robert de nirog
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lunedì 26 ottobre 2020
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cleo : la forza e la rassegnazione
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Il centro della storia di questa opera di Alfonso Cuaron è Cleo. Interpretata da Yalitza Aparicio, all'esordio in questo film e che, con questo esordio, si è meritata una candidatura agli oscar. Cleo è la protagonista di questa storia ambientata nella tumultuosa Città del Messico (quartiere Roma) di inizio anni 70. Una storia di ultimi. Il bianco e nero e il ritmo e la fotografia di questo film (da molti considerato un capolavoro assoluto) rimandano agli anni d'oro del neorealismo e del cinema in generale. Cuaron che fa grande esercizio di stile narra con maestria da cineasta raffinato la miseria della condizione umana specie la condizione dei dimenticati, schiacciati sia della società borghese sia da quella rivoluzionaria.
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Il centro della storia di questa opera di Alfonso Cuaron è Cleo. Interpretata da Yalitza Aparicio, all'esordio in questo film e che, con questo esordio, si è meritata una candidatura agli oscar. Cleo è la protagonista di questa storia ambientata nella tumultuosa Città del Messico (quartiere Roma) di inizio anni 70. Una storia di ultimi. Il bianco e nero e il ritmo e la fotografia di questo film (da molti considerato un capolavoro assoluto) rimandano agli anni d'oro del neorealismo e del cinema in generale. Cuaron che fa grande esercizio di stile narra con maestria da cineasta raffinato la miseria della condizione umana specie la condizione dei dimenticati, schiacciati sia della società borghese sia da quella rivoluzionaria. La società borghese e i tumuoltosi manifestanti sono le altre due trame che si sviluppano nel film: la famiglia ricca e borghese nella quale Cleo lavora e le tumultuose vicende delle proteste che visse la capitale messicana in quegli anni. Queste trame sono solo il paesaggio in cui si muove Cleo. Non riguardano la protagonista. Sono tematiche e temi, personaggi e storie che toccano ma non riguardano Cleo. Attraversano, asfaltano Cleo. Ma non riguardano gli ultimi. Che sopravvivono, non possono avere il loro figlio, ma salvano quelli della borghesia, si immolano per un mondo che non gli appartiene con disincanto e rassegnazione. Ci vuole pazienza e occhio per vedere questo film. La trama si svolge senza sussulti come senza sussulti è la vita degli ultimi. Ci vuole pazienza. E occhio per apprezzare le inquadrature da manuale. La fotografia. La bellezza del cinema. Sarebbe bello guardarlo con un critico cinematografico per poterlo apprezzare meglio. Come un audioguida al museo. Perchè in fondo è un film che merita di entrare nella storia del cinema
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felicity
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lunedì 15 giugno 2020
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e' già un piccolo grande classico
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Il film è un grande inno nostalgico che parla di cinema a tutto tondo.
Roma è un film che porta alla riflessione e proprio grazie ad essa possiamo comprendere appieno tutte le scelte formali e narrative.
Il film di Alfonso Cuarón è un grande film, se non non il migliore dell’anno 2018, sicuramente il più bello.
Resta un incredibile viaggio nostalgico che ci fa sorridere e che ci lascia qualcosa di molto amaro in bocca.
E la qualità che rende Roma un ottimo prodotto è la sua unicità: pur citando se stesso e altri prodotti, il film di Cuarón non somiglia a nient’altro di già visto e, nel bene o nel male, che piacciano o no, le sue scelte sono uniche e fanno di Roma già un piccolo grande classico.
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Il film è un grande inno nostalgico che parla di cinema a tutto tondo.
Roma è un film che porta alla riflessione e proprio grazie ad essa possiamo comprendere appieno tutte le scelte formali e narrative.
Il film di Alfonso Cuarón è un grande film, se non non il migliore dell’anno 2018, sicuramente il più bello.
Resta un incredibile viaggio nostalgico che ci fa sorridere e che ci lascia qualcosa di molto amaro in bocca.
E la qualità che rende Roma un ottimo prodotto è la sua unicità: pur citando se stesso e altri prodotti, il film di Cuarón non somiglia a nient’altro di già visto e, nel bene o nel male, che piacciano o no, le sue scelte sono uniche e fanno di Roma già un piccolo grande classico.
In ogni singola inquadratura c’è la compenetrazione di dolore e fede, nascita e morte, staticità e movimento. E anche nelle immagini che sembrerebbero più freddamente controllate, emerge sempre l’ossessione per un particolare che attraversa il fondale come se volesse scalfire l’impressione di una natura morta e raccontare il processo in divenire, uno spostamento che può essere fisico, ma soprattutto spirituale e biologico.
Un film che si accontenta soprattutto di amare gli spazi e le persone. Un film straordinariamente femminile fatto da un uomo. Ma forse un uomo non basta. Soltanto un “figlio” può fare un film così.
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frascop
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giovedì 19 settembre 2019
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il cinema può ancora incontrare la poesia?
