Una commedia garbata sul tema delicato della disabilità dal tono troppo altalenante. Commedia, Italia2022. Durata 113 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Single e affascinante seduttore, Gianni è un seduttore seriale. La sua vita però è destinata a cambiare quando conosce Chiara, una donna solare e dinamica che un incidente ha reso paraplegica. Espandi ▽
Gianni ha quasi 50 anni e passa da un’amante all’altra, fingendo con ognuna di essere una persona diversa. Alla morte della madre si reca nella modesta casa in cui è cresciuto e incontra la vicina Alessia, che per sbaglio lo crede confinato ad una sedia a rotelle. Gianni alimenta l’equivoco perché Alessia si occupa di disabili e lui cerca di aggiungerla alla sua lista di conquiste. Ma la ragazza ha altri progetti: gli presenta la sorella Chiara, davvero paraplegica, sperando che fra i due scocchi la scintilla. Cosa che puntualmente succede anche se Gianni si auto convince che conquistare Chiara sarà un ennesimo modo per ribadire agli amici la sua fama.
Corro da te è il remake italiano della commedia francese Tutti in piedi. Riccardo Milani dirige con il suo consueto garbo e la sua solida professionalità ma sacrifica il mordente insito in questa storia e si muove con troppa circospezione intorno ad una materia infiammabile. La versione italiana ha infatti un problema di tono, alternando troppo bruscamente le vicende e le caratterizzazioni dei personaggi, cosa che mina fortemente alla credibilità d’insieme. Recensione ❯
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Lo spettacolo non manca, ma il disaster movie di Emmerich appare troppo debole al suolo e troppo assurdo in aria. Fantascienza, USA2022. Durata 130 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La Luna ha perso la sua orbita e rischia di distruggere la Terra. Un gruppo di uomini mandati in missione sono l'unica speranza. Espandi ▽
Da venticinque anni Roland Emmerich vuole la luna. Independence Day, Godzilla, The Day After, 2012…, nostro signore dell’apocalisse non si rassegna all’impossibile. Distruggere la Terra è la sua ossessione, precipitare la luna per realizzarla è la sua ultima missione. Il debutto è promettente: la Luna lascia la sua orbita e si va a schiantare contro il nostro pianeta. I fan del regista conoscono il seguito: distruzione massiva, piacere regressivo e spasso abissale, sovente rivendicato. È la sua carta da visita, la promessa che lo spettatore viene a soddisfare con le mani nei popcorn. Il bulldozer di Hollywood non delude e rispetta il contratto, garantendo lo spettacolo disastroso, in tutti i sensi, di un apocalittico appuntamento tra Terra e Luna. Diviso in due archi narrativi, uno a terra e al seguito una banda di sopravvissuti che fuggono la catastrofe incombente, e un altro in gravità zero con piloti playmobil che improvvisano una metafisica odissea galattica, il nuovo disaster-movie di Emmerich è troppo debole al suolo e troppo assurdo in aria. Recensione ❯
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La Bella e la Bestia aggiornata ai tempi delle app digitali, in una storia animata di maschere da togliere e traumi da cancellare. Animazione, Giappone2021. Durata 122 Minuti.
Un toccante racconto di formazione, di legami familiari, di amore tra genitori e figli. Una storia che approfondisce l'amicizia che trascende la specie e i legami tra le nostre vite. Espandi ▽
Suzu, liceale della provincia giapponese, ha perso la madre da bambina e da allora non si è mai ripresa. Timida, distante dal padre, incapace di dichiararsi all'amico d'infanzia diventato nel frattempo il ragazzo più desiderato della scuola, Suzu ritrova la voglia di cantare - perduta da quando è orfana - grazie a U, una app scaricata da cinque miliardi di persone che permette di realizzare in un mondo virtuale le aspirazioni frustrate della vita vera. Dentro U, all'insaputa di tutti tranne della migliore amica, Suzu è Belle, cantante bellissima e amatissima. L'incontro con un misterioso drago detto "la Bestia" cambierà ogni cosa: spinta a scoprire l'identità dell'utente che si cela dietro la Bestia, Suzu/Belle sarà costretta a uscire una volta per tutte dall'isolamento in cui da troppo tempo vive reclusa.
