cristel.marla
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lunedì 27 gennaio 2014
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il capitolo umano
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La ricchezza della disillusione di chi viene definito "sdraiato" e la povera illusione dell’uomo adulto, quello che al contrario sta in piedi, che non pone lo sguardo a ciò che ha piuttosto lo pone in un non luogo, quello di un capitale bramato, dove la ripetizione si configura come un investimento primo solo ad un altro.
La vacuità del discorso adulto orientato alla vita nella villa in collina e al sedersi al tavolo giusto, portano il primo e il secondo capitolo ad essere quel “trito e ritrito” che indeboliscono il punto di vista critico di un film socialmente impegnato nel neo-realismo.
Il terzo capitolo “Serena” e l’epilogo rappresentano invece il punto di svolta a quella scampata prevedibilità di un mondo in mano ai codici, ops! ai giovani (a barre).
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La ricchezza della disillusione di chi viene definito "sdraiato" e la povera illusione dell’uomo adulto, quello che al contrario sta in piedi, che non pone lo sguardo a ciò che ha piuttosto lo pone in un non luogo, quello di un capitale bramato, dove la ripetizione si configura come un investimento primo solo ad un altro.
La vacuità del discorso adulto orientato alla vita nella villa in collina e al sedersi al tavolo giusto, portano il primo e il secondo capitolo ad essere quel “trito e ritrito” che indeboliscono il punto di vista critico di un film socialmente impegnato nel neo-realismo.
Il terzo capitolo “Serena” e l’epilogo rappresentano invece il punto di svolta a quella scampata prevedibilità di un mondo in mano ai codici, ops! ai giovani (a barre). Ecco, perché così che sono definiti quelli degli anni zero, quelli senza padri e senza patria, quelli che hanno il cielo vuoto sopra la propria testa, quelli che mal sopportano i buchi interiori, quelli che si incidono il corpo, la carne, quelli che del loro godimento non vogliono perdere neanche una quota.
L’adolescente di Virzì rompe la versione “liquida” oramai naftalinica promossa dalla contemporaneità, mostrandosi come colui in grado di ricostruire i propri confini definendosi.
Definito è Massimiliano che si muove dal rifiuto dell’ipocrita posizione materna alla ricerca dello sguardo autentico paterno, troppo impegnato invece a guardare altrove, nell'osservatorio fallico del “quanto ce l’ho lungo" (percezione fugace di un nudo non celato, rappresentazione durevole di un potere affamato).
Definito è Luca, personaggio solitario, outsider, straniero in terra non straniera, con un piccolo altro vicino a sé a cui ricuce l’identità per non vederlo svanire; persi i genitori, trattenuto lo zio. Lui è l’eroe tragico, colui che accetta di proteggere pur non essendo stato protetto, accetta l’assunzione della responsabilità della miseria umana trovando nel segno artistico un altro modo per incidersi.
Definita è Serena, collocata nel ruolo di colei in grado di mettere insieme i pezzi, non a caso è nel suo capitolo che lo spettatore capisce le dinamiche del fatto su cui apre il film: un ciclista viene investito da un suv e non soccorso dal suo conducente. I pezzi che Serena mette insieme non hanno solo a che fare con la ricostruzione di un evento, lei che sa come sono andati i fatti, lei che sa chi è stato il colpevole, ma hanno piuttosto a che fare con una bonifica del campo paludoso dell’Altro.
La “fragilità” del suo immenso sguardo, colto in un ritratto appeso al muro, mostra una peculiare differenza al senso di “precarietà” proprio del mondo adulto. Serena guarda e accoglie l’alterità sfuggendo "in moto" (con il doppio senso che l'espressione evoca) a ciò che non sa più amare, a ciò che non desidera e in uno spazio ben più piccolo di una villa, arresta la sua corsa per cogliere il momento dell'Incontro.
