Anno | 2021 |
Genere | Documentario, Animazione, Biografico, |
Produzione | Danimarca, Francia, Svezia, Norvegia |
Durata | 89 minuti |
Regia di | Jonas Poher Rasmussen |
Attori | Daniel Karimyar, Fardin Mijdzadeh, Milad Eskandari, Belal Faiz, Elaha Faiz Zahra Mehrwarz, Sadia Faiz, Georg Jagunov, Rashid Aitouganov. |
Uscita | giovedì 10 marzo 2022 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,61 su 28 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 3 marzo 2022
La straordinaria storia di un uomo, Amin, che decide di rivelare per la prima volta un doloroso segreto nascosto per oltre vent'anni. Il film ha ottenuto 3 candidature a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes, 2 candidature a BAFTA, ha vinto 2 European Film Awards, 3 candidature a Satellite Awards, ha vinto un premio ai British Independent, Il film è stato premiato a National Board, a Sundance, 1 candidatura a Lumiere Awards, 3 candidature a Critics Choice Award, 1 candidatura a Producers Guild, ha vinto un premio ai NSFC Awards, In Italia al Box Office Flee ha incassato 128 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Amin Nawabi è un accademico danese trentenne di origine afghana. Facendo ricorso all'animazione, il film segue la sua vita nel presente - la relazione col fidanzato, l'ambizione professionale, la difficoltà ad avere una vita stabile - e ascolta dalla sua voce il passato a lungo taciuto: l'infanzia in Afghanistan nel 1984, l'arresto del padre, la guerra civile dopo la ritirata dell'Urss, la fuga a Mosca nei primi anni '90 con madre, fratello e due sorelle, un viaggio della speranza verso la Svezia e una deportazione, le attese infinite e poi, infine, l'arrivo in Danimarca con una storia familiare inventata come sola condizione per essere accettato in quanto rifugiato... Chi è veramente Amin? E come riuscirà a fare i conti con la sua storia familiare?
La ferita interiore di un uomo è tradotta visivamente dal film con un disegno animato vario, che dal realismo dei dialoghi e del racconto documentario passa al tratto indefinito e impressionista dei traumi, del dolore senza volto e senza voce, se non quella dell'urlo indescrivibile del potere e del male.
Flee è la storia di un incontro: del regista Jonas Poher Rasmussen con quello strano ragazzo che, sul treno che portava entrambi a scuola, sedeva solo con lo sguardo fisso davanti a sé; e di quello stesso ragazzo di origine afghana, di nome Amin, che nel corso degli anni ha trovato di raccontare all'amico la sua storia. Flee è un documentario d'animazione, genere oggi molto frequentato (ad esempio Ancora un giorno, sui reportage di Ryszard Kapuscinski), che usa il tratto a disegno per mettere una distanza tra l'obiettivo della macchina da presa e l'intimità del protagonista.
Nei suoi oltre trent'anni di vita Amin ha a lungo mentito per necessità e per paura, e non solo perché non è stato, come dichiarò alla frontiera danese per farsi accogliere, un rifugiato politico. Amin, che a quella frontiera ci è arrivato solo, lasciando la madre e un fratello a Mosca, con un altro fratello e due sorelle emigrati in Svezia, è anche omosessuale, e la sua identità l'ha a lungo taciuta, non a sé stesso, ma alla sua famiglia. Il cinema è dunque per lui l'occasione per una liberazione, un'immagine che per una volta non imprigiona ma solleva da un peso.
Jonas Poher Rasmussen lavora in maniera semplice ed elementare, come in fondo dimostra anche l'ultima inquadratura del film, che trova il fotorealismo nel momento in cui si congeda dallo stesso Amin. I momenti migliori di Flee sono quelli in cui i due amici, regista e protagonista, si confrontano, si guardano oltre il fuoricampo, con il fidanzato di Amin, Kasper, che talvolta occupa in maniera discreta lo spazio dell'inquadratura.
Costretto ad abbandonare il suo paese da ragazzino, finito in un anonimo palazzone di Mosca a nascondersi dalla polizia russa, a guardare tutto il giorno telenovele messicane con ciò che restava della sua famiglia e poi a sperare di giungere clandestinamente in Svezia, Amin ha perduto l'idea di casa, di protezione, di sicurezza... Il solo spazio in cui si sente al sicuro è quello del cinema, dove fin dalla prima inquadratura cerca e trova la giusta collocazione. L'animazione diventa così una fase di passaggio, la strada necessaria da percorrere - dopo tutte le miglia consumate, dopo tutte le partenze e i ritorni - per arrivare finalmente nella propria casa.
