne [...] Vai alla recensione »
Questo film girato interamente in un bianco nero che sa di nostalgia,ricordi che risorgono dai più piccoli particolari,costumi di un passato che nel profondo dell'essere sono sempre rimasti nei pensieri nascosti,Cuaròn rivive forse la sua vita andando un po' indietro nel tempo negli anni settanta dove la voglia di cambiamento era viva anche in una nazione come il Messico [...] Vai alla recensione »
Ho visto finalmente un film in B/N.Hopotuto seguirlo nella versione originale sottotitolata. Che dire di un film autobiografico del regista Cuaron che ha vinto il Leone d'Oro oltre a tanti altri premi? si può forse dire che è durato troppo? Ho apprezzato molto la fotografia, meno i dialoghi. Una storia vera che mette in risalto le differenze sociali : da una parte la famiglia benestante, [...] Vai alla recensione »
Avrei preferito non fare il bastian contrario. Ma l’impressione è che siamo caduti in una trappola. Nel prodotto giusto al momento giusto. In ciò che volevano vedere (ed amare) i “gringos”. Il bello dell’exotique. Una specie di parodia di ciò che è ed è stato il cinema messicano, il più prolifico del continente dopo gli USA. [...] Vai alla recensione »
Sicuramente è un bel saggio di fine alla scuola di cinematografia. Sono illustrati tutti i movimenti di camera possibili e le potenzialità del bianco e nero. Per il resto è un diario, preciso e noioso, della vita di una famiglia a Roma - Mexico. Racconto abbastanza lento e ovvio. Può piacere nei club des cinephiles ex chic.
Fotografia eccezionale, ogni riquadro è un capolavoro studiato.Ma per il resto non è un granché, trama eccessivamente drammatica (tipo telenovela), personaggi senza carattere.
Ogni ripresa è un capolavoro di chiaro e scuri.Ma la trama è da telenovela, con personaggio senza identità.
Bello, dolce, equilibrato, provocatorio, insomma un buon film drammatico, brava Yalitza Aparicio, belli gli effetti audio, anche le immagini, forse un po lungo, basterebbero 90 minuti.
Nel 2018 il cinema può ancora incontrare la poesia? Come successe con De Sica, Fellini, Olmi...Sì, cercate di vedere il film che ha vinto il Leone d'Oro a Venezia, questo film del messicano Alfonso Cuaròn (1961), quello di "Gravity". Roma è un quartiere medioborghese di Mexico City, nel 1971, che affronta una stagione di grande instabilità economico-pol [...] Vai alla recensione »
C’è una scena, in « Roma », che secondo chi scrive vale più del film in sé, a cui assegno “solo” tre stelle. scorsesiano “Goodfellas” (199O). Li, il personaggio ritratto si rivolge direttamente allo spettatore (ir)rompendo con e nel lo schema documentaristico adottato, come a dirci: “Tale documentario è, [...] Vai alla recensione »
Attori sconosciuti, trama essenziale, tempi dilatati, riprese in strada... Roma ci riconduce per un attimo ai tempi d'oro del neorealismo. La cruda realtá sullo schermo, il ritratto intimistico di una giovane domestica che, scoprendo di essere incinta, si ritrova ferma in cucina a guardare dalla finestra, assorta nelle sue preoccupazioni: una scena che fa subito tornare in mente la [...] Vai alla recensione »
Mi è piaciuto molto la sceltastiera del bianco e nero che ci immette veramente nell'epoca rappresentata. Il valore del film è nei particolari che riproducono con semplici tratti la borghesia e la classe popolare sottoposta. Ponendo in luce comunque l'umanità che oggi si è perduta nei rapporti. E si vede come spesso la violenza sia in uomini bruti che non amano [...] Vai alla recensione »
Per chi grida al capolavoro consiglierei di rivedersi i nostri mostri sacri, Rossellini, Visconti, De Sica e quella magica stagione di capolavori veri. Nello squallore dell’odierna produzione é comunque di un livello superiore, rigoroso affresco di vita vera, con tutti i suoi contrasti tra l’allegria dei bambini e l’angoscia delle donnne che, nonostante l’assenza dei [...] Vai alla recensione »
Roma non è solo un capolavoro. E' la definizione perfetta di "cinema d'autore" dove Alfonso Cuaron scrive e dirige, in un perfetto bianco e nero, una storia commovente. Bentornato Cuaron e che gli oscar siano con te. Te lo meriti.
Alcune scene appesantiscono il film, altre lo elevano vicino ai capolavori. Troppa carne sul fuoco, ma quella cotta al punto giusto basta e avanza per farne un opera d'arte imperdibile.
Avete presente quelle rare volte che uscite dal cinema con gli occhi e la mente piene di emozioni? Ecco, è quello che è successo a me (e spero anche a voi). Ambientato nel 1970/1971 nel quartiere borghese "Roma" di Città del Messico è di fatto un amarcord dell'infanzia del regista visto dal lato di una delle signore di servizio. Emozioni continue, al di là dell'aspetto tecnico comunque importante. Vai alla recensione »
Un gran bel film, sorretto dalla messa in scena di un regista al culmine della sua maturità artistica. Alcuni momenti di "Roma" (in particolare la manifestazione e la successiva sequenza in ospedale) sono da antologia.
