Un cast stellare di eccezionale bravura dà vita a 79 interminabili minuti di “massacro” verbale, dove l’umorismo nero, la filosofia spicciola e il delirio fanno a pezzi l’immagine del sogno americano e svelano l’ipocrisia di una classe sociale da sempre promulgatrice della morale e delle convenzioni.
Polanski riesce a vincere una scommessa apparentemente impossibile: girare un intero film all’interno delle mura di una stanza, in un’unica lunghissima scena in tempo reale, adattando una pièce di successo al grande schermo. Il teatro, così, si fa cinema e stupisce, diverte, fa riflettere, tenendo sempre in tensione lo spettare, come in un grandissimo thriller.
Il merito del successo sta nella bravura del regista, che riesce a tessere una sceneggiatura asciutta, perfetta, dove ogni particolare e ogni battuta hanno un peso e niente è superfluo. Ma il successo è dovuto anche e soprattutto alla forza dei dialoghi e ai loro interpreti, quatto grandissimi attori, di cui tre premio oscar. Tra tutti spicca l’intensa Kate Winslet, divenuta oramai una delle migliori attrici al mondo. Il suo personaggio è quello che subisce una trasformazione maggiore, passando dalle buone maniere da salotto a vomitare – oltre alla torta, gentilmente offertale, sul tavolo e i libri - colorite offese all’altra coppia, aiutata dall’ebbrezza.
Impeccabili però sono anche gli altri: un Cristoph Walzt sempre pacato, perennemente al cellulare, che alterna formalità a battute allusive, le quali scatenano le ire dell’altra coppia, soprattutto della donna, impersonata da una Jodie Foster al meglio di sé, che tra tutti è quella che si sforza di più a mantenere i toni della conversazione nei limiti consentiti dalle convenzioni. Infine, John C. Reilly, che interpreta il personaggio tra i tre più simpatico, poiché è colui che getta la maschera prima di tutti, facendo emergere, con la filosofia spicciola e le battutacce, la sua vera natura di uomo mediocre.
Un’incontro formale per risolvere un incidente dovuto ad una lite tra i rispettivi figli si trasforma quindi in una “carneficina”, dove la violenza dell’accaduto, invece di essere ammonita, viene perpetrata e amplificata dai genitori, verso l’altra coppia e verso i rispettivi coniugi. Il massacro, infatti, coinvolge anche i rapporti all’interno delle coppie, portando a galla i difetti di ogni partner e rivelando il fallimento del matrimonio.
La carneficina infine trascende i protagonisti, estendendosi alle categorie di uomo e di donna, in quanto emerge da parte dei mariti una considerazione del tutto bassa nei confronti della donna in generale, scatenando le ire delle mogli, le quali diventano temporaneamente alleate nella guerra verbale dei sessi.
Tra battute, insinuazioni, offese e falsità lo spettatore assiste al crollo del sogno americano e una volta uscito dalla sala può ringraziare Polanski per avergli regalato, divertimento, spunti di riflessione e soprattutto un esempio di grande cinema.
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