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Ultimo aggiornamento giovedì 9 agosto 2018
Le disavventure di Gary Faulkner, un costruttore del Colorado che, deciso a trovare Osama Bin Laden, ha cercato di entrare nel Pakistan e in Afghanistan diverse volte. In Italia al Box Office Io, Dio e Bin Laden ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 235 mila euro e 70 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO NÌ
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Gary Faulkner è disoccupato, ha alle spalle qualche condanna per reati minori e davanti a sé forse qualche birra di troppo, quando riceve la "chiamata" divina per una missione a cui non può sottrarsi: partire per il Pakistan e catturare Osama Bin Laden. Armato di una spada da samurai comprata tramite una televendita e della convinzione, risalente all'infanzia, di dover fare qualcosa di grande, Faulkner, malato di reni ma psichiatricamente dichiarato sano, lascia la donna che lo ama e lo sopporta per inseguire il suo destino. Ci proverà ben undici volte, ma il film se ne fa bastare tre o quattro, che rendono perfettamente l'idea.
Ispirato ad un articolo del 2010, a firma di Chris Heath, il racconto dell'ossessione di Mr Faulkner per "il barbuto" nemico degli Stati Uniti d'America, viene caricato, sullo schermo, sulle spalle di Nicolas Cage, che risponde piuttosto bene, con una performance comica, tutta urla e occhi sgranati, dietro la quale si riconosce facilmente la direzione del regista di Borat e Bruno ma anche l'umana, strascicata debolezza che l'attore si porta dietro da sempre.
In quanto a ritratto della stupidità siamo dalle parti di Tonya, ma con meno accenti tragici e una messa in scena più elementare. Del patriota Gary Faulkner, contrario alle birre, alle macchine e persino ai soffioni per doccia di marche non americane, felice di autodefinirsi "il re degli asini" perché il somaro è il suo animale guida, Larry Charles mira infatti a dare un'immagine in fondo innocua, al limite autolesionista, che susciti anche tenerezza. Il risultato cammina meno sul filo rispetto a Borat (un film che prendeva in giro il razzismo strisciante di buona parte di americani o un film a sua volta al limite del razzista?) e si concentra di più sulla commedia umana di un uomo che "non sarebbe stato all'altezza delle aspettative di nessuno" e ha dunque pensato bene di avere aspettative esagerate su se stesso.
Dei tre del titolo, l'"Io" di Faulkner/Cage è sicuramente il personaggio più riuscito, non a caso la prima parte, che coincide con la sua lunga presentazione, è la migliore, e contiene scene memorabili come il dialogo con il commesso del negozio di articoli sportivi dove Faulkner si reca per acquistare il deltaplano col quale è intenzionato a sorvolare le alture del Pakistan. Poiché il racconto delle imprese di quest'uomo ha senza dubbio dell'incredibile, il film sottolinea l'aspetto narrativo con l'ausilio di una voice over che serve anche a tenere nei binari un treno che spesso ripete la stessa corsa, guidato com'è dall'ossessione più in voga del momento, quella che mescola smarrimento di sé e delirio religioso.
IO, DIO E BIN LADEN disponibile in DVD o BluRay |
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Questo "Io, Dio e Bin Laden" tradisce qualsiasi aspettativa nello spettatore. Il film è un guazzabuglio di linguaggi e di scelte prese solo a metà, rimbalza tra il grottesco e l'assurdo senza lasciare nessun segno, né divertendo né tentando la via della satira tagliente. La voce fuori campo dell'incipit mette in guardia sulla natura della storia che il [...] Vai alla recensione »
Questo "Io, Dio e Bin Laden" tradisce qualsiasi aspettativa nello spettatore. Il film è un guazzabuglio di linguaggi e di scelte prese solo a metà, rimbalza tra il grottesco e l'assurdo senza lasciare nessun segno, né divertendo né tentando la via della satira tagliente. La voce fuori campo dell'incipit mette in guardia sulla natura della storia che il [...] Vai alla recensione »
Sembra di vedere una puntata di Uncle Grandpa. Il protagonista stesso sembra Uncle Grandpa. Umanamente si è portati ad empatizzare con queste bizzarrie ma resta poco o nulla della satira forte che avevamo visto in Borat.
Se lo scopre Donald Trump, lo elegge a testimonia! per il made in USA. Nicholas Cage, con i capelli bianchi arruffati, sbraita tra gli scaffali di un negozio: "Ma sei scemo? Vuoi comprare una doccia prodotta in un paese dove non si fanno mai le docce. Perché scegli un rubinetto fabbricato in un posto che conosce solo la siccità? Questo cesso per te non va bene, viene dall'oriente ed è solo per cacche [...] Vai alla recensione »