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Steve CarellIl mattatore 45enne di HollywoodNome: Steven John Carell58 anni, 16 Agosto 1962 (Leone), Concord (Massachusetts - USA) |
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![]() "Hai visto qualcosa mentre ballavo?? Una volta sola… forse non ti aspettavi che ti sollevasse così in alto"
dal film Agente Smart - Casino totale (2008)
Steve Carell Maxwell Smart
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L'enorme successo che ha catapultato Steve Carell nell'olimpo delle star è dovuto, indubbiamente, a quel manager smidollato che risponde al nome di Michael Scott, inetto personaggio con propensioni megalomani protagonista di The Office che gli è valso, nientemeno che, un Golden Globe come Miglior Attore in una serie comica. Dopo la nascita del figlio Steven, il padre Edwin Caroselli, di chiare origini italiane ,cambia il suo cognome in Carell.
La formazione
Il primo approccio con il palcoscenico avviene all'età di sei anni, durante una recita nel giorno del Ringraziamento. Il piccolo frequenta l'istituto privato maschile Fenn School, nonché la Middlesex School: entrambe nella città di Concord. Laureatosi in giurisprudenza alla Denison University Granville dell'Ohio, il giovane decide di orientare la sua scelta verso il mondo dello spettacolo. Si forma presso il Second City Theatre di Chicago, esperienza che gli frutta due nomination ai Joseph Jefferson Award.
Dalla tv al cinema - un uomo normale con qualche potere in più
Successivamente, l'interprete si fa notare in veste di corrispondente per il celebre Daily Show ma anche per aver incarnato il giornalista vittima dei soprusi di un onnipotente Jim Carrey, nella commedia prodigiosa Una settimana da Dio.
Nel 2005 prende il soppravvento sul grande schermo, che lo vuole candidamente 40 anni vergine. Dodici mesi più tardi viene scritturato nel road-movie Little Miss Sunshine. Il 2007 lo vede al fianco di una Katherine Heigl Molto Incinta, sommerso da una catastrofe di proporzioni bibliche in Un'impresa da Dio e, persino, infatuato della fidanzata di suo fratello nel romance Dan in Real Life.
Nel 2008 il comico gira Get Smart, remake cinematografico dell'omonimo serial tv degli anni '60, che mette in scena le imprese di un agente pasticcione. Nel 2010 affianca Tina Fey nella travolgente commedia Notte folle a Manhattan, presta la voce originale a Gru nel film d'animazione Cattivissimo me e partecipa alla commedia demenziale A cena con un cretino, diretta da Jay Roach. L'anno successivo è nel cast della commedia corale Crazy, stupid, love, accanto a Ryan Gosling ed Emma Stone, mentre nel 2012 è un particolare terapista di coppia in Il matrimonio che vorrei, affiancando poi Keira Knightley in Cercasi amore per la fine del mondo. Nel 2013 è protagonista della commedia C'era una volta un'estate, diretta dagli sceneggiatori di Paradiso amaro Nat Faxon e Jim Rash. Sarà protagonista insieme a Channing Tatum del film candidato agli Oscar Foxcatcher mentre l'anno successivo recita Freeheld: Amore, giustizia, uguaglianza. Nel 2016 affiancherà Brad Pitt, Ryan Gosling e Christian Bale nel film La grande scommessa e sarà tra gli interpreti di Café Society di Woody Allen.
Curiosità
Sposato con la collega Nancy Walls - dalla quale ha avuto due figli, Elisabeth Anne e John - il divo soffre di febbre da fieno.
Tutti i pronostici che davano per vincitore Birdman di Alejandro González Iñárritu, gran favorito della stagione cinematografica, sono andati a segno. Per il secondo anno consecutivo è un messicano a guadagnare l'Oscar come Miglior regista: Alejandro González Iñárritu che in Birdman aveva sperimentato nuove architetture narrative mantenendo sempre il gusto per le storie intrecciate. Ma non solo. Il messicano si è anche guadagnato il premio più importante dell'Academy: quello di Miglior film. Quanto al suo grande rivale, Grand Budapest Hotel di Wes Anderson si è portato a casa quattro premi dei nove ai quali era candidato: Migliori costumi, Miglior trucco e acconciatura, Miglior scenografia, Miglior colonna sonora.
