writer58
|
domenica 25 settembre 2011
|
il dio del massacro e le buone maniere
|
|
|
|
Ispirato alla lontana al capolavoro di Buňuel "L'angelo sterminatore", "Carnage" rappresenta un esercizio sul rapporto tra pulsioni e civilizzazione, tra ipocrisia e aggressività non temperata dalle convenzioni. La trama è nota: in un appartamento di New Iork si riuniscono due coppie di genitori in seguito a un'aggressione che ha visto coinvolti i loro figli (uno dei quali ha spaccato due denti all'altro con un bastone). Inizialmente i rapporti appaiono corretti e quasi cordiali, ancorché fortemente venati di ipocrisia. In seguito, complice un torta che Kate Winslet (la madre del ragazzo aggressore) vomita sui libri d'arte della coppia ospitante e al whisky incautamente offerto da John Reilly (il padre del ragazzo aggredito) si scatena una "resa dei conti" che coinvolge i quattro protagonisti e che esplode anche all'interno delle coppie.
[+]
Ispirato alla lontana al capolavoro di Buňuel "L'angelo sterminatore", "Carnage" rappresenta un esercizio sul rapporto tra pulsioni e civilizzazione, tra ipocrisia e aggressività non temperata dalle convenzioni. La trama è nota: in un appartamento di New Iork si riuniscono due coppie di genitori in seguito a un'aggressione che ha visto coinvolti i loro figli (uno dei quali ha spaccato due denti all'altro con un bastone). Inizialmente i rapporti appaiono corretti e quasi cordiali, ancorché fortemente venati di ipocrisia. In seguito, complice un torta che Kate Winslet (la madre del ragazzo aggressore) vomita sui libri d'arte della coppia ospitante e al whisky incautamente offerto da John Reilly (il padre del ragazzo aggredito) si scatena una "resa dei conti" che coinvolge i quattro protagonisti e che esplode anche all'interno delle coppie. I simulacri di educazione vanno in pezzi e si assiste a un crescendo di accuse, squalifiche, recriminazioni, affermazioni brutali che culminano nel grido "nostro figlio ha fatto bene nel spaccare la faccia a quello stronzetto di vostro figlio". L'appartamento -che la coppia ospite cerca ripetutamente di lasciare senza esito- pare calamitare le tensioni fino a portarle a un acme parossistico fatto di urla,invettive, borse lanciate in aria, cellulari gettati in un recipiente colmo d'acqua. La recitazione dei quattro protagonisti è molto buona - soprattutto quella di Waltz, che interpreta un odioso avvocato dipendente dal suo telefonino-, anche se in qualche caso eccede sul versante interpretativo.
Ho trovato però il film non del tutto convincente nel suo svolgimento e nelle dinamiche che rappresenta: infatti, se il conflitto tra le due coppie è narrato in modo sostanzialmente verosimile, le tensioni che si manifestano al loro interno e che portano a una solidarietà maschile contro la controparte femminile mi sono apparse un po' forzate e scarsamente credibili.
"Carnage" appare come un esercizio di stile interessante, ma irrisolto, tutto giocato su interazioni che appaiono dominate dalla necessità di dimostrare una tesi, quella secondo cui le norme della civilizzazione costituiscono una superficie fragile che occulta violenze e istinti incontrollabili.
Sul piano della crudeltà dei contenuti mi era parso molto più efficace "Luna di Fiele"!, che rimane, nel suo genere, una pellicola insuperabile.
[-]
[+] spunto di riflessione
(di marezia)
[ - ] spunto di riflessione
[+] sicuramente divertente!
(di peppe.simeone)
[ - ] sicuramente divertente!
[+] infatti
(di francesco2)
[ - ] infatti
[+] sei superficiale
(di pietro germi)
[ - ] sei superficiale
[+] per germi
(di writer58)
[ - ] per germi
[+] ispirato a sé stesso.
(di mariangela i)
[ - ] ispirato a sé stesso.
[+] si luna di fiele!!!!!!!!!!
(di weach )
[ - ] si luna di fiele!!!!!!!!!!
[+] caro wiriter58 mi associo ; basta presunzione !
(di weach )
[ - ] caro wiriter58 mi associo ; basta presunzione !
|
|
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|
|
d'accordo? |
|
weach
|
giovedì 1 dicembre 2011
|
un groviglio che si dipana senza regole
|
|
|
|
un groviglio che si dipana senza regole
Carnage
produzione settembre 2011
di Roman Polanski,
“Leggiamo” Carnage come un groviglio sociale di regole che cade con tutte le sue impalcature liberando pensieri e psicologie che altrimenti resterebbero imprigionate , false o non espresse .
“Tratto da una piece per il palcoscenico di Yasmin Reza (il dio della carneficina ) Carnage è lungometraggio per interno, dove l’introspezione della regia , intelligente, acuta, destabilizzante, entra dentro il tessuto mentale due coppie che si confrontano e si scontrano in modo sarcastico”nuotando nel loro vuoto di valori che li rende tutti asetticamente persi”.