“Il capitale umano”, parametro attraverso cui si stabilisce la cifra del risarcimento che le assicurazioni pagano in caso di morte ai parenti delle vittime, trova nella soggettivazione delle posizioni di Massimiliano, Luca e Serena, una cifra ben diversa da quella economica, una cifra altra, non sottoponibile alle dinamiche di indennizzo. Quella cifra è ciò che coglie la particolarità soggettiva ricordando che la propria specificità non è capitalizzabile.
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maria f.
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giovedì 30 gennaio 2014
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evviva i buoni film!
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Nottetempo un cameriere a bordo della sua bici nel tornare a casa dal lavoro è investito e lasciato agonizzante.
Quanto valiamo da vivi? E da morti?
L’assicurazione, in relazione al portafoglio, al lavoro, agli affetti, all’età, all’aspettativa di vita al momento della dipartita, valuta il così detto capitale umano . Tutto è calcolato!
Più si è abbienti, ricchi, più si vale, e gli eredi incasseranno un premio maggiore. Fa niente come si sono guadagnati quei soldi, quanto si è speculato, se gli utili sono stati ricavati in modo illecito e come sono stati reinvestiti.
Per gonfiare il castelletto bancario si arraffa da qualsiasi parte.
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Nottetempo un cameriere a bordo della sua bici nel tornare a casa dal lavoro è investito e lasciato agonizzante.
Quanto valiamo da vivi? E da morti?
L’assicurazione, in relazione al portafoglio, al lavoro, agli affetti, all’età, all’aspettativa di vita al momento della dipartita, valuta il così detto capitale umano . Tutto è calcolato!
Più si è abbienti, ricchi, più si vale, e gli eredi incasseranno un premio maggiore. Fa niente come si sono guadagnati quei soldi, quanto si è speculato, se gli utili sono stati ricavati in modo illecito e come sono stati reinvestiti.
Per gonfiare il castelletto bancario si arraffa da qualsiasi parte.
Il film esamina i personaggi che in un modo o nell’altro incrociano la vita e la morte della persona investita e abbandonata morente sul ciglio della strada. Giovanni Bernaschi, (padre di Massimiliano padrone del SUV macchina che travolgerà il cameriere), faccendiere ricco e potente, come una bitumatrice asfalta tutto ciò che trova sul suo cammino incluso i sentimenti di moglie e figlio che spaventati e schiacciati dalla personalità dell’uomo non hanno la forza di dissociarsi, soprattutto perché da opportunisti si gongolano e non vogliono rinunciare alla vita opulenta, sfarzosa .
Dino Ossola, immobiliarista, fa carte false per entrare nell’entourage finanziario del suo futuro probabile consuocero Bernaschi, e per avere liquidità, ipoteca l’unico bene di famiglia, l’appartamento, e da persona vorace e incompetente è sicuro che il capitale investito gli ritornerà aumentato d’interessi pari al 40%.
L'interesse maggiore per Giovanni e Dino è dato dai quattrini, gli utili, il capitale.
Loro “hanno scommesso sulla rovina del questo Paese e hanno vinto!”.
La moglie di Dino, Roberta, psicologa e in attesa di un figlio, la figlia di Dino, Serena, e Luca quella notte autore involontario e inconsapevole del fattaccio, ci consegnano - almeno loro - una dimensione di vita equilibrata e umana. Persone che combattono le loro battaglie sul lavoro e nella vita, che non si sottraggono alle avversità, che si assumono le proprie responsabilità, che dimostrano ognuno nel proprio ruolo che nel bene e nel male bisogna scegliere, schierarsi, esporsi, non demordere, figure, insomma, che decidono di vivere e affrontare a tutti i costi la vita così come si presenta, sapendo che il prezzo da pagare potrà essere anche molto alto e coinvolgerà se stessi e le persone amate che se nutrono un vero sentimento le supporteranno nei momenti critici dell’esistenza
.Regista e attori eccellenti.
