Carnage |
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Un film di Roman Polanski.
Con Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly
Titolo originale Carnage.
Drammatico,
durata 79 min.
- Francia, Germania, Polonia, Spagna 2011.
- Medusa
uscita venerdì 16 settembre 2011.
MYMONETRO
Carnage
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Dietro sorrisi e finzioni della società odierna
di Andrea MinielloFeedback: 100 |
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lunedì 28 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dramma o commedia? Difficile a dirsi. Sarà perché la nostra realtà non ha ancora un genere. Come si può definire un uomo “disperato” dopo aver perso dei documenti su cui stava lavorando? Dai, qualcuno si sarà fatto una risata. Questo film, tratto dalla opera teatrale di Yasmina Reza Il Dio del Massacro (il perchè del nome lo scoprirete presto) vede Polansky infrangere le convenzioni ormai poste dal cinema, proponendoci una condizione di realtà famigliare quasi portata al limite del parodico. L’ incipit è semplice quanto ricco di spunti: due famiglie, i Longstreet (Jodie Foster e John Reilly) e i Cowan (Kate Winslet e Christoph Waltz), si ritrovano nella casa dei primi a prendere un caffè, ed a discutere del perché i loro figli abbiano litigato, rompendo un dente al piccolo Longstreet. Presto la amichevole visita degenera in discussione, e infine in una assurda lite, dove troveremo i quatto protagonisti spogli, privati della loro barriera esteriore, fatta di ipocrisia, sorrisi e buone maniere, e anche del loro senso etico, della loro civilizzazione e scolarizzazione. I Cowan spesso sono persino tentati di andarsene e porre fine a tutto ciò, ma cos’è che li trattiene? Un cane che abbaia, un ascensore rotto… potremmo dire il caso, la mal provvidenza, o meglio il dio cinico e carnefice a cui si riferisce il titolo del film, che non accontentandosi riesce a metter altra benzina sul fuoco con un ossessivo cellulare, una torta andata a male, una borsa rovesciata. La cosa che più riesce a colpire, oltre all’ottima recitazione, è la totale assenza di un montaggio, dato che non vi sono distacchi temporali, e una scenografia minimalista composta dall’appartamento di Brooklyn della famiglia Longstreet: elementi che riportano alla cultura teatrale minimalista; nel film è possibile addirittura individuare la suddivisione in tre atti di questa opera, che corrispondono ai momenti in cui i Cowan cercano di uscire dall’abitazione e sono costretti a rientrarci più furiosi e infelici. Il finale ironico e sospeso racchiude l’essenza del film e di una società a cui basta poco per perdere la propria politica della correttezza. In conclusione, un degno omaggio al teatro, al buon cinema, al black humour, e all’ipocrisia che ormai rende ermetici tutti noi.
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