Più in generale l'edizione numero 87 della notte di gala più attesa dall'industria cinematografica e dagli appassionati di cinema e dello spettacolo non ha regalato grandi sorprese, se non per il premio a Miglior attore protagonista andato a Eddie Redmayne per La teoria del tutto (tutti davano per certa la vittoria di Michael Keaton). Tra le sorprese di questa edizione vista in più di cento paesi e più di 24 fusi orari c'è sicuramente la buona conduzione di Neil Patrick Harris. Il tre volte vincitore del People's Choice Awards divenuto celebre soprattutto per il ruolo del facoltoso donnaiolo Barney Stinson nella sitcom How I Met Your Mother, ha dato prova di tutte le sue qualità come attore, cantante, ballerino, presentatore e prestigiatore, a partire dal numero di apertura, un musical che sembrava una lettera d'amore scritta da Broadway a Hollywood. Uno dei momenti più divertenti della serata lo ha visto protagonista in mutande mentre riproponeva uno dei piani sequenza di Birdman nel quale compariva anche Miles Teller, il batterista di Whiplash.
Nessuna sorpresa nella categoria Miglior attore non protagonista. Per quanto fuori dagli schermi il professore di musica di Simmons possa essere criticato per i suoi metodi poco ortodossi, al cinema ha raccolto solo consensi. Dopo aver vinto i maggiori premi dell'industria, J. K. Simmons ha conquistato anche l'Academy che ha riconosciuto il suo immenso lavoro in Whiplash concedendogli l'Oscar. E pensare che tutto iniziò da un piccolo cortometraggio indipendente - per il quale l'attore non ricevette neanche un centesimo - che il regista Damien Chazelle presentò al Festival di Sundance nel 2012 e che ha finito per guadagnarsi tre premi. Nessuna sorpresa nella cinquina rosa: Patricia Arquette era la favorita per il suo ruolo di mamma in Boyhood ed era anche l'attrice non protagonista più quotata secondo i bookmakers. Non c'era storia neanche nella categoria Miglior Attrice perché si dava per scontato che a vincere fosse Julianne Moore per il ruolo di una professoressa di linguistica malata di una forma precoce di Alzheimer in Still Alice.
L'italiana Milena Canonero si è contraddistinta per essere stata la prima donna della serata a vincere l'Oscar (il quarto della sua carriera) che ha coinciso anche con la prima delle nove candidature messa a punto da Grand Budapest Hotel di Wes Anderson. Anche se i favoriti sembravano essere Bill Corso e Dennis Liddiard per Foxcatcher, per il lavoro svolto sull'attore Steve Carell che sotto il cerone appariva irriconoscibile, il premio per Miglior trucco e acconciatura se lo sono portati a casa Frances Hannon e Mark Coulier per Grand Budapest Hotel. Milena Canonero e Frances Hannon sono state anche tra le poche donne (nove in tutto) a impugnare l'Oscar in un'edizione che già contava poche candidate nelle varie categorie. L'altra critica che è stata mossa all'Academy riguardava la poca presenza di afroamericani nelle varie categorie (per la prima volta dal 1998 non ci sono candidati non bianchi tra gli attori) e dalla scarsa considerazione per Selma che ha ricevuto solo due nomination di cui solo una messa a segno: Migliore canzone originale per Glory.
