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In un appartamento di New York due coppie di genitori cercano di sistemare una lite fra i figli che è sfociata in violenza. Zachary, figlio di Nancy (Kate Winslet) e Alan (Christoph Walz), ha colpito con un bastone Ethan, figlio di Penelope (Jodie Foster) e Michael (John C. Reilly). Dalla prima scena tra le mura dell'abitazione è assolutamente palese l'ipocrisia e la falsità dei protagonisti che cercano di mostrarsi maturi nella gestione del problema. La situazione però, complice i problemi di stomaco, diversi bicchieri di whisky e qualche telefonata di troppo, comincia a degenerare e in un attimo cadono tutte le maschere, mostrando il vero volto dei quattro litiganti.
Polanski decide di girare un lungometraggio sulla natura umana e lo fa scomodando quattro attori che farebbero la fortuna di qualunque regista. E' la restrizione delle quattro mura entro le quali viene girato praticamente tutto il film che costringe le due parti ad un confronto prolungato e forzato che porta alla frantumazione di qualunque schema comportamentale: cellulari buttati nell'acqua, borse lanciate contro il soffitto, pianti isterici e deliri di onnipotenza. Nonostante ciò la sceneggiatura appare solida e incredibilmente logica nella sua sequenzialità e affronta il problema freudiano delle costrizioni sociali che portano l'uomo al soffocamento degli istinti naturali, con conseguenze psicologiche inevitabili. Questa è solo una delle tante letture che questo incredibile film ci offre: impossibile non notare la differenza di classe sociale fra le due famiglie: i genitori dell'aggressore sono membri dell'alta borgesia e lo dimostrano i vestiti e gli atteggiamenti composti e snob, quelli della parte lesa, invece, appartengono al ceto medio. Queste differenze si appianano una volta messe da parte le buone maniere perchè in fondo, sembra dirci Polaski, gli uomini sono tutti uguali "al di fuori della società".
La pellicola, che si era aperta inquadrando da lontano la lite fra i due ragazzi, si chiude con la loro riappacificazione. Questo non fa altro che rafforzare la posizione del regista parigino contro la società attuale che porta al degrado della persona: l'uomo si trasforma in una sorta di mostro addomesticato, ma basta un conato di vomito a sprigionare la sua vera natura.
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