[+]
un groviglio che si dipana senza regole
Carnage
produzione settembre 2011
di Roman Polanski,
“Leggiamo” Carnage come un groviglio sociale di regole che cade con tutte le sue impalcature liberando pensieri e psicologie che altrimenti resterebbero imprigionate , false o non espresse .
“Tratto da una piece per il palcoscenico di Yasmin Reza (il dio della carneficina ) Carnage è lungometraggio per interno, dove l’introspezione della regia , intelligente, acuta, destabilizzante, entra dentro il tessuto mentale due coppie che si confrontano e si scontrano in modo sarcastico”nuotando nel loro vuoto di valori che li rende tutti asetticamente persi”.
La simbologia dello specchi che osserva e si fa osservare ha in se un valore introspettivo quella “quello di proporci all'interno dello specchio , in quell”attimo dove è possibile osservaci e generare pausa del movimento temporale;lo specchio diviene lo strumento maestro per dipanare una matassa troppo aggrovigliata.
La casa,” ambiente fuori dal resto” ,nel film , non è luogo di ristoro e di protezione ma solo il contesto dove tutto il male possibile trova agio per essere esplicitato.
La convinzione della regia viene fortemente ribadita in molte altre filmografie vedi, Luna di fiele, trasposizione cinematografica del romanzo”Lunes de fiel “ di Pascal Bruchner,:vedi La morte e la fanciulla; ( dove si pone in chiara luce il legame psicologico indissolubile fra vittima e carnefice.) Rosemary’s Baby ,Repulsion,L’inquilino del terzo piano.
Breve cenno della trama: in conseguenza di un litigio fra figli due coppie di genitori si incontrano per comporre il contenzioso sopravvenuto ; ma l’incontro in realtà diviene scontro pieno di colpi bassi,sia fra le coppie che fra coniugi : conflitti , pulsioni, incomprensioni si agitano nel proscenio attraverso l’abile regia che scruta gli eventi in questi ambienti domestici di una casa borghese americana; sfumature di sarcasmo, di egoismo si celano un poco ovunque mentre la cinepresa si diverte ad inserirsi nel conteso della conversazione mentre altrove si allontana per concedere un poco a tutti noi il ruolo comodo di osservatori e di estraneità.
La vibrazione musicale del twist finale sembra smorzare il senso drammatico del tutto ,quasi proporre una lettura compositiva oppure suggerire un’ interpretazione melodrammatica.
Gli attori , tutti all’altezza dei ruoli assegnati dalla regia, offrono nella recitazione una vivida rappresentazione del disagio che dilaga , che a volte ha del grottesco , altrove diviene delirio e sorpresa.
In qualche modo Roman Polanski ,estetico, addolorato e disperato, descrive il conflitto fra forma ed energia , fra materia e spirito, fra i diversi piani dell’ essere che si osservano , si compenetrano ,si desiderano , si respingono in fiero tenzone ,poi inevitabilmente si ricompongono essendo solo per, per illusione , distinti .
Concludo con una dichiarazione che mi ha colpito del bravissimo regista Roman Polanski che ho estrapolato da sue varie conversazioni:” esista un “continuum dimensionale” , dove l’energia fluisce e defluisce , in modo circolare ,provando sempre nuove esperienze; non credo in un Dio personale ,credo che siamo energia e basta che si sperimenta senza disperdersi ; noi siamo l’energia che crea il paradiso e l’inferno , qualcosa di fantastico inspiegabile ma che c’è.”
Intelligente ed originale il nostro immenso Roman Polanski!!!!!
Film acclamato dalla critica e dal pubblico, al festival di Venezia non ha vinto nulla ma resta comunque opera di alto profilo, sicuramente ai livelli del miglior Roman Polanski .
Vale quattro stelle d’oro, la vostra attenzione , e soprattutto il piacere di andarlo a vedere , come vorrete o potrete; suggerisco la visone del film in lingua originale con i sottotitoli italiani ; purtroppo il doppiaggio non è apparso perfetto e ci ha sottratto qualcosa .
buona visone
weach illuminati
[-]
[+] grazie per l'attenzione
(di weach )
[ - ] grazie per l'attenzione
[+] come sempre impeccabile!
(di riccardo76)
[ - ] come sempre impeccabile!