Nella categoria Miglior film straniero il polacco Pawel Pawlikowski ha rispettato tutte le previsioni impugnando l'Oscar per Ida mettendo in chiaro ancora una volta che la tematica dell'Olocausto è sempre ben vista dall'Academy e tenendo un discorso di ringraziamento troppo lungo secondo i canoni della diretta televisiva da guadagnarsi lo spegnimento delle luci. Sorte che stava per toccare anche ai registi di Big Hero 6, vincitori nella categoria di Miglior film d'animazione. Citizenfour, film su Edward Snowden, ha invece trionfato quale Miglior Documentario (battendo in volata Alla ricerca di Vivian Maier, già disponibile in streaming su MYMOVIESLIVE). Finalmente dopo due ore dall'inizio della cerimonia il film più quotato dell'87 edizione degli Oscar, Birdman, si è guadagnato la prima statuetta, che è finita nelle mani del direttore della fotografia messicano Emmanuel Lubezki (il secondo è arrivato dopo un'altra ora per la Migliore sceneggiatura originale). Prima di giungere ai premi più importanti, il francese Alexandre Desplat, rivale di se stesso nella categoria Miglior colonna sonora (dove concorreva anche con The Imitation Game), ha finito per portarsi a casa l'Oscar al servizio di Wes Anderson in Grand Budapest Hotel.
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Steve Carell porta sfiga? È la domanda che molti sembrarono porsi tra la fine del XX all'inizio del XXI secolo quando partecipò a diverse serie tv che ebbero il pregio di durare pochi episodi. Si trattava di Over the Top (che però chiuse dopo 4 episodi), Watching Ellie terminato all'inizio della seconda serie dopo che il suo personaggio era stato "promosso" ospite fisso, e Come to Papa che durò solo 4 episodi. Dopo questo inizio "travolgente", la cattiva sorte volge il proprio sguardo altrove (Ellen DeGeneres? Keanu Reeves? Difficile rispondere) e la svolta professionale arriva con la sitcom della NBC The Office. Da questo momento è una escalation continua, che culminerà con il film di Woody Allen, Melinda e Melinda e nel prossimo Agente Smart, in cui Carell rinverdisce i fasti dell'omonima serie tv degli anni Sessanta ideata da Mel Brooks, nei panni di un analista di un'agenzia di spionaggio che diventa all'improvviso un agente operativo. Lì ne combina di tutti i colori, dissacrando il mito di James Bond e di Jason Bourne. Steve Carell si può considerare come una delle migliori spalle comiche attualmente in giro, oltre ad un eccellente sceneggiatore, come ha dimostrato la sua partecipazione alla stesura di 40 anni vergine.
I film di 007 sono una serie divenuta genere con regole precise e un eroe positivo contro un nemico (sempre cattivissimo) da sconfiggere. James Bond, nato dalla penna di Ian Fleming e portato al successo cinematografico da Sean Connery, vanta innumerevoli epigoni, che da lui derivano e a lui si sostituiscono nel nuovo cinema d'azione e nei filoni parodistici. Peter Segal, ispiratosi all'irriverente e travolgente sit-com, ideata da Mel Brooks e Buck Henry, ridisegna l'Agente 86 di Get Smart e il suo universo gadgettistico. Il "playboy" con la pistola è questa volta interpretato da Steve Carell, la cui comicità, solo apparentemente incantata, fa ridere e rivela insieme una malinconia e un'incomprensione che lo separa da ciò che lo circonda e di cui si è circondato. Aggiornando ideologia e contesto storico, l'agente comico e segreto di Peter Segal si lascia alle spalle la Guerra Fredda e la minaccia comunista, la misoginia e il conservatorismo per immergersi, entusiasta e innamorato, nell'America del post 11 settembre. Unico elemento di continuità con la celebre serie tv, rivela Peter Segal durante la conferenza stampa romana, sarà l'assoluta mancanza di comunicazione tra gli apparati governativi (CIA, FBI), che in un'esilarante tavola rotonda discuteranno animatamente per il mantenimento del proprio status quo. La parodia spionistica e mai demenziale di Segal produce gag raffinatissime, che mentre confermano le aspettative spettatoriali, gettano luce sulla forma di genere presa a bersaglio.
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