Il maestro dell'animazione giapponese Mamoru Hosoda adatta La Bella e la Bestia all'epoca delle app digitali e nel confronto fra reale e virtuale aggiorna la riflessione sulle maschere che ciascuno di noi indossa per offrirsi allo sguardo degli altri.
Gli occhi sono i veri protagonisti del nuovo lavoro d'animazione di Mamoru Hosoda: occhi pieni di lacrime per il dolore; occhi coperti per la vergogna di mostrarsi al proprio amore; occhi fissi e impotente di fronte a schermi sovrapposti a centinai. Occhi, ancora, che scavano nell'anima degli altri per vedere il vero io nascosto dalle personalità virtuali o imprigionato dai traumi del passato. Recensione ❯
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Un ritratto struggente e intenso di una comunità di amici che si ritrova insieme molti anni dopo per celebrare la vita e la morte prematura dell'amico più emblematico del gruppo. Espandi ▽
Nel 2018 Mauro Fagioli moriva a 47 anni. Da tempo era recluso all’ultimo piano di un palazzo della Roma bene dove esercitava la sua unica attività, portare a termine il film dei suoi sogni con materiali raccolti nell’arco di vent’anni: ore e ore di girato peripatetico cui avevano partecipato volontariamente tutti i suoi amici. Quegli stessi amici si ritrovano sul terrazzo condominiale del palazzo per celebrare la veglia funebre di Fagioli, ricordandone l’impresa mancata. Il documentario di Federica Di Giacomo racconta dal di dentro un mondo specificatamente romano: quello degli aspiranti cinematografari e della corte che si crea loro attorno. E pone infinite domande sull’arte e la sua necessità, sul rapporto fra ego e creazione, sulla differenza fra talento e velleità, sulla capacità di rimanere autentici e concreti di fronte alle sirene di una vocazione mai confermata, lasciando al suo racconto, che cresce nel segno dell’incompiutezza, la possibilità di dipanarsi con calma e precisione per la durata della rielaborazione del lutto. Recensione ❯
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Un'interessante commistione di osservazione antropologica, fiction e documentario scientifico. Documentario, Italia2021. Durata 89 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
L'area che comprende il Vesuvio e i Campi Flegrei è la più densamente abitata d'Europa. In caso di eruzione i risultati sarebbero catastrofici. Espandi ▽
Come si affronta la quotidianità quando si vive tra due vulcani? È il caso degli abitanti del territorio che si estende tra il Vesuvio e i Campi Flegrei. Area tra le più intensamente popolate d’Europa, universalmente nota per la storica eruzione di Pompei del 79 d.C. e che potrebbe rivivere “in qualsiasi momento” quel fenomeno. Presentato fuori concorso al Noir Film Festival 2021, da un soggetto di Matteo Billi e dello stesso Troilo, Vesuvio pratica un’interessante commistione di osservazione antropologica, fiction, documentario scientifico. Il tocco di Troilo è tutt’altro che allarmista, anzi applica una leggerezza: la macchina da presa (di Valerio Coccoli) in assonanza col tema effettua piccoli movimenti oscillatori, mentre riprese col drone di Cosimo D'Auria mostrano un ambiente naturale e urbano inedito, come quello di una solfatara chiamata “Purgatorio”, avvolta da spirali di vapore e luce lunare. Recensione ❯
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Un docufilm che nasce da una comunità di persone provenienti da tutto il paese, unite dal piacere
per il proprio lavoro e dal senso di appartenenza alla Città Morandiana di Colleferro. Espandi ▽
Città Novecento, serie di docu-film prodotta da Filmedea e curata da Dario Biello, è un viaggio tra il lavoro e l'innovazione tecnologica. Alessandro Haber racconta più di un secolo di progresso e sviluppo delle città, attraverso la fiction ambientata in una fabbrica e il suo centro abitato, dal Villaggio Operaio liberty, al piano di Riccardo Morandi, dall'evoluzione urbanistica e sociale alla città razionalista degli anni '30, fino alla Città Aziendale del dopoguerra.