[+] con una mano qualcuno da e con l'altra prende
(di weach )
[ - ] con una mano qualcuno da e con l'altra prende
[+] quoto ma dissento
(di ilaskywalker)
[ - ] quoto ma dissento
|
|
[+] lascia un commento a weach »
[ - ] lascia un commento a weach »
|
|
d'accordo? |
|
brian77
|
sabato 17 settembre 2011
|
tutto ben confezionato
|
|
|
|
Ottimo spettacolo, gran ritmo, racconto compatto, ottimi attori, regia precisissima. Ok. Però il film non mi convince. Sa tutto di artificioso, di fasullo, come il furbastro testo teatrale di partenza. Film di grande professionalità, ma quanto al graffiante lascerei perdere. La cosa più scorretta resta la vomitata di Kate Winslet... E' tutto prestabilito, scontato in partenza, con le sue gag impeccabili. Per me da Venezia si sono presi una bevuta: troppi entusiasmi, forse perché venivano da film noiosi. Ha avuto ragione la giuria. Per carità, è un film più che rispettabile e va visto. Ma non rischia nulla.
[+]
Ottimo spettacolo, gran ritmo, racconto compatto, ottimi attori, regia precisissima. Ok. Però il film non mi convince. Sa tutto di artificioso, di fasullo, come il furbastro testo teatrale di partenza. Film di grande professionalità, ma quanto al graffiante lascerei perdere. La cosa più scorretta resta la vomitata di Kate Winslet... E' tutto prestabilito, scontato in partenza, con le sue gag impeccabili. Per me da Venezia si sono presi una bevuta: troppi entusiasmi, forse perché venivano da film noiosi. Ha avuto ragione la giuria. Per carità, è un film più che rispettabile e va visto. Ma non rischia nulla. Il vero Polanski è un altro, non questo.
[-]
[+] polansky annoia
(di stonerman9999)
[ - ] polansky annoia
[+] sono d'accordo
(di johnny1988)
[ - ] sono d'accordo
[+] stantìo
(di maddi)
[ - ] stantìo
[+] illuminaci, nostro maestro
(di katamovies )
[ - ] illuminaci, nostro maestro
[+] mah...
(di shanks)
[ - ] mah...
[+] mi associo a katamovies : è generico quanto detto
(di weach )
[ - ] mi associo a katamovies : è generico quanto detto
[+] d'accordo
(di pcologo)
[ - ] d'accordo
|
|
[+] lascia un commento a brian77 »
[ - ] lascia un commento a brian77 »
|
|
d'accordo? |
|
pepito1948
|
lunedì 19 settembre 2011
|
gioco al massacro tra ironia e dramma
|
|
|
|
Il film si apre e si chiude con la stessa immagine che ha per sfondo New York (anche se il tutto è stato girato a Parigi, città natale e rifugio saltuario del “latitante” Polanski), in cui due ragazzini si confrontano in un parco davanti ad un gruppo di coetanei. Ma mentre nella prima inquadratura la dinamica di rapporto sfocia in una violenza (dell’uno verso l’altro) che fa da spunto agli eventi successivi, in quella finale il problema è risolto con un gesto di riappacificazione, sul quale si innestano i titoli di coda. Come dire che i ragazzi, pur nella loro irruenza e apparente immaturità, sanno trovare da sé il modo di appianare i loro conflitti, molto più dei genitori, come dimostra tutta la storia che si dipana tra l’incipit e l’happy end.
[+]
Il film si apre e si chiude con la stessa immagine che ha per sfondo New York (anche se il tutto è stato girato a Parigi, città natale e rifugio saltuario del “latitante” Polanski), in cui due ragazzini si confrontano in un parco davanti ad un gruppo di coetanei. Ma mentre nella prima inquadratura la dinamica di rapporto sfocia in una violenza (dell’uno verso l’altro) che fa da spunto agli eventi successivi, in quella finale il problema è risolto con un gesto di riappacificazione, sul quale si innestano i titoli di coda. Come dire che i ragazzi, pur nella loro irruenza e apparente immaturità, sanno trovare da sé il modo di appianare i loro conflitti, molto più dei genitori, come dimostra tutta la storia che si dipana tra l’incipit e l’happy end.
