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Messico senza nuvole Valutazione 4 stelle su cinque

di JackBeauregard


Feedback: 2407 | altri commenti e recensioni di JackBeauregard
mercoledì 9 gennaio 2019

Cuaron realizza un film molto personale, girato in un bianconero luminoso e brillante, forse un tantino troppo lucido e pulito (ma è l'unica blanda critica che mi sento di fare), con forti richiami al neorealismo italiano, sia per il largo ricorso ai piani sequenza, che per l'utilizzo di attori non professionisti.
Ambientato nell'omonimo quartiere di Città del Messico che dà il titolo al film, agli inizi degli anni 70, in un periodo di forti fermenti e contrasti in campo politico, economico e sociale, segnati da momenti anche di estrema  violenza, narra,nel corso di un breve lasso temporale, le vicissitudini di una famiglia dell'alta borghesia ispanica, padre medico, moglie insegnante di biochimica, 4 figli e 2 domestiche, per tacer del cane.
Protagonista assoluta del film è Cleo, una delle due giovani domestiche di origine indio, che si occupa di tutto, dalla pulizia delle numerose deiezioni lasciate dal cane di famiglia, fino all'amorevole cura per i bambini, dai quali è affettivamente ricambiata. Tutto viene raccontato attraverso di lei, un personaggio umile, descritto con gran tenerezza, costantemente presente sulla scena, ma senza mai dominarla, se non nei momenti solitari di attività lavorativa. La sua resta sempre una posizione subalterna, non solo nella società classista in cui vive, ma anche a livello puramente visivo. Le vicende, anche quelle più strettamente personali e, in alcuni momenti altamente drammatiche, la vedono sempre un passo indietro rispetto a chi ha uno status sociale superiore, che sia un medico, la nonna o un qualsiasi lontano parente di famiglia.
A questa condizione di inferiorità sociale, dovuta principalmente alle origini etniche, si aggiunge l’aggravante di essere una donna, in una società fortemente sessista, dominata da uomini arroganti e senza scrupoli. Questo comporterà una specie di comunanza con Sofia, la moglie insegnante tradita e abbandonata dal marito medico, ma mantenendo però sempre una debita distanza, dovuta al ruolo e all’etnia, come accade in occasione del gioioso ritorno dal mare, quando tutti si sperticano in lodi e dichiarazioni di affetto nei suoi confronti, ma alla fine è sempre lei, Cleo, che deve scendere da basso a preparare il frullato, mentre gli altri stanno spaparanzati sul divano.
Cuaron ci descrive tutto questo con un eccellente uso della mdp che spazia dalle panoramiche a 360° degli interni della casa, ai carrelli laterali per le strade e i marciapiedi affollati del quartiere, fino alla desolazione delle favelas poco lontane, immerse nel fango e nella sporcizia.
Parafrasando la famosa canzone di Jannacci proprio di quel periodo, è un Messico senza nuvole quello che ci viene mostrato, oltre alla faccia triste dell’America. La mdp infatti resta quasi costantemente ancorata a terra, muovendosi solo in orizzontale, senza mai alzarsi verso il cielo, salvo nell’ultima inquadratura finale, dove viene attraversato dallo stesso aereo che aveva aperto il film, a conclusione del breve ciclo di vita familiare fin lì descritto. Le nuvole compaiono solo di riflesso, come nella strepitosa sequenza iniziale, dove uno squarcio di cielo appare e scompare continuamente tra i flussi dell’acqua sul pavimento e poi in una delle scene più dolci del film, sul finestrino posteriore della macchina di ritorno dal mare, a fare da cornice al viso e agli intensi occhi scuri di Cleo, che lo scrutano malinconicamente, mentre è  abbracciata dai bimbi che riversano su di lei tutto il loro affetto.
E’ una regia molto curata quella di Cuaron, con sequenze intrise di grande realismo, come quella violenta dei disordini tra manifestanti che si conclude drammaticamente in sala parto, dove è davvero difficile trattenersi dalla commozione, o quella emblematica sulla terrazza, dove la mdp si allarga a mostrare tutte le altre “Cleo” che lavano e distendono la biancheria sui terrazzi delle case adiacenti, senza infine dimenticare la scena ad alta tensione del salvataggio in mare, con l’avanzamento lento di Cleo tra le onde sempre più alte.
Un film intenso, sincero, oserei dire imperdibile

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