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Nel 2018 il cinema può ancora incontrare la poesia? Come successe con De Sica, Fellini, Olmi...Sì, cercate di vedere il film che ha vinto il Leone d'Oro a Venezia, questo film del messicano Alfonso Cuaròn (1961), quello di "Gravity". Roma è un quartiere medioborghese di Mexico City, nel 1971, che affronta una stagione di grande instabilità economico-politica. Due grandi personaggi al centro della storia, due donne che realmente si sono prese cura del regista da piccolo: Cleo è la tata, la domestica tuttofare di una famiglia benestante che accudisce marito, moglie, nonna, quattro figli e un cane. E Donna Sofia è la mamma di Cuaron, abbandonata dal marito.
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Nel 2018 il cinema può ancora incontrare la poesia? Come successe con De Sica, Fellini, Olmi...Sì, cercate di vedere il film che ha vinto il Leone d'Oro a Venezia, questo film del messicano Alfonso Cuaròn (1961), quello di "Gravity". Roma è un quartiere medioborghese di Mexico City, nel 1971, che affronta una stagione di grande instabilità economico-politica. Due grandi personaggi al centro della storia, due donne che realmente si sono prese cura del regista da piccolo: Cleo è la tata, la domestica tuttofare di una famiglia benestante che accudisce marito, moglie, nonna, quattro figli e un cane. E Donna Sofia è la mamma di Cuaron, abbandonata dal marito. Cleo è india, mentre la famiglia che l'ha ingaggiata è di discendenza spagnola e frequenta gringos altolocati. Un film in bianco e nero e senza colonna sonora, sul quale non voglio dirvi una parola in più, c'è tutta la nostra vita. Non ci sono discorsi, vaniloqui, dialoghi, impegno, azione, insomma non c'è la prosa di tantissimi film, c'è soltanto la poesia. Alla fine di 135 minuti uno si chiede, perchè finisce? Cuaròn è semplicemente un maestro.
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francesco2
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domenica 8 settembre 2019
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più falso del falso
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C’è una scena, in « Roma », che secondo chi scrive vale più del film in sé, a cui assegno “solo” tre stelle. scorsesiano “Goodfellas” (199O). Li, il personaggio ritratto si rivolge direttamente allo spettatore (ir)rompendo con e nel lo schema documentaristico adottato, come a dirci: “Tale documentario è, a conti Quando la madre decide di farsi fotografare coi figli –non ricordo esattamente se sia presente anche il marito- la posa che assumono appare strettamente “cinematografica”. I protagonisti paiono rivolgersi allo spettatore, come consapevoli della realta “falsa” che stanno vivendo.
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C’è una scena, in « Roma », che secondo chi scrive vale più del film in sé, a cui assegno “solo” tre stelle. scorsesiano “Goodfellas” (199O). Li, il personaggio ritratto si rivolge direttamente allo spettatore (ir)rompendo con e nel lo schema documentaristico adottato, come a dirci: “Tale documentario è, a conti Quando la madre decide di farsi fotografare coi figli –non ricordo esattamente se sia presente anche il marito- la posa che assumono appare strettamente “cinematografica”. I protagonisti paiono rivolgersi allo spettatore, come consapevoli della realta “falsa” che stanno vivendo.Interessante è il raffrontocon un scena , forse, non cosi lontana come potrebbe apparire da quell a presa in esame, ovvero il finale dello fatti, anch’esso una finzione, ed io mi rivolgo a te”. Qui la finzione, per quanto ritragga uno spaccato familiare- per di più autobiografico- non ha mai la pretesa di essere documentaristica.
Allora, a tale foto di gruppo familiare potremmo attribuire una valenza differente: noi personaggi, in questo momento, siamo protgonisti in un’opera di finzione, quindi FALSA “di suo”; in più, (almeno) il nostro micromondo è falso, in quanto la nostra famiglai si fonda sulle bugie, il padre ha un’altr donna – prima bugia- , la cui esistenz si cerca, senza poi riuscirci, di celare ai figli –seconda bugia. Se poi è falso anche il macrocosmo, come dimostrano le rivolte giovanili che cercano di abbttere un potere impernte, che si ripercuotono pesantemente sulle vicissitudini personali della protagonista, allora è un mondo più falso del falso, in cui riibellarsi all’ipocrisia imperante genera danni eri. Ma in cui, nello stesso tempo, non manca la speranza nelle nuovissime generazioni; le quali, forse, non costruiranno un mondo più vero del vero, ma costituiscono comunque una speranza.
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venerdì 19 aprile 2019
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roma, alfonso cuaron’s personal amarcord
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I’d been wondering for the 135 minutes of its length which would have been the connection between the award-winning film “Roma” and the Italian capital city, to find out it the end that it was a misleading question. Roma, indeed, is referred to Colonia Roma, the middle-class neighbourhood of Mexico City where director and screenwriter Alfonso Cuaron grew up. In fact the movie is inspired to the author’s childhood and particularly to the year 1971, which was crucial not only for the history of his family but also for the Mexican collective history. Social contrasts, uprisings and repressions intertwine with the story of a family abandoned by their father, with four children left to their mother and the nanny.