Cuaron riesce a trasformare scene di vita quotidiana in un racconto epico che tiene incollati allo schermo dal primo all'ultimo istante.
Non ci sono molti dubbi sul fatto che il 57enne Alfonso Cuarón sia un regista cinefilo. La sua carriera, invece che diseguale o alterna, rappresenta la tipica filmografia che viene amata dagli intenditori proprio per il nomadismo dei progetti. Oltre al fatto che - secondo molti - appartiene a lui l'episodio più intrigante e gotico della saga di Harry Potter (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban), basti mettere a confronto gli ultimi due film: Gravity e appunto Roma (guarda la video recensione). L'uno è un survival movie in 3D ambientato nello spazio, l'altro è un grande romanzo popolare in bianco e nero narrato negli anni Settanta.
A unirli è una vera e propria "immaginazione melodrammatica" (per citare la categoria fondata dallo studioso Peter Brooks). In Gravity l'atteggiamento veniva svelato dalla formidabile idea di far fluttuare in assenza di gravità una lacrima, che - nella versione tridimensionale - galleggiava di fronte ai nostri occhi, con evidenti intenti metaforici.
In Roma è difficile resistere alla commovente vicenda della domestica Cleo e del suo talvolta ottuso attaccamento alla famiglia che custodisce.
Certo, rispetto ai classici di Douglas Sirk o Delmer Daves, manca la rappresentazione della crudeltà classista che qui, pur evidentemente spiegata a ogni piè sospinto, rischia di essere occultata dall'immedesimazione verso gli sfruttati e la loro generosità. Ma, a parte le letture ideologiche, questo melodramma storico e sociale ha tutte le carte in regola per farsi amare e per ottenere i premi che merita, dopo il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia del 2018.
C'è, però, qualcosa di più del dato narrativo e della prospettiva storica che il regista messicano adotta (la classica proiezione delle disavventure individuali sullo sfondo politico e degli avvenimenti collettivi). Questo di più è lo stile. Uno stile potente e arioso, fatto di acrobatici e complessi movimenti di macchina, di allusioni ai maestri del cinema messicano del dopoguerra e dei maestri del cinema tout court (con annesse soluzioni felliniane), e un atteggiamento che, prendendo a prestito un anglismo, potremmo definire cinematico.
Il presupposto alla base di Roma è in fondo giusto: perché le storie degli umili e degli ultimi dovrebbero essere mostrate per forza con un realismo paradocumentario? Alfonso Cuarón, regista di film diversissimi, da Y tu mama también a un Harry Potter, per il suo dramma sociale in cui torna al natio Messico, sceglie un luccicante bianco e nero, inquadrature e movimenti di macchina costruitissimi.
Come si dice Amarcord in messicano? Roma. Alfonso Cuarón ricorda la sua infanzia in un bianco e nero maiuscolo a Città del Messico, quando papà era sempre in viaggio d'affari (oppure no?), mamma Sofia accumulava libri tremando al pensiero di perdere quell'uomo, nei cinema fumosi si pomiciava e la domestica Cleo puliva costantemente le cacche dei cani dal vialetto troppo stretto per l'ingombrante Ford [...] Vai alla recensione »
1970, Città del Messico, quartiere Colonia Roma: la vita di Cleo (Yalitza Aparicio, non attrice), giovane domestica di una famiglia di professionisti. Dopo il pluripremiato Gravity del 2013, Alfonso Cuarón torna dietro la macchina da presa e alla Mostra di Venezia, in Concorso, con Roma, targato Netflix. Quarta volta al Lido, dove ha portato anche Y Tu Mamá También, Children of Men e, appunto, Gravity, [...] Vai alla recensione »
Il processo che da tempo in vari paesi del latinoamerica ha portato al lungo lavoro sulla memoria è anche al centro dell'ultimo magnifico film di Alfonso Cuaron, Roma che apparentemente si aggira tra le tranquille stanze di un appartamento del borghese quartiere di Città del Messico che dà il titolo al film e rimette in scena nodi non risolti della società.
Il film Roma del regista messicano Alfonso Cuarón, Leone d'oro a Venezia, candidato all'Oscar come miglior film straniero, dopo alcuni giorni in sala e l'arrivo su Netflix, raggiunge il grande pubblico con impeccabile bianco e nero. Ed è una grande occasione di dibattito su diversi temi: la distribuzione - a cui, qui, partecipa la Cineteca di Bologna; l'esercizio e i rapporti con le piattaforme digitali; [...] Vai alla recensione »
Per Cuarón, ecclettico e discontinuo latinoamericano a Hollywood, in curriculum un Harry Potter e il Gravity, spaziale vincitore di Oscar, questo è il film della vita, un ritorno alla casa di famiglia nel quartiere borghese del titolo a Città del Messico. L'ago di un tempo proustiano in bianco e nero cuce le sorti della domestica Cleo in risonanze neorealiste e felliniane.
Leone uguale a bidone. Lo conferma Roma, il film che ha vinto l'ultima Mostra veneziana. Il titolo si riferisce a un quartiere di Città del Messico, ma lo spettatore non Io saprà mai. Neanche se è rimasto sveglio. Per seguire le vicende in bianco e nero di Cleo, cameriera tuttofare dì una famiglia borghese nel 1970. L'anno di Italia-Germania 4-3. Due ore esaltanti contro due ore da svenimento.