The Patient

Alan è un analista di successo, specializzato in pazienti con compulsioni, tema a cui ha dedicato anche un libro. Ha però un rapporto difficile con il figlio, diventato ebreo ortodosso, inoltre soffre ancora il lutto per la moglie morta di cancro. Sam lavora per l'equivalente americano dei Nas, è un ispettore che controlla se i ristoranti applicano le norme imposte per salute pubblica. È anche un "foodie", appassionato di cibi asiatici e fusion. Ha però un problema: uccide le persone. La sua compulsione è infatti quella di essere un serial killer che, separato dalla moglie, non trova altro che l'omicidio per sfogare la propria frustrazione. Cresciuto con un'infanzia difficile, non sa placare il montare della propria rabbia e uccide chi ritiene gli abbia fatto un torto irreparabile. Convinto dalla madre a cercare di curarsi, rapisce Alan e lo incatena in una stanza del proprio scantinato...

Un assunto tanto semplice quanto paradossale per un dramma eminentemente da camera, grande occasione per un attore raffinato come Steve Carell.

È infatti lui, assai più di Sam, il fulcro di The Patient, che risulta essere non tanto il viaggio nella morbosa psiche di un serial killer, quanto una situazione estrema per mettere alle corde e portare alla catarsi sugli errori della propria vita un uomo molto, troppo, sicuro di sé. Non manca naturalmente l'elemento thriller, perché Sam è molto pericoloso, capace di uccidere anche d'impulso. Come Norman Bates ha poi un rapporto complesso con la madre, da cui non si può separare anche se la donna non ha saputo proteggerlo da un padre violento durante l'infanzia. Le spiegazioni per la devianza di Sam possono sembrare sin troppo semplici, ma hanno la funzione di uno specchio distorcente, che accentua i temi con cui anche Alan deve venire a patti: primo tra tutti proprio la paternità.

The Patient evita di addentrarsi nelle pratiche del suo assassino seriale: non spiega mai in dettaglio cosa faccia con i cadaveri e non sembra avere particolari rituali nell'uccidere le proprie vittime, in favore di un banale strangolamento. Siamo quindi molto lontani da serie come Mindhunter o la recente Dahmer, l'assunto del resto è tutt'altro che realistico e non ci sono ambizioni true crime in The Patient.

Questo ne fa un titolo poco alla moda, ma proprio per questo originale, firmato dagli autori di The Americans, Joel Fields e Joe Weisberg, che dopo una serie molto lunga hanno preferito unna miniserie di soli 10 episodi da mezz'ora (formato ideale per sedute d'analisi come già In Treatment). Se la situazione può risultare a volte troppo paradossale e se i sensi di colpa di un analista che non ha saputo essere un buon padre non sempre risultano appassionanti, a compensare arriva un finale eccellente, che come già quello di The Americans evita soluzioni facili e rimane memorabile.

Ovviamente la principale attrazione di The Patient è l'interpretazione di Steve Carell, che da una parte è costretto a placare un potenziale assassino, dall'altro cerca di pianificare una strategia di uscita dalla propria situazione, ma al tempo stesso, posto di fronte a una morte probabile e imminente, non può non ripensare alla propria vita e in particolare al rapporto con il figlio. Non è infatti un caso che si trovi di fronte a un ragazzo trasformato in mostro da un padre violento. Suo figlio non è diventato un serial killer, ma la sua ribellione radicale l'ha portato a una reazione mostruosa nei confronti della malattia della madre, che Alan si rifiuta di perdonare.

Tra l'altro, attraverso il suo personaggio, vengono mostrati gli ebrei ortodossi americani in modo molto più integrato di come li si è visti per esempio in Unorthodox: quella del figlio è una famiglia "felice", che cena insieme in una bella casa e dove si dimostra empatia verso i reciproci problemi. Anche lui vive del resto una situazione difficile e la scomparsa del padre è a sua volta occasione di ripensamento che ne porta alla luce i sensi di colpa. Il tema di The Patient è dunque il perdono, capacità di cui il sociopatico Sam è del tutto sprovvisto, ma cruciale nella crescita tanto di Alan quanto di suo figlio, che dovranno imparare a mettersi nei panni dell'altro, così come cercheranno di perdonare se stessi. A ben vedere è infatti Alan il vero paziente della serie e la situazione in cui si trova è, prima di tutto, il principio di un percorso forzato di autoanalisi. 