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I’d been wondering for the 135 minutes of its length which would have been the connection between the award-winning film “Roma” and the Italian capital city, to find out it the end that it was a misleading question. Roma, indeed, is referred to Colonia Roma, the middle-class neighbourhood of Mexico City where director and screenwriter Alfonso Cuaron grew up. In fact the movie is inspired to the author’s childhood and particularly to the year 1971, which was crucial not only for the history of his family but also for the Mexican collective history. Social contrasts, uprisings and repressions intertwine with the story of a family abandoned by their father, with four children left to their mother and the nanny. The whole film is in black and white, the city and the farm of the set perfectly shown as if we were in 1971, with clear references to Italian Neorealist masterpieces and above all to Federico Fellini’s Amarcord, for the biographic memories of a lost past and the symbolic details. What seems to be the leitmotif of the movie is that the more men are proven selfish and negligent, the more women are capable of great love and sacrifice. Thus the main character is Cleo, the children’s nanny in the fiction and real name of Cuaron’s nanny, that with her humble greatness helps and takes care of the family. The actresses Yalitza Aparicio and Marina de Tavira are simply magnificent in their roles, respectively the nanny and the mother, two strong women side by side despite the differences in age, origin and social status, the former young with indie origins, the latter adult, cultured and highly placed. To make their interpretation even closer to reality Cuaron has often asked them to improvise on a general script. Thus the director has succeeded in creating a film which is both believable and thoroughly engaging. Some teardrops are worth, for a movie it is recommend not to lose.
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sabato 30 marzo 2019
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semplicemente noioso
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Un film lento, noioso, leggero come trama ma pesante nel complesso.
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nadia meden
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venerdì 15 marzo 2019
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borghesia messicana
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Ho visto finalmente un film in B/N.Hopotuto seguirlo nella versione originale sottotitolata. Che dire di un film autobiografico del regista Cuaron che ha vinto il Leone d'Oro oltre a tanti altri premi? si può forse dire che è durato troppo? Ho apprezzato molto la fotografia, meno i dialoghi. Una storia vera che mette in risalto le differenze sociali : da una parte la famiglia benestante, dall' alra le persone che fanno parte della servitù. Due esperienze di vita in contrapposizione ma unite da un destino quasi comune. Abbiamo una "tata" che si occupa di tutto. dei figli, della casa, delle deiezioi del cane -quasi filo conduttore-. Una tata che viene abbandonata dal fidanzato quando questi viene a sapere che è incinta e, che ,poi partorisce una figlia morta, ben venga, ifatti lei , questo figlio non lo voleva.
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Ho visto finalmente un film in B/N.Hopotuto seguirlo nella versione originale sottotitolata. Che dire di un film autobiografico del regista Cuaron che ha vinto il Leone d'Oro oltre a tanti altri premi? si può forse dire che è durato troppo? Ho apprezzato molto la fotografia, meno i dialoghi. Una storia vera che mette in risalto le differenze sociali : da una parte la famiglia benestante, dall' alra le persone che fanno parte della servitù. Due esperienze di vita in contrapposizione ma unite da un destino quasi comune. Abbiamo una "tata" che si occupa di tutto. dei figli, della casa, delle deiezioi del cane -quasi filo conduttore-. Una tata che viene abbandonata dal fidanzato quando questi viene a sapere che è incinta e, che ,poi partorisce una figlia morta, ben venga, ifatti lei , questo figlio non lo voleva. Abbiamo la scossa di terremoto all' ospedale, la rivolta studentesca, le rappresaglie politiche, una tata che non sa nuotare ma che salva ibambini persi tra onde altissime, la padrona di casa che viene abbandonata dal marito.........troppa carne al fuoco oppure il racconto di una vita davvero tristissima in un periodo storico tristissimo? mah...... ubi maior minor cessat. Grazie
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spaolo53
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mercoledì 6 marzo 2019
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solo fotografia
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Ogni ripresa è un capolavoro di chiaro e scuri. Ma la trama è da telenovela, con personaggio senza identità.
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spaolo53
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mercoledì 6 marzo 2019
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solo fotografia
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Fotografia eccezionale, ogni riquadro è un capolavoro studiato. Ma per il resto non è un granché, trama eccessivamente drammatica (tipo telenovela), personaggi senza carattere.
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dahlia
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lunedì 4 marzo 2019
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ritorno al neorealismo
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Attori sconosciuti, trama essenziale, tempi dilatati, riprese in strada... Roma ci riconduce per un attimo ai tempi d'oro del neorealismo. La cruda realtá sullo schermo, il ritratto intimistico di una giovane domestica che, scoprendo di essere incinta, si ritrova ferma in cucina a guardare dalla finestra, assorta nelle sue preoccupazioni: una scena che fa subito tornare in mente la giovane servetta di Umberto D, del grande Vittorio De Sica.
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