Il film segue il doppio binario del passato e del presente di Amin, facendo ricorso a immagini di repertorio (dell'Afghanistan ai tempi dell'invasione sovietica, della vittoria dei mujaheddin, della Russia post-comunista, delle tragedie dei clandestini in Europa) come unica deroga all'animazione. Il passato è rievocato da canzoni pop d'epoca, alla maniera di Valzer con Bashir, con "Take on Me" degli A-ha, "Joyride" dei Roxette o "Veridis Quo" dei Daft Punk e con la voce sommessa di Amin ad avvolgere il racconto di toni dolci e rassegnati.
Oltre la fine di Flee c'è la vita vera di Amin, che Jonas Poher Rasmussen ha il pudore di non raccontare, lasciando alla realtà, e non più all'animazione, il compito di accogliere un rifugiato della Storia e dell'anima.
L'unico film in tutta la storia degli Oscar ad essere candidato al miglior documentario, miglior film straniero e miglior film assoluto. Uno dei tre lo vincera' senz'altro io propendo nella mia sensazione che sara' quello del documentario, a Drive my car, film straniero e Power of the dog miglior film assoluto ma in questo momento di guerra in Ucraina per via della Russia e di quella sottospecie di [...] Vai alla recensione »
Amm Nawabi, accademico danese di origine afghana, racconta la propria stona all'amico documentarista Jonas Poher Rasmussen. Si parte dal presente, fatto di successi professionali e di una relazione stabile, e si arriva a un passato mai rivelato prima: un'infanzia trascorsa m Afghanistan durante la guerra civile, una disperata fuga a Mosca negli anni Novanta, la scoperta del proprio orientamento sessuale [...] Vai alla recensione »
Tutto quello che di buono è stato detto e si continua a dire intorno a Flee è vero. Jonas Poher Rasmussen riesce nell'impresa di reinventare il racconto dei rifugiati in una chiave assolutamente originale. Amin, in fuga con la sua famiglia dall'Afghanistan in seguito alla guerra civile provocata dalla tragica e fallita invasione sovietica, dopo un periodo di transizione vissuta in una Mosca ostile [...] Vai alla recensione »
Se il cinema, come sosteneva Andrej Tarkovskij, è l'arte di scolpire il tempo , non c'è dubbio che un film come Flee contenga nel suo orizzonte espressivo questa prospettiva teorica e poetica, che si traduce anche e soprattutto in una pratica: trasfigurare l'esperienza vera del viaggio di un profugo afghano attraverso una commistione di codici linguistici appartenenti al documentario e al cinema d'animazion [...] Vai alla recensione »
Fuggire è il destino dell'afghano Amin, che ha scritto e sceneggiato questo film, più buono che bello, per raccontare la sua storia di diversità ed esilio: omosessuale in una società maschilista, orfano di padre rapito dai talebani e costretto a emigrare clandestinamente in Russia, Danimarca e Svezia, tra stenti, miseria e crudeltà. Storia così vera e dolorosa che, anziché girarla come fiction interpretata [...] Vai alla recensione »
Non serve attendere la fine del 2022 per affermare con cognizione di causa che Flee di Jonas Poher Rasmussen è il capolavoro dell'anno, caso più unico che raro di lungometraggio candidato all'Oscar nella categoria del miglior film internazionale, del miglior documentario e del miglior lungometraggio d'animazione. E come se non bastasse è anche, per demerito del quadro geopolitico recente, il film più [...] Vai alla recensione »
Tre candidature agli Oscar: film d'animazione, film straniero, documentario. Premiato al Sundance e agli European Film Awards. Applaudito ovunque, perché è una storia vera, e perché il ragazzino - fuggito avventurosamente dall'Afghanistan - per farsi accogliere da rifugiato in Danimarca ha finto di essere solo al mondo, rinnegando la famiglia. Un fratello e due sorelle scappate in Svezia prima di lui, [...] Vai alla recensione »
Vedremo che porterà a casa alla Notte degli Oscar il prossimo 28 marzo, intanto un inedito triplete l'ha messo agli annali: Flee del danese Jonas Poher Dasmussen è candidato a migliore documentario, animazione e film internazionale (già in lingua straniera) ai 94esimi Academy Awards. Sullo schermo la tragedia dei richiedenti asilo, e per contiguità profughi e rifugiati, che l'invasione russa in Ucraina [...] Vai alla recensione »
Amin è un bell'uomo. Carnagione scura, barba, occhi profondi. Ha origini afghane ma vive da molti anni in Danimarca, dove è arrivato da ragazzino, celando a tutti una verità che oggi è pronto a raccontare all'amico regista Jonas Poher Rasmussen davanti a una telecamera. "Flee" è un documentario di animazione (il riferimento più immediato e noto è a "Valzer con Bashir") che proprio attraverso il disegno [...] Vai alla recensione »
Il concetto di "casa", di luogo non temporaneo, dove poter restare, senza doversene invece andare forzatamente. Il tema dei rifugiati, uomini e donne senza patria, oggi più che mai di attualità, e sotto gli occhi di tutti, impone l'ulteriore riflessione grazie ad un'opera ibrida, intensa, in grado di riannodare la storia (vera) di un individuo, che è quella di molti.