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aesse
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venerdì 31 gennaio 2014
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se i ricchi sono scellerati gli aspiranti di piu'
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IL CAPITALE UMANO “ SE I RICCHI SONO SCELLERATI GLI ASPIRANTI ANCORA DI PIU’”
Se il capitale umano a cui si riferisce, titolandolo, l’ultimo pregevole lavoro di Paolo Virzì, è calcolato su parametri che umani sono ben poco, ne hanno maggiore responsabilità le vittime, gli esclusi, che non i diretti promotori, i protagonisti della prepotenza culturale che li determina.
In quella realtà dell’hinterland brianzolo tutti perseguono gli stessi obbiettivi, sia i poveri, che gli aspiranti ricchi, che i ricchi davvero: c’è chi ci è arrivato e chi aspetta, li differenzia solo la destrezza e quindi la familiarità con cui vengono perseguiti.
L’ebbrezza”sobria” dell’escluso Luca alla guida del superSUV è ancora più pericolosa di quella “alcolica e drogata” dello stordito rampollo Massimiliano.
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IL CAPITALE UMANO “ SE I RICCHI SONO SCELLERATI GLI ASPIRANTI ANCORA DI PIU’”
Se il capitale umano a cui si riferisce, titolandolo, l’ultimo pregevole lavoro di Paolo Virzì, è calcolato su parametri che umani sono ben poco, ne hanno maggiore responsabilità le vittime, gli esclusi, che non i diretti promotori, i protagonisti della prepotenza culturale che li determina.
In quella realtà dell’hinterland brianzolo tutti perseguono gli stessi obbiettivi, sia i poveri, che gli aspiranti ricchi, che i ricchi davvero: c’è chi ci è arrivato e chi aspetta, li differenzia solo la destrezza e quindi la familiarità con cui vengono perseguiti.
L’ebbrezza”sobria” dell’escluso Luca alla guida del superSUV è ancora più pericolosa di quella “alcolica e drogata” dello stordito rampollo Massimiliano. E’ senz’altro più pericolosa dato che è a causa di essa che Luca , in una simbolica guerra tra poveri, investe e lascia morente e senza soccorso il malcapitato ciclista il cui capitale umano, verrà calcolato al fine di risarcire il danno subito dalla sua famiglia con la sua morte.
Fintanto non si capirà che i responsabili della barbarie di quest’epoca malata, non sono solo e soprattutto i Giovanni, le Carle e i Massimiliani, insomma i ricchi con tutta la loro corte, ma i Dino e i Luca che lontani dall’obbiettivo , unico miraggio, sono ancora più senza scrupoli dei ricchi che il successo lo hanno già, niente potrà risolversi. Se, invece, ci si renderà conto che un cambio di paradigma si rende ineludibile, se questa aspirazione consapevolmente di pochi, inconsapevolmente di molti si attesterà, il capitale umano si calcolerà su parametri diversi da quelli vigenti. Si terrà, allora, conto della valenza della fantasia, della creatività e del coraggio che possono più di tutto determinare scenari impensabili piuttosto dei guadagni accertati persi con la morte.
A dare una nuova rivoluzionaria interpretazione del successo che non si misuri con il denaro accumulato e la “roba” da esibire sembra volere spingere con forza la cruda narrazione di questo bel film di un inaspettato Virzì, che da consolidato autore ottimista, si cimenta nella redazione di questa lucida cronaca come prodromo ineludibile per un vagheggiabile ottimistico cambio di rotta.
Quel mondo dorato e velenoso è raccontato con il bianco della neve che diventa un elemento chic che rende quelle vite tanto più esclusive quanto sospese e solo l’irragionevolezza del’amore di Serena per Luca le può minacciare.
ANTONELLA SENSI
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aesse
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venerdì 31 gennaio 2014
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se i ricchi sono scellerati gli aspiranti di piu'
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IL CAPITALE UMANO “ SE I RICCHI SONO SCELLERATI GLI ASPIRANTI ANCORA DI PIU’”
Se il capitale umano a cui si riferisce, titolandolo, l’ultimo pregevole lavoro di Paolo Virzì, è calcolato su parametri che umani sono ben poco, ne hanno maggiore responsabilità le vittime, gli esclusi, che non i diretti promotori, i protagonisti della prepotenza culturale che li determina.