I genitori di Zachary (il pestato) e quelli di Ethan (il pestatore) si riuniscono in casa di questi ultimi per una composizione bonaria dell’incidente. L’accordo raggiunto non pone problemi ed è presto liquidato, i toni della discussione inizialmente sono cortesi e concilianti tra un caffè ed una torta, ma….al primo minuscolo screzio si mette in moto una reazione a catena che diventerà valanga e che nessuno dei quattro (un venditore di articoli casalinghi accomodante e sua moglie autrice di un libro non proprio da best seller, un industriale farmaceutico senza scrupoli e la snob consorte broker finanziario: piccola e alta borghesia a confronto), vuole o può fermare prima che produca effetti devastanti e forse irreversibili. Il gruppo si blinda come imprigionato da un invalicabile muro, tanto che i vani tentativi di fuoriuscirne, mascherati da iniziative fatue e buonistiche, sono solo micropause per riprendere fiato e organizzare il successivo attacco. La dinamica spinge vorticosamente i protagonisti in crescendo a rintuzzare, provocare, aggredire, affondare, con argomenti talora pretestuosi o addirittura infantili. Ciascuno, rotti gli argini del ritegno, vomita fuori (anche letteralmente) il peggio di sé, smascherandosi per quello che è e non appare: il piazzista bonaccione si rivela (e si definisce) cialtrone e figlio di puttana, la scrittrice pura e idealista è in realtà un’isterica fallita, la fredda professionista di successo una donna emotivamente instabile (oltre che debole di stomaco), mentre l’ultimo esempio di mediocrità rivelata al contrario si manifesta fiero di ciò che è e appare: un cinico intellettualoide, indifferente al fatto che la propria azienda produca un farmaco probabilmente nocivo. Le metamorfosi ed i movimenti psicologici si fanno sempre più veloci, così come mutano le alleanze: una coppia contro l’altra, fugaci sintonie tra uomini e tra donne, ma non c’è equilibrio, non c’è pace, non c’è composizione che duri più di pochi minuti. Le continue ed estenuanti telefonate, lungi dal costituire pause foriere di riavvicinamento, complicano la situazione inserendosi nella già concitata discussione. Ma, quel che è peggio, il gioco al massacro non risparmia le singole coppie, che, sotto la spinta disgregatrice iniziata in punta di piedi per un banale litigio giovanile, esplodono a turno, mettendo a nudo ed in mostra bubboni finora celati o mal sopportati. Cambiano gli argomenti, cambiano gli alzi, le traiettorie e gli obiettivi, ma la carneficina non si placa. Crolla l’autocontrollo, i quattro si impantanano nelle proprie miserie, ma soprattutto implodono le loro certezze, fatte a pezzi dall’incapacità di guardare spietatamente dentro se stessi e conseguenzialmente costruire e saper mantenere un’identità umana solida e matura a prova di confronti anche conflittuali.
Tratto da una piece teatrale e non a caso girato tutto in una stanza, il film è uno di quelli in cui l’interazione delle psicologie in campo si snoda con ritmi incalzanti in contrasto con l’immobilità della location (si pensi per esempio a “La parola ai giurati” di S. Lumet). Le continue azioni, reazioni e controreazioni dei personaggi non consentono allo spettatore di riprendere fiato come in un thrilling, e nello stesso tempo di sottrarsi al partecipare smarrito al loro degrado progressivo. Fin troppo facile è la simbologia sottesa dal contesto di una storia espressa con dialoghi fluidi ed intelligenti -improntati alternativamente all’ironia o al dramma- che rispecchia la vorticosa società occidentale fatta di burattini, marionette e robot intrisi di fragilità e tesi a forgiarsi spesso ruoli e identità fittizie che non reggono all’impatto di relazioni sociali impegnative.
Merito della riuscita dell’operazione un grande regista sempre attento ai molti e complessi meandri della realtà umana, che, coadiuvato dalla stessa autrice dell’opera teatrale originaria in qualità di cosceneggiatrice, ha saputo dirigere magistralmente un cast stellare di 3 premi Oscar su 4. Ma è proprio la prova dell’unico attore non insignito della statuetta (John C. Reilly) che, a mio parere, merita il massimo dei voti, per aver splendidamente dato vita ad un personaggio dove il più ed il meno, il meglio ed il peggio, l’accondiscendenza e l’egoismo si fondono e si contemperano in modo realisticamente perfetto. Bravissimo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pepito1948 »
[ - ] lascia un commento a pepito1948 »
|
|
d'accordo? |
|
peer gynt
|
domenica 11 settembre 2011
|
appunti sulla convivenza civile
|
|
|
|
Gioco al massacro fra due coppie di genitori che s’incontrano per risolvere civilmente una lite tra i figli dodicenni. L’iniziale ipocrisia imposta dalle norme del buon vivere sociale gradualmente si scioglie, trasformandosi in odio animalesco per l’altro, in disprezzo per la volgarità vista solo nel prossimo e mai in se stessi. La china discendente porta le due coppie a scannarsi fra loro e a mettersi in crisi perfino come coppie, fino ad un estremo grado di inciviltà, complice uno strano meccanismo (un altro “angelo sterminatore”?) che impedisce ai due ospitati, malgrado vari tentativi, di uscire dall’appartamento di chi li ospita. Nel frattempo, in un finale beffardo, i ragazzi protagonisti del litigio hanno già appianato le loro divergenze.
