Carnage |
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Un film di Roman Polanski.
Con Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly
Titolo originale Carnage.
Drammatico,
durata 79 min.
- Francia, Germania, Polonia, Spagna 2011.
- Medusa
uscita venerdì 16 settembre 2011.
MYMONETRO
Carnage
valutazione media:
3,68
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La cordialità “vomita” ipocrisiadi iacioFeedback: 318 | altri commenti e recensioni di iacio |
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lunedì 3 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Carnage è un piccolo grande film. La trama, seppur semplice e lineare, è densa di spunti di riflessione. Due coppie di coniugi si incontrano in un appartamento al fine di risolvere “bonariamente” un incidente che ha coinvolto i rispettivi figli: uno di essi ha spaccato la faccia dell’altro con un bastone. Ebbene, il film, pur essendo essenzialmente statico (svolgendosi per tutta la sua durata all’interno di un appartamento), non annoia lo spettatore, grazie a dialoghi incalzanti che ne scandiscono il ritmo, alla buona interpretazione degli attori (appropriati i ruoli loro attribuiti) ed alla magistrale regia. Roman Polanski è forse l’unico regista (vivente) ad incollare “claustrofobicamente” lo spettatore allo schermo anche se il film si svolge in un luogo chiuso, e ciò senza ricorrere ad effetti speciali, bensì grazie alla perfezione tecnica delle inquadrature, all’ironia ed allo stile (tipico del genio polanskiano) sempre improntato a mettere in risalto il lato introspettivo e psicologico dei personaggi. Com’è solito nei film di Polanski - in una sorta di “eterno ritorno dell’uguale” - dal confronto/scontro tra i personaggi (coppie contro coppie, uomini contro donne, tutti contro tutti), nessuno ne esce vincente, perché sono gli eventi a compiere il destino: il colpo di scena finale racchiuso in una semplice (l’ultima) inquadratura, senza spiegazioni di sorta, ne è un esempio perfetto. Il risultato è un attacco al “finto” perbenismo borghese ed una metafora sulle relazioni tra esseri umani; il “vomito” non è scelto a caso: ad esso corrisponde metaforicamente l’esigenza “primordiale” delle persone (borghesi) di togliersi ad certo punto (“di rottura”) - in presenza, magari, di situazioni di stress - la maschera della cordialità e di mostrare la ”vera essenza” fatta di ipocrisia. Grande Roman Polanski.
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