In quella realtà dell’hinterland brianzolo tutti perseguono gli stessi obbiettivi, sia i poveri, che gli aspiranti ricchi, che i ricchi davvero: c’è chi ci è arrivato e chi aspetta, li differenzia solo la destrezza e quindi la familiarità con cui vengono perseguiti.
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IL CAPITALE UMANO “ SE I RICCHI SONO SCELLERATI GLI ASPIRANTI ANCORA DI PIU’”
Se il capitale umano a cui si riferisce, titolandolo, l’ultimo pregevole lavoro di Paolo Virzì, è calcolato su parametri che umani sono ben poco, ne hanno maggiore responsabilità le vittime, gli esclusi, che non i diretti promotori, i protagonisti della prepotenza culturale che li determina.
In quella realtà dell’hinterland brianzolo tutti perseguono gli stessi obbiettivi, sia i poveri, che gli aspiranti ricchi, che i ricchi davvero: c’è chi ci è arrivato e chi aspetta, li differenzia solo la destrezza e quindi la familiarità con cui vengono perseguiti.
L’ebbrezza”sobria” dell’escluso Luca alla guida del superSUV è ancora più pericolosa di quella “alcolica e drogata” dello stordito rampollo Massimiliano. E’ senz’altro più pericolosa dato che è a causa di essa che Luca , in una simbolica guerra tra poveri, investe e lascia morente e senza soccorso il malcapitato ciclista il cui capitale umano, verrà calcolato al fine di risarcire il danno subito dalla sua famiglia con la sua morte.
Fintanto non si capirà che i responsabili della barbarie di quest’epoca malata, non sono solo e soprattutto i Giovanni, le Carle e i Massimiliani, insomma i ricchi con tutta la loro corte, ma i Dino e i Luca che lontani dall’obbiettivo , unico miraggio, sono ancora più senza scrupoli dei ricchi che il successo lo hanno già, niente potrà risolversi. Se, invece, ci si renderà conto che un cambio di paradigma si rende ineludibile, se questa aspirazione consapevolmente di pochi, inconsapevolmente di molti si attesterà, il capitale umano si calcolerà su parametri diversi da quelli vigenti. Si terrà, allora, conto della valenza della fantasia, della creatività e del coraggio che possono più di tutto determinare scenari impensabili piuttosto dei guadagni accertati persi con la morte.
A dare una nuova rivoluzionaria interpretazione del successo che non si misuri con il denaro accumulato e la “roba” da esibire sembra volere spingere con forza la cruda narrazione di questo bel film di un inaspettato Virzì, che da consolidato autore ottimista, si cimenta nella redazione di questa lucida cronaca come prodromo ineludibile per un vagheggiabile ottimistico cambio di rotta.
Quel mondo dorato e velenoso è raccontato con il bianco della neve che diventa un elemento chic che rende quelle vite tanto più esclusive quanto sospese e solo l’irragionevolezza del’amore di Serena per Luca le può minacciare.
ANTONELLA SENSI
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gicomma
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domenica 2 febbraio 2014
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il film e il romanzo
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“Il capitale umano” è uno dei rari casi in cui il film risulta più riuscito del libro da cui è tratto (“liberamente”, in questo caso). A parte l’ambientazione e i nomi di luoghi e persone, la vicenda passa pedissequamente dal romanzo di Stephen Amidon alla sceneggiatura, che ne segue l’evoluzione dei personaggi e lo sviluppo della trama, compreso qualche punto debole (per es. la ragazza che lascia aperta sul pc la email che rivela la verità sull’incidente). Dal romanzo deriva anche l’idea di far procedere la storia per sequenze, secondo i diversi punti di vista dei personaggi, ridotte a tre nel film. Maggiori differenziazioni si notano nella caratterizzazione dei protagonisti: Giovanni, il finanziere, è più cinico di Quint, come Dino, l’agente immobiliare, risulta macchiettistico rispetto al Drew del romanzo.