[+]
Gioco al massacro fra due coppie di genitori che s’incontrano per risolvere civilmente una lite tra i figli dodicenni. L’iniziale ipocrisia imposta dalle norme del buon vivere sociale gradualmente si scioglie, trasformandosi in odio animalesco per l’altro, in disprezzo per la volgarità vista solo nel prossimo e mai in se stessi. La china discendente porta le due coppie a scannarsi fra loro e a mettersi in crisi perfino come coppie, fino ad un estremo grado di inciviltà, complice uno strano meccanismo (un altro “angelo sterminatore”?) che impedisce ai due ospitati, malgrado vari tentativi, di uscire dall’appartamento di chi li ospita. Nel frattempo, in un finale beffardo, i ragazzi protagonisti del litigio hanno già appianato le loro divergenze. Con un testo dalla scrittura implacabile (dovuto ad un adattamento dal teatro) e il suo solito occhio sarcastico, Polanski scarnifica l’essere umano e lo spolpa fino alle ossa. Con il contributo di un quartetto di attori eccellenti.
[-]
[+] grande cinema
(di paapla)
[ - ] grande cinema
[+] aspiri al giornalismo?
(di pietro germi)
[ - ] aspiri al giornalismo?
|
|
[+] lascia un commento a peer gynt »
[ - ] lascia un commento a peer gynt »
|
|
d'accordo? |
|
iacio
|
lunedì 3 ottobre 2011
|
la cordialità “vomita” ipocrisia
|
|
|
|
Carnage è un piccolo grande film. La trama, seppur semplice e lineare, è densa di spunti di riflessione. Due coppie di coniugi si incontrano in un appartamento al fine di risolvere “bonariamente” un incidente che ha coinvolto i rispettivi figli: uno di essi ha spaccato la faccia dell’altro con un bastone. Ebbene, il film, pur essendo essenzialmente statico (svolgendosi per tutta la sua durata all’interno di un appartamento), non annoia lo spettatore, grazie a dialoghi incalzanti che ne scandiscono il ritmo, alla buona interpretazione degli attori (appropriati i ruoli loro attribuiti) ed alla magistrale regia. Roman Polanski è forse l’unico regista (vivente) ad incollare “claustrofobicamente” lo spettatore allo schermo anche se il film si svolge in un luogo chiuso, e ciò senza ricorrere ad effetti speciali, bensì grazie alla perfezione tecnica delle inquadrature, all’ironia ed allo stile (tipico del genio polanskiano) sempre improntato a mettere in risalto il lato introspettivo e psicologico dei personaggi.
[+]
Carnage è un piccolo grande film. La trama, seppur semplice e lineare, è densa di spunti di riflessione. Due coppie di coniugi si incontrano in un appartamento al fine di risolvere “bonariamente” un incidente che ha coinvolto i rispettivi figli: uno di essi ha spaccato la faccia dell’altro con un bastone. Ebbene, il film, pur essendo essenzialmente statico (svolgendosi per tutta la sua durata all’interno di un appartamento), non annoia lo spettatore, grazie a dialoghi incalzanti che ne scandiscono il ritmo, alla buona interpretazione degli attori (appropriati i ruoli loro attribuiti) ed alla magistrale regia. Roman Polanski è forse l’unico regista (vivente) ad incollare “claustrofobicamente” lo spettatore allo schermo anche se il film si svolge in un luogo chiuso, e ciò senza ricorrere ad effetti speciali, bensì grazie alla perfezione tecnica delle inquadrature, all’ironia ed allo stile (tipico del genio polanskiano) sempre improntato a mettere in risalto il lato introspettivo e psicologico dei personaggi. Com’è solito nei film di Polanski - in una sorta di “eterno ritorno dell’uguale” - dal confronto/scontro tra i personaggi (coppie contro coppie, uomini contro donne, tutti contro tutti), nessuno ne esce vincente, perché sono gli eventi a compiere il destino: il colpo di scena finale racchiuso in una semplice (l’ultima) inquadratura, senza spiegazioni di sorta, ne è un esempio perfetto. Il risultato è un attacco al “finto” perbenismo borghese ed una metafora sulle relazioni tra esseri umani; il “vomito” non è scelto a caso: ad esso corrisponde metaforicamente l’esigenza “primordiale” delle persone (borghesi) di togliersi ad certo punto (“di rottura”) - in presenza, magari, di situazioni di stress - la maschera della cordialità e di mostrare la ”vera essenza” fatta di ipocrisia. Grande Roman Polanski.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a iacio »
[ - ] lascia un commento a iacio »
|
|
d'accordo? |
|
alespiri
|
venerdì 23 settembre 2011
|
carnage:l’ipocrisia borghese si mette a nudo
|
|
|
|
Tratto da un testo teatrale in forma di psicodramma di Yasmina Reza ne conserva la struttura sotto l’abile regia del Maestro Polanski. Due coppie, un soggiorno. New York. Il motivo del loro incontro la lite dei due rispettivi figli in un parco pubblico. Per futili motivi. Uno dei due ha subito un colpo che gli ha procurato la rottura di due denti. L’incontro, inizialmente, assolve ad un rito di civile conciliazione tra le parti, secondo un rito borghese, poi è tutto un crescendo, a tratti anche angosciante, di pathos dialettico che mano a mano smaschera i personaggi disincarnandoli dal loro ruolo sociale, mettendoli a confronto con una reale grettezza di fondo quanto mai però più vicina alla loro essenza più viscerale.
