Il capitale umano |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio.
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Thriller,
durata 109 min.
- Italia 2014.
- 01 Distribution
uscita giovedì 9 gennaio 2014.
MYMONETRO
Il capitale umano
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un tentativo non proprio riuscito.di Massiccio90Feedback: 203 | altri commenti e recensioni di Massiccio90 |
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giovedì 16 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nelle prime battute, il film sembra non deludere le aspettative che vi si erano formate tutt'attorno. A farla da padrone, un'interessante dialettica tra i due Fabrizi: Bentivoglio nei panni di Dino e Gifuni in quelli di Giovanni, la cui disparità dei caratteri e, la maggiore coscienza di sé del primo rispetto al secondo, ci fanno apprezzare non soltanto le performance dei due attori, ma anche il particolare rapporto che intercorre tra i loro personaggi. In un secondo momento, anche il personaggio di Carla interpretato dalla Tedeschi – seppure descritto ai limiti dello stereotipo – tiene dignitosamente assieme una potenzialmente interessante sequela di eventi. Da questo punto in poi, la tematica vira da tutt'altra parte per spostarsi sul cast giovane; inizialmente tramite il personaggio di Carla e, successivamente, tramite quello di Serena. Da questo “secondo terzo” del film, la storia sembra diventare la copia di un teen drama dipinto di giallo male architettato, infarcito di stereotipi ormai trascorsi sulla generazione post-adolescente, inadeguatamente interpretato, con dialoghi che se pochi minuti prima già andavano scemando, ormai hanno perso originalità e veridicità. Esclusi Bentivoglio e Gifuni, il cast appare debole, poco incisivo, probabilmente non all'altezza né delle aspettative in sala, né dell'attuale panorama italiano; una debolezza rimarcata da dialoghi scialbi e immaturi, rispetto almeno a quei a cui Virzì può averci abituati. La struttura narrativa che “incastra” i vari punti di vista dei personaggi, è un ottimo punto di partenza, che però vede uno sviluppo il cui peggior difetto è quello di lasciare per terra troppe questioni, che vedono soluzioni affrettate, o non ne vedono affatto. Molto spesso, le caratterizzazioni dei personaggi non giustificano alcuni loro atteggiamenti, il ché, impedisce di empatizzare con essi, permettendoci soltanto di attendere la narrazione – la quale perde troppo presto l'attrattiva – scivolare fino alla conclusione, che rifila un'amara sorpresa, definibile “un tocco da dilettante”. Nessuna particolare nota nella regia, a parte quelche piano claustrobico, che però più di tanto non disturba. Le musiche di Carlo Virzì non deludono, seppure non sempre si collochino alla perfezione nella scena.
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