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“Il capitale umano” è uno dei rari casi in cui il film risulta più riuscito del libro da cui è tratto (“liberamente”, in questo caso). A parte l’ambientazione e i nomi di luoghi e persone, la vicenda passa pedissequamente dal romanzo di Stephen Amidon alla sceneggiatura, che ne segue l’evoluzione dei personaggi e lo sviluppo della trama, compreso qualche punto debole (per es. la ragazza che lascia aperta sul pc la email che rivela la verità sull’incidente). Dal romanzo deriva anche l’idea di far procedere la storia per sequenze, secondo i diversi punti di vista dei personaggi, ridotte a tre nel film. Maggiori differenziazioni si notano nella caratterizzazione dei protagonisti: Giovanni, il finanziere, è più cinico di Quint, come Dino, l’agente immobiliare, risulta macchiettistico rispetto al Drew del romanzo. Il film sottolinea con forza l’aspetto classista della vicenda proponendo un operaio che torna dal lavoro notturno come vittima, al posto di un tecnico informatico che si sta allenando per una gara di triathlon. Così come non è del romanzo la frase che esplicita la morale della storia, “Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto”.
In che consiste la migliore riuscita del film? Nella semplificazione innanzitutto rispetto alla complessità del romanzo, che indaga in lunghi flashback il passato dei personaggi e le loro relazioni. Nella costruzione del thriller in modo che solo alla fine si conosca la verità dell’incidente, narrata nel libro già nella prima parte. Insomma, complimenti agli sceneggiatori. A chi non l’avesse ancora visto la raccomandazione di non leggere prima il romanzo: caduta la suspense, si rischierebbe di perdere buona parte del piacere del film.
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lia_manelli
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giovedì 13 febbraio 2014
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finlamente
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Sorprendente. Ogni volta che cambia il punto di vista della storia, tutto quello che hai immaginato nella parte precedente si evolve, arricchendosi di dettagli nuovi e, appunto, sorprendenti. Cast notevole: tutti gli attori interpretano perfettamente i personaggi che risultano credibili e centrati, in un'analisi del mondo attuale che ti fa inevitabilmente riflettere e puntuale. E' come se li conoscessimo, se davvero i personaggi possano essere persone che nella vita abbiamo incontrato o potremmo incontrare. Non manca niente di realistico in loro. Originale la trama e la sua struttura. E' il caso di dire: finalmente. E' questo quello che vogliamo dal nostro cinema. Un film intelligente e ben pensato che durante la proiezione ci faccia guardare alla realtà da cui non sempre si può sfuggire.
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Sorprendente. Ogni volta che cambia il punto di vista della storia, tutto quello che hai immaginato nella parte precedente si evolve, arricchendosi di dettagli nuovi e, appunto, sorprendenti. Cast notevole: tutti gli attori interpretano perfettamente i personaggi che risultano credibili e centrati, in un'analisi del mondo attuale che ti fa inevitabilmente riflettere e puntuale. E' come se li conoscessimo, se davvero i personaggi possano essere persone che nella vita abbiamo incontrato o potremmo incontrare. Non manca niente di realistico in loro. Originale la trama e la sua struttura. E' il caso di dire: finalmente. E' questo quello che vogliamo dal nostro cinema. Un film intelligente e ben pensato che durante la proiezione ci faccia guardare alla realtà da cui non sempre si può sfuggire. Il cinema, d'altronde, è anche questo.
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trammina93
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martedì 24 giugno 2014
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bello ma non eccezionale
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Il film nel complesso non è male. La storia è interessante. Inoltre mi piace com'è stata sviluppata la trama, incentrata su due famiglie, sviluppata in capitoli. Ogni capitolo tratta di uno dei componenti di queste famiglie e i fatti vengono spiegati secondo il punto di vista di un determinato personaggio a seconda del capitolo da un certo punto della storia fino al momento di un misterioso delitto. Il delitto mantiene molta suspance. Ad ogni capitolo ti convinci che sia stato prima uno, poi l'altro ad averlo compiuto. Di certo la trama non è prevedibile, anzi non te l'aspetti il colpevole del delitto, è una fine tutt'altro che scontata. Il film ha un'atmosfera un pò noir, cupa per tutta la durata che non m'è dispiaciuta.