Danimarca, oggi. Il regista entra in scena e chiede ad Amin, rifugiato afghano e suo amico fin dall'adolescenza, di definire l'idea di casa. La risposta arriva come un macigno e riassume un calvario taciuto da sempre: è un luogo «non temporaneo». Indica che Amin è pronto a (ri)mettere radici, come anche a svelare un segreto custodito da 25 anni, la vera storia di come divenne un migrante, costretto [...] Vai alla recensione »
I rifugiati sono protagonisti di storie che hanno una tragica, devastante universalità. Raccontando quella di Amin Nawabi, un professore afgano fuggito dal suo paese ancora adolescente e stabilitosi in Danimarca, il documentarista Jonas Poher Rasmussen ha tracciato un percorso unico in mezzo all'orrore. Flee prende vita attraverso vorticose animazioni realizzate a mano, piuttosto insolite per un documentari [...] Vai alla recensione »
È difficile raccontare e descrivere l'essenza di Flee, un progetto cangiante e poliedrico, capace di fondere il diario intimo e personale alla forma animata che si fa documentario. Anche l'Academy sembra non sapere esattamente dove collocarlo, dal momento che il film ha ricevuto tre nominations agli Oscar alquanto bizzarre che segnano un precedente più unico che raro (al contempo miglior documentario, [...] Vai alla recensione »
Flee inizia con una domanda. Non potrebbe farlo in altro modo perché è un film confessione che scava nella memoria di Amin Nawabi facendo riemergere pezzi di verità sulla sua vita, lui che dall'Afghanistan arrivò in Nord Europa all'inizio degli anni '90, prima a Mosca con madre, sorelle e fratello, poi, dopo vari fallimentari tentativi, in Danimarca con la speranza di chiedere asilo.
Che cosa ci può essere di peggio per un ragazzo afghano, fuggito dalla propria terra martoriata, abbandonando tutto per raggiungere l'Europa, dopo diversi tentativi strazianti, fino ad essere oggi uno stimato accademico danese? La storia di Amin, già di per sé atroce, aggiunge infatti segreti e bugie che hanno rischiato per molto tempo di rendere vana questa speranza.
Flee, reinventando le regole del gioco del cinema documentario attuale, nel senso che mette in discussione il dogmatismo realistico a tutti i costi, si è trasformato, forse suo malgrado, in una sorta di opera riferimento per ragionare sulle annose questioni legate al «sedicente cinema del reale». L'aspetto che a nostro avviso è senz'altro il più encomiabile del film di Jonas Poher Rasmussen riguarda [...] Vai alla recensione »
Quando sono uscite le nomination dei premi Oscar 2022, parecchi avranno alzato il sopracciglio nel vedere lo stesso film, ossia Flee di Jonas Poher Rasmussen (qui il trailer), candidato a miglior film d'animazione, miglior film documentario e miglior film internazionale. Non è comunque un volo inedito quello che ha portato l'intento documentario a posarsi nel dominio dell'animazione.