[+]
Tratto da un testo teatrale in forma di psicodramma di Yasmina Reza ne conserva la struttura sotto l’abile regia del Maestro Polanski. Due coppie, un soggiorno. New York. Il motivo del loro incontro la lite dei due rispettivi figli in un parco pubblico. Per futili motivi. Uno dei due ha subito un colpo che gli ha procurato la rottura di due denti. L’incontro, inizialmente, assolve ad un rito di civile conciliazione tra le parti, secondo un rito borghese, poi è tutto un crescendo, a tratti anche angosciante, di pathos dialettico che mano a mano smaschera i personaggi disincarnandoli dal loro ruolo sociale, mettendoli a confronto con una reale grettezza di fondo quanto mai però più vicina alla loro essenza più viscerale. Polanski disgrega man mano, complice l’alcool, tutte le sovrastrutture che mantenevano i personaggi ad una certa distanza emotiva di sicurezza infarcendo i dialoghi di spigolosità sempre più vicine all’aggressività di fondo che in ognuno di noi può scatenarsi. E’ la natura umana, ci dice uno dei protagonisti, Il Dio del massacro che viene fuori quando gli archetipi sociali crollano, quello che succede nelle guerre più atroci, quello che arma i bambini del Congo di Kalash (e non Kalashnikov, apprendiamo) e nonostante ci si trovi a New York, nel pilastro dell’occidente, ormai traballante, quel soggiorno diviene teatro, appunto, di un massacro dove i sentimenti sono solo l’illusione di uscire fuori dall’egoismo imperante in ognuno di noi che diviene invisibile solo per non disgregare il nostro ruolo sociale.
Un film intenso, recitato e diretto magistralmente a tratti claustrofobico, ci ricorda vagamente quell’Angelo Sterminatore di Bunuel che non permetteva ai protagonisti di uscire dalla casa. Una casa dove serpeggia il male e l’ipocrisia che spesso c’è in fondo ai nostri comportamenti… anche quelli più sfacciatamente ed apparentemente altruisti o buonisti come l’interesse di una delle protagoniste femminili che scrive un libro sul feroce conflitto del Darfour solo per compiacere se stessa e per compensare con la sua “nobiltà” d’animo un vuoto esistenziale che sfocia poi in una rabbia "animale".
Nel finale scopriamo, nello stesso parco pubblico teatro dell'aggressione dei due bambini, gli stessi giocare insieme, riconciliati. Ed il criceto abbandonato da uno dei papà, creduto morto, perfettamente a suo agio e finalmente libero....
Alessandro Spirito
[-]
[+] ti prego sono quasi cieco
(di weach )
[ - ] ti prego sono quasi cieco
|
|
[+] lascia un commento a alespiri »
[ - ] lascia un commento a alespiri »
|
|
d'accordo? |
|
fuoridalcoro
|
lunedì 24 ottobre 2011
|
carneficina del politically correct
|
|
|
|
Non capisco molti dei commenti quì apparsi, e ancor meno quelli di alcuni "critici" che, tenuto conto delle loro idee, avrebbero dovuto stroncare il film dal punto di vista dei contenuti, non potendolo fare da quello della forma stilistica.
Perchè quello che ci dice Polansky è di una chiarezza cristallina. Il mondo del politically correct (che non è un prodotto solo made in Usa), il mondo delle buone maniere di chi si crede moralmente superiore, è invece un concentrato di ipocrisia e di falsità moralistiche.
Alla fine il pur cinico avvocato, emerge come la figura più autentica del gruppo. Quello che ha preso atto che in Usa il padre è stato esautorato da un matriarcato invadente, e lo dichiara con sincerità.
[+]
Non capisco molti dei commenti quì apparsi, e ancor meno quelli di alcuni "critici" che, tenuto conto delle loro idee, avrebbero dovuto stroncare il film dal punto di vista dei contenuti, non potendolo fare da quello della forma stilistica.
Perchè quello che ci dice Polansky è di una chiarezza cristallina. Il mondo del politically correct (che non è un prodotto solo made in Usa), il mondo delle buone maniere di chi si crede moralmente superiore, è invece un concentrato di ipocrisia e di falsità moralistiche.
