Prova di maturità di Paolo Virzì, che in questo film dipinge a tratti forti il malcostume di una certa aristocrazia cinica e senza scrupoli, che, approfittando degli ingenui di turno e del proprio lussuosissimo tenore di vita, si arricchisce truffando e deprededando il prossimo e puntando con derivate sul fallimento dei governi. Lehman Brothers docet.
Per raccontar la storia, Virzì trae spunto da un investimento notturno di un ciclista, da parte di un Suv, il cui pilota si dà poi alla fuga. In tale evento sono coinvolte alcune famiglie, ed altre entreranno poi nel contesto, che ruotano attorno alla relazione, prima, tra i giovani Serena (bravissima la Gioli) e Max Bernaschi, figlio di Giovanni (grande e odiosissimo Gifuni, oserei dire perfetto) e di Carla (la Bruni Tedeschi eccezionale, da oscar!!), e poi alla sua amicizia con Luca, minorenne appena uscito dal riformatorio per spaccio. Con lo stratagemma poi del film ad episodi, il regista non fa altro che ripercorrere a ritroso lo stesso episodio, visto però dai differenti punti di vista dei relativi protagonisti. Capitolo primo: Dino (Bentivoglio) un immobiliarista medio borghese, che approfitta della relazione della figlia Serena con Bernaschi jr. per intruffolarsi a casa loro ed infine cadere, come pinocchio col gatto e la volpe, nel tranello dell'albero delle monete d'oro. Capitolo secondo: Carla, con una Bruni Tedeschi assolutamente ai livelli di Cate Blanchett in Blue Jasmine, in una parte poi in fondo molto simile, ad interpretare una ex attrice sensibile e dolcissima, ma viziata e mobbizzata dal marito dominante, e stressata dal ritmo incessante dei suoi impegni quotidiani (pilates, yoga, scarpe, tende ed infine il teatro). Capitolo terzo: Serena, chiave di volta di tutto il thriller, con Max Bernaschi prima e con Luca, poi, ed infine il capitolo finale, struggente ed un tantino mieloso, ma comunque ben fatto e diretto.
I personaggi sono calcati ma praticamente perfetti, a far quasi direi da compendio a quell'ode circense di felliniana memoria che è il pluripremiato "la grande bellezza", di Paolo Sorrentino. A differenza di questo, però, qui si salvano i giovani Serena e Luca, ed in fondo anche Max, e questo conforta, perchè sono loro stessi a fornire prova di quella maturità, sincerità e moralità che i propri genitori (o tutori, si pensi solo al viscido zio di Luca, perfetto anche questo) di sicuro non potevano loro insegnare, in quanto praticamente privi.
E ai detrattori degli Italiani (con l'I maiuscola) dico: questi sono film, ottimi film. Fanno riflettere sul malcostume generalizzato (si pensi solo agli USA) e a volte istruiscono pure. Ognuno è beninteso padrone di identificarsi con gli uni o con gli altri, durante il film, ma mi auguro che, dopo, ne veda i lati buoni ed i lati cattivi, magari paragonandoli tra loro e con se stessi, non facendone invece, come spesso qui vedo, motivo di discriminata generalizzazione o addirittura di ispirazione.
Veramente un gran film: voto 9
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