E in questa prima puntata, presentata alla 16ª edizione della Festa del Cinema di Roma, la prima Città di Fondazione presa in esame è Colleferro, la città-fabbrica progettata attorno all'industria Bombrini Parodi Delfino, sorta nel 1912 nel comune laziale.
Città Novecento ha questo merito e cioè quello di farci ragionare su quanto città e uomini producano un unico movimento, che riscrive costantemente la Storia dell'essere umano. Recensione ❯
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Per far fronte al trauma quotidiano di vivere in una zona di guerra, Anna e i suoi quattro figli girano un film sulla loro vita in questo ambiente surreale. Espandi ▽
Anna, madre single, insieme ai suoi quattro figli, vive al confine della zona di guerra di Donbas, in Ucraina. Nonostante il mondo esteriore sia pieno di bombardamenti e di caos, la famiglia riesce a mantenere la propria casa un rifugio sicuro, pieno di gioia e di vitalità. Ciascun membro della famiglia ha una passione per il cinema, passione che li spingerà a riprendere alcune scene della propria vita quotidiana durante il periodo di guerra. Per Anna e i suoi bambini, la conversione del trauma in arte è il modo migliore per rimanere umani. Recensione ❯
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Un film che parla al cuore e alla mente di chi ha voglia di interrogarsi sulla pena di morte. Drammatico, Germania, Repubblica Ceca, Iran2020. Durata 150 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Quattro storie per riflettere sulla possibilità di esprimere la libertà individuale in un regime dispotico. Espandi ▽
Heshmat è un buon padre e un buon marito attento ai bisogni della famiglia. Ogni mattino si alza presto per andare al lavoro. Quale lavoro? Pouya non se la sente di essere colui che legalmente dovrà sopprimere una vita umana. Cosa dovrà fare per evitare questo compito? Javad non sa che insieme alla sua ufficiale dichiarazione d'amore in occasione del compleanno della fidanzata dovrà confrontarsi con un evento che l'ha scossa profondamente. Bahram è un medico che esercita in una località sperduta e che ha deciso di incontrare per la prima volta la nipote, che vive in Germania, per rivelarle un segreto. Recensione ❯
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Il capitolo più riuscito della saga per il respiro narrativo più ampio e l'infantile e coinvolgente entusiasmo. Commedia, Italia2022. Durata 100 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +10
Terzo capitolo della saga che vede i protagonisti viaggiare nel tempo. Espandi ▽
“Pijamose la Gioconda”. Suonava così il grido di battaglia di Moreno alla fine di Ritorno al crimine, secondo capitolo della trilogia che già annunciava l’ambientazione negli anni della Seconda Guerra Mondiale. L’omaggio cinefilo alla saga di Zemeckis di Ritorno al futuro era già evidente. Ma C’era una volta il crimine si avvicina soprattutto a Non ci resta che piangere nel modo in cui i protagonisti si trovano in una dimensione da cui non riescono ad uscire e nella quale, gradualmente, riescono ad ambientarsi. Questo terzo capitolo ha un respiro più ampio e complesso, guarda a forme di ‘commedia all’italiana’ del passato (la ‘guerra’ di Mario Monicelli e Luigi Comencini) ma mostra anche l’impossibilità oggi, da parte del cinema italiano, di farla rivivere. Non trova la purezza del gioco di Benigni e Troisi, ma recupera l’infantile entusiasmo davanti a celebri figure storiche: il servizio fotografico a Mussolini e la partita a scopa con Sandro Pertini che nell’immaginario anticipa quella sull’aereo al ritorno dalla vittoria dei Mondiali di calcio in Spagna nel 1982 (anno che ricollega proprio a Non ci resta che il crimine) sono alcune delle intuizioni più azzeccate. Recensione ❯
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Una commedia urlata e isterica che affronta di petto i temi aperti di una società divisa al suo interno. Drammatico, Francia2021. Durata 98 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Due donne sull'orlo di una crisi, in un ospedale, sono ulteriormente stressate nella notte da una grande rivolta del personale e dai manifestanti arrabbiati che mirano ad assediare l'edificio. Espandi ▽