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Il film nel complesso non è male. La storia è interessante. Inoltre mi piace com'è stata sviluppata la trama, incentrata su due famiglie, sviluppata in capitoli. Ogni capitolo tratta di uno dei componenti di queste famiglie e i fatti vengono spiegati secondo il punto di vista di un determinato personaggio a seconda del capitolo da un certo punto della storia fino al momento di un misterioso delitto. Il delitto mantiene molta suspance. Ad ogni capitolo ti convinci che sia stato prima uno, poi l'altro ad averlo compiuto. Di certo la trama non è prevedibile, anzi non te l'aspetti il colpevole del delitto, è una fine tutt'altro che scontata. Il film ha un'atmosfera un pò noir, cupa per tutta la durata che non m'è dispiaciuta. Lodevole anche il fatto che tratti di vari temi: l'ormai nota crisi finanziaria, corsa agli investimenti, sogni di chi aspira a diventare ricco, l'avidità dei ricchi, problemi familiari, emarginazione sociale, le difficoltà dei figli dovuti al modo di essere cresciuti dai genitori, tradimenti, vite d'eccessi.E' una miscellanea di tanti temi. A mio avviso la vera pecca di questo film sono gli attori. Mi aspettavo interpretazioni divine visti i tre premi Donatello vinti dalla Golino, Valeria Bruni Tedeschi e Fabrizio Gifuni. Forse le mie aspettative erano troppo alte, quindi vedendo l'effettiva realtà la delusione è stata ancor più grande. Sicuramente le loro performance non hanno superato quelle degli attori de La grande bellezza, che avrebbe sicuramente meritato più premi, tra cui lo stesso al miglior film, perchè Il capitale umano, per quanto bello, non supera certo La grande bellezza, è imparagonabile. La Golino ha recitato quattro scene contate, forse anche meno, da qui ad osannarla ci passa un treno, anche perchè in queste quattro scene non ha fatto chissà che performance. La Tedeschi era troppo smorta, con la voce flebile, sinceramente mi faceva venire la depressione quando parlava con quella vocina, tra l'altro con l'accento nordico anche se non troppo marcato . Gifuni non m'ha detto chissà che, però probabilmente tra i quattro adulti è stato il migliore. La creme de la creme è stato Fabrizio Bentivoglio. Dovevano necessariamente farlo recitare con quella cadenza nordica? A tratti non lo capivo proprio, sembrava che parlasse austriaco. Poi come se non bastasse lo hanno dovuto circondare nel suo capitolo anche di altri personaggi con l'accento nordico. Forse avrei capito di più un film in tedesco. Se il regista voleva renderlo il personaggio più simpatico, sinceramente non c'è riuscito perchè mi faceva cadere il latte alle ginocchia ad ogni battuta. Avrò una repulsione insensata verso gli attori con l'accento nordico, ma proprio non ce la faccio a sentirli. I due ragazzi non sono stati molto bravi, forse lei si salvava un pò, ma il ragazzo a parte darmi fastidio per le sue parolacce non lo trovavo nè carne nè pesce. Dunque il mio parere finale è che il film non è da bocciare solo grazie ad una solida trama.
