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Dal confronto civile al massacro verbale. E' questo il viaggio rappresentato nell'ultimo lavoro di Roman Polanski, tratto da una pièce teatrale di Yasmina Reza, che figura anche come co-sceneggiatrice. 79 minuti in real time che si svolgono nello stesso appartamento newyorkese dove due coppie di coniugi tentano di risolvere in modo "civile" e "maturo" il conflitto scatenato dai rispettivi figli, dal quale il rampollo dei padroni di casa è uscito con due incisivi rotti e il labbro tumefatto.
Finirebbe tutto bene se un caffè e una torta di frutta non trattenessero oltre il necessario i genitori dell'aggressore, "imprigionandoli" nel soggiorno che ben presto si trasforma nel ring di una battaglia senza esclusione di colpi, combattuta a suon di frecciate ed allusioni al vetriolo.
Opinioni e sentenze sgorgano imbrattando le apparenze, così come il vomito della signora Cowan impastriccia il vestito del marito e, soprattutto, i preziosi ed introvabili libri d'arte di miss Longstreet, donna delusa e disillusa che cerca rivalse nella vita con arie da intellettuale che non riescono a mascherare frustrazioni e insoddisfazioni ampiamente visibili oltre l'aspetto trascurato e vagamente dimesso.
Un telefonino squilla in continuazione, solo in apparenza stemperando i toni della discussione, ma in realta amplificando le tensioni e concedendo ai protagonisti il tempo di recuperare le energie come i pugili seduti all'angolo tra un round e l'altro.
Diretto con mestiere e interpretato da un cast stellare (tre premi Oscar su quattro...e scusate se è poco!), Carnage è una pellicola che scivola via senza cadute di ritmo, con dialoghi serrati e arguti. Una commedia sulle convenzioni sociali e il velo di ipocrisia che le ricopre, fino a quando uno scatto improvviso, un impeto di rabbia, non lo fa volar via...come i tulipani dal vaso sul tavolo nel soggiorno, nella scena finale del film.
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