Alla fine il pur cinico avvocato, emerge come la figura più autentica del gruppo. Quello che ha preso atto che in Usa il padre è stato esautorato da un matriarcato invadente, e lo dichiara con sincerità. Ed è quello che, molto realisticamente, vorrebbe riportare il litigio dei figli nella sua dimensione vera. Una lite fra ragazzi come esistite da sempre, da regolarsi fra genitori in termini di risarcimento danni, e su cui non vale la pena filosofeggiare in modo surreale. Lui che ha visto ragazzini addestrati ad uccidere in Africa, giustamente non sopporta che la mammina della vittima discetti di violenza, moralità, esiga scuse "sincere" e quant'altro fa parte dell'armamentario più vieto del politicamente corretto da pseudo intellettuali liberal newyorkesi. E per fortuna, dico io, riesce a liberare, almeno per un momento, l'altro uomo dal condizionamento della rieducazione a cui l'ha sottoposto l'insopportabile moglie. Il suo grido liberatorio sul criceto assomiglia a quello celebre di Fantozzi sulla "corazzata Potiomkin". Non si tratta affatto di un rigurgito di animalesco furore primitivo, ma del sano rifiuto di un complesso di regole e convenzioni sociali che, volendo rieducare l'uomo, in realtà ne soffocano gli istinti, i quali invece dovrebbero essere conosciuti e ri-conosciuti per poter essere governati e non solo rimossi dalla coscienza per esplodere poi in modo distruttivo e virulento. Se l'avvocato di successo rappresenta la figura più positiva, o forse meno negativa perchè la più sincera ancorchè chiusa nel realismo cinico che lo contraddistingue, la pseudo scrittrice Jody Foster si situa al polo opposto. E', si può dire tranquillamente, la perfetta esemplificazione della "falsa coscienza" del politicamente corretto, con tutto il suo corredo di moralismo a buon mercato e di inesistente superiorità morale. In mezzo l'isterica Kate Winslet , che critica si il marito perchè anch'essa condizionata ai luoghi comuni del suo ambiente, ma che in realtà ne è attratta. Molto realistico tutto ciò, e basta riflettere senza paraocchi su ciò che ci circonda per rendersene conto. Anche delle diverse modalità con cui si instaurano i rapporti fra maschi e femmine, laddove i primi non hanno, alla fine, necessità di chiaccherare tanto; basta loro, per "trovarsi", un bicchiere di buon wiskey e un sigaro, il cui consumo è ovviamente inibito dalle "sane" abitudini salutiste.
Rivelatore, infine, il finale. Il criceto oggetto dello scandalo perbenista è vivo, e i due ragazzi hanno fatto pace senza tanti drammi. Come volevasi dimostrare!
[-]
[+] bravo
(di weach )
[ - ] bravo
|
|
[+] lascia un commento a fuoridalcoro »
[ - ] lascia un commento a fuoridalcoro »
|
|
d'accordo? |
|
intothewild4ever
|
sabato 17 settembre 2011
|
un film schietto
|
|
|
|
Carnage è un film sull'ipocrisia e sul manierismo di cui sono permeate le famiglie e, in particolar modo, la società di oggi. Racconta in modo ironico ma ficcante, quanto finti riusciamo ad essere in determinate situazioni, solo per paura di sembrare sbagliati.... diversi e di come in fondo alcune volte per risolvere delle situazioni, basta non fare nulla.
Scorrevole, divertente, a tratti comico, il film è un puro e semplice concentrato di recitazione, dimostrazione lamapante che lo stesso è un adattamento di una rappresentazione teatrale. Non a caso, difatti, quali attori sono stati scelti tre premi Oscar (Jodie Foster, Kate Winslet e Cristoph Waltz), i quali danno al film tutto ciò che serve a supplire alla mancanza di ambientazioni e scenografie varie.
[+]
Carnage è un film sull'ipocrisia e sul manierismo di cui sono permeate le famiglie e, in particolar modo, la società di oggi. Racconta in modo ironico ma ficcante, quanto finti riusciamo ad essere in determinate situazioni, solo per paura di sembrare sbagliati.... diversi e di come in fondo alcune volte per risolvere delle situazioni, basta non fare nulla.
Scorrevole, divertente, a tratti comico, il film è un puro e semplice concentrato di recitazione, dimostrazione lamapante che lo stesso è un adattamento di una rappresentazione teatrale. Non a caso, difatti, quali attori sono stati scelti tre premi Oscar (Jodie Foster, Kate Winslet e Cristoph Waltz), i quali danno al film tutto ciò che serve a supplire alla mancanza di ambientazioni e scenografie varie. La Foster è forse a tratti un po eccessiva, ma tutto sommato il film è recitato magnificamente. Cristoph Waltz era atteso ad una grande prova, ovvero a dimostrare che la sua enorme perfomance nel film di Tarantino "Inglorious Basterds" (che gli è valso l'Oscar) non era legata solo e soltanto al magnifico personaggio affidatogli da Quentin, ma anche alle sue qualità di attore. Ci è riuscito in parte a mio avviso... lo attendiamo in ulteriori prove per esprimerci appieno.