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gabbro91
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domenica 13 luglio 2014
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finalmente un film italiano
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Avevo sentito molto bene di questo film e anche qualche critica da parte di gente del Nord: dopo averlo visto, posso solo dire che i numerosi riconoscimenti vinti ultimamente sono più che meritati e che le critiche sono superficiali e senza senso. Il capitale umano non presenta degli stereotipi ma rispecchia bene diverse figure in cui ci si può rispecchiare: Carla, donna che ha sposato il ricco marito per avere una vita facile(lasciando l'aspirazione del teatro) ma che sente un vuoto interiore; Dino, lavoratore e padre medio italiano, con i problemi comuni a un pò a tutti che non vuole farsi scappare l'occasione giusta(rimandendo fregato, come previsto) per elevarsi socialmente, oltre che per risollevarsi economicamente; Serena, teenager scontrosa verso i "suoi", innamorata (e pronta a qualsiasi cosa per lui) non del rampollo di famiglia benestante bensì del ragazzo malvisto dalla gente(anche dagli amici stessi di serena) a causa dei suoi passati problemi con la legge.
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Avevo sentito molto bene di questo film e anche qualche critica da parte di gente del Nord: dopo averlo visto, posso solo dire che i numerosi riconoscimenti vinti ultimamente sono più che meritati e che le critiche sono superficiali e senza senso. Il capitale umano non presenta degli stereotipi ma rispecchia bene diverse figure in cui ci si può rispecchiare: Carla, donna che ha sposato il ricco marito per avere una vita facile(lasciando l'aspirazione del teatro) ma che sente un vuoto interiore; Dino, lavoratore e padre medio italiano, con i problemi comuni a un pò a tutti che non vuole farsi scappare l'occasione giusta(rimandendo fregato, come previsto) per elevarsi socialmente, oltre che per risollevarsi economicamente; Serena, teenager scontrosa verso i "suoi", innamorata (e pronta a qualsiasi cosa per lui) non del rampollo di famiglia benestante bensì del ragazzo malvisto dalla gente(anche dagli amici stessi di serena) a causa dei suoi passati problemi con la legge.
E a questi 3 personaggi corrispondono i capitoli in cui saggiamente Virzì ha suddiviso il film, realizzato in maniera moderna mostrando i fatti da diversi punti di vista(c'entra qualcosa Tarantino? anche nella divisione in capitoli).
Il miglior film italiano dell'anno e non solo...altro che Grande Bellezza: 2 ore e mezza a rallentatore contro le meno di due ore di questo film che tiene sulle spine per scoprire come sono andati i fatti. E quelle frasi finali che fanno riflettere tristamente su cosa(e intorno a chi) gira questa società: "Il capitale umano".
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filippo catani
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sabato 26 luglio 2014
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nebbia e cupidigia
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Brianza 2010. Un cameriere di sala viene investito nella notte e abbandonato agonizzante sul ciglio della strada. Attorno a questo tragico evento si intrecceranno le storie di diversi personaggi.
Paolo Virzì entra decisamente a gamba tesa nel raccontare la crisi di un modello che ha contrassegnato le realtà dell'Italia settentrionale per anni. Una borghesia avida, rapace e ipocrita pronta a tutto pur di scalare posizioni nella gerarchia sociale. Il tutto per poter poi mettere in mostra la villa con piscina e campi da tennis piuttosto che auto sportive nuove fiammanti. E pazienza se per fare soldi si investe in fondi speculativi che investono sul crollo delle azioni italiane.
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Brianza 2010. Un cameriere di sala viene investito nella notte e abbandonato agonizzante sul ciglio della strada. Attorno a questo tragico evento si intrecceranno le storie di diversi personaggi.