Amin è un nome di fantasia ma nasconde un volto in carne e ossa. La sua è una storia di emigrazione e di diversità. Incrocia l'Unione sovietica fine anni Settanta, ai tempi dell'invasione in Afghanistan, dove Amin è nato e cresciuto. La sua è una di quelle fughe della disperazione dove il rischio era passare di male in peggio. E così avvenne. Dalle grinfie della polizia del Cremlino ci si liberava [...] Vai alla recensione »
È la prima volta che uno stesso film viene candidato all'Oscar in tre categorie: migliore titolo straniero, miglior documentario, migliore opera d'animazione. In tutte Flee, coproduzione europea già pluripremiata, figura a buon diritto; e meriterebbe una quarta candidatura, se esistesse quella per il film più originale. In forma d'intervista, il danese Jonas Poer Rasmussen narra l'odissea di Amin, [...] Vai alla recensione »
Rifugiato in Danimarca dopo la fuga in container dall'Afghanistan, dove la famiglia fu sterminata, un dottorato a Princeton e un compagno stabile, Amin rivela a un amico, ovvero alla nostra amicizia, quanto fu duro e come menti per salvarsi. Scegliendo l'animazione, alternata con inserti di documenti d'archivio, la storia (vera) di Amin si impone tra le vicende di immigrazione alla distratta percezione [...] Vai alla recensione »
Interessante l'approccio con cui Flee (nominato all'Oscar), in un mix di cartone animato ed estratti di repertorio, ripercorre sul filo autobiografico di un io narrante vero (rinominato Amin) le tappe di un esodo doloroso e di un traumatico percorso di crescita, i cui effetti ancora si riverberano sull'uomo maturo. In una grafica a mano di segno minimale, il danese Rasmussen struttura il film in forma [...] Vai alla recensione »
Flee è una storia straordinaria, poetica, di cuore, e potente, creativamente audace. È un documentario realizzato con una miscela efficace di animazione e filmati d'archivio, che racconta la storia di un rifugiato afgano omosessuale. Amin (nome di fantasia) è un rifugiato afgano 36enne, che ora vive felicemente con il suo fidanzato in Danimarca. È sua la voce narrante del film che rievoca i ricordi [...] Vai alla recensione »
Amin Nawabi è lo pseudonimo con cui conosciamo un afghano che, da molti anni, vive in Danimarca. Sta per sposarsi con il suo compagno eppure, nonostante la sua vita stia procedendo per il meglio, il suo oscuro passato continua ad angosciarlo, tanto da mettere a repentaglio il rapporto sentimentale che ha con Kasper il quale, pur amandolo, ne percepisce la crescente lontananza e angustia.
Tratto da una storia vera. Un incipit molto diffuso al cinema che viene messo subito nei titoli di testa per far capire allo spettatore che ciò cui sta per assistere, ancorché ricostruito con attori e tecniche cinematografiche, è successo davvero. Bisogna avvisare il pubblico che non di pura fiction si tratta. Una storia vera, come enunciato dal solito cartello, è anche quella di Flee, film danese [...] Vai alla recensione »
"Flee" è un film d'animazione in grado di toccare le corde dell'anima. Un racconto diverso, in prima persona, su cosa abbia significato per il protagonista, Amin Nawabi, profugo omosessuale, lasciare la sua terra natia, l'Afghanistan degli anni Novanta, e intraprendere il lungo viaggio della speranza che lo porterà in Danimarca, ma solo dopo un percorso fatto tanto di incontri quanto di addii che segneranno [...] Vai alla recensione »
Se è vero che il filone a cui appartiene (quello che unisce i generi dell'animazione e del documentario) è oggi abbastanza frequentato - almeno a partire dal premiato Valzer con Bashir - è anche vero che un film come Flee, a un anno dalla sua presentazione originale al Sundance Film Festival, riveste già una sua notevole importanza storica. Il film diretto da Jonas Poher Rasmussen, infatti, racconto [...] Vai alla recensione »
Disteso supino, gli occhi spesso chiusi, come fosse sul lettino dello psicoanalista, Amin racconta all'obiettivo sopra di lui tutto ciò che non aveva detto ancora a nessuno, nemmeno alle persone che ha amato di più. Racconta il suo passato di rifugiato, la fuga dall'Afghanistan devastato dalla guerra civile, la clandestinità a Mosca all'indomani della caduta del Muro, la stremante precarietà del suo [...] Vai alla recensione »
"Il rimosso del singolo, la ricostruzione frammentaria e onirica della memoria collettiva. [...] smussa la 'rigidità' del documentario per intraprendere uno sconvolgente viaggio à rebours, percorso ipnotico e liquida danza nei meandri del ricordo perduto". Su queste colonne così scriveva, ormai tredici anni fa, Valerio Sammarco: non di Flee, ovviamente, ma di un'animazione documentaria o, se preferite, [...] Vai alla recensione »