Comunque, tutto sommato, Carnage rimane un gradevolissimo film!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a intothewild4ever »
[ - ] lascia un commento a intothewild4ever »
|
|
d'accordo? |
|
paola di giuseppe
|
domenica 18 settembre 2011
|
mettiamo due coppie di genitori in un interno...
|
|
|
|
Mettiamo due coppie di genitori con figlioletti che hanno litigato nel parco e uno ha rotto due denti all’altro, e soprattutto genitori che appartengano ad una middle cass civile, acculturata e misurata quanto basta per non azzannarsi subito a suon di pugni, mettiamo un interno (salotto, cucina e bagno) di parca eleganza con libri d’arte ben in vista sul tavolo del salotto, tulipani freschi nel vaso, torta di frutta con ricetta segreta, sigari doc e buon caffè da servire, aggiungiamo due cellulari che squillano in continuazione e nessuno dei due maschi che sia disposto ad usare il silenziatore, ci sono affari in corso da concludere e mammine petulanti da ascoltare, nonostante gli ospiti e le trattive in corso, quindi collochiamo sulla scena Jodie Foster/Penelope, con tutte le nevrosi della femminista e terzomondista impegnata tenute sotto controllo a prosciugarle il profilo sempre più tirato come una corda di violino, Kate Winslet, morbido prototipo della donna in carriera che non dimentica mai la sua femminilità debordante se non quando vomita sul tavolo del salotto, e infine due esemplari classici del maschio contemporaneo: il cellular/dipendente Waltz (grande apparizione già in Inglorious basterds), cinico, dissacratore, distaccato uomo della serie “so chi sono e so cosa faccio” e il ruspante Reilly che Penelope ha fatto vestire da intellettuale mentre, in realtà, vende casalinghi: bene, lasciamoli per un po’ a dirimere la questione figlioletti e la carneficina non tarderà a scatenarsi alla faccia del bon ton iniziale.
[+]
Mettiamo due coppie di genitori con figlioletti che hanno litigato nel parco e uno ha rotto due denti all’altro, e soprattutto genitori che appartengano ad una middle cass civile, acculturata e misurata quanto basta per non azzannarsi subito a suon di pugni, mettiamo un interno (salotto, cucina e bagno) di parca eleganza con libri d’arte ben in vista sul tavolo del salotto, tulipani freschi nel vaso, torta di frutta con ricetta segreta, sigari doc e buon caffè da servire, aggiungiamo due cellulari che squillano in continuazione e nessuno dei due maschi che sia disposto ad usare il silenziatore, ci sono affari in corso da concludere e mammine petulanti da ascoltare, nonostante gli ospiti e le trattive in corso, quindi collochiamo sulla scena Jodie Foster/Penelope, con tutte le nevrosi della femminista e terzomondista impegnata tenute sotto controllo a prosciugarle il profilo sempre più tirato come una corda di violino, Kate Winslet, morbido prototipo della donna in carriera che non dimentica mai la sua femminilità debordante se non quando vomita sul tavolo del salotto, e infine due esemplari classici del maschio contemporaneo: il cellular/dipendente Waltz (grande apparizione già in Inglorious basterds), cinico, dissacratore, distaccato uomo della serie “so chi sono e so cosa faccio” e il ruspante Reilly che Penelope ha fatto vestire da intellettuale mentre, in realtà, vende casalinghi: bene, lasciamoli per un po’ a dirimere la questione figlioletti e la carneficina non tarderà a scatenarsi alla faccia del bon ton iniziale. Polansky gira questo kammerspiel scritto a quattro mani con Yasmina Reza con l’aria sorniona di chi sa bene come vanno le cose a questo mondo, con la maestria che gli è solita manovra i fili dei suoi burattini in un crescendo sbalorditivo di tensione, effetto comico, satira di costume e amara considerazione successiva sulla pochezza umana, nulla manca in una girandola affidata a dialoghi e gestualità di millimetrica precisione per colpire nel segno. Lo spettatore rimane irretito, trascinato nel vorticoso dipanarsi a spirale di una situazione di confronto che diventa subito scontro per poi tornare ad essere incontro, ma sempre meno garantito da ipocrisie e convenevoli, sempre più controllato a stento fino all’esplodere di tutte le contraddizioni e alle classiche, anche se solo metaforiche, torte in faccia. Polansky mette allo scoperto tutti i nervi del perbenismo di facciata, scava nelle nevrosi individuali e le rovescia sul tavolo, e quello che fino ad un momento prima sembrava destinato ad essere uno scenario molto soft e gestito con un chiaro senso del politically correct diventa, mutatis mutandis, l’interno della caverna dell’uomo del neolitico. Carneficina, appunto, interrotta solo dall’improvviso fermo-immagine del pre-finale. Il criceto, nel frattempo, quello che è stato un momento centrale dello scontro, se ne sta beato a brucare l’erba del parco, mentre i ragazzini giocano sullo sfondo, pronti, forse, o senza forse, a diventare ben presto come i loro genitori.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paola di giuseppe »
[ - ] lascia un commento a paola di giuseppe »
|
|
d'accordo? |
|
|