La colta e privilegiata regista parigina Catherine Corsini prova a sporcarsi le mani con le rivendicazioni dei gilet gialli allestendo una commedia urlata e isterica che affronta di petto le questioni aperte di una società divisa al suo interno. La versione concettuale e intelligente di Parigi, tutto in una notte esiste già, ed è il vincitore della Berlinale dell’anno passato, Sesso sfortunato o follie porno di Radu Jude, che nella forma del pamphlet ironico mette in scena la dinamica solipsistica e oscena degli scontri di idee in tempo di social network, in cui è impossibile ribattere con razionalità agli argomenti di sovranisti e nuovi bigotti. Catherine Corsini non è certo in grado di replicare le intuizioni geniali di Jude, ma con la sua idea di cinema impegnato e iper-dialogato, teso ai limiti del parossismo e urlato si dà il compito di riunire nell’unità di spazio e tempo del pronto soccorso i rapporti di forza, le piccole resistenze e le grandi solidarietà della Francia di oggi. Al netto degli slogan, degli argomenti vuoti, delle ragioni personali, dei drammi privati e collettivi. Recensione ❯
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La straordinaria storia di un uomo, Amin, che decide di rivelare per la prima volta un doloroso segreto nascosto per oltre vent'anni. Espandi ▽
Flee è la storia di un incontro: del regista Jonas Poher Rasmussen con quello strano ragazzo che, sul treno che portava entrambi a scuola, sedeva solo con lo sguardo fisso davanti a sé; e di quello stesso ragazzo di origine afghana, di nome Amin, che nel corso degli anni ha trovato di raccontare all’amico la sua storia. Flee è un documentario d’animazione, genere oggi molto frequentato, che usa il tratto a disegno per mettere una distanza tra l’obiettivo della macchina da presa e l’intimità del protagonista. Rasmussen lavora in maniera semplice ed elementare, come in fondo dimostra anche l’ultima inquadratura del film, che trova il fotorealismo nel momento in cui si congeda dallo stesso Amin. Costretto ad abbandonare il suo paese da ragazzino, Amin ha perduto l’idea di casa, di protezione, di sicurezza… L’animazione diventa così una fase di passaggio, la strada necessaria da percorrere – dopo tutte le miglia consumate, dopo tutte le partenze e i ritorni – per arrivare finalmente nella propria casa. Recensione ❯
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L'incontro tra cinema e politica sul terreno della negoziazione verbale rivela affinità inattese. Drammatico, Francia2021. Durata 98 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +10
Un dramma sulle dinamiche politiche e sociali che coinvolgono una sindaca alla fine del suo mandato. Espandi ▽
Il film di Thomas Kruithof si muove a piedi, avanti e indietro, tra il centro e la periferia, tra i ristoranti affollati dei pranzi di lavoro e le sale gremite dall’assemblea dei condomini: è la traiettoria di un ponte in lenta costruzione, quotidianamente minacciato di sabotaggio. Le telefonate, invece, viaggiano veloci, e arrivano fino all’Eliseo, ma quello che interessa a Kruithof è un pedinamento, sulle tracce di quella politica locale che è fatta ancora di sentimenti, di conoscenza diretta, di preoccupazioni reali, oltre che di strategia, di scambi di favori e di arte della retorica. Nella fotografia in movimento del mestiere della politica (locale ma non solo), non mancano i luoghi comuni, le scarpe di lusso da un lato, la facilità alla violenza dall’altro, ma è proprio in quanto luoghi comuni, e cioè verità apparenti, che questi elementi hanno posto nel film. Ciò che è più interessante, invece, e merita di essere testimoniato dalla cinepresa, è il ruolo del dialogo. Cinema e politica si incontrano, con perizia e leggerezza, sul terreno artistico della negoziazione verbale. Da questo scambio, occhi negli occhi, dipende la capacità di farsi ascoltare, di farsi credere, sullo schermo come dentro la cucina di un appartamento occupato. Recensione ❯
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A 22 anni dal debutto torna più carica che mai la gang di immarcescibili autolesionisti dallo humour demenziale. Azione, Commedia - USA2022. Durata 96 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Dopo dieci anni, l'equipaggio di Jackass è tornato per la loro ultima crociata. Espandi ▽