Paolo Virzì entra decisamente a gamba tesa nel raccontare la crisi di un modello che ha contrassegnato le realtà dell'Italia settentrionale per anni. Una borghesia avida, rapace e ipocrita pronta a tutto pur di scalare posizioni nella gerarchia sociale. Il tutto per poter poi mettere in mostra la villa con piscina e campi da tennis piuttosto che auto sportive nuove fiammanti. E pazienza se per fare soldi si investe in fondi speculativi che investono sul crollo delle azioni italiane. Ecco allora che in questo scenario troviamo a recitare l'avido finanziere pronto a tutto per rafforzare la propria rendita (Gifuni) pronto ad approfittarsi di un agente immobiliare in cerca del colpo grosso capace di spalancargli le porte dell'alta società e dei guadagni a doppia cifra percentuale (Bentivoglio). I due sono accompagnati da due donne che non potrebbero essere più diverse di così: una che ha completamente rinunciato a vivere per stare accanto al marito finanziere dedicandosi alle decorazioni della casa e ai rapporti in società (Bruni Tedeschi) mentre l'altra è una psicologa che non riesce ad instaurare un buon rapporto con la figliastra (Golino). In mezzo a tutto questo una gioventù che non riesce a trovare la propria strada e passa le proprie serate a divertirsi e la vita spezzata di un povero cameriere. Al netto di tutto questo diciamo che il film è interessante e si giova di un tridente di attori ottimo (Gifuni-Bentivoglio-Tedeschi) ma poteva perdersi un pochino meno in fronzoli in alcune parti della sezione centrale. Il tutto unito al fatto che forse con un briciolino di coraggio in più un film del genere poteva essere realizzato con qualche anno di anticipo nel pieno del successo del "modello Brianza". Resta comunque un prodotto di qualità che va ad impreziosire la filmografia del bravo Virzì che negli ultimi tempi si sta dimostrando un regista assai versatile.
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max.antignano
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mercoledì 27 agosto 2014
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il prezzo degli uomini
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Cosa accade alle soglie alla più grossa crisi economica che si ricordi dal 1929? Cosa accade ai legami familiari, ai sentimenti, ai piccoli e grandi patrimoni accumulati col sudore e la fatica? Accade che tutto sprofonda e si riduce a un unico valore: la moneta. Tutto finisce in un immenso tritacarne che macina tutto ciò che può, tranne un' unica, indistruttibile piccola gemma che sfugge alle regole: l'amore di due ragazzi.
Una storia, quattro punti di vista. Quattro protagonisti vivono lo stesso episodio (e molto altro) annaspando nel tentativo di salvare un pezzetto della propria umanità. Inutilmente. Tutto sarà sacrificato: famiglia, affetti, amanti, dignità, soldi, sull'altare del cinismo e del restare a galla.
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Cosa accade alle soglie alla più grossa crisi economica che si ricordi dal 1929? Cosa accade ai legami familiari, ai sentimenti, ai piccoli e grandi patrimoni accumulati col sudore e la fatica? Accade che tutto sprofonda e si riduce a un unico valore: la moneta. Tutto finisce in un immenso tritacarne che macina tutto ciò che può, tranne un' unica, indistruttibile piccola gemma che sfugge alle regole: l'amore di due ragazzi.
Una storia, quattro punti di vista. Quattro protagonisti vivono lo stesso episodio (e molto altro) annaspando nel tentativo di salvare un pezzetto della propria umanità. Inutilmente. Tutto sarà sacrificato: famiglia, affetti, amanti, dignità, soldi, sull'altare del cinismo e del restare a galla.
Paolo Virzì dirige e scrive una storia universale, poco importa che sia ambientata in Brianza, a Roma, a Parigi o a New York. E' la storia della Crisi . Ottime prove degli attori, tutti oltremodo bravi nei rispettivi ruoli. Ognuno grida "si salvi chi può", anche se si sa già in partenza chi ce la farà e chi invece finirà monetizzato.
Nelle musiche e in certi aspetti della trama questo film ricorda quel capolavoro che è American Beauty. Anche qui c'è un mondo alle soglie di una crisi, anche qui forze apparentemente casuali portano alla tragedia, al punto di rottura. Anche qui due strani ragazzi dipingono l'unica speranza per il futuro, ragazzi che hanno sofferto, che non sono "normali" nè borghesi ma vivono con le loro, vere, autentiche regole. Persino il pianto disperato di Annette Bening trova un omologo (ma di minor riuscita) in una scena in auto. Manca un ribelle, un Kevin Spacey, ma qui quasi tutti lo sono. E come Spacey, verranno puniti anzichè con la vita in termini di umanità e dignità.
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