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Come nell’Odissea di Omero, anche nell’Odissea dello spazio di Kubrick c’è il tema dell’ingegno. Odisseo usava l’ingegno per superare le difficoltà, nel film di Kubrick scopriamo i limiti dell’ingegno, del progresso tecnologico.
Il monolita rappresenta il mistero della vita e del cosmo.
Le scimmie lo vedono e non capiscono cosa sia; comunque cominciano a usare ossa come armi. Si tratta della tecnologia, e significa che il progresso porta guerra (anche l’uomo con il progresso ha creato le bombe atomiche ad esempio). L’inquadratura all’osso che diventa navicella vuol dire che il progresso tecnologico che è cominciato dalle scimmie è poi continuato nell’uomo, ma tuttavia, l’uomo non ha risolto il mistero. L’uomo del 2001 che fa un viaggio nello spazio e trova un monolita come quello che era apparso alle scimmie, non riesce a spiegarselo nemmeno lui, quindi in questo non è superiore alle scimmie. Infatti il mistero dell’universo e della vita, noi come i nostri antenati non lo conosciamo, anche se la nostra tecnologia è molto più sofisticata. La necessità di disattivare Hal significa che l’uomo deve riuscire a fare a meno delle macchine, perché l’uomo deve ritornare dall’odissea nello spazio a sé stesso. L’uomo non può scoprire l’universo se prima non scopre l’infinito che ha dentro. E solo se lascia perdere le macchine potrà scoprire che l’umanità nella sua circolarità, simboleggiata dalla vecchiaia e poi dalla trasformazione in feto, è un mistero grande quanto l’universo e parallelo ad esso.
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