Gag in serie per la ciurma più folle e autolesionista in circolazione, oggi come ieri, come se il tempo non fosse mai trascorso. Stunt pericolosissimi, nuovi ingressi in squadra e riproposizioni di sketch “classici” della trasmissione originaria in un sequel-celebrazione intriso di nostalgia. L’incipit può lasciare spiazzati per qualche minuto. Sembra infatti di essere in un kaiju eiga di serie Z, con una sorta di Godzilla che minaccia una città americana, almeno finché non spunta Johnny Knoxville, nei panni di un generale pazzo che pare uscito da Apocalypse Now, e appare chiaro fin da subito che Jackass ha colpito ancora. Anche nel 2022, o forse più che mai nel 2022, Jackass è la soluzione più indolore – per lo spettatore – per fuggire l’angoscia circostante, per spegnere il cervello e separarsi da una connettività invasiva, tornando a ridere senza vergogna come capitava tra i banchi di scuola, tra un gavettone e una pallina di carta scagliata con la cerbottana. Recensione ❯
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Un viaggio nella memoria famigliare della regista ma anche nella Storia della Rivoluzione iraniana. Documentario, Norvegia, Iran, Svizzera2020. Durata 80 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una storia d'amore, due modi di intendere la vita e la fede, una figlia divisa tra un padre laico e una madre religiosa praticante negli anni che hanno cambiato la storia dell'Iran. Espandi ▽
Hossein, iraniano occidentalizzato, sposa Tayl, una donna del suo Paese che non ha mai lasciato la famiglia di origine. Insieme si trasferiranno in Svizzera, conducendo una vita lontana anni luce da quella che avrebbero vissuto in Iran, anche se il rapporto fra marito e moglie mostra qualche segno di disparità anche in terra straniera. Quando la coppia tornerà a Teheran le tradizioni avranno tuttavia il sopravvento e le difficoltà per Tayl aumenteranno: la sua casa diventerà una prigione dorata per sottrarsi alla quale, e per recuperare la propria identità e indipendenza, la donna si unirà ai movimenti fondamentalisti che hanno preso piede nel suo ritrovato Paese. Radiograph of a family ricrea le difficoltà di una donna mediorientale calata in due culture diverse ma in qualche misura discriminatorie nei confronti del genere femminile, e soprattutto apre uno squarcio su una realtà poco conosciuta in occidente: la militarizzazione delle donne nell'esercito della Rivoluzione iraniana del 1979. La regista contestualizza i documenti personali lasciati dai suoi genitori con filmati d'archivio e Radiograph of a family compie un viaggio nella memoria famigliare ma anche nella Storia, ricostruendo quelle dinamiche esplosive che ancora oggi sfociano in violenza e ribellione, sia all'interno del nucleo domestico che sui campi di battaglia. Recensione ❯
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Il ritratto dello scalatore Marc-André Leclerc, personalità unica che ha cambiato il modo di fare alpinismo. Documentario, USA2021. Durata 92 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il ritratto intimo di uno scalatore visionario, guidato solo dal suo amore per la montagna. Espandi ▽
Peter Mortimer e Nick Rosen hanno seguito per due anni Marc-André Leclerc, giovane alpinista canadese le cui scalate in solitaria prive di qualsiasi ausilio tranne due ramponi da ghiaccio hanno rappresentato un sostanziale mutamento del modo di fare alpinismo. Quello che si vede nel film (e sono riprese spettacolari) è quanto ha concesso alla comunicazione mantenendo però sempre fede alla sua linea di condotta tanto da sparire quando aveva finalmente ricevuto un’offerta da uno sponsor. Sembrerebbe impossibile che un bambino affetto da ADHD (disturbo da deficit di attenzione che comporta iperattività) abbia potuto divenire un atleta attento ad ogni minimo dettaglio. Si può ammirare il coraggio oppure lo si può considerare incosciente. C’è un misto di entrambe le cose che sono legittime per chi non ha provato stimoli analoghi, spinte come la sua ad andare